22. Ciò che Cercate non è Ciò che vi Aspettate
«Preferisci prima cena e poi cinema o
prima vediamo un film e poi mangiamo?» domandò Donovan, mettendosi a sedere a
gambe incrociate sul piumone lilla steso a coprire il letto nella camera di
Betty.
Seduta alla sua scrivania, Betty sollevò
lo sguardo dallo schermo del portatile. Si girò, appoggiandosi allo schienale
della sedia e inforcò gli occhiali. «Come scusa?»
«Per stasera, come vuoi che ci
organizziamo?»
Betty aggrottò la fronte. «Hai capito
che dobbiamo fare delle ricerche e non uscire insieme per svago?»
«Perché non possiamo fare entrambe le
cose?» chiese lui con un sorriso malizioso. «In fin dei conti, anche Billy e
Zec hanno trasformato la loro ricerca in un appuntamento.»
Betty sospirò e si voltò di nuovo verso
lo schermo del computer, dandogli le spalle. Non lo avrebbe mai ammesso
apertamente, neanche sotto tortura, ma la corte insistente che le stava facendo
Donovan non le dispiaceva affatto. E in effetti era anche carino, o almeno,
nelle ultime settimane aveva incominciato a sembrarle tale.
“Se
solo la situazione fosse diversa…” sbuffò spazientita e tornò a dedicarsi
allo schema che aveva trascritto sul documento.
Non c’era tempo per pensare al flirt con
Donovan, qualcuno aveva ricreato la Bocca dell’Inferno e dovevano scoprire chi
fosse. Le sue annotazioni però non la portavano a nessuna conclusione. Non
trovava una connessione tra le vittime sopravvissute agli attacchi di esseri
soprannaturali e nemmeno tra chi era diventato una creatura soprannaturale.
Nessuna logica, sembrava tutto dettato dal caso.
«Possiamo anche fare qualcos’altro»
tornò all’attacco Donovan. «Credevo preferissi una cosa tranquilla, ma possiamo
anche valutare l’idea di andare in un locale a bere e poi magari a ballare.»
«Puoi almeno provare a prendere sul
serio quello che stiamo facendo?» Betty tirò indietro rumorosamente la sedia e
si alzò in piedi. Andò verso il letto e si fermò ai piedi, rimanendo di fronte
al compagno. «Mi sto scervellando per trovare qualcosa su cui iniziare a
indagare e finisco sempre a un punto morto. Abbiamo dei sopravvissuti a
vampiri, a un demone del web e a una collana maledetta e nessuno sembra avere
un nesso con gli altri. Senza contare che molti di loro pare soffrano della Sindrome di Sunnydale.
Donovan inarcò un sopracciglio. «La
sindrome di cosa?»
«Trovano una spiegazione logica,
rifiutando di accettare l’irrazionale che li ha coinvolti» spiegò lei
sbrigativa. «Ci sarebbe d’aiuto domandare a Stefan e ai suoi amici bulli come
hanno incontrato Sunday, o se li ha portati in un posto specifico, ma sono
tutti polvere. E infine abbiamo i gemelli ammazza vampiri: ci danno briciole di
notizie che non capiamo. Vuoi aiutarmi a scovare un indizio utile, o no?»
Donovan la squadrò immobile e in
silenzio, poi si sporse in avanti e disse: «Ho capito qual è il problema.»
«Davvero?»
«Tu non riesci a superare il fattore
Anika. Sei l’unica che si ricorda di lei e del video che ho fatto e non riesci
a superarlo. Ma non sono più così e te l’ho provato in più di un’occasione. Ma
non vuoi darmi una possibilità perché pensi che ti ferirò.»
Betty storse la bocca incredula. Era
completamente fuoristrada, lei non stava più pensando ad Anika da mesi e aveva
anche scordato di inserirla nel suo schema… «Hai ragione» esclamò, battendo il
pugno sinistro sul palmo destro.
Donovan si strinse nelle spalle. «Lo
sapevo.»
Betty scosse la testa. «No, non
intendevo la tua diagnosi psicologica sul mio rifiuto a uscire con te. Pensavo
ad Anika, può essere la chiave per risolvere il nostro mistero.»
«Ah sì?» Donovan si grattò la nuca
confuso.
«Lei è un caso particolare. Fino al
giorno del tuo video era una ragazza normale, poi è cambiata in Demone della Vendetta,ma
non è così semplice diventarlo. Non è come trasformarsi in vampiro bevendone il
sangue, o indossare una collana e cadere sotto l’influenza di un potere
maledetto. Per diventare quel genere di demone devi essere scelta, ricordi?»
«Certo, nella serie la proposta la fa
quel demone blu e pieno di corni. Aspetta, come si chiama… D’Affis… D’Offir…»
«D’Hoffryn, si chiama così.» Betty si
sedette accanto a lui. «E anche lui è un essere soprannaturale, ma Billy non lo
ha percepito. Altrimenti si sarebbe presentato da Anika, prima che diventasse
un Demone della Vendetta pronta a scagliarsi contro di te, e le avrebbe impedito
di accettare l’offerta. Quindi la conclusione è che non l’ha resa lui un
demone.»
«La tua teoria è un po’ debole» obbiettò
Donovan. «Se fosse così, Billy avrebbe dovuto
percepire anche chi ha trasformato il primo vampiro che ha combattuto
quando si è manifestato il suo super-senso. E di conseguenza impedire che
bevesse il sangue e il resto.»
«Forse è proprio questo il punto» disse
Betty, mettendo insieme i pezzi nella sua mente. «I mostri non sono stati resi
tali secondo le regole che conosciamo, ma da qualcuno, che è la stessa persona
che ha ricreato la Bocca dell’Inferno.»
Donovan si fermò a riflettere. «Ok, così
è più credibile, però in che modo questa deduzione ci è di aiuto?»
Betty si alzò dal letto e tornò al
portatile sulla scrivania. Controllò di nuovo il suo schema e chiese: «Da
quanto tempo stavate insieme tu e Anika quando si è trasformata?»
«Da un mese. Perché?»
«I tempi coincidono. Billy ci ha detto
che ha sviluppato il suo senso all’incirca qualche settimana prima e da allora
sono iniziate anche a comparire sui giornali le notizie sugli strani omicidi e
sparizioni.» Betty si girò soddisfatta verso Donovan. «E questo significa che
siamo sulla pista giusta. Anika deve aver incontrato il creatore della Bocca
dell’Inferno nello stesso periodo. Sai che persone o luoghi frequentava
all’epoca?»
«I soliti posti e le solite persone»
rispose Donovan. «I compagni a scuola e poi stava spesso al Saint Mary Hospital,
dove lavorano i suoi genitori. Sono chirurghi, è proprio all’ospedale che ci
siamo parlati la prima volta.»
Betty si picchiettò il mento con
l’indice della mano destra. La maggior parte delle stranezze riconducevano alla
scuola, ci passavano buona parte delle loro giornate e non avevano mai notato
nessuno di sospetto. Non poteva essere lì che Anika aveva incontrato il suo
“benefattore”. In più poteva essere un caso, ma ricordò che Eddie, il ragazzo
che l’aveva aggredita la sera in cui aveva incontrato il suo primo vero vampiro
e Billy, lavorava come infermiere al Saint Mary Hospital.
«A cosa stai pensando?» le domandò
Donovan, notando la sua espressione assorta.
«Preparati. Andiamo al Saint Mary Hospital.»
«Niente da fare. Michelle è ancora
impegnata e non può venire» disse Betty, rimettendo il telefono in tasca e
girandosi verso Donovan fermo immobile davanti all’ingresso dell’ospedale.
«Sembri preoccupato. C’è qualche problema?»
«Ecco… e se incontriamo i genitori di
Anika?» domandò perplesso. «Cosa gli racconto se mi chiedono di lei?»
«Dubito che si ricordino di aver mai
avuto una figlia. Sarebbero venuti a farti domande mesi fa, quando è
scomparsa.» Betty spinse la porta ed entrò nell’edificio.
Donovan le fu subito dietro. «Aspetta,
dove vai? Non sappiamo neanche cosa cercare. Se non possiamo fare domande ai
genitori di Anika, a chi chiediamo informazioni?»
Betty smise di ascoltarlo. Osservò la
sala d’aspetto semivuota, c’erano poche persone sedute a compilare dei moduli e
un’infermiera in uniforme viola seduta dietro il bancone della reception. Sbatté
le palpebre, quel luogo le sembrava familiare, era già stata al Saint Mary
Hospital altre volte, ma la sensazione era diversa. Era come uno strano déjà
vu.
«Betty, ci sei?» la scosse Donovan. «Che
facciamo?»
Betty si riscosse, ma con la sensazione
ancora vivida. «Conoscevo qualcuno che lavorava qui. Faccio un tentativo.» Si
avviò verso il bancone e si sporse verso l’infermiera. «Buonasera, mi scusi
vorrei sapere se…» le parole le morirono in gola. Alle spalle donna, in piedi e
immobile c’era la Prima Cacciatrice.
«Hai bisogno di qualcosa?» le chiese
l’infermiera con lo sguardo di chi sa di avere davanti un’idiota.
«Io…io…» Betty non riusciva a staccare
gli occhi dalla Prima Cacciatrice che la fissava a sua volta.
«Cosa stai guardando?» domandò
l’infermiera voltandosi all’indietro e poi tornando a osservarla spazientita.
«Scusi, la mia amica vuole sapere cosa
dobbiamo fare per un possibile caso di… intossicazione alimentare» intervenne
Donovan, avvicinandosi a lei.
La donna lo squadrò con fare sospetto. Poi
prese un formulario davanti a sé e glielo porse insieme a una penna.
«Compilatelo e aspettate che vi chiami per la visita al pronto soccorso.»
Donovan li afferrò e trascinò Betty via
dal bancone. «Ok, grazie mille.»
«Sicuro che la tua amica non abbia una
reazione allergica?»
«No, no. È solo una brutta
intossicazione da hot-dog. Doveva sentire il suo stomaco mentre venivamo qui.»
Donovan si accomodò su una delle sedie e
tirò Betty a sedere vicino.
«Donovan io…» sussurrò lei.
«Lo so» rispose lui, fingendo di
compilare il formulario. «La vedo anche io. Ora cerca di fare finta di avere
mal di stomaco. E smetti di fissare il bancone.»
Betty ubbidì. Abbassò lo sguardo e si
strinse le braccia intorno alla pancia.
Poco dopo il telefono della reception
squillò e sbuffando, l’infermiera sollevò la cornetta ascoltò seccata e
rispose: «Sì, arrivo.» Uscì dalla sua postazione e imboccò il primo corridoio a
destra.
Betty sollevò lentamente la testa e vide
la Prima Cacciatrice ferma al suo posto. «Cosa facciamo?» domandò.
Donovan lasciò penna e foglio sulla
sedia vuota all’altro lato. «Non lo so. Non capisco neanche che ci fa qui. Non
c’era quando siamo entrati.»
La Prima Cacciatrice scivolò fuori dalla
reception e camminò verso di loro. Si accovacciò e si fermò a osservarli. «Ciò
che cercate non è ciò che vi aspettate.» Indietreggiò e poi proseguì fluida
verso il corridoio di destra.
Betty balzò in piedi, imitata da
Donovan, ed entrambi la seguirono.
«Cosa intendeva con quella frase?» le
chiese Donovan
«Non ne ho idea, ma non perdiamola di
vista.»
La Prima Cacciatrice proseguì verso una
porta, la aprì dando sulle scale e iniziò a salirle.
Betty e Donovan fecero lo stesso e mentre
terminava la prima rampa, lei capì il motivo della sensazione di poco prima. «È
come nel sogno.»
«Cosa?»
«Quello che stiamo facendo» continuò
Betty. «È successo qualcosa di simile quando ci siamo addormentati a casa di
Michelle facendo la maratona degli episodi di Buffy. La Prima Cacciatrice ci ha riuniti e ci ha dato un
avvertimento. Ed eravamo in questo ospedale.»
Terminarono le rampe arrivando all’imboccatura
del primo piano. La Prima Cacciatrice aprì la porta e s’insinuò nel corridoio.
Standole alle calcagna, Donovan domandò:
«Vuoi dire che ci sta portando da chi ha ricreato la Bocca dell’Inferno? Perché
proprio ora?»
«Non ne sono sicura, ma forse siamo
capitati per caso nel posto giusto.»
La Prima Cacciatrice scrutò le varie
porte chiuse delle camere sui due lati, come se potesse vederci attraverso, ma
non si fermò e prosegui fino in fondo al piano. Arrivata alle ultime quattro
stanze, si voltò in direzione della parete sinistra e girò il pomello dell’ultima
camera. Si voltò indietro, dando uno sguardo a Betty e Donovan e poi entrò.
Betty avanzò per fare lo stesso, ma la
porta della stanza a fianco si spalancò e presa dal panico si bloccò. Donovan
l’afferrò, la spinse contro il muro che chiudeva il corridoio e la baciò sulla
bocca. Impreparata, non reagì. Con la coda dell’occhio vide un gruppo di
ragazzi sovrappeso uscire dalla camera, che dopo averli notati e aver abbozzato
dei risolini, corsero verso l’ingresso del piano. Aprirono la porta e scesero
le scale, scomparendo dalla sua visuale.
Una figura non identificata richiuse la
stanza e di nuovo calma, Betty scostò con forza Donovan. «Che diavolo fai?»
«Improvviso» rispose sorridendo.
«E se fosse uscito un dottore o un
infermiere?»
«Se ci avessero detto qualcosa, avrei
spiegato che eri triste per un parente malato e ti stavo consolando.» Donovan
girò il pomello della porta che aveva toccato la Cacciatrice e l’aprì.
«Muoviamoci prima che arrivi qualcun altro.»
Betty non ribatté. Entrò dietro di lui
nella camera e si guardò intorno. «La Prima Cacciatrice non c’è.»
«Oh mio… Betty, guarda!» la chiamò
Donovan agitato.
Betty si voltò verso il letto e capì la
ragione di tanto sconcerto. Un uomo era steso nel letto. Sembrava stesse
dormendo, anche se dai tubicini che gli uscivano dal naso intuì che non era immerso
in un semplice sonno, ma il tratto che la sconvolse erano i suoi lineamenti. Le
ricordavano senza dubbio quelli di qualcun altro.
«Non è possibile. Quest’uomo assomiglia
in modo impressionante a Billy.»
Continua…?
2 commenti:
Cooosa!! Ok dopo questo capitolo sto formulando ogni genere di teoria ma quella che ho formulato appena ho letto il capitolo è questa: sempre pensando alla frase Ciò che Cercate non è Ciò che vi Aspettate credo che il Billy che conosciamo sia in realtà la proiezione astrale del tizio in coma o una cosa così perché mi sembra strano che non sappia che suo padre è vivo a meno che quello nell ospedale non sia davvero il padre di Billy nascosto da qualcuno
Ciao Lady Red Moon!
Posso solo dirti che ci stiamo avvicinando alle grandi rivelazioni Se scrivessi di più svelerei troppo ;)
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