lunedì 24 novembre 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 99

Sorge Oscurità Maggiore 24: La Diseducazione di Donovan Brennon

 

Donovan sbuffò.

Disteso sul pavimento accanto al bordo della piscina riscaldata della scuola, con le braccia incrociate sotto la nuca, si sentì uno stupido.
A scuola era iniziata la pausa pranzo, dopo lo spettacolino della prima ora non aveva affatto appetito e non aveva voglia di stare in mezzo ad altre persone. Anche se tutti erano impegnati a mangiare, si era rifugiato in un luogo dove non lo avrebbero disturbato e cercato.
Nella sua mente riecheggiavano le parole cantate da Betty. Per tutto il tempo in cui si erano conosciuti e poi messi insieme, non aveva sospettato di nulla. Riflettendoci adesso, il suo comportamento restio a dargli una possibilità come suo ragazzo e poi a restare in intimità erano dei segnali abbastanza evidenti di un problema, ma li aveva attribuiti al suo passato con Anika, incolpandosi per l’ennesima volta.
«Stupido! Stupido! Stupido!» ripeté nel silenzio, mentre la voce rimbombò nella piscina deserta.
Donovan sollevò la schiena e si mise seduto. Anche Betty aveva la sua parte di responsabilità. Non aveva mai provato ad accennagli qualcosa, come poteva immaginare quello che aveva passato? E anche la scusa di essersi lasciata andare con Kenny perché sapeva già tutto con i suoi sogni premonitori, era insulsa. Non era colpa sua se non aveva nessun potere soprannaturale, come leggere nella mente o prevedere cose dal nulla.
Il cigolio di una delle due porte d’ingresso lo fece girare indietro di scatto.
Chas era ferma sull’uscio, un piede all’interno e l’altro ancora sul confine con il corridoio. «Posso farti compagnia?»
Donovan abbassò lo sguardo deluso. Per qualche ragione idiota, aveva sperato fosse Betty. Lo considerò un pensiero contraddittorio. Non rispose e tornò a fissare l’acqua immobile davanti a sé.
Chas entrò comunque, accostò la porta e andò a sedersi sul pavimento, vicino a lui. «Mi dispiace.»
«Per che cosa?»
«Per non essere riuscita a fermare il Consulente Wyngarde… Oscurità Maggiore.»
Donovan fece una risatina nervosa. «Mi sto convincendo che nessuno può farlo. Almeno ci hai provato.»
Chas si morse il labbro inferiore. «Forse non così tanto. Con i miei poteri avrei potuto intervenire un po’ prima, ma ero curiosa di sentire i vostri segreti e quello che ha confessato Betty… mi ha spiazzata.»
Donovan non replicò e scese di nuovo il silenzio. Inspirò con il naso e l’odore di cloro gli invase le narici.
Chas fece scivolare l’elastico rosa dal polso e armeggiando con le dita, si legò i lunghi capelli biondi in una sorta di chignon e riprese. «È comprensibile perché abbia accettato passivamente il modo in cui l’ha cambiata Sasha. Non dovrebbe farsene una colpa.»
«All’inizio ne era spaventata» ricordò Donovan. «Le ho fatto da istruttore per controllare l’intangibilità. E in tutte quelle lezioni insieme non ho sospettato di nulla e lei non hai mai provato a parlarmene.»
«Per una ragazza, per tutti a dire il vero, è un argomento difficile da affrontare.»
«Ma un rapporto deve basarsi sulla fiducia» replicò Donovan. «L’ho imparato a mie spese e credevo di aver fatto progressi, ma mi sbagliavo.»
«Non devi incolparti neanche tu.» Chas gli accarezzò la spalla sinistra. «Non so di preciso nulla su voi due, ma quando vi ho visti insieme, ti sei sempre comportato in modo premuroso e onesto. Betty ha diritto ai suoi tempi per raccontarti quello che le è successo e tu non puoi rimproverarti di non aver capito cose che non potevi immaginare.»
Donovan girò lentamente il volto verso di lei. Era ciò che pensava anche lui e non si aspettava che fosse proprio Chas a ripeterglielo ad alta voce.
«Grazie, sei gentile. Ed è un po’ strano.»
Chas mise il broncio. «Stai dicendo che sono insensibile?»
Donovan sorrise, alzando i palmi in segno di difesa. «Le nostre conversazioni non sono quasi mai così tranquille.» Tornò serio e aggiunse: «Comunque non è del tutto vero che sono stato onesto. Ci siamo baciati un giorno fa e Betty non lo sa.»
Fu lei a girare il volto e sfuggire al suo sguardo.
Da quando avevano avuto quel momento di passione, non ne avevano più parlato. Non si erano evitati, almeno Donovan non aveva cercato di farlo, ma quella situazione era rimasta in sospeso.
«È stato un attimo di… conforto» disse Chas con un filo di voce. «Ne avevamo bisogno entrambi. Non c’è niente di male.»
«Sono d’accordo.» Donovan mosse le dita verso quelle di lei e le sfiorò il dorso della mano destra. «E mi ha fatto sentire bene. Come se non fossi sempre io quello sbagliato. Ogni volta che provo a comportarmi come si deve, faccio più errori e non è mai abbastanza.»
Chas si girò a guardarlo di nuovo e una ciocca bionda si liberò dallo chignon, ricadendole al lato del viso. «Sì, capisco cosa intendi. È stancante.»
«Ad essere sinceri inizio a credere che io e Betty non siamo fatti per stare insieme.» Spostò il bacino toccando quello della ragazza. «Avere una relazione non dovrebbe essere così pieno di problemi.»
«Non sto cercando una storia con te» precisò Chas.
«Nemmeno io» le rispose. Prese la ciocca ribelle tra l’indice e il medio destro e gliela sistemò dietro all’orecchio. «È come hai detto prima. Solo conforto.»
Donovan si sporse in avanti, le baciò delicato le labbra e poi insinuò la lingua, ritraendola subito.
Chas non si scostò, ricambiò il bacio e cercò a sua volta il sapore della sua bocca.
Erano di nuovo stretti in quello scambio e Donovan smise di pensare a Betty. A Oscurità Maggiore. Ad Hart Wyngarde. A tutto quanto.
Chas inarcò la schiena indietro e si sdraiò sul pavimento, attirandolo su di sé. Gli avvolse le spalle con le braccia e prese a baciarlo con più foga.
Usando la mano sinistra, Donovan le percorse il profilo del collo e scese sul maglione, soffermandosi sul seno. Sollevò le labbra e le chiese: «Devo fermarmi?»
Chas scosse la testa.
Donovan riprese a baciarla e lei allargò le gambe, stringendole intorno al suo busto. Si stavano spingendo oltre, ma era quello che voleva. Rilassarsi, godersi il memento. Senza ansie, senza preoccupazioni. Mosse la zona pelvica avanti e indietro, la mano destra sopra la pancia di lei e poi più sotto, vicino al bottone dei suoi jeans.
La porta si spalancò, sbattendo con fragore contro il muro e rimbombando per tutta la piscina.
Donovan abbandonò il corpo di Chas. Si sollevò da lei, con un balzo fu in piedi e con un secondo movimento altrettanto rapido, si girò verso l’entrata.
Quando vide chi era ferma a fissarlo gli mancò il fiato.
Betty aveva gli occhi sgranati, la bocca semiaperta e le mani chiuse a pugno.
Donovan rimase muto a guardarla a sua volta. Non c’era una singola parola che avrebbe avuto senso pronunciare in quel momento.
 
 
                                                                     Continua…? 

lunedì 10 novembre 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 98

Sorge Oscurità Maggiore 23: Cantate la Nostra Rabbia

 

Michelle sgattaiolò fuori da una delle porte di sicurezza del pianterreno e fece attenzione che la chiusura antipanico non sbattesse.

Saltare la prima ora di lezione la metteva a disagio e temeva di venire scoperta. Non si preoccupava della sua media di voti, francese era una delle materie in cui riusciva meglio, ma un qualsiasi richiamo sulla condotta avrebbe significato dover affrontare sua madre sulla questione e quello la terrorizzava di più.  
Camminò con passo veloce, ma silenzioso, sul cemento del cortile posteriore ed estrasse dalla tasca dei pantaloni il cellulare con il messaggio di Dana.
 
“Appena entri a scuola, vediamoci nel cortile posteriore.
Sistemeremo O.M. una volta per tutte.”
 
Michelle aveva riletto quelle parole già quattro volte e in tutte il suo cervello le aveva lanciato segnali di allarme inconfondibili: non era una buona idea far arrabbiare Hart, o come voleva farsi chiamare, stavano per scatenare qualcosa di pericoloso. Era però altrettanto impossibile far cambiare idea alla sua ragazza. Il fatto che le avesse mandato il messaggio quella stessa mattina, dopo che era già oltre il cancello del liceo, spiegava che non si sarebbe fatta convincere a desistere.
Ripose il cellulare in tasca e si guardò indietro. Era abbastanza lontana dall’edificio perché qualcuno potesse vederla e non troppo vicina al campo sportivo da attirare l’attenzione nel caso ci fosse qualche allenamento o lezione all’aperto. Si tolse lo zaino dalle spalle e lo sistemò tra le gambe, guardò intorno aspettando di vederla comparire.
Il fumo violaceo si diffuse davanti a una siepe alla sua sinistra e quando si dissipò, Dana avanzò verso di lei.
«Brava carotina, puntuale e pronta alla vendetta.»
«Non sono affatto convinta sia una buona idea» disse Michelle. «Ti prego, lasciamo perdere.»
Dana le schioccò un bacio sulla guancia. «Non devi avere paura, ho la mia arma segreta, non può farci niente: nessuno resiste al mio soggiogamento a cantare.»
Michelle incrociò le braccia sui seni. La fissò con aria pensosa. In effetti, da che si ricordava, nessuno aveva mai resistito al suo potere da demone da musical, ma Hart Wyngarde non era come chiunque altro.
«E se in…»
«Niente se, ma, forse o altro» sentenziò Dana. «Vi ho sempre tirati fuori dai guai, o sbaglio? Non fallirò nemmeno oggi.»
Michelle si morse il labbro inferiore. Magari si preoccupava più del dovuto e la sua ragazza era davvero l’asso nella manica a cui non avevano mai pensato.
«D’accordo. Ma come lo rintracciamo per farlo venire qui?»
Dana sorrise. «Basta chiamarlo.»
Michelle aggrottò la fronte. «Intendi al telefono? Non abbiamo il suo numero. Anzi, ora che ci penso, non l’ho mai visto con un cellulare.»
«No, voglio dire proprio chiamarlo a voce.»
«Mi… mi stai prendendo in giro?»
Dana scosse la testa. «Ragiona: Oscurità Maggiore compare sempre nei posti più diversi, quando vuole. Questo significa che ci osserva sempre, probabilmente non è mai in un unico posto, ma in tutta Dorms. E scommetto ci sta ascoltando anche ora.» Si girò verso il cortile vuoto e gridò: «Ehi Hart! Vieni a fare due chiacchiere, abbiamo molto di cui discutere.»
Michelle le afferrò il braccio destro. «Shh! Abbassa la voce, ci sentiranno anche tutti gli altri.»
«Ha ragione, sei molto rumorosa Dana Giller.» Hart Wyngarde sbucò dal nulla sulla strada di fronte a loro. «Per fortuna ho fatto in modo che non venissimo disturbati.»
Michelle rimase a bocca aperta. Era arrivato, proprio come aveva ipotizzato Dana. Cominciò a sperare che forse la probabilità di mettere fine alla minaccia di quell’essere fosse reale, ma si sentì anche raggelare all’idea che la sua ragazza avesse così tante intuizioni corrette su qualcosa connesso all’oscurità.
«Ottimo, prima ci sbrighiamo, prima smetterai di importunare la mia ragazza» rispose Dana.
Hart la fissò e poi spostò gli occhi su di lei. «Deduco hai avuto un chiarimento dopo la nostra conversazione durante la seduta.»
«Io… non ho segreti con Dana.» Michelle si sforzò di mantenere un tono fermo, ma quell’uomo – o presunto – le metteva i brividi ogni volta che doveva averci a che fare.
«Ovvio che mi ha parlato del tuo stupido tentativo di manipolarla» intervenne Dana. Fece un passo avanti e aggiunse: «Visto che ti piace tanto scavare nel profondo delle persone, vediamo se ti diverte quando qualcuno lo fa a te. E ti strappa dall’interno.»
Dana schioccò le dita e la musica iniziò a diffondersi. Dapprima bassa, poi si alzò di tono.
Michelle si riscosse e provò a riconoscere la canzone scelta, domandandosi se lo avesse fatto Hart, oppure Dana e poi le sembrò si trattasse di “Torn” di Natalie Imbruglia.
Dana tese la mano sinistra in avanti aprì il palmo e la bocca. Non le uscì un suono. Con gli occhi spalancati dalla sorpresa, chiuse e riaprì più volte le labbra, ma la sua voce non uscì. Intimorita, strinse l’altra mano intorno alla gola.
Michelle le si avvicinò allarmata e osservò che la baldanza era sparita dai suoi occhi verdi. «Cosa le hai fatto?»
Hart allargò le labbra, mostrando i denti in un sorriso sadico. «Dimostro quanto la sua spavalderia sia inutile e quanto si sopravvaluta. È giusto che provi la sua stessa medicina e io ne tragga un vantaggio.» Alzò il braccio destro verso il cielo e schioccò le dita a sua volta.
La musica dell’introduzione della canzone prese a risuonare in loop, come un disco rotto.
Michelle mantenne lo sguardo su di lui, era troppo spaventata per provare a comprendere cosa volesse mettere in atto. Poi udì il rumore delle porte antipanico che cigolavano e sbattevano. Girò lenta il viso e notò quattro figure avvicinarsi dalle uscite della scuola.
Donovan, Betty, Zec e Chas camminavano verso di loro, rigidi, in fila indiana  e con gli occhi dalla sclera totalmente bianca, come Billy il giorno del test.
Appena li ebbero raggiunti, Hart schioccò le dita una seconda volta.
I quattro amici si guardarono intorno e poi l’un l’altro, senza proferire parola.
Michelle notò il loro smarrimento nel trovarsi lì e la colpì un altro particolare: nonostante la canzone girasse a vuoto, nessuno di loro accennò un passo di danza, o al principio di una coreografia. Non stava andando come avevano previsto.
«Ora che ci siamo tutti, possiamo procedere.» Hart batté due volte i palmi uno contro l’altro e la musica ripartì. «Prima il signor Brennon.»
Donovan puntò lo sguardo su Betty e cantò:

 

«Ho visto come stringevi Kenny
Non mi vuoi intorno, non ti posso avvicinare, ma da lui ti fai toccare
Mi hai fatto capire che non sono abbastanza per te.»

 

Betty intonò in rimando:

 

«Non sei intelligente come pensavo
La tua gelosia è fuori luogo
Anzi, sei del tutto fuori strada
Kenny sapeva, lo ha visto accadere
Billy mi ha salvata, ma prima mi hanno molestata
Mi hanno aggredita e sono traumatizzata
Per questo Sasha mi ha cambiata,
La mia intangibilità, l’ho desiderata
Ho perso ogni fiducia
Vuoi sapere come sto?
Tremo al contatto, non mi riesco a rilassare
Mi serve spazio per farlo rimarginare.»

 

Michelle si coprì la bocca con le mani. Aveva le idee confuse, ma era sicura che l’amica si riferisse alla notte del suo primo incontro con Billy. Più di un anno e mezzo prima. Aveva affrontato un altro orrore oltre alla disavventura con un vero vampiro e si era tenuta dentro quel segreto doloroso, senza parlarne con nessuno. A giudicare dalla faccia scioccata di Donovan, neanche con lui.
Betty riprese a cantare:

 

«È questa la verità
La volevo evitare
Ma non posso più scappare
Non mi puoi aiutare, sono lacerata
Sei in ritardo e io sono dilaniata.»

 

Hart tornò a fissare Dana e Michelle lo guardò preoccupata.
«Coraggio signorina Giller, è il tuo turno. Spiega a Ezechiel perché siamo qui» disse, parlando sulla musica e immune all’influsso della canzone.
Dana fece scivolare le mani giù dalla gola e incerta cantò:

 

«Non serve un indovino per capirlo
Hart ha minacciato il mio rapporto con Michelle
Sono intervenuta per bloccarlo
Lei è tutto ciò che ho di bello
E non mi importa se perderò il potere dell’inferno
Per difendere ciò che abbiamo, lotterò per lei
Combatterò anche questo oscuro all’esterno
Anche se mi spezzerà.»

 

Ancora una volta Michelle rimase senza parole. La sua ragazza le aveva fatto una dichiarazione d’amore in piena regola, ma non capiva come questo la mettesse nei guai.
Poi vide Zec farsi avanti e lo sentì cantare.

 

«Ho perso ogni fiducia
Vuoi sapere come sto?
Tremo al contatto, non mi riesco a rilassare
Mi serve spazio per farlo rimarginare
È questa la verità
La volevo evitare
Ma non posso più scappare
Non mi vuoi aiutare, sono lacerato
Sei in ritardo e io sono dilaniato.»

 

Dana indietreggiò accanto a lei e Michelle la vide voltare la faccia, come se fosse stata colpita da uno schiaffo inaspettato.
A sorpresa, Chas si lanciò in mezzo a Donovan, Betty e Zec e cantò:

 

«Non fatevi ingannare
Sono bugie con cui ci vuole manipolare
Hart vuole solo dividere e conquistare
Smettete di cantare.»
 

Hart la guardò senza scomporsi. «Non puoi interferire signorina Chain e nemmeno prendere il controllo. E ora forza, finite la canzone. Dite chiaramente come vi sentite.»

Michelle osservò Dana e poi spostò gli occhi su Betty, Donovan e Zec.
I quattro ragazzi si riunirono in un cerchio tra lei, Hart e Chas e cantarono:

 

«Abbiamo perso ogni fiducia
Volete sapere come stiamo?
Tremiamo al contatto, non ci riusciamo a rilassare
Ci serve spazio per farlo rimarginare
È questa la verità
La volevamo evitare
Ma non possiamo più scappare
Non ci potete  aiutare, siamo lacerati
Abbiamo perso ogni fiducia
Volete sapere come stiamo?
Tremiamo al contatto, non ci riusciamo a rilassare
Ormai si è rotto tutto
È troppo tardi per rimediare.»

 

La musica si fece sempre più soffusa, in un lento sfumare.
Nuovi passi riecheggiarono sul cemento.
Hart Wyngarde scoppiò a ridere di gusto.
In un primo istante, Michelle non capì il perché, poi si voltò e alle sue spalle vide arrivare quattro ragazzi. Uscivano dalla palestra. Kenny, Jordan, Kerry e Dylan. Dietro di loro, spintonandoli per farsi avanti, emerse il quinto: Billy.
«Ragazzi, cosa sta succedendo?» domandò.
«Li ho aiutati a togliersi un peso» replicò Hart, levitando verso il cielo. «Non lo sapete? La verità rende liberi.» Scoppiò a ridere un’ultima volta e svanì in una foschia nera.
Dana fu la prima a sparire avvolta da una voluta di fumo viola.
Donovan e Betty corsero via in direzioni differenti.
Chas si allontanò lenta, verso la prima porta che dava all’interno dell’edificio.
Zec fissò Billy, scosse la testa e si voltò di spalle, senza rispondere.
E a Michelle fu tutto chiaro. Oscurità Maggiore aveva vinto ancora una volta. Aveva allontanato Billy, in qualche modo lo aveva tenuto occupato e aveva spezzato il fragile equilibrio tra di loro.
 
 

                                                                   Continua…?

lunedì 27 ottobre 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 97

Sorge Oscurità Maggiore 22: Hot As Hell – Bollente Come l’Inferno

 

Eccitato e accaldato, Billy aveva trascorso la notte facendo sogni erotici su lui e Zec.

Si era alzato dal letto più volte, buttandosi l’acqua fredda sul volto in fiamme e bagnandosi anche il resto del corpo: avvertiva il caldo tipico della febbre alta e lo stesso senso di stordimento, però era anche in preda alla lussuria. E i continui sciacqui gelati non abbassavano per nulla la sua voglia di fare sesso con il suo ragazzo.
Per questo motivo aveva deciso di non presentarsi a scuola, ormai gli era chiaro che Hart Wyngarde aveva in qualche modo risvegliato il suo desiderio sessuale represso, le fantasie che non riusciva ad ammettere neanche con se stesso e non voleva rischiare di dare sfogo alla sua libidine davanti a tutti.
Al mattino, però un nuovo pensiero lo tormentò: la sua assenza era proprio ciò che Hart voleva.
Si vestì in tutta fretta – anche perché il desiderio di Zec era tornato a farsi impellente – e uscì di casa, diretto a scuola. Facendo uno sforzo sovraumano per controllare quegli istinti carnali, decise di saltare la prima ora di lezione.
Mi farò una doccia ghiacciata nello spogliatoio, mi aiuterà a tenermi calmo” si disse nel cortile di lato, entrando dalla porta antipanico che dava nella palastra.
Un po’ intontito da quel calore fastidioso e insieme piacevole, Billy attraversò zigzagando lo stanzone in cui, per fortuna, non si stava svolgendo lezione. Arrivò alle porte a vetri ansimando e percepì un pizzicore alla nuca.
«Il mio senso del soprannaturale» e subito si rese conto che anche nel suo abituale potere c’era qualcosa di differente. Non avvertiva pericolo, ma una forte ondata di sensazioni simili alla sua voglia e di pensieri sessuali.
Rinvigorito da quell’aggiunta di eccitazione, spalancò le porte della palestra, si lasciò guidare dalla scia di desiderio libidinoso, corse nel corridoio e si fiondò nello spogliatoio maschile, chiudendo l’uscio alle spalle.
Sulle panche all’entrata non c’era nulla, notò sull’ultima in fondo un paio di jeans scuri, abbandonati con una maglietta a maniche corte, un maglione verde e dei boxer grigi. Sotto, vicino allo zaino, c’erano una coppia di scarpe da ginnastica con infilati i calzini arrotolati. Oltre le panche, nuvole di vapore si espandevano dalla zona delle docce e Billy udì il rumore di acqua scrosciante.
Era uscito di casa senza giacca e maglione, non percependo il freddo e scordando pure lo zaino, d’istinto si tolse la maglia a maniche lunghe, rimanendo a torso nudo. Camminò accaldato e preda della libidine in mezzo a quella coltre di vapore e intravide un corpo nudo di spalle.
Billy si tolse le scarpe e le lanciò contro il muro.
Udendo il rumore, il ragazzo sotto il getto della doccia si girò di scatto.
«Billy? Che diavolo fai qui?»
«Jordan» sussurrò lui, completamente rapito. Osservò con brama la pelle olivastra, con tracce di sapone; il fisico non atletico, ma comunque abbastanza tonico; la lieve rotondità intorno alla pancia; i peli sulle gambe e il suo membro in erezione.
Lo desiderava. Non si era mai reso conto di quanto anche Jordan Guiterrez fosse sexy. Avrebbe chiesto scusa a Zec più tardi e potevano fare la pace con del sesso.
In preda alla sua foga carnale, Billy si buttò su Jordan, stringendogli una natica con la mano destra e provando a baciarlo sulla bocca.
L’altro lo afferrò per la gola, spingendolo indietro. «¡¿Estás loco?!» imprecò. Chiuse il rubinetto e grondando acqua, lo guardò furente. «Che ti prende? Stai lontano!»
«Non posso, non resisto» replicò Billy, slacciandosi il bottone dei pantaloni. «Sei eccitato anche tu, lo sento. Pensi a Chas, ma non mi importa. Scegli la posizione che vuoi.» Avanzò allungando le  braccia per riavere un contatto con la sua pelle.
«Se ci riprovi, ti spezzo le ossa» rispose. «Non sono omofobo, ma non mi interessano i ragazzi. E mi hai praticamente aggredito!»
Billy si fermò. Qualcosa nel tono allarmato e infuriato lo scosse. «Scusa, scusa, hai ragione. È che sono stato manipolato.»
Jordan cercò a tentoni l’asciugamano blu appeso ai rubinetti della doccia accanto, lo afferrò e se lo fissò in vita, coprendosi fino a metà coscia. «Spiegati meglio.»
«Io… non so come dirlo… il caldo… il sesso…» A Billy mancò il respiro e di nuovo fu invaso da quell’istinto di provare piacere avendo un rapporto fisico con il ragazzo. Perdendo il controllo, si lanciò su di lui.
Jordan lo afferrò per i polsi, bloccandolo a una spanna da lui. «Ho capito: sei arrapato. Ma devi smetterla, o passerò alle maniere forti.»
Billy lasciò scorrere la lingua sul labbro superiore. «Oh sì, ti prego! Non vedo l’ora!» Il calore lo invase con un ondata intensa, la carne stretta dai polpastrelli dell’altro si arrossò e percepì la temperatura farsi rovente.
Come un riflesso automatico, Jordan accese le fiamme del suo potere da Mastino Infernale, coprendo il petto, le braccia e le mani. Strabuzzò gli occhi avvertendo il calore identico emanato dal corpo di Billy.
«Che bella sensazione…» Billy ansimò di piacere e percepì tutto quel caldo fluire dalla sua pelle e dall’interno del fisico per riversarsi in Jordan. Le sensazioni di eccitazione e la confusione svanirono dalla sua mente. Fu lucido, come se la febbre fosse scesa di colpo, sbatté le palpebre e provò vergogna nel trovarsi mezzo nudo di fronte all’altro ragazzo con solo un asciugamano sul ventre. «Devi aiutarmi. Hart mi ha fatto un qualche trucco da Oscurità Maggiore e sono super voglioso di fare sesso con il mio ragazzo… anzi, penso che mi succeda con qualunque maschio incontri.»
Tenendogli le pupille arancio addosso, Jordan lo fissò scettico. «Come mai ora sembri cosciente?»
«Non lo so.»
«Non vuoi davvero fare sesso con me?»
«No! È colpa di Hart!»
«Perché lo ha fatto?»
«Ha in mente un suo piano e io gli sono d’intralcio. Ha cercato… di…» La voce gli si strozzò in gola. Una vampa tiepida partì dal centro del busto e si diffuse rapida lungo le gambe. «Oh no!»
«Cosa? Che succede?» domandò Jordan tenendo accese le fiamme su di sé.
Billy riavvertì il calore aumentare, arrossandogli le orecchie e le guance. «Questa malattia della lussuria, sta ricominciando.» Prima che potesse dire di più, tornò a provare desiderio per il ragazzo. Quella situazione non lo imbarazzava più, lo stimolava ad andare avanti. Il sesso violento poteva essere divertente. «Coraggio! Facciamolo come bestie!»
Jordan tirò indietro il busto e mantenne le dita serrate intorno ai suoi polsi. «Merda!»
La porta si spalancò sbattendo contro il muro.
«Non lasciarlo andare» ordinò una voce femminile.
Billy seguì lo sguardo di Jordan e vide entrare nell’angolo delle docce Kerry e Kenny Wood.
Jordan li scrutò allarmato. «Anche voi qui? Siete in preda alla voglia di sesso?»
«No, ho avuto una visione. Sappiamo cosa succede e dobbiamo aiutarlo» rispose Kenny.
Billy si concentrò su di lui. La pelle scura, i capelli crespi e ricci, si immaginò avvinghiato al suo corpo, in una fantasia esotica da re della giungla. Ogni fibra del suo essere andò a fuoco.
«Ahi!» Jordan ritrasse le mani e sconvolto, notò che i bollori di Billy gli avevano bruciato i palmi, superando il fuoco che li avvolgeva.
Libero, Billy si lanciò su Kenny atterrandolo. A cavalcioni sul di lui, si strusciò petto contro petto: non era molto muscoloso, ma percepì i capezzoli turgidi sotto la felpa e gli leccò le labbra.
Kenny gridò di dolore. «Scotta! È bollente!»
«Non sai quanto» replicò eccitato.
Le mani di Kerry lo afferrarono per il bordo dei jeans e lo sollevò dal fratello, spostandolo a forza contro il muro opposto all’ingresso delle docce.
«Devi trasformati in lupo mannaro, la pelliccia ti terrà al sicuro. Più o meno» disse la ragazza rivolta al gemello. Si girò poi verso Billy, tirò le maniche del maglione fino alla punta delle dita e le tenne premute contro le sue spalle, immobilizzandolo con la schiena sulle mattonelle.
«Levati di dosso! Non mi interessi» urlò Billy, infastidito da quella interruzione.
«Lo so. Per questo, anche se fa male, devo tenerti a bada.»
«Finirai con il procurarti delle ustioni» disse Jordan. «Hai visto cosa ha fatto a me e sono ancora pieno delle mie fiamme.»
Billy sorrise. «Jordy-bello sono pronto per il secondo round.»
«È davvero assatanato» commentò Kenny, rialzandosi, mentre il volto mutava in forma transitoria di licantropo – con  pupille gialle, orecchie a punta, zanne – e le unghie lasciavano il posto agli artigli.
Kerry strinse i denti. «Non è responsabile delle sue azioni, sappiamo che è sotto l’influsso di Hart. La mia forza lo trattiene, ma se diventa troppo caldo, mi sfuggirà. Ci serve un'altra soluzione.»
«Prima è tornato calmo per pochi minuti» raccontò Jordan. «Devo aver assorbito il fuoco che lo surriscalda e forse, se provo ad aumentare l’intensità delle mie fiamme, riesco a farlo tornare normale.»
«Finirete con bruciare entrambi per combustione» replicò Kenny. «Dobbiamo controbilanciare con qualcuno di freddo… Ci sono!» Si picchiò il palmo destro sulla fronte. «Dylan Derrek è una Chimera Camaleonte, i suoi poteri non lo fanno solo mimetizzare con l’ambiente, ha anche il sangue freddo, può avvicinarlo senza ferirsi.»
«È un buon tentativo.» Kerry osservò aliti di fumo salire dalla lana del suo maglione. «Vai a prenderlo.»
«Oh sì, una cosa a quattro» disse Billy in preda all’estasi. «Non vedo l’ora.»
«Come lo trovi? Sai il suo orario?» chiese Jordan.
«Mi basta il mio fiuto» gridò Kenny, galoppando a quattro zampe fuori dallo spogliatoio.
Billy mise il broncio. Non gli piaceva essere premuto dal fisico di una ragazza, non gli suscitava nessuna immagine piacevole. Le vampate di calore lo facevano sudare, voleva un ragazzo. «Allora, Jordy, questo secondo round lo iniziamo?»
«Prendilo da dietro» disse Kerry, con le maniche del maglione bruciacchiate. Le mani dalla pelle scura erano ormai quasi a contatto con quella del ragazzo e lo tirò in avanti.
«Bella idea» gongolò Billy.
Jordan lo ignorò, si infilò alle sue spalle e con il fuoco da Mastino diventato dal giallo-arancio al rosso vivo,  passò le braccia sotto le sue ascelle e lo immobilizzò contro il suo petto.
Billy buttò la testa indietro e emise dei gridolini di piacere. Percepì ancora il calore scivolare fuori dal suo fisico e venire assorbito dal ragazzo che lo tratteneva. Come pochi istanti prima, riprese controllo di sé.
«Sono mortificato» disse, abbassando il capo con uno scatto veloce per non dover guardare la ragazza in viso.
«Non ci pensare, sappiamo che è colpa di Hart» replicò Kerry in tono pacato. «Hai qualche idea su cosa stia architettando? Questa mossa di renderti un pervertito e maniaco sessuale è un po’ fuori dai suoi soliti schemi.»
«Si è presentato al Saint Mary quando sono andato da Elliott per cercare risposte più precise, ma mentre tentava di dissuadermi, ha come sentito qualcosa di più interessante e mi ha detto chiaro e tondo di volermi tenere alla larga.»
Con il fiato corto, Jordan allentò la presa. «Ma questo tipo, Oscurità o come diavolo si fa chiamare, come fa a sapere e sentire tutto? Prima Aiden con la sua furia, ora tu e la tua sessualità repressa, è spuntato da soli due mesi e sembra conoscerci da sempre.»
«Perché è sempre stato qui con noi, dal momento in cui Elliott ha chiuso gli occhi e la Bocca dell’Inferno da incubo si è aperta» spiegò Billy, sollevando la testa.
Kerry aprì il rubinetto della doccia un posto lontano da loro e si rinfrescò le mani sotto l’acqua gelida. «Però io ho avvertito la tua oscurità solo un anno e mezzo fa. E comunque non spiega perché usi tattiche diverse per avvicinarci. A me, ad esempio, ha provato a farmi mettere contro mio fratello.»
«Non lo so, anche se siamo stati creati dalla stessa persona e siamo la stessa persona, non seguo i suoi deliri mentali. So che vuole la Bocca dell’Inferno aperta per sempre, divertendosi a tirare fuori dalla gente ogni aspetto oscuro e punisce chiunque cerca di intralciarlo.» Billy avvertì il caldo riaccendersi come un fuoco tra le gambe e poi scorrere in tutto il corpo. «Jordan, stai perdendo forza, sento… sento… il bollore…»
Kerry si allontanò dall’acqua e si posizionò di fronte a lui, pronta a placcarlo. «Billy, cerca di mantenerti lucido, pensa all’Oscurità, a come ti sta usando.»
«Non posso. Se resisto fa male.» Billy chiuse gli occhi, il sudore colò dalle tempie. Riaprì le palpebre e  cedette al desiderio. «Basta sofferenza, è ora di godere.»
Jordan tremò sulle gambe nude e le fiamme persero il colore vivo. «Non lo tengo più. È di nuovo troppo caldo.»
Billy strusciò il sedere contro l’asciugamano. «Scommetto che riesco a risvegliare anche la bestia che c’è qui sotto.»
Il rumore di passi li obbligò spostare gli sguardi sull’ingresso dello spogliatoio. Kenny comparve trascinando Dylan e lo spinse all’interno.
A pochi passi da loro, il nuovo arrivato li osservò sorpreso e in un istante un sorriso malizioso si disegnò sulle sue labbra. «Che scena interessante, se avessi saputo cosa mi aspettava, non avrei fatto tante storie per seguirti.»
«Ricordati che è rovente come un ferro da stiro, devi sfruttare il sangue da camaleonte» ribadì Kenny alle sue spalle.
Dylan si fece avanti, entrò nella zona delle docce e allargò le braccia. «Forza Billy, divertiamoci un po’ insieme, sai che non ho inibizioni.»
Billy rise di gusto. Percepì la sua completa libertà sessuale, non si sarebbe opposto a nulla e questo lo eccitò al massimo. Afferrò le braccia di Jordan e lo staccò dalle sue con una forza nuova, non avvertendo alcun fastidio al contatto con le fiamme. Spinse via con violenza Kerry in piedi davanti a  lui e corse incontro al suo partner consenziente.
Gli si buttò addosso e nello slancio di venire accolto dal suo abbraccio, fece barcollare Dylan, ma poi riacquistò equilibrio. Premette il bacino contro l’altro e attraverso i jeans avvertì la sua eccitazione e la durezza del suo membro. «Sì, ti voglio anche io.» Lo baciò con foga, cercando la sua lingua e lasciando che si intrecciassero, abbandonandosi alla sensazione umida.
Dylan allontanò di poco le labbra. «Anche se un po’ mi dispiace, vediamo se riesco a raffreddarti.»
«Non ci contare» gli rispose.
Stretto tra le sue braccia, Billy riprese a baciarlo, affamato della sua bocca. Petto contro petto e muovendosi sinuoso tra le sue gambe, avvertì una frescura diffondersi dal ragazzo: era simile a come Jordan assorbiva il suo calore, ma in modo più lento e piacevole. La sua mente, invasa da fantasie da film porno, si liberò e ricominciò a pensare in modo chiaro e controllato.
Cosa sto facendo? Questo è quello che vuole Hart!
Billy non era più così eccitato, il caldo affannoso era diventato sopportabile, un senso di vergogna e imbarazzo tornò a farsi strada nella sua coscienza. Era quasi pronto a staccarsi da Dylan, quando una visione lo colse alla sprovvista.
L’interno della jeep di Dylan. Lui e Zec. Un bacio fugace. La sensazione di solitudine e malinconia del suo ragazzo.
Spostò le labbra da Dylan e sbatté due volte le palpebre. «Zec… lo hai baciato, ma era così... triste.»
«È successo ieri sera.»
«Lui è triste anche adesso.»
Dylan fece scivolare le mani giù dalle sue braccia e arretrò di un passo. Gli altri tre ragazzi si radunarono intorno a loro e Billy non avvertì più il caldo febbrile.
Una voluta di fumo rosso scuro si alzò dal suo corpo e si disperse nel soffitto della stanza.
«Credo di averti curato» affermò Dylan. «E avendo baciato anche te, sei a posto con il tuo ragazzo.»
Billy non era preoccupato per quello, avvertiva di essere libero dall’influsso usato su di lui da Hart, ma continuava a percepire nella mente e nel suo animo il malessere di Zec. E non era troppo lontano da loro.
Jordan afferrò i pantaloni sulla panca e si li infilò, togliendo l’asciugamano. Stava per mettersi la maglia e poi si bloccò. Sollevò la testa e fissò Kenny. «La senti anche tu?»
Kenny annuì. «Musica. Qui fuori.»
Billy guardò Kerry e Dylan in silenzio. Il suono di una canzone risultò udibile anche alle loro orecchie umane. La nuca pizzicò di nuovo e una scossa gli attraversò la testa. Questa volta era il solito senso del soprannaturale e gli apparve per un secondo l’immagine del volto compiaciuto di Hart.
«Andiamo in cortile. Subito» ordinò agli altri. «Sta succedendo quello da cui voleva tenermi lontano.»
 
 

                                                                       Continua…?