lunedì 21 luglio 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 90

Sorge Oscurità Maggiore 15: Il Valore dell’Oscurità

 

«Michelle Berg a colloquio con il consulente.»

Michelle sollevò allarmata il volto dal libro. Guardò negli occhi la professoressa Petrie e aprì la bocca per domandare cosa doveva fare, in fin dei conti nessuno tra Betty, Donovan e Zec era ancora rientrato.
«Sì, sì vai» le disse la professoressa, con tono infastidito. «E speriamo non ci siano altre interruzioni.»
Michelle capì che non le sarebbe stata di nessun aiuto. Raccolse quaderno, libro e astuccio e li ripose nello zaino. Si alzò in piedi e osservò Billy. L’amico però non intercettò il suo sguardo: si teneva la testa tra le mani e con la schiena piegata in avanti, si concentrava sulle pagine del volume aperto sul banco, ma con gli occhi ridotti quasi a una fessura.
Forse sta male… oppure è il suo potere…” pensò stringendo gli spallacci fino a far sbiancare le nocche. Non sapeva come comportarsi, segnalare il possibile malessere di Billy, oppure attenersi al piano concordato con gli altri e andare a colloquio?
«Michelle! Cosa fai lì impalata!» la rimproverò la professoressa Petrie.
Imbarazzata, Michelle si mosse rapida verso l’uscita della classe. Le dispiaceva per Billy, ma avrebbe dovuto cavarsela da solo, come del resto anche lei.
Attraversò il corridoio sperando di scorgere i tre compagni andarle incontro e scambiarsi le informazioni sul Consulente, ma non incrociò nessuno. Fu tentata di prendere lo smartphone dalla tasca dei pantaloni e chiamare Dana, ma il timore di metterla in pericolo e condannarla allo stesso destino di Aiden Cheung la frenò.
Michelle si bloccò davanti alla porta socchiusa dell’ufficio del consulente. Forse era ancora in tempo: poteva fare marcia indietro e rintracciare gli altri, insieme occuparsi di Billy e saltare quella conversazione. In fin dei conti non era scritto da nessuna parte che dovesse affrontare Oscurità Maggiore da sola.
«Coraggio, signorina Berg» la invitò Hart Wyngarde dall’interno. «Stare fermi sull’uscio è da maleducati.»
Michelle deglutì e avanzò. Con passi lenti e incerti, si addentrò nella stanza. Le parve normale, un po’ differente da quella del suo responsabile per gli incontri sui disturbi alimentari, ma con lo stesso stile neutro. Una scrivania con una sedia di fronte, uno schedario sulla sinistra e lui, “l’uomo del terrore”, seduto sulla sua poltrona che la fissava sorridente.
«Dove sono i miei compagni? Sono stati convocati prima di me e non li ho più visti» disse tutto d’un fiato.
«Non parlo dei miei altri incontri, non è professionale, dovrebbe saperlo signorina Berg» replicò Hart senza perdere la calma. «Accomodati. Posso darti del tu e chiamarti Michelle?»
Lei annuì, temendo di contrariarlo e si sedette sulla sedia.
«Oh, avanti non essere così tesa, si tratta solo di una chiacchierata.» Hart aprì un cassetto ed estrasse un cestino in metallo con dentro cioccolatini sferici dall’incarto dorato. «Tieni, assaggiane uno, ti aiuteranno a rilassarti.»
Michelle osservò per pochi istanti il contenitore offertole, stretto tra le dita del Consulente e poi scosse la testa. «No, grazie. Sono a posto.»
«Sul serio? Sembra quasi tu abbia paura di essere avvelenata.»
«No, no, io… ecco… sto cercando di evitare spuntini fuori pasto.»
«Oh, certo. Non li rifiuti perché sono Oscurità Maggiore e non si accettano dolci dal cattivo di turno, giusto?»
Michelle trasalì. «No… mi-mi dispiace non intendevo offendere… è solo che non pen…»
«Tranquilla» le rispose lui, sempre con il sorriso. «Non sono offeso. So che mi avete riconosciuto e per questo che volevo incontrarvi.» Posò i cioccolatini sulla scrivania, si alzò e andò verso lo schedario. Lo aprì, scostò due o tre cartellette, poi ne afferrò una e richiuse il cassettone, tornando alla poltrona. Sollevò la copertina e osservò il contenuto, poi la guardò in volto e disse: «Sei un piccolo diamante grezzo e non lo immagini neanche.»
Michelle strabuzzò gli occhi. «Io?»
Hart annuì compiaciuto. «Poco considerata a casa, i tuoi genitori sono ben lontani dal vincere il premio per “padre e madre dell’anno”; bullizzata a scuola dalle solite sciacquette altezzose, hai però attinto tutta da sola alla tua oscurità interiore e, ragazza mia, hai fatto faville. Quel principio di scorticamento con energia psionica era un vero tocco di classe.»
Michelle ricordava ciò a cui faceva riferimento e rabbrividì. «Non ne vado fiera.»
«Lo so, ed è un vero peccato, uno spreco. Hai un potenziale enorme, sotto la giusta guida e se non fossi frenata da compagnie inadeguate potr…»
«È una mia scelta» intervenne. «Ho avuto bisogno di qualcuno che mi facesse notare il mio errore, ma poi ho capito: come uso il mio potere e perché lo faccio sono decisioni solo mie. Nessuno può manipolarmi, o convincermi del contrario. Deciderò sempre da sola come sfruttare il mio dolore e le capacità da Poltergeist. Non mi vergogno dei sentimenti da cui l’ho creato.»
Hart divenne serio. «Vedo che hai le idee molto chiare. Sono impressionato, di nuovo. Quindi vuoi rinunciare a quella bella sensazione di libertà che provi ogni volta che dai sfogo al tuo potere?»
Michelle sostenne il suo sguardo, cominciò a sentirsi meno intimorita. «Ci sono altri modi, altre situazioni, che mi aiutano a provare qualcosa di simile e sono meno pericolose.»
Un largo sorriso ricomparve sulle labbra di Hart. «So a cosa ti riferisci. Stai parlando dei tuoi amici, anzi, mi correggo, di un’amica in particolare. Una ragazza birichina, sensuale, più di una semplice amica. La signorina Dana Giller, correggimi se sbaglio.»
Michelle si morse il labbro inferiore. Aveva fatto centro, ma era sicura di non avergli dato modo si indovinarlo dalle sue parole. Poi ricordò con chi aveva a che fare e a lui non serviva sentirsi dire certi segreti, li percepiva e basta.
«Immagino sia una conclusione a cui tu sia arrivata da sola, ma vorrei sottolineare come chi sceglie come aspetto un look demoniaco, ha forti tendenze all’oscurità» riprese il Consulente Wyngarde. «E grazie alle mie… doti, posso confermarti che nella signorina Giller c’è un grande talento oscuro. Per certi versi, in questo, lei e il fratello sono molto simili.»
«Dana non è una persona cattiva, forse un po’ egoista, ma sa controllarsi e non farà mai del male di proposito» replicò Michelle.
«Ho i miei dubbi sull’ultima affermazione, ma il punto è un altro.» Hart chiuse il fascicolo e lo scostò da davanti a sé. «Oltre all’attrazione fisica, c’è un’altra ragione per cui Dana Giller si è interessata a te. Il tuo potenziale oscuro. Di sicuro quella parte di te ha avuto il suo peso nell’attirarla, nel farti notare e intrigarla. Sei abbastanza intelligente da capire che non sto mentendo.»
Michelle sentì il sudore formarsi ai lati del busto. Una minuscola parte della sua mente aveva preso in considerazione quell’ipotesi, liquidandola il più delle volte, ma senza mai escluderla del tutto.
«Lei… noi non ne abbiamo mai discussso…»
«È ovvio, mia cara» rispose Hart. «Non è un argomento che le coppie affrontano con facilità, ma dovresti domandarti se la chimica tra di voi sarebbe altrettanto infuocata se tu reprimessi la tua oscurità, fino a renderla inutile.»
«Non saprei…» Michelle spostò lo sguardo da lui al cestino con i cioccolatini. L’ansia e l’inquietudine, unite all’insicurezza e il timore di perdere la ragazza di cui era innamorata, avevano riacceso il suo bisogno di cibo.
«E anche ammesso che sia solo una mia preoccupazione, puoi essere sicura che non prenderà bene il fatto che tu voglia privarla dei suoi poteri.»
Michelle tornò di colpo a fissarlo in volto. «Non ho mai detto, o voluto una cosa simile.»
«Però è quello che accadrà. Se aiuterai i tuoi amici a chiudere la Bocca dell’Inferno, una delle conseguenze  inevitabili sarà l’annullamento degli effetti del sogno e tutto ciò che è stato alterato.» Hart fece un lungo sospiro. «Non sono un vero esperto in faccende amorose, ma non credo vi aiuterà a mantenere la vostra relazione.»
Michelle avvertì il panico attanagliarle la gola. Hart Wyngarde aveva ragione. Ogni mossa per allontanarsi da lui, per combatterlo, era un passo che l’avrebbe portata sempre più distante da Dana. Non voleva perderla, ma non voleva nemmeno condannare persone innocenti. Cosa doveva fare?
Sollevò il capo e i suoi occhi si scontarono con la carta dei cioccolatini.
«Posso avere uno dei cioccolatini?»
«Certamente, cara» rispose Hart e le allungò il cestino.
Michelle pescò dal mucchio, facendo scricchiolare l’incarto in plastica e strinse un dolcetto sferico nella mano.
Ne basta uno”, si ripeté. Uno solo. Il cioccolato la calmava, l’aiutava a pensare. Uno non avrebbe fatto male. Forse anche due. Giusto per avere qualcosa in bocca da sgranocchiare.
Lo scartò e mise tra le labbra la pralina al fondente con scaglie di nocciola.
«Mentre ti gusti il cioccolatino, rifletti su quello che ci siamo detti» la invitò Hart. «Come mi hai ripetuto, alla fine, la decisione è solo tua.»
Michelle annuì. Era vero, nonostante quello che avrebbero fatto gli altri, non potevano costringerla su nulla. L’ultima parola sarebbe spettata a lei.
 
 

                                                                        Continua…? 

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