Sorge Oscurità Maggiore 13: La Sottile Linea Oscura
«Donovan Brennon a colloquio con il
Consulente.»
Donovan sollevò il capo e osservò
l’altoparlante da cui era stato pronunciato il suo nome. Aveva l’impressione
che Betty fosse uscita dalla classe da pochi minuti e non era ancora tornata,
però la lezione non era di suo particolare interesse e la noia poteva aver
influito sulla sua percezione del tempo.
«Hai sentito? Il Consulente ti aspetta»
lo riscosse la professoressa Petrie. «E niente soste altrove.»
Donovan chiuse il libro di letteratura e
svogliato, lo buttò con l’astuccio nello zaino. Lanciò un’occhiata sghemba alla
professoressa per quell’appunto non necessario, ma lei era di nuovo assorta
nella sua spiegazione.
Lasciò il banco, mise lo zaino su una
spalla e uscì senza guardare i tre amici, magari gli avrebbero lanciato qualche
raccomandazione pure loro, sillabandola silenziosa, oppure con gli occhi.
Fuori dall’aula, camminando nel
corridoio, si rese conto di come tutti lo reputassero un cattivo soggetto e si
aspettassero il peggio da lui, come se finisse sempre con il combinare qualche
guaio. Per quanto non lo desse a vedere, lo infastidiva.
Scostò la porta dell’ufficio del
Consulente e lo trovò in piedi accanto a uno schedario.
«Accomodati sulla sedia davanti alla
scrivania» gli disse, senza guadarlo in volto, ma assorto in un fascicolo
aperto tra le mani.
«Va bene, dottor Oscurità Maggiore.»
L’uomo girò il viso verso di lui. «Puoi
chiamarmi dottor Wyngarde, al massimo dottor Hart.»
Donovan emise un risolino. «Dobbiamo
proprio fare questa pagliacciata?» L’accordo con il resto del gruppo era di non
opporsi alle sedute, ma non avrebbe fatto finta di non sapere chi fosse in
realtà lo psicologo. «Ti abbiamo riconosciuto.»
«Voi non avete fatto nulla, sono io che
ve lo ho permesso.» Hart Wyngarde chiuse lo schedario, si appoggiò con la
schiena alla scrivania e ci sistemò sopra il fascicolo aperto. Lo guardò in
volto e aggiunse: «E l’oggetto della conversazione sei tu.»
Donovan
si sedette sul posto indicato, rimanendo di fronte all’altro e sistemando lo
zaino tra le gambe. «Come vuole, dottore.
Facciamo questa chiacchierata, sono curioso di scoprire cosa crede di
ottenere.»
Hart scosse la testa. «Signor Brennon, hai
un’alta considerazione di te. Fin troppa. Il tuo fascicolo racconta una storia
diversa: studente mediocre, nessuna attività extra-curriculare rilevante, anche
per il mio interesse sei insignificante.»
Donovan aggrottò la fronte. «In che
senso?»
«Hai mostrato una certa tendenza
all’oscurità, ma diciamocelo, niente di esaltante. E poi hai subito nascosto la
tua natura, spacciandoti per un bravo ragazzo. Ammetto che ti sei messo di
impegno per convincere te stesso e i tuoi amici, ma è solo una facciata.»
«La pensi come vuole» rispose
stringendosi nelle spalle. «La sua opinione non ha molta importanza.»
«Sono i fatti a dimostrarlo.
Analizziamoli» replicò Hart. Spostò la mano destra sul foglio del fascicolo
aperto e abbassò lo sguardo per leggere qualche riga. «Hai girato un video pornografico
amatoriale con la tua fidanzata Anika, senza il suo consenso; in seguito alla
sua reazione vendicativa, ti sei fatto aiutare da Billy per ucciderla e così
hai cancellato ogni ricordo della sua esistenza da chiunque, a parte te e la
signorina Elizabeth Swanson. Questo dimostra una spiccata tendenza alla tua
oscurità interiore: l’atto in sé di tradire la fiducia di Anika riprendendola
di nascosto e poi sostituirti a lei come vittima fino a farla dimenticare. Una
doppia violenza. Subito dopo però…»
«Come fa a saperlo? E perché la ricorda?»
lo interruppe.
Hart alzò una mano in segno che non
aveva ancora finito. «Subito dopo però, ti sei aggregato al gruppetto di
reietti che circondano Billy, sforzandoti di mostrare qualità altruistiche e
redimerti, ma il tuo apporto si è rivelato insulso. Anche nelle situazioni in
cui hai preso l’iniziativa, non sei riuscito a concludere nulla con le tue sole
forze, confermando ancora che questa non è la tua vera natura e di non avere
nemmeno il coraggio di accettare la tua parte oscura. Dimmi, ti sembra che la
mia analisi iniziale sia sbagliata?»
Donovan serrò la mascella. Odiava
ricordare quegli eventi, ma sapeva di aver fatto il possibile per rimediare a
quella storia. «Non ho mai negato di aver fatto una cosa orribile ad Anika e
non avrei mai voluto che tutti la dimenticassero, ma non l’ho trasformata io in
un Demone della Vendetta. E non è vero che sono inutile. Ho imparato dai miei
errori e ho aiutato i miei amici in più occasioni, li ho sostenuti, ho sempre
dato il massimo anche nei casi soprannaturali.»
Hart gli puntò addosso i suoi occhi
scuri. «Per citare le tue parole di poco fa, la tua opinione non conta molto. Puoi
convincerti di aver dato il meglio di te, ma in sostanza non vali nulla. E come
potresti? Sei circondato da persone speciali.»
Donovan strinse le dita chiudendo le
mani a pugno. Non ne aveva fatto parola con nessuno degli altri, ma più
passavano i giorni e maggiore avvertiva il peso di non avere poteri. «Riesco ad
aiutare in altri modi.»
«Come hai fatto con Aiden Cheung?» lo
punzecchiò l’uomo. «Sii onesto: sei circondato da ragazzi con poteri psichici,
poltergeist umani, ragazze intangibili, licantropi e molto altro. Cosa può fare
di davvero rilevante un ragazzo appena nella media come te? Scommetto che anche
per questo la signorina Swanson ha una spiccata simpatia per il giovane ragazzo
lupo Kenneth Wood, lui addirittura ha due doti speciali differenti.»
I loro sguardi si incrociarono e Donovan
vi lesse il piacere di deriderlo. Scattò in piedi e gridò: «Perché sono qui? Ti
prendi gioco di me, ma mi hai voluto nella tua finta seduta, quindi parla
chiaramente.»
Hart fece un passo avanti, gli posò le
mani sulle spalle e lo spinse a sedere sulla sedia. «Calmati e ascolta, nonostante
pensi il contrario, posso aiutarti, darti dei consigli utili. Sta a te se
scegliere di seguirli, o meno.»
Donovan si scrollò le mani dell’altro di
dosso. Provò a studiarlo, a fare come Betty, cercando di capire dove stesse il
trucco, quale fosse la trappola in cui si aspettava che cadesse, ma poi si
spazientì e rinunciò.
«La ascolto» disse. «Non ho altra
scelta.»
Hart sorrise compiaciuto. «Questa
rabbia, signor Brennon, è un buon punto di partenza. Non il meglio in cui puoi
esplorare e sfruttare la tua oscurità, ma da qualche parte bisogna
incominciare.»
«Così è questo il punto.» Donovan
abbozzò un sorriso. «Sono uno stupido, era ovvio che il tuo obbiettivo fosse
corrompermi.»
«Niente affatto, sto cercando solo di
aprirti gli occhi» rispose Hart. «Nella situazione in cui ti trovi ora, sei
facilmente sostituibile e non ci vorrà molto prima che i tuoi cosiddetti amici
lo capiscano e lo mettano in pratica. In principio verrai escluso da alcune
decisioni, poi si dimenticheranno di coinvolgerti e alla fine non sarai più
parte del gruppo.»
Già
adesso ascoltano poco le mie idee pensò Donovan.
«Lo so. E se continuerai a seguire lo
scopo di Billy e chiudere la Bocca dell’Inferno, non ti rimarrà nulla» continuò
Hart Wyngarde. «Senza minacce da affrontare, si scorderanno di te, non avrai
nessun gruppo di amici. E così, essere stato scelto da Elliott Summerson si
ridurrà in una disfatta totale: niente fidanzata, niente amici, niente di
niente. Se mi permetti di guidarti, sfruttando la Bocca dell’Inferno, possiamo
sviluppare la tua oscurità e darti un ruolo più attivo. Non sarai più solo
l’insulso ragazzo senza capacità.»
«Se mi faccio coinvolgere da te, li
perderò comunque.» I dubbi lo tormentavano, ma di questo Donovan era sicuro. «Dov’è
il vantaggio?»
«Sarai tu a fare la prima mossa. Li
ferirai e le vostre strade si divideranno, ma lo farai per primo.» Hart
raccolse il fascicolo, lo chiuse e girò intorno alla scrivania. Si accomodò
sulla sua poltrona dietro la scrivania e concluse: «Meglio lasciare indietro
gli altri, allontanarti da loro, piuttosto che siano loro ad allontanare te.»
Nonostante il buon senso, le ammonizioni
degli amici e una voce dentro anche la sua testa che gli ricordava tutto
questo, Donovan accettò che quell’opzione non era poi da scartare.
Poteva prenderla in considerazione.
Continua…?