Prima
di iniziare a leggere avviso tutti che potrebbero esserci degli spoiler, quindi
chi non ha ancora visto la prima stagione della serie e non vuole rischiare di
rovinarsi la sorpresa, è meglio che non prosegua.
Per
tutti gli altri, iniziamo.
È
giusto precisare che il progetto di una serie tv tratta dalla serie
cinematografica Scream mi lasciò un
po’ perplesso fin da quando ne sentii parlare un anno fa, pur con un pizzico di
eccitamento da nerd e un po’ di curiosità, ero anche molto scettico su quel che
sarebbe stato il prodotto finale. Il motivo non è difficile da indovinare: come
ogni fan che si rispetti di un’opera originale, non credi che un
adattamento/rivisitazione possa reggere il confronto. Per fortuna però, posso
dire di essere rimasto soddisfatto.
Per
chi era adolescente negli anni 90, Scream
ha rappresentato l’icona della rinascita del genere teen-horror-slasher che
sia in quegli anni, che anche più avanti, diede il via a un gran numero di titoli che non sempre hanno saputo reggere il
confronto con il capostipite.
Bisogna
anche ammettere che l’idea di un serial killer coperto da una maschera non era
proprio un’idea mai esplorata (film come Halloween
e Venerdì 13 sono stati i più
famosi apripista), ma Scream ha avuto
il merito di non prendersi troppo sul serio e saper giocare con gli spettatori
inserendo un sottotesto di meta fiction in cui i personaggi dei film
sottolineavano e svisceravano i punti forti, deboli ed essenziali del genere,
arrivando a volte anche a stravolgere le regole.
Ed
ecco la vera sfida: riprodurre questa miscela di elementi in una produzione
seriale che non si esaurisce in 90-100 minuti, ma deve continuare di settimana
in settimana e possibilmente poi in stagione dopo stagione, senza annoiare o
diventare troppo pesante e autoreferenziale, mantenendo vivo l’interesse e
tenendo conto che non c’è solo un intero genere con cui confrontarsi, ma anche la
stessa saga su cui la serie è basata.
Il
banco di prova è sicuramente la sequenza iniziale, un marchio di fabbrica di Scream, che deve rapportarsi con un
pubblico diverso rispetto a quello del 1996 (anno di uscita del primo film
della serie), più smaliziato, social e tecnologicamente avanzato, a cui non
basta un maniaco telefonico per essere spaventati o incuriositi. Così, pur
porgendo giustamente omaggio a Drew
Barrymore vittima iniziale di Scream
(e a Heather Graham sua copia in Squartati il film nel film), la serie tv
riesce a darci una prima vittima eccellente con Nina Patterson (interpretata da
Bella Thorne) una ricca sociopatica e
manipolatrice, che pur con tutta la sua sicurezza e acidità, cade nelle grinfie
del nuovo Ghostface (questo il nome
dato non ufficialmente al serial killer nei film, ma non ancora nella serie) tra
urla e inseguimenti, in maniera se non particolarmente originale, almeno
efficace e senza scopiazzare il film.
Il
secondo punto fondamentale è che Scream
tratta una storia di famiglia. I vari psicopatici che si alternano nei tre film
sotto la maschera del killer (o almeno uno per pellicola) hanno un forte
risentimento verso la protagonista Sidney Prescott (interpretata da Neve Campbell) per colpa di sua madre, personaggio già morto
prima degli eventi del primo film, ma che con le sue azioni si è lasciata alle
spalle una scia di nemici, mentre il padre della protagonista ricopre un ruolo
quasi marginale, per lo più assente e all’oscuro del vissuto della moglie.
La
serie doveva mantenere intatta questa caratteristica, senza però renderla ovvia
e scontata e penso che ci sia riuscita. Prima di tutto non ha reso orfana la
nostra protagonista Emma Duvall (interpretata da Willa Fitzgerald), affiancandole la madre Maggie (interpretata da Tracy Middendorf ) con un passato
segreto alle spalle pronto a portar guai, ma in buoni rapporti con la figlia e
un padre, Kevin Duvall (interpretato da Tom
Everett Scott) che seppur
assente, è vivo e a sua volta legato al passato del killer.
Così
facendo gli ideatori della serie tv hanno mantenuto il principio “paghi le
colpe della tua famiglia”, non solo discostandosi abbastanza dai film in modo
da non apparire ripetitivi, ma creando anche una vera mitologia dietro il
serial killer, i suoi omicidi e motivazioni e tenendo aperta la porta a un
possibile sviluppo su più livelli, essenziale per la lunga serialità.
Il
terzo punto fondamentale sono i personaggi di contorno, gli amici della
protagonista. Se nel primo film Sidney aveva Billy Loomis (Skeet Ulrich), Randy Meeks (Jamie
Kennedy), Stu Macher (Matthew Lillard)
e Tatum Riley (Rose McGowan), personaggi che potevano essere potenziali
vittime, ma anche possibili identità del killer, qui Emma ha un gruppo meno
unito e più sfaccettato di compagni, ognuno con un suo interesse e motivazione
per indossare la maschera del killer, anche grazie a una sottotrama legata
all’omicidio di Nina, che a differenza del primo film non è una semplice
vittima casuale, ma amica della protagonista e collegamento con i vari
personaggi.
Sfruttando
proprio l’impianto seriale a episodi, gli sceneggiatori sono riusciti anche e
dare un background ai vari personaggi, delle proprie storyline e metterli al
centro di tematiche attuali come il cyberbullismo, i rapporti lgbt, il pericolo
di dipendere troppo dalla tecnologia e di come questa spesso privi della
privacy per la fame di essere protagonisti dei social network. Inoltre sono
proprio loro a lanciare e portare avanti il gioco delle varie meta-citazioni:
Audrey Jensen (Bex Taylor-Klaus),
Noah Foster (John Karna), Will
Belmont (Connor Weil), Brooke Maddox
(Carlson Young), Riley Marra (Brianne Tju), Jake Fitzgerald (Tom Maden) e Kieran Wilcox (Amadeus Serafini) a turno comparano quello che sta succedendo
nelle loro vite con film, libri e serie tv senza limitarsi al solo genere
horror-slasher e accentuando anche alcuni aspetti inverosimili delle altre
opere. Ecco quindi che oltre a snocciolare le varie possibilità e regole che un
film horror-slasher ha in più rispetto a una serie tv dove sono difficili da
mettere in pratica (e facendo così una sorta di autocritica), prendono in esame
Pretty Little Liars, serie di romanzi
poi diventata serie tv teen nel 2010, che di sicuro deve molto a un altro film
teen-horror del 1997 come So cosa hai
fatto per la sua struttura di segreti, bugie e misteriosi stalker; oppure
si auto paragonano agli archetipi dei teenagers dei film teen-comedy anni 80
come The Breakfast Club, quasi a
sottointendere che nella vita al liceo tutti recitino un ruolo che hanno scelto
o è stato appiccicato loro addosso; fino a sottolineare come possa essere più o
meno facile dover affrontare killer di origine non umana come in The Faculty altro film teen-horror del
1998 con contaminazioni e citazioni fantascientifiche.
Addirittura
in alcuni casi, come nelle relazioni tra i personaggi, viene portato alla luce
il costante bisogno nelle produzioni attuali di dover per forza mettere una componente
rosa anche nel genere horror per catturare il pubblico femminile e come in
certi casi questo risulti superfluo per il prodotto. Tuttavia la stessa serie
tv Scream non rinuncia a creare i
suoi intrecci amorosi, costruendo anche il triangolo tra i tre protagonisti
Emma, Will e Kieran.
Un
altro evidente segno di distinzione con la quadrilogia cinematografica è dato
dai personaggi di Piper Shaw (Amelia Rose
Blaire) e Clark Hudson (Jason Wiles),
se vogliamo i corrispettivi di Gale Weathers (Courtney Cox) e Linus Riley (David
Arquette), ma con un ruolo, uno sviluppo e infine un destino differente dai
loro “doppi” cinematografici.
Infine
merita una nota anche l’ambientazione della serie tv, che pur basandosi sulla
regola della città inventata, si discosta lievemente da quella del franchise.
Sarebbe stato più facile ambientare
tutto nella già nota Woodsboro dei film, per avvicinare i fan e poter creare
legami futuri con i suoi personaggi, ma invece i creatori hanno preferito
inscenare il drama nella fittizia Lakewood che possiede luoghi ben più lugubri
e oscuri.
Alla
fine i fan riconosceranno nella trama lunga dieci episodi diversi rimandi non
solo al primo Scream, ma anche ai tre
successivi, piccoli o grandi, ma comunque doverosi visto che il gioco è proprio
quello di citare/omaggiare i precedenti del genere.
E
in conclusione, a differenza dei film, la serie tv lascia alcune domande senza
risposta proprio perché cambiando media, cambiano le regole e gli spettatori
dovranno tornare per la seconda stagione e guardare cosa la nuova incarnazione
di Scream riserva.
Nessun commento:
Posta un commento