Zec entrò con i quattro compagni nell’aula
multimediale. Lasciò fossero Billy e Michelle a guidarlo, mentre nella sua
mente continuava a rivivere a ripetizione l’apparizione di sua sorella Dana, ora
un demone, che ballava e cantava come in un videoclip.
Donovan guardò a sinistra e a destra nel
corridoio e poi chiuse la porta. «Non dovrebbe averci seguito nessuno.»
Michelle lo aiutò a sedersi sulla sedia
che Billy gli sistemava e poi chiese: «Perché siamo qui invece che alla lezione
di matematica?»
«Perché questa è la nostra versione
della biblioteca dove si ritrovano Buffy e
i suoi amici per fare il punto della situazione» rispose Betty. «E abbiamo
molto da discutere. Zec, vuoi spiegarci che succede?»
Zec si riscosse come da un sogno. «Io?
Come faccio a saperlo?»
«Perché la ragazza demone è tua
sorella.»
«Però Zec era sorpreso quanto noi di
trovarsela davanti» intervenne Billy. «E poi c’era qualcosa di familiare in
quella situazione… come se l’avessi già vista da qualche parte.»
«Perché lo difendi?» chiese irritata
Betty. «Ci ha tenuto nascosto che sua sorella è la diavolessa del pop.»
«Non lo sapevo» disse Zec. Estrasse
dalla tasca dei pantaloni la fotografia che Simon e Stefan gli avevano rovinato
settimane prima e la mostrò a tutti gli altri. «Dana è scappata di casa da tre
mesi e aveva questo aspetto, non quello di poco fa. Non so dire come è
diventata un demone.»
«E il cellulare misterioso? È opera
sua?» continuò Betty. «Dovevi dirci dei tuoi sospetti.»
«Adesso calmati.» Donovan la prese per
un braccio e la portò sul fondo dell’aula. «Sappiamo tutti e due che sei
arrabbiata per altre ragioni: la situazione tra te, Billy e Zec la sistemerete
in privato adesso è inutile urlargli contro.»
Betty lo guardò con un’espressione
indecifrabile tra il colpevole e l’arrabbiato.
Zec lo notò mentre riponeva la
fotografia in tasca, ma non disse nulla. Gli tornò in mente il discorso di
Donovan sulla sua cotta per Billy, ma non aveva voglia di occuparsi di quella faccenda
proprio in quel momento.
«L’episodio musical» fece Michelle,
rompendo il silenzio. «Ecco cosa mi ha ricordato lo spettacolo di stamattina.
In quella puntata tutta Sunnydale
canta e balla come in un musical senza darci troppo peso. E Dana assomigliava a
quel demone rosso… come si chiamava?»
«Sweet.» Un vortice di fumo violetto
introdusse Dana nell’aula. «Anche se nessuno lo sa con certezza.»
Zec balzò in piedi e i ragazzi la
circondarono con fare minaccioso.
Dana li osservò e sospirò spazientita.
«Non avete prestato ascolto alla mia canzone, vero? Non sono qui per farvi del
male.»
«Sei un demone» sottolineò Billy.
«E tu avverti il soprannaturale. Come
vedi nessuno è perfetto» replicò Dana.
Donovan si fece avanti. «Ok, sei qui in
pace, ma nella puntata di Buffy il
demone canterino faceva ballare gli altri finché non prendevano fuoco. Come
possiamo fidarci?»
«Prima di tutto io non sono lui» precisò
la ragazza demone. «In secondo luogo, come avete visto non posso creare canzoni
originali, ma devo usare basi di canzoni già conosciute e in questo modo è
impossibile portare qualcuno alla combustione spontanea.»
«D’accordo, possiamo provare a crederti.
Per fidarci però devi darci delle risposte.» Betty sfiorò la montatura degli
occhiali con la mano sinistra e la guardò con aria di sfida. «Cosa sta
succedendo? E non intendo solo con te e i tuoi numeri musicali, ma anche con
vampiri, demoni e altre stranezze del genere?»
«Siete fan di quella serie e ancora non
l’avete capito?» domandò Dana con un
sorriso beffardo. «State vivendo su una Bocca dell’Inferno.»
«E dove si trova?» chiese Michelle.
Dana scrollò le spalle. «Non ne ho
idea.»
«Ma come è potuto succedere?» domandò
Billy. «Come si è creata una Bocca dell’Inferno?»
«Mi avete preso per un’enciclopedia
ambulante? Non ho mica tutte le risposte ai problemi del mondo» rispose secca
Dana.
«A me però ne devi parecchie di
risposte.» Zec la fissò serio. Non riusciva a credere al suo comportamento
tranquillo. «Perché sei scappata? Dove sei stata? E come sei diventata… così?»
Dana sorrise di nuovo, senza toni
sarcastici. «È bello sapere che ti preoccupi ancora tanto per me, Ezechiel.»
Zec sentì gli occhi dei compagni puntati
addosso. Non aveva mai detto loro il suo nome completo. «Che c’è? Mia mamma è
molto religiosa.»
«È vero» confermò Dana. «E questo è uno
dei motivi per cui sono scappata. Non accettava le mie aspirazioni, aveva
deciso il mio futuro e quello che volevo io non contava. Senza papà a frenarla,
l’unica alternativa era andarmene per la mia strada. E grazie a te, fratellino,
ho ottenuto ciò che volevo.»
Zec sgranò gli occhi incredulo.«A me?»
Era sicuro di non aver fatto nulla per ridurla in quello stato.
«Se non avessi condiviso con me la tua
fissazione per Buffy the Vampire Slayer,
non avrei riconosciuto Sweet quando l’ho incontrato. Abbiamo parlato, ho capito
che poteva aiutarmi a realizzare i miei sogni e ci siamo sposati.»
«S-sei la moglie di un demone?» chiese
Michelle a bocca aperta.
«Una delle mogli, a dire il vero. La
maggior parte dei demoni non riconosce la monogamia» rispose Dana facendole
l’occhiolino. «Comunque, ho avuto i miei vantaggi nel sposarlo, questo aspetto
è una conseguenza come il potere di usare la musica in maniera più ampia.»
«Non posso credere tu lo abbia fatto.»
Zec strinse le mani a pugno, guardò sua sorella, i suoi occhi verdi e provò
sentimenti contrastanti. Era sollevato nel saperla viva e da quanto poteva
constatare non traumatizzata dalla sua trasformazione. Però covava anche una
rabbia sconfinata. Aveva preso le sue decisioni senza pensare alle conseguenze.
«È una questione di potere? Ti ha convinto in questo modo il tuo marito demone
da musical? Hai idea del prezzo della tua scelta?»
«Non c’è nessun prezzo, solo vantaggi.»
Dana gli si avvicinò. «Essere un demone mi ha permesso di aiutare te e i tuoi
amici con Moloch, ricordi? E posso fare molto di più.»
«Non voglio niente da te» le urlò contro
Zec.
«Hai bisogno di tirare fuori quello che
provi. In completa sincerità. Ti farà bene.» Dana schioccò le dita. «E il modo
migliore è farlo con una canzone.»
Zec e tutti gli altri udirono risuonare
nell’aula una base musicale. La riconobbe dalle prime note: (You drive me) Crazy di Britney Spears.
Era strano perché era la canzone che aveva in testa in quel momento. E così
realizzò cosa stava per fare. Cosa lei lo aveva spinto a fare.
Un coro dall’esterno intonò:
«Pazzo.»
Zec camminò all’indietro fino alla
porta, la spalancò e si fermò nel mezzo del corridoio.
Le porte della altre aule si aprirono e
ragazzi e professori uscirono dimenandosi a tempo di musica. Anche Betty,
Donovan, Billy e Michelle lo raggiunsero ballando. Solo Dana rimase a
osservarlo interessata, appoggiata allo stipite della porta.
«Sorella, sono preoccupato per te
Ti
voglio bene, che ci posso fare
Sorella,
mi tiravi in ballo
Mettevi
il mio mondo sottosopra e lo fai ancora
Ogni
volta che pensavo a te
Il
mio cuore perdeva un battito
Mi
hai fatto impazzire
Non
riuscivo a dormire
Preoccupato,
pensando al peggio
Ohh…
impazzire, ma ora è tutto a posto
Sorella,
angosciarmi per te mi ha tolto il sonno.»
I ragazzi e i professori ballerini si
aprirono a ventaglio davanti a lui e Zec camminò verso Dana, fermandosi a un
paio di spanne. Fissandola con astio cantò:
«Dimmi, ti sei divertita?
Essere
l’unico pensiero che mi tormentava
Dimmi,
non sono stato nei tuoi pensieri?
Altrimenti
non avresti calpestato il nostro legame
Ogni
volta che pensavo a te
Il
mio cuore perdeva un battito
Mi
hai fatto impazzire
Non
riuscivo a dormire
Preoccupato,
pensando al peggio
Ohh…
impazzire, ma ora è tutto a posto
Sorella,
angosciarmi per te mi ha tolto il sonno.»
Zec si ritrovò a ballare controvoglia
con gli altri partecipanti. Aveva espresso apertamente il terrore e l’ansia
provati per tutti quei mesi e si sentiva uno stupido nell’averlo fatto ballando
e cantando come la scimmietta ammaestrata di Dana.
Continuava a manipolarlo, usava
l’affetto che provava per lei per monopolizzare la sua vita, non lo sopportava
più.
Il coro disse:
«Mi hai fatto impazzire.
Ohh
cantalo
Pazzo.»
Infuriato e umiliato, mentre rientrava
nei ranghi dei ballerini, Zec urlò:
«Basta!»
La musica si fermò di colpo.
Ragazzi e professori si fissarono
instupiditi, come se non capissero quella pausa mentre il loro numero non era
ancora finito.
Zec guardò gli occhi verdi di Dana e con
sorpresa vi lesse all’interno meraviglia. Per quanto gli sembrasse
inverosimile, sua sorella era davvero impreparata a quello che lui le aveva
cantato, come se non si aspettasse fossero quelli i suoi sentimenti nel periodo
dalla sua scomparsa fino a oggi.
«È assurdo» disse Zec in un sussurro.
Come poteva non aver mai pensato al dolore che aveva procurato? Senza guardare
nessun altro volto, si girò verso sinistra e corse contro una delle porte anti
panico che davano sul cortile.
Zec uscì prima che qualcuno potesse
notare che stava per mettersi a piangere.
Continua…?
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