lunedì 1 settembre 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 93

Sorge Oscurità Maggiore 18: Punti di rottura (2°parte)

 

Donovan si voltò di scatto e camminò rapido nel corridoio, allontanandosi dalla stanza dei costumi.

Era riuscito a eludere il controllo della professoressa Noxon per poter parlare con Betty e se l’era ritrovata davanti abbracciata a Kenny Wood.
Si bloccò. Perché stava scappando? Non era lui quello in torto. Betty rifiutava di condividere con lui quello che la turbava ed evitava in ogni modo che lui la toccasse. Problemi che non aveva con Kenny. Doveva tornare indietro e pretendere delle spiegazioni.
“Tanto sarebbe colpa mia” pensò. Come gli aveva fatto notare Hart Wyngarde, era un pessimo soggetto, anzi peggio: non abbastanza cattivo e non abbastanza buono, il tentativo mal riuscito di essere… qualcosa che non era. E comunque gli avrebbero rinfacciato ancora una volta che la situazione era degenerata a causa sua.
Attese di sentire la voce di Betty che lo chiamava, aspettandosi che anche lei volesse un confronto, ma c’era solo silenzio.
Esalò uno sbuffo d’aria dalle narici, scuotendo la testa e riprese a camminare. Non aveva voglia di tornare sul palcoscenico a occuparsi di smontare le scenografie e non intendeva parlare con altri ragazzi. Così, arrivato in auditorium, osservò la professoressa di spalle, con attenzione sgattaiolò rapido verso la porta antipanico che dava sul cortile e uscì all’esterno.
L’aria ancora fredda di marzo lo colpì e Donovan si strinse nelle braccia coperte dalla camicia, proseguendo fino a raggiungere una delle lastre di pietra del muretto sul lato posteriore dell’istituto.
Di certo, se avesse scelto di affrontare Betty sul suo strano comportamento con lui, la sua ragazza avrebbe tirato in ballo di nuovo Anika e non aveva voglia di ascoltare quella storia per l’ennesima volta. Si sentiva già abbastanza in colpa.
«Il solito furbetto, ma ti ho beccato» fece Chas, incrociando le braccia sul petto, coperto da un maglione lilla.
Donovan sollevò il capo e la fissò. «Senti, non è un buon momento.»
«E lo dici a me? Sono un’artista, un’attrice, non un operaio della manovalanza. Questo genere di lavoro spetterebbe a gente… come te.»
Donovan non aveva la voglia e le energie per ribattere. Si strinse nelle spalle e si sedette sulla lastra di pietra.
Chas lo guardò sorpresa. «Nessuna risposta sarcastica? O battuta sul mio ego?»
Lui fece di nuovo spallucce.
L’espressione sul viso di Chas mutò. Perse la sua abituale sfacciataggine e come del trucco lavato via, lasciò l’immagine di un volto nuovo, naturale. Mostrò uno sguardo serio, meno altezzoso, le labbra si rilassarono e chiese: «Posso rimanere?»
«Come vuoi.»
Chas andò verso la lastra e si sedette accanto a lui. «Volevo ringraziarti. Il giorno in cui  quell’essere ha ucciso Aiden, hai cercato di proteggermi, ti sei preoccupato per me. È stato strano… ma bello.»
Donovan emise un grugnito simile a una mezza risata.  «Già, “strano, ma bello” è il miglior complimento che potessi ricevere.»
«Autocommiserazione? Non me l’aspettavo da te.»
Lui si girò a guardarla. Il tono non era sprezzante o derisorio. Più che altro meravigliato e… dispiaciuto. «Come mai?»
«Mi hai sempre dato l’idea di uno sicuro di sé.» Chas si sciolse i capelli biondi legati in una coda alta e li lasciò liberi di coprirle le spalle. «Ma forse era una maschera.»
«A quanto pare avete tutti opinioni precise su di me» replicò piccato.
«Non volevo offenderti, se sei di cattivo umore e ti scoccio, posso andarmene.»
Donovan la guardò di nuovo. Ancora una volta rimase sconcertato da quella versione di lei. Nella  sua voce non c’era nulla di aggressivo, era gentile, non si stava prendendo gioco di lui. Era impreparato a interagire in quel modo, non seppe cosa risponderle, così riabbassò lo sguardo e rimase zitto. 
Dopo qualche istante di silenzio, Chas disse: «Sai, in un certo senso anche io ho indossato e indosso una maschera. È parte del segreto che ho dovuto condividere per entrare nel branco di Kate.»
«Quella storia è finita, non sei obbligata a raccontarmelo.»
«Lo so, ma voglio farlo.» Chas abbozzò un sorriso e continuò: «Ho due sorelle maggiori e sono sempre stata quella meno interessante. Ogni cosa che facevo, loro due l’avevano fatta prima di me e meglio. Così in famiglia, con i parenti e fin dalle elementari con gli amici, passavo quasi inosservata. E non mi piaceva, volevo anche io le attenzioni che avevano loro. Poi osservando gli altri ho visto come si mentivano davanti alla faccia per poi essere sinceri alle spalle. E così ho sfruttato questa debolezza. Prendevo queste informazioni e le ingigantivo, creavo bugie abbastanza credibili e le riferivo all’interessato di turno. Finivano con il fidarsi di me. Diventavo interessante, qualcuno da avere sempre intorno.»
«Se ho capito bene è una specie di manipolazione» disse Donovan, inarcando un sopracciglio. «Piuttosto cervellotico e non ne andrei fiera.»
Chas sospirò. «Non è questo il punto. All’inizio pensavo bastasse solo con qualcuno ogni tanto, ma poi mi resi conto che mentire era l’unico modo per essere benvoluta. Se mettevo una contro l’altra le persone, ero io quella da non scartare. Non è un vanto, ma non avevo altro modo per ottenere quello che volevo.»
Donovan rifletté. Si chiese se in fondo non aveva fatto lo stesso anche lui. Come gli aveva fatto notare Hart Wyngarde, aveva nascosto e modificato il suo comportamento per non passare per il poco di buono che girava filmini spinti, di nascosto con la ragazza che gli piaceva, dopo averla conquistata convincendola di essere interessante con un atteggiamento da finto sbruffone.
«Scusami tu, non credo di essere il più indicato a giudicarti. Probabilmente sono un bugiardo anche io, solo meno credibile.»
«Sono tutti bugiardi» gli rispose Chas. «Nessuno è completamente sincero, nessuno è mai veramente se stesso. A volte è l’unico modo che hai per difenderti. Come faceva Aiden.»
«Intendi la storia di fingersi un atleta stupido, quando in realtà aveva un gran cervello?»
Chas annuì. «Aiden pensava fosse qualcosa da nascondere perché non sarebbe stato accettato, secondo me era un qualcosa che lo rendeva ancora più attraente, e me ne ero accorta prima ancora che lo condividesse per diventare parte del branco di Kate. A dirla tutta è la ragione principale per cui ho accettato la proposta di farne parte anche io, più della promessa dei poteri sul canto, era un modo per avvicinarlo, stargli accanto.»
Donovan le posò la mano destra sulla spalla.. «Avevi più di una cotta per lui… mi dispiace ti abbia trattato in modo orribile.»
«Ormai non importa più. Forse, se invece che venire fuori in quel modo, avessi avuto il coraggio di provare a conquistarlo, pesino dichiararmi apertamente…» la voce le si ruppe.
«Scusami, non volevo farti tornare triste» le disse stringendole con gentilezza la spalla.
Chas chiuse gli occhi e inghiottì il magone. «Scusa tu, volevo tirarti su il morale e ho finito ancora per esser il centro della conversazione.» Sollevò le palpebre e lo guardò in volto. «Non me lo aspettavo, ma è facile parlare con te… riesco a essere sincera…»
«È buffo, Betty non riesce a farlo.»
«Non è colpa tua.»
«Non lo so, non ne sono così sicuro.»
Chas si sporse in avanti, stringendosi ancora di più a lui. «Forse dovresti capire se è la ragazza giusta, se vale tutto il tuo impegno per far funzionare la relazione.»
«Magari hai ragione. Con tutto quello che ci succede, sprecare il tempo dietro a qualcuno che non ti vuole è un peccato.»
Chas gli sfiorò la guancia sinistra con la mano. «Sì, meglio vivere il momento.»
Il tocco di lei fece provare a Donovan una scossa di piacere. Era diverso da come lo aveva toccato Betty. E non ricordava più che sensazioni le faceva provare.
«Niente rimpianti» disse.
«Al diavolo i rimpianti» replicò Chas.
Donovan le passò la mano sinistra tra i lunghi capelli biondi, posandola sulla nuca, attirandola a sé. Lei gli cinse il collo con il braccio sinistro.
Si lasciarono trasportare da quell’istante di libertà e desiderio.
Le labbra di Donovan si posarono su quelle di Chas e lei le accolse. Il gesto delicato fu invaso dalla passione e le loro lingue si intrecciarono con foga, godendosi quel bacio improvviso.
 
 

                                                                          Continua…?  

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