lunedì 23 giugno 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 88

Sorge Oscurità Maggiore 13: La Sottile Linea Oscura

 

«Donovan Brennon a colloquio con il Consulente.»

Donovan sollevò il capo e osservò l’altoparlante da cui era stato pronunciato il suo nome. Aveva l’impressione che Betty fosse uscita dalla classe da pochi minuti e non era ancora tornata, però la lezione non era di suo particolare interesse e la noia poteva aver influito sulla sua percezione del tempo.
«Hai sentito? Il Consulente ti aspetta» lo riscosse la professoressa Petrie. «E niente soste altrove.»
Donovan chiuse il libro di letteratura e svogliato, lo buttò con l’astuccio nello zaino. Lanciò un’occhiata sghemba alla professoressa per quell’appunto non necessario, ma lei era di nuovo assorta nella sua spiegazione.
Lasciò il banco, mise lo zaino su una spalla e uscì senza guardare i tre amici, magari gli avrebbero lanciato qualche raccomandazione pure loro, sillabandola silenziosa, oppure con gli occhi.
Fuori dall’aula, camminando nel corridoio, si rese conto di come tutti lo reputassero un cattivo soggetto e si aspettassero il peggio da lui, come se finisse sempre con il combinare qualche guaio. Per quanto non lo desse a vedere, lo infastidiva.
Scostò la porta dell’ufficio del Consulente e lo trovò in piedi accanto a uno schedario.
«Accomodati sulla sedia davanti alla scrivania» gli disse, senza guadarlo in volto, ma assorto in un fascicolo aperto tra le mani.
«Va bene, dottor Oscurità Maggiore.»
L’uomo girò il viso verso di lui. «Puoi chiamarmi dottor Wyngarde, al massimo dottor Hart.»
Donovan emise un risolino. «Dobbiamo proprio fare questa pagliacciata?» L’accordo con il resto del gruppo era di non opporsi alle sedute, ma non avrebbe fatto finta di non sapere chi fosse in realtà lo psicologo. «Ti abbiamo riconosciuto.»
«Voi non avete fatto nulla, sono io che ve lo ho permesso.» Hart Wyngarde chiuse lo schedario, si appoggiò con la schiena alla scrivania e ci sistemò sopra il fascicolo aperto. Lo guardò in volto e aggiunse: «E l’oggetto della conversazione sei tu.»
Donovan si sedette sul posto indicato, rimanendo di fronte all’altro e sistemando lo zaino tra le gambe. «Come vuole, dottore. Facciamo questa chiacchierata, sono curioso di scoprire cosa crede di ottenere.»
Hart scosse la testa. «Signor Brennon, hai un’alta considerazione di te. Fin troppa. Il tuo fascicolo racconta una storia diversa: studente mediocre, nessuna attività extra-curriculare rilevante, anche per il mio interesse sei insignificante.»
Donovan aggrottò la fronte. «In che senso?»
«Hai mostrato una certa tendenza all’oscurità, ma diciamocelo, niente di esaltante. E poi hai subito nascosto la tua natura, spacciandoti per un bravo ragazzo. Ammetto che ti sei messo di impegno per convincere te stesso e i tuoi amici, ma è solo una facciata.»
«La pensi come vuole» rispose stringendosi nelle spalle. «La sua opinione non ha molta importanza.»
«Sono i fatti a dimostrarlo. Analizziamoli» replicò Hart. Spostò la mano destra sul foglio del fascicolo aperto e abbassò lo sguardo per leggere qualche riga. «Hai girato un video pornografico amatoriale con la tua fidanzata Anika, senza il suo consenso; in seguito alla sua reazione vendicativa, ti sei fatto aiutare da Billy per ucciderla e così hai cancellato ogni ricordo della sua esistenza da chiunque, a parte te e la signorina Elizabeth Swanson. Questo dimostra una spiccata tendenza alla tua oscurità interiore: l’atto in sé di tradire la fiducia di Anika riprendendola di nascosto e poi sostituirti a lei come vittima fino a farla dimenticare. Una doppia violenza. Subito dopo però…»
«Come fa a saperlo? E perché la ricorda?» lo interruppe.
Hart alzò una mano in segno che non aveva ancora finito. «Subito dopo però, ti sei aggregato al gruppetto di reietti che circondano Billy, sforzandoti di mostrare qualità altruistiche e redimerti, ma il tuo apporto si è rivelato insulso. Anche nelle situazioni in cui hai preso l’iniziativa, non sei riuscito a concludere nulla con le tue sole forze, confermando ancora che questa non è la tua vera natura e di non avere nemmeno il coraggio di accettare la tua parte oscura. Dimmi, ti sembra che la mia analisi iniziale sia sbagliata?»
Donovan serrò la mascella. Odiava ricordare quegli eventi, ma sapeva di aver fatto il possibile per rimediare a quella storia. «Non ho mai negato di aver fatto una cosa orribile ad Anika e non avrei mai voluto che tutti la dimenticassero, ma non l’ho trasformata io in un Demone della Vendetta. E non è vero che sono inutile. Ho imparato dai miei errori e ho aiutato i miei amici in più occasioni, li ho sostenuti, ho sempre dato il massimo anche nei casi soprannaturali.»
Hart gli puntò addosso i suoi occhi scuri. «Per citare le tue parole di poco fa, la tua opinione non conta molto. Puoi convincerti di aver dato il meglio di te, ma in sostanza non vali nulla. E come potresti? Sei circondato da persone speciali.»
Donovan strinse le dita chiudendo le mani a pugno. Non ne aveva fatto parola con nessuno degli altri, ma più passavano i giorni e maggiore avvertiva il peso di non avere poteri. «Riesco ad aiutare in altri modi.»
«Come hai fatto con Aiden Cheung?» lo punzecchiò l’uomo. «Sii onesto: sei circondato da ragazzi con poteri psichici, poltergeist umani, ragazze intangibili, licantropi e molto altro. Cosa può fare di davvero rilevante un ragazzo appena nella media come te? Scommetto che anche per questo la signorina Swanson ha una spiccata simpatia per il giovane ragazzo lupo Kenneth Wood, lui addirittura ha due doti speciali differenti.»
I loro sguardi si incrociarono e Donovan vi lesse il piacere di deriderlo. Scattò in piedi e gridò: «Perché sono qui? Ti prendi gioco di me, ma mi hai voluto nella tua finta seduta, quindi parla chiaramente.»
Hart fece un passo avanti, gli posò le mani sulle spalle e lo spinse a sedere sulla sedia. «Calmati e ascolta, nonostante pensi il contrario, posso aiutarti, darti dei consigli utili. Sta a te se scegliere di seguirli, o meno.»
Donovan si scrollò le mani dell’altro di dosso. Provò a studiarlo, a fare come Betty, cercando di capire dove stesse il trucco, quale fosse la trappola in cui si aspettava che cadesse, ma poi si spazientì e rinunciò.
«La ascolto» disse. «Non ho altra scelta.»
Hart sorrise compiaciuto. «Questa rabbia, signor Brennon, è un buon punto di partenza. Non il meglio in cui puoi esplorare e sfruttare la tua oscurità, ma da qualche parte bisogna incominciare.»
«Così è questo il punto.» Donovan abbozzò un sorriso. «Sono uno stupido, era ovvio che il tuo obbiettivo fosse corrompermi.»
«Niente affatto, sto cercando solo di aprirti gli occhi» rispose Hart. «Nella situazione in cui ti trovi ora, sei facilmente sostituibile e non ci vorrà molto prima che i tuoi cosiddetti amici lo capiscano e lo mettano in pratica. In principio verrai escluso da alcune decisioni, poi si dimenticheranno di coinvolgerti e alla fine non sarai più parte del gruppo.»
Già adesso ascoltano poco le mie idee pensò Donovan.
«Lo so. E se continuerai a seguire lo scopo di Billy e chiudere la Bocca dell’Inferno, non ti rimarrà nulla» continuò Hart Wyngarde. «Senza minacce da affrontare, si scorderanno di te, non avrai nessun gruppo di amici. E così, essere stato scelto da Elliott Summerson si ridurrà in una disfatta totale: niente fidanzata, niente amici, niente di niente. Se mi permetti di guidarti, sfruttando la Bocca dell’Inferno, possiamo sviluppare la tua oscurità e darti un ruolo più attivo. Non sarai più solo l’insulso ragazzo senza capacità.»
«Se mi faccio coinvolgere da te, li perderò comunque.» I dubbi lo tormentavano, ma di questo Donovan era sicuro. «Dov’è il vantaggio?»
«Sarai tu a fare la prima mossa. Li ferirai e le vostre strade si divideranno, ma lo farai per primo.» Hart raccolse il fascicolo, lo chiuse e girò intorno alla scrivania. Si accomodò sulla sua poltrona dietro la scrivania e concluse: «Meglio lasciare indietro gli altri, allontanarti da loro, piuttosto che siano loro ad allontanare te.»
Nonostante il buon senso, le ammonizioni degli amici e una voce dentro anche la sua testa che gli ricordava tutto questo, Donovan accettò che quell’opzione non era poi da scartare.
Poteva prenderla in considerazione.   
 
 

                                                                     Continua…?

lunedì 9 giugno 2025

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 87

Sorge Oscurità Maggiore 12: L’Oscurità Illumina il Trauma

 

«Elizabeth Swanson a colloquio con il Consulente.»

Udendo il suo nome e cognome, Betty sobbalzò sulla sedia.
La voce gracchiante della segretaria del preside si diffuse per l’intera aula dall’altoparlante fissato al muro, sopra la lavagna. La professoressa Petrie si zittì, incrociò lo sguardo con lei e annuì, riprendendo poi la spiegazione della lezione di letteratura.
Betty scattò in piedi, raccolse astuccio, libro e quaderno dal banco e li cacciò in fretta e furia nella borsa. Scostò la sedia e si allontanò dal suo posto, senza rivolgere alcuna attenzione ai suoi quattro amici presenti in classe.
Uscì nel corridoio e lo percorse a passo spedito. Aveva discusso il pomeriggio prima con Billy, Donovan, Zec e Michelle su come comportarsi e l’unica conclusione a cui erano arrivati, era di non potersi sottrarre a quel colloquio. Oscurità Maggiore li aveva colti di sorpresa e trovato un sistema per perseguitarli, assumendo un’identità inattaccabile: lo stimato dottor Hart Wyngarde, un confidente, un esperto in grado di ascoltarli e guidarli, non potevano batterlo a quella mossa.
Betty inspirò dal naso ed espirò dalla bocca prima di fermarsi davanti alla porta dell’ufficio del Consulente. Non si sarebbe data per vinta, era intelligente e quella era la sua arma migliore. Aveva capito anche che la decisione di chiamarli pubblicamente e facendo risuonare l’avviso era una strategia per intimorirli e affermare la sua superiorità, ma non sarebbe caduta in quel tranello.
Sistemò la tracolla della borsa sulla spalla destra e spinse l’uscio decisa, entrando nell’ufficio.
«Benvenuta, signorina Swanson» l’accolse Hart Wyngarde, seduto dietro una scrivania, la cui superficie era occupata solo da una lampada da tavolo, una targa con inciso “H. WYNGARDE”, una penna stilografica e un blocco di appunti. «Si accomodi.»
Il tono formale con cui si rivolse a lei, bloccò Betty sull’entrata. Poi si riscosse, ricordando di non farsi manipolare dai giochetti e si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania. Gli avrebbe dimostrato di non farsi scalfire da nulla di quello che le avrebbe detto.
«È un piacere averla qui, so che è tra gli studenti più promettenti del suo anno.»
«Dobbiamo fingere di non conoscerci?» Tentò di spiazzarlo Betty. «So che sei Oscurità Maggiore, il tuo aspetto può ingannare gli altri, ma non funziona con me.»
Hart sorrise. «Lo so, volevo che tu e i tuoi amici foste gli unici a saperlo. Renderà le sedute più produttive.»
Betty aprì la bocca senza formulare una risposta. Era riuscito in pochi minuti a sorprenderla per la seconda volta. Lo osservò alzarsi dalla poltrona, lasciare la scrivania, andare verso uno schedario alla sua sinistra e armeggiare con le dita tra i fascicoli fino a estrarne uno e portarlo con sé di nuovo al suo posto. Per quanto cercasse di prevedere le sue mosse, o provasse ad anticiparle, non intuiva il suo piano.
«Dunque, vediamo un po’…» Hart aprì la copertina di cartoncino e girò un paio di fogli. «Studentessa impeccabile, voti superiori alla media, hai il profilo della ragazza con un gran quoziente intellettivo. Scommetto che anche in questo momento il tuo cervellino sta lavorando per escogitare una strategia adatta alla situazione.»
«Per questo sono qui? È una specie di gara di intelletto? Vuoi che scopra da sola il motivo di questo tuo travestimento e come ti può avvantaggiare.»
«Adesso ti sopravvaluti.»
«Se non vuoi mettermi alla prova, significa che vuoi spingermi a fare qualcosa di orribile. Mi trasformerai in un mostro come hai fatto con Aiden?»
Hart divenne serio. «Questa seduta è incentrata su di te, Elizabeth Swanson, non tratteremo argomenti riguardanti altri studenti, a meno che tu non abbia bisogno di confidarmi  i tuoi pensieri riguardo la morte di Aiden Cheung, o di altri.»
Betty inarcò il sopracciglio. «Non ho idea di cosa stia parlando.»
Hart girò una nuova pagina dal fascicolo davanti a sé. «Il nome Edward ti suona familiare? Forse ti aiuta di più se lo chiamo Eddy.»
Betty irrigidì le spalle e la tracolla le scivolò lungo il braccio, la borsa cadde con un tonfo secco sul pavimento, accanto ai suoi piedi. Quella storia era successa più di un anno prima, perché tirarla fuori adesso?
«Già, lo immaginavo.» Le labbra di Hart si piegarono in un sorriso compiaciuto. «Qui c’è scritto che vi siete conosciuti in un forum online a tema vampiri e avete organizzato un incontro, un appuntamento. C’è anche una nota in cui è specificato che i tuoi genitori non ne erano a conoscenza.»
«Non ci credo» intervenne Betty. «Non ci sono scritte quelle informazioni. Non riguardano il mio percorso scolastico.»
«Queste sono mie annotazioni personali su di te, riguardano la tua vita in ogni suo aspetto.» Hart aveva assunto un tono deciso, ma non aggressivo. «Ammetto di essere deluso, con la tua mente analitica non hai preso in considerazione che avremmo affrontato un tema tanto… oscuro?»
«Non ho niente da dire al riguardo.» Betty si morse il labbro inferiore. Quel nome, quel ricordo la sconvolgevano ancora. E lui lo sapeva. Aveva colpito il suo punto debole e lei aveva ceduto subito, non era stata in grado di reggere il confronto neanche per una manciata di minuti.
«Strano, visto che è stato l’ultimo appuntamento per Eddy. Dopo è morto. Come ti fa sentire?»
«Se l’è meritato!»
«Perché? Cosa ha fatto?»
Betty lo guardò riversando tutto il suo odio per quelle domande. «Lo sai. Puoi credere di capirmi, ma anche io capisco i tuoi metodi e vuoi solo mettermi in difficoltà.»
«Al contrario, riconosco la tua intelligenza e questo piccolo segreto ti blocca. Ora rispondimi. A parte Billy non lo sa nessuno, ma non ne hai fatto più parola nemmeno con lui. Non ne hai più parlato, o ripensato. Hai sotterrato tutto, ma sappiamo entrambi che nasconderlo e ignorarlo non lo cancella. Devi affrontarlo.»
Betty avvertì un groppo bloccarsi in mezzo alla gola. «Lui… lui ha cercato… »
«Liberati» disse Hart.
«Eddy mi ha aggredita.» Betty chiuse gli occhi.  Aveva detto ad alta voce quell’esperienza di cui voleva perdere il ricordo, ma non si sentiva meglio. «Voglio interrompere la seduta.»
«Non è possibile, stabilisco io quando iniziare e finire» replicò Hart. «E comunque stiamo già facendo dei progressi: ammettere un trauma, dopo averlo represso per tanto tempo, è un grande passo avanti.»
Betty cercò di alzarsi, ma i suoi arti rimasero fermi nella posizione seduta.
«Non devi opporti, sono qui per aiutarti a scoprire una parte di te. Renderti consapevole.»
«Vuoi solo torturarmi. Sei un manipolatore crudele.»
«Sì, è così e non rinnego la mia natura.» Hart incrociò tra loro le dita delle mani e vi poggiò sopra il mento. «È il momento che anche tu accetti la parte nascosta di te. Quello che hai subito, ti ha cambiata e condizionata.»
«Non è vero. Sono andata avanti, ho perfino un fidanzato.»
«Donovan Brennon… per favore, tra voi c’è un rapporto insulso» replicò Hart con una smorfia disgustata. «Vi siete scambiati qualche bacio, siete stati insieme a un ballo, e poi? Non un vero appuntamento, nemmeno una traccia di intimità.»
Betty non trovò modo di dargli torto, ma Donovan aveva molte qualità e tra loro c’era una vera relazione. «C’è altro oltre al contatto fisico. Lui mi ha aiutata a con…»
«Interessante che tu abbia usato proprio quelle due parole. Contatto. Fisico» la interruppe Hart. «Sorvolando sul fatto che sai quanto il signor Brennon sia sensibile al sesso, avere paura di una diretta esperienza fisica con qualcuno è la conseguenza del tuo trauma.»
«Non… non… è vero.»
Hart scosse la testa.  «Oh, Elizabeth, inizio a dubitare della tua mente brillante. Analizziamo il tuo potere: sei letteralmente una ragazza che non può essere sfiorata. Per te l’intangibilità non è un’arma, ma una difesa: nessuno potrà metterti le mani addosso se non lo vorrai.»
«Sei fuori strada. E non sei così perspicace come credi.» Betty ritrovò un barlume della sua sicurezza, lo aveva colto in fallo. «Visto che sai tutto quello che mi riguarda, ti ricorderai che questo potere è un regalo non richiesto di Sasha DiVittis, un modo per mettermi in difficoltà nel suo gioco.»
Hart sollevò il viso dalle mani e liberando le dita, agitò l’indice sinistro in segno di diniego. «Non è del tutto esatto. Prima che la situazione diventasse permanente, hai sperimentato l’ebbrezza di essere libera dal tocco di chiunque. Ti leggo dentro, ti è piaciuto, hai trovato la soluzione alle tue angosce: “Se non mi toccano, non subirò più quello che mi ha fatto Eddy”.»
Betty si strinse le braccia intorno al petto. Si sentì vulnerabile, aveva ripetuto ciò che aveva pensato. Non lo aveva ammesso fino a quel momento. Poi scosse la testa. No, la stava solo confondendo.
«Non potevo sapere che Sasha avrebbe preso di mira me» rispose, fissandolo negli occhi scuri. «La sera di Halloween, ci ha minacciati tutti e cinque. Poteva toccare a Michelle, a Billy, o a Zec… lei mi ha scelta per caso.»
«Ha avvertito la tua paura, ma non ha capito a cosa si riferisse. Certo, all’inizio l’idea di galleggiare per sempre nel vuoto ti terrorizzava, ma poi ti sei resa conto che temevi di più l’eventualità di perdere quella capacità tanto rassicurante.»
«Mi stai accusando di aver sfruttato la situazione.»
«Esatto.» Hart sorrise ancora una volta soddisfatto. «Forse non ne eri del tutto consapevole, ma hai guidato il potere di alterazione di Sasha DiVittis a tuo vantaggio. E questo ci porta alla reale conclusione importante: in te c’è più potenziale di oscurità di quanto immagini.»
Betty chiuse la bocca e rifletté. Il suo ragionamento aveva senso. Per quanto scossa da quelle rivelazioni, riusciva a seguire la logica e tutto combaciava. Il suo tenere a distanza Donovan, la facilità con cui aveva padroneggiato ogni giorno l’intangibilità. Era stata la sua risposta al tentativo di violenza. La risposta al trauma.
Hart si alzò dalla poltrona e girò intorno alla scrivania, fermandosi davanti a lei. «Adesso vorrei darti un ultimo particolare su cui pensare. Se la Bocca dell’Inferno cesserà di esistere, come Billy vi ha convinti sia meglio, perderai questo tuo potere. È davvero quello che vuoi? Perché farsi condizionare dagli altri, se hai una possibilità di proteggerti?»
Betty lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Doveva rivalutare le sue decisioni. «Io… ci penserò su.»
Hart le posò la mano destra sulla spalla. «Saggia decisione. La seduta è finita.»
 
 

                                                              Continua…?