CAPITOLO 99
Tutto su padre e figlio
«È assurdo! Ti ha proprio rivelato di
essere tuo padre… così come se niente fosse?» Yuri strinse infuriato il volante
dell’auto, tanto che le nocche gli diventarono bianche, alzando il tono della voce mano a mano che
finiva la frase.
Sabrina sbuffò. Era la terza volta, da
quando erano partiti da casa sua, che facevano quella conversazione. «Quante
volte ancora dovrò dirtelo? Me lo ha comunicato telepaticamente ieri. E nello
stesso modo mi ha chiesto di andare oggi al C.E.N.T.R.O. Lo stage è sospeso per
tutta la settimana a causa dell’incidente, ma vuole vedermi.»
«Ok, ma non può essere vero. Voglio
dire, tu non credi che sia vero?»
Sabrina si spostò una ciocca di capelli
biondi dalla guancia. «Non so, forse è sincero. Mia madre si è comportata in
modo strano quando abbiamo parlato del direttore Strom e lui è sempre stato
misterioso quando gli ho parlato di lei.»
Yuri tacque per un tratto di strada. Lei
lo osservò, stava rimuginando sulle sue parole per infine prendere in
considerazione l’eventualità che l’uomo non stesse mentendo.
«Cosa farai se lui è tuo padre?»
«In che senso?» Sabrina lo guardò
confusa.
«Insomma… come ti comporterai? Hai
sempre detto che vi ha abbandonate appena ha scoperto che tua madre era
incinta.»
«Ascolterò la sua versione» rispose
calma. «E poi farò le mie domande.»
Arrivarono a destinazione, Yuri
parcheggiò non molto distante dal cortile dell’istituto. Smontarono dal mezzo e
si diressero sicuri al C.E.N.T.R.O. Varcarono le porte di vetro e, prima che la
receptionist potesse bloccarli per la sua inquisitoria, Hans comparve e li
accolse.
«Benvenuti. Andiamo nel mio ufficio.» Si
voltò verso la giovane donna dietro il bancone e aggiunse: «Nessuno deve
disturbarci.»
Lo seguirono senza fiatare,
istintivamente Sabrina afferrò e strinse la mano del ragazzo, percorsero
insieme il primo piano e Hans li fece entrare nel suo ufficio, indicando due
comode sedie davanti alla sua scrivania.
Strom si sistemò sulla sua poltrona e
incrociò le dita sotto al mento. «Il mio invito era solo per te Sabrina, mi
dispiace che tu abbia sentito il bisogno di portare la scorta.»
«Yuri è il mio fidanzato» precisò. «Tra
noi non ci sono segreti.»
«Un ottimo metodo per iniziare un
rapporto» si compiacque Hans. «Purtroppo
non sempre dà frutti positivi.»
«Cosa intende dire?» domandò Yuri
offeso.
L’uomo fece una smorfia vagamente simile
a un sorriso. «Tranquillo, non mi riferivo a te nello specifico. Parlavo per
esperienza personale. Ho sempre parlato apertamente agli altri e mi hanno
sempre ripagato voltandomi le spalle.»
Sabrina percepì un nota di amarezza
nella sua voce. «Si riferisce a mia madre?»
«Sì, Miranda ha sempre saputo tutto di
me. Le raccontai dei miei poteri appena mi resi conto che tra di noi stava
diventando una cosa seria. Ovviamente sulle prime era confusa, forse anche un
po’spaventata, ma dopo capì che ero diverso, speciale, ma non ero una minaccia.
Di certo non per lei e i miei sentimenti erano sinceri. Lo sono stati e lo
saranno sempre.» Hans sospirò e fece una pausa di silenzio, quasi volesse rievocare
quei ricordi e ciò gli provocasse fitte di dolore fisico.
«E poi? Cosa è successo dopo?» chiese
Sabrina.
L’uomo tornò serio. «Tua madre rimase
incinta e me lo rivelò. Io ero felice, non potevo desiderare nulla di più.
Pensai che a quel punto potevo anche parlarle del C.E.N.T.R.O., di cosa
rappresentava per me e di come rintracciare e addestrare mezzo demoni, la
missione che l’Ordine non voleva più portare avanti, fosse essenziale: ciò che
mi dava un posto in questo assurdo mondo di cui non mi ero mai sentito parte.
Almeno prima di conoscere lei. Ma Miranda non capì. Disse che tutto questo era
follia, non c’era altro modo per definirlo. E mi abbandonò.»
Sabrina deglutì a fatica. Stava provando
ad assimilare la ricostruzione di un passato su cui aveva solo fantasticato e
non era certo un compito facile.
«Forse non aveva tutti i torti»
intervenne Yuri. «Aspettava un figlio da Lei, signor Strom e all’improvviso
scopre che gestisce un centro di addestramento per creare un esercito di mezzo
demoni. Non pensa le sia parso alquanto strano che per coincidenza ne avrebbe
partorito uno anche lei!»
Hans posò pacatamente le mani sulla
superficie liscia della scrivania, puntò i suoi occhi sul ragazzo e rispose: «Ti
ho permesso di restare e ascoltare una conversazione privata, ma non ti
azzardare a offendermi.»
«Quindi è falso?» domandò Sabrina. Si
era riscossa di colpo, come da un sogno confuso. «Non avevi pianificato di
mettermi al mondo come mezzo per i tuoi scopi?»
«No» disse Hans con voce ferma. «È stato
uno stupendo imprevisto.»
«Però avete i nostri Registri, venendo
dall’Ordine conoscevi la mia storia, il mio passato.»
«Sapevo chi erano stati i mezzo demoni
della Guerra contro DiKann. Conoscevo i loro nomi in quella vita e avevo
studiato le loro azioni» ammise lui. «In un certo senso posso anche dire che mi
abbiano ispirato, ma non avevo idea dove e quando potessero rinascere. Non era
possibile prevedere chi sarebbero stati nel presente, figuriamoci programmare
da quale unione potessero nascere.»
Yuri incrocio le braccia sul petto, per
niente intimorito dal breve confronto con il direttore. «Però ci avete comunque
rintracciato. Non mi racconti che il dottor Kaspar De Santi è diventato il
nostro consulente scolastico per caso.»
Hans rilassò le spalle e si appoggiò
allo schienale. «Abbiamo sempre tenuto sotto controllo il Sigillo e quando i
vostri amici gemelli sono rimasti coinvolti nel Rito per infrangere il passaggio
al Primo Inferno, ho preso la decisione di tenere sotto osservazione anche
loro. Il mio piano non cambia, sono fermamente convinto che la lotta ai demoni
sia necessaria, ma come ogni battaglia va pianificata nei minimi dettagli. Non
potevo correre il rischio che qualcun altro agisse avventatamente come il
professor Oliver Barbieri. Seguendo Sara e Leonardo Martini, De Santi ha
scoperto anche voi e i vostri poteri. Da lì ad apprendere tutte le altre
verità, il passo è stato breve.
Sabrina lo osservò indecisa a cosa
credere. Tutto sembrava razionale, forse anche troppo. Avrebbe voluto
consultarsi in privato con Yuri per poter pianificare cosa altro chiedere e
come farlo, ma non c’era tempo e nemmeno il modo.
«Il mio potere è la telepatia.
Percepisco i pensieri, tra le altre cose, e per quanto cerchi di tenermi alla
lontana dai vostri, dai tuoi in particolare Sabrina, sento che sei piena di
dubbi» disse Hans gentilmente. «Coraggio, chiedimi quello che vuoi.»
Sabrina prese un respiro. «Perché non
sei mai venuto a cercarmi? Mamma ti aveva rifiutato, ma non ti sei preoccupato
di me?»
Per la prima volta da quando lo avevano
visto all’ingresso del C.E.N.T.R.O. quel giorno, Hans distese le labbra in un
sorriso. «Non c’è stato un momento in cui non ho provato l’impulso di
scandagliare ogni mente della città, del pianeta se era necessario e
ritrovarti. Miranda però mia aveva minacciato. Se mi fossi solo avvicinato a te
e a lei, avrebbe reso pubblico tutto quello che mi riguardava: poteri,
C.E.N.T.R.O., il Sigillo. Nel periodo in cui mi ero confidato, le avevo fornito
tanti e dettagliati particolari.»
«E non le è passato per la testa l’idea
di cancellarle i ricordi, vero?» domandò Yuri.
Sabrina gli strattonò il braccio più
vicino. «Che cosa dici!»
«Non c’è problema, mia cara» la tranquillizzò
Hans. «Il tuo ragazzo mi piace: apprezzo le persone che dicono chiaramente
quello che pensano. Comunque no, non avrei mai violato la mente di Miranda in
quel modo. Poteva pensare di me che ero un pazzo e un mostro, ma non le avrei
mai dato motivo di avere ragione. Nonostante tutto ne ero ancora innamorato.»
«Sì, posso capire e crederti» fece
Sabrina. «Però… perché mi hai cercato adesso? Sei venuto fino a casa mia. Non
ti spaventano più quelle minacce?»
Yuri la guardò come se la sua fosse una
domanda stupida. «Non ha più paura perché sa che sei come lui. Sa che tua madre
non può colpirlo senza mettere in pericolo anche te.»
«Ha ragione» ammise Hans. «Ma solo in
parte. Il fatto che sei una mezzo demone e non una qualunque, ci lega più di
quanto si possa intuire. Questo progetto ti coinvolge da vicino e ti riguarda. Se
ci sbarazziamo dei demoni, non dovrai mai temere che qualcuno cerchi vendetta
per il tuo passato. Tu e tutti i tuoi amici sareste per sempre al sicuro.»
Sabrina individuò in quella
dichiarazione il momento ideale per andare fino in fondo con le risposte che
cercava. Senza timore, domandò: «Chiunque mi sta a cuore sarebbe al sicuro?»
«Nessuno escluso.»
«Nemmeno qualcuno che mi hai tenuto
nascosto» ribatté. «Qualcuno che si trova nei sotterranei nella stanza Zero
Zero Zero?»
Questa volta fu Hans a rimanere senza
parole. Li scrutò cauto e rispose: «Non ho voluto portarvi via intenzionalmente
vostro figlio.»
«Davvero? Sembrava il contrario!» disse
Yuri, dalla sua voce emergeva più rabbia che sarcasmo. «Anche la bugia
dell’aborto era per proteggerci?»
Hans annuì. «Il bambino che avete
concepito è un demone puro nato sulla Terra. Un essere talmente raro che si
sarebbe scatenato un massacro se qualcuno lo avesse trovato.»
«Noi non siamo qualcuno!» urlò Sabrina. «Siamo i suoi genitori.»
«Non sapevate come aiutarlo. Qui
all’istituto ci sono le strutture adeguate a tenerlo in vita. La sua fisiologia
è differente, se non fossi intervenuto appena lo hai partorito, sarebbe morto.»
«Come sappiamo che non sta mentendo?»
chiese Yuri.
«Non avrei ragione di raccontarvi solo
mezze verità» replicò Hans. «Inoltre, anche se forse eri stordita
dall’anestesia, dovresti ricordati che ero in quella sala operatoria con te.
Non ti ho lasciato per un solo istante e appena ho visto mio nipote, ho capito
che dovevo salvarlo. Era un demone, la razza che ho giurato di sterminare, ma
lui aveva anche una scintilla della tua umanità, della tua innocenza.»
Sabrina si sforzò di tornare con la
mente a quel giorno, un ricordo relegato in un angolo buio e sperduto della
memoria. Riemerse l’immagine di un via vai di uomini e donne, con cuffie e
mascherine sul volto, si occupavano di lei.
E poi c’era una figura ferma in piedi al suo fianco, che le stringeva la
mano. I tratti somatici non li distingueva con precisione, ma le trasmetteva
forza e tranquillità.
«Ti credo» ripeté, allontanando con le
dita una lacrima che cercava di uscire dall’occhio sinistro.
«Voglio vederlo» affermò Yuri. «Ora che
sappiamo per certo che è vivo, voglio mio figlio.»
«Non è ancora il momento» rispose Hans.
«Ci ha chiamati. Ogni volta che siamo in
questo edificio o nelle vicinanze, lui ci chiama. Sentiamo la sua vocina nella
nostra testa.»
Hans sembrò sorpreso. «È il suo potere e
dimostra quanto sia già potente a soli pochi mesi di vita. Deve restare qui e
ed essere aiutato a comprendere e gestire il suo dono. Ragiona come un bambino
e ha già stabilito un legame psichico con voi. Se vi vedesse, non vorrebbe far
altro che stare con voi. Il suo sviluppo corporeo e mentale devono procedere
sotto osservazione.»
«È una decisione che spetta noi» insisté
Yuri.
«No» lo contraddisse Sabrina. «Non
possiamo dargli quello di cui ha bisogno e non voglio compromettere quello che
mio padre ha fatto per lui.»
«Ma noi sia…»
«Non cambierò idea, Yuri. Il bambino
resta qui. E nessuno oltre a noi saprà
della sua esistenza.» Sabrina si rivolse al padre. «Giuri di portarci da lui
quando sarà pronto?»
Hans sorrise. «Lo giuro. Non terrei mai
un figlio lontano da sua madre e suo padre. So cosa si prova.»
Alla fine Yuri si era trovato costretto
a cedere. Non aveva fatto scenate, né posto obiezioni, ma a pochi passi
dall’auto parcheggiata, la sua furia riemerse e si scagliò contro Sabrina.
«Non posso credere che tu l’abbia fatto
davvero!» gridò. «Ti rendi conto che anche se quell’uomo afferma di essere tuo
padre, resta uno sconosciuto. Come puoi fidarti di lui? Come puoi lasciargli
nostro figlio così facilmente?»
«Era l’unico modo per poter prendere
tempo» gli rispose calma. «Dovevo fargli credere di essere dalla sua parte. Da
soli non avevamo alcuna speranza di portarglielo via.»
Yuri strabuzzò gli occhi e scosse la
testa confuso. «Quindi… tu non vuoi veramente che resti al C.E.N.T.R.O.?»
«Mio padre ha ragione solo su una cosa.
Chiunque sa dell’esistenza di questo bambino, cercherà di uccidere per averlo e
non possiamo permetterlo. Sarà al sicuro solo con me e con te.»
«E come lo portiamo via? Vuoi dirlo agli
altri?»
«No, non sono sicura di potermi fidare.»
Lanciò uno sguardo al C.E.N.T.R.O. «C’è qualcuno che può aiutarci dall’interno
e sono certa che lo farà senza troppi problemi.»
Continua…