lunedì 16 dicembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 75

 Il Gioco del Branco 39: L’Inizio della Fine

 

Billy scrutò i volti di Chas e Jordan davanti a lui all’imboccatura del corridoio del Saint Mary.

I due ragazzi li avevano accompagnati all’ospedale in caso di dover creare un diversivo per farli entrare, ma non ce ne era stato bisogno. Il personale all’ingresso non aveva fatto troppo caso a loro e sembrava non fossero più considerate persone non gradite: la gente dimenticava gli scandali facilmente, sostituendoli con qualcosa di nuovo e più interessante.
«Qual è al situazione tra noi?» chiese Jordan senza girarci intorno.
«Dipende da voi» replicò Billy. «Possiamo essere un’unica squadra.»
Chas emise un risolino. «Non avere fretta di stampare le tessere di adesione al vostro club.»
Billy si strinse nelle spalle. «Come volete. Mi basta che non facciate male a nessuno.»
Jordan grugnì qualcosa di incomprensibile, poi disse: «Un concetto soggettivo. Consideriamoci in rapporti semi-amichevoli.»
«Useremo i nostri poteri quando e come ne avremo voglia» puntualizzò Chas. «E se non dovesse andarvi bene… vedremo chi la spunterà.»
La ragazza prese il compagno sotto braccio e andarono verso l’ascensore.
Billy li seguì con lo sguardo e mentre le porte scorrevoli li coprivano dalla sua visuale, si ripeté di affrontare un problema alla volta e solo in caso si presentasse.
«È andata bene» fece Zec, accostandosi a lui. «Non siamo amici per la pelle, ma è un po’ più di una tregua.»
Billy annuì. «Dove sono Michelle, Betty e Donovan?»
«Sono andati a controllare Sasha.»
«Bene, vediamo se ha mantenuto la promessa.» Si spostò verso la parete con la stanza di Elliott Summerson e trovò la porta chiusa. «Un buon segno. Se è tutto a posto, dovremmo chiamare Nicole Racher e discutere con lei di una soluzione per svegliarlo. Le avevo fatto questa promessa.»
«Vuoi che entri con te?» domandò Zec.
«No, resta fuori di guardia. La prudenza non è mai troppa.»
Billy posò la mano sul pomello e lo girò, con uno scatto la porta si aprì di uno spiraglio. Prese un respiro e la spinse in avanti, entrò nella camera e chiuse la porta alle sue spalle.
Il suo sguardo si posò subito sul letto: Elliott dormiva in quella stessa posa in cui lo avevano lasciato mesi prima. L’occultamento di Sasha era svanito.
Avanzò di pochi passi verso l’uomo e si sentì sollevato nel ritrovarlo davanti a sé. Era assurdo, ma per lui era come un ritorno alla normalità.
«Non è finita.»
Billy riconobbe quella voce dal tono fermo. Si guardò attorno e individuò una coppia di occhi che lo fissavano dall’angolo vicino alla finestra. La Prima Cacciatrice compì un passo in avanti e il suo corpo e le sue vesti stracciate si mostrarono a tratti, confuse nella penombra.
«Ti rifai viva solo adesso» replicò un po’ irritato.
«La ragazza bloccava anche me» rispose lei.
«Puoi essere meno vaga? Abbiamo chiuso il gioco di Kate e Sasha ha annullato la sua presenza.»
La Prima Cacciatrice compì un secondo passo. «Una minaccia è conclusa, ma una più grande è in arrivo.»
Billy incrociò le braccia spazientito. Non sapeva se sceglieva apposta di parlare per mezze frasi, o se qualcosa le impediva di essere esplicita, però era stanco di doversi scervellare per interpretare ogni avvertimento.
«Basta con indovinelli ed enigmi» le ribadì. «Se hai qualcosa da dirmi, fallo e basta.»
Lei lo fissò con le labbra chiuse.
Billy attese pochi secondi e stanco, fece dietrofront per lasciare la stanza. Posò le dita sul pomello e alle sue spalle la Prima Cacciatrice parlò di nuovo.
«L’oscurità è in agguato.»
Lui si voltò di scatto. «Ti riferisci all’Oscurità Maggiore?»
La donna era scomparsa.
Oltre a lui e ad Elliott non c’era nessuno nella camera.
Girò il pomello e tornò in corridoio.
Zec notò subito la sua espressione rassegnata. «Qualcosa non va? Non c’è? Sasha ha mentito.»
Billy rilassò i muscoli del volto e si sforzò ad assumere un’espressione più rilassata. «È tutto ok. Elliott è dove deve essere.» Prese il compagno per mano e si avviarono all’ascensore. «Raggiungiamo gli altri all’ingresso.»
Billy decise che era inutile mettere in agitazione i suoi amici. Non avrebbe menzionato la Prima Cacciatrice e il suo avvertimento. Si era detto di non preoccuparsi di un problema finché non si fosse concretizzato e così avrebbe fatto.
Anche se temeva di dover tornare in azione prima del previsto.     
 

 

                                                         FINE STAGIONE 2

lunedì 2 dicembre 2024

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 74

Il Gioco del Branco 38: Basta Giocare!

 

Zec sollevò a fatica la testa e si sforzò a tenere aperti gli occhi.

Kate li scrutava come un gatto pronto a giocare con i topi. «Avanti, non siate timidi. Tanto morirete tutti.»
Non poteva permetterlo. Zec posò i palmi sull’erba bagnata e fredda e si issò sulle braccia. Scrutò i ragazzi intorno a lui. Ognuno di loro cercava di riprendersi dal colpo psionico scagliato dalla donna con la Falce, ma nonostante alcuni possedessero poteri sovraumani, ogni movimento era doloroso e fiaccante. Kate usava l’arma che avevano creato in modi che loro neanche avevano immaginato.
«Vuol dire che deciderò io.» Con uno scatto Kate si girò verso Betty. «Tu! Mantengo la mia scelta iniziale.»
Zec mugolò provando a richiamare ancora la trasformazione da poltergeist umano. Un’immagine improvvisa  frenò i suoi tentativi.
Billy comparve davanti a tutti loro con al suo fianco una giovane dai capelli biondi scossi dal vento: Sasha DiVittis.
«Hai finito con le minacce» disse il suo ragazzo, in tono perentorio.
«Basta, Kate» fece Sasha. «Non ho più intenzione di giocare.»
Kate li fissò interdetta, poi riacquistò la sua fermezza e si rivolse alla sua controparte giovane. «È da un pezzo che non tieni tu le fila. Sei idiota quanto loro, se credi di fermarmi. E poi non essere ipocrita: hai messo in piedi tutto questo per vendicarti.»
Sasha si morse il labbro inferiore. «Hai ragione e in quel momento mi sembrava la cosa giusta, ma non mi sarei mai spinta fin dove vuoi arrivare tu. Crystal non lo vorrebbe.»
«Grazie a me tra poco potrai chiederlo direttamente a lei.»
Sasha avanzò. «No. Finisce qui. Non sei più forte di me. Ti ho creata e posso…»
«Distruggermi?» concluse Kate in tono interrogativo. Poi scoppiò a ridere e con una mossa rapida le avvicinò minacciosa la lama della Falce alla carne della gola. «Posso avere avuto origine da te, ma adesso ho un’altra fonte di sostentamento.»
«È l’Oscurità Maggiore» disse Zec, mettendosi in ginocchio. «Penso sia la stessa entità di cui ci hanno avvisato proprio in questo cimitero.»
Billy lo fissò incredulo e riportò di nuovo lo sguardo su Kate. «Di cosa stai parlando?»
«Non ho tempo per questo» replicò la nemica.
Sfruttando quel frammento di disattenzione, Sasha agguantò con entrambe le mani una parte dell’impugnatura dell’arma. «Ho assistito inerme alla morte di mia sorella. Non farò lo stesso adesso.»   
Kate ringhiò tra le zanne. «Patetica mocciosa, non sai nemmeno tu cosa vuoi per davvero. Prima li tormenti per settimane, ora vuoi salvarli e tra mezz’ora cambierai ancora idea.»
Billy si spostò alle spalle di Sasha e strinse le mani su quelle di lei, aiutandola e scansare la lama. «No, era mossa dalla rabbia, dal dolore e tu hai preso quella forma. Però ha compreso il suo sbaglio e vuole rimediare. Mi fido di lei.»
Zec lo osservò per pochi istanti. Era sincero, credeva al ravvedimento di Sasha. E dare una forma sovrannaturale a sentimenti negativi era qualcosa che comprendeva bene. Lo aveva fatto molto prima della ragazzina, anzi ci ricorreva di continuo quando accedeva ai suoi poteri.
Scattò in piedi e con entrambe le mani fece pressione sulla schiena del fidanzato, per dargli un’ulteriore spinta contro la donna.  
Sasha girò di poco il volto e gli lanciò uno sguardo sorpreso.
«Posso capire perché hai agito in quel modo» le disse con un mezzo sorriso. «L’ho fatto anche io e non posso giudicarti. Qualcuno mi ha spiegato che posso controllare e modellare quei sentimenti in una forza positiva. Ci riuscirai anche tu.»
Michelle fu subito al suo fianco e strinse il paletto appuntito con cui terminava la Falce. Spingendo contro Kate, aggiunse: «Lo credo anche io.»
«Vedi Sasha? Non sono più arrabbiati con te» esclamò Billy.
Zec cercò con la coda dell’occhio gli ultimi compagni. Dana si alzò in piedi senza muoversi: bastò scambiarsi uno sguardo per dirgli che sapeva di non poter essere utile. Notò Donovan e Betty sollevarsi a fatica dal terreno. Seppur ancor intontito, il ragazzo intrecciò le braccia sotto i gomiti di Michelle, per darle man forte. Betty si mosse titubante, poi scosse la testa e strinse il suo braccio destro, aiutandolo a contrastare la forza dell’avversaria.
Kate li osservò infastidita. «Siete degli idioti» ripeté. «Non mi sconfiggerete, non avete ma… argh
Zec strabuzzò gli occhi. L’urlo che l’aveva obbligata a tranciare la frase era stato provocato da Jordan e Chas. Lui le aveva stretto un braccio intorno al collo e l’altro sulla pancia e la trascinava indietro; lei le aveva afferrato i lunghi capelli castano chiaro e le tirava le ciocche con veemenza.
«Sapevamo di essere usati, ma tu hai esagerato» disse Jordan.
«Siamo con te Sasha, ti aiuteremo» fece Chas.
Zec fu sorpreso dal loro intervento. Forse li aveva giudicati male. Qualsiasi attrito ci fosse stato, ora erano tutti dalla stessa parte e funzionava. Kate era in difficoltà.
«Ho commesso degli errori, tanti, però tu sei stato il peggiore» urlò Sasha. «Non mi servi. Sparisci!»
La Falce si surriscaldò, Zec percepì un calore piacevole e rassicurante e da come strinsero la presa tra loro, vide che era lo stesso per i suoi amici.
Per Sasha e Kate fu l’opposto: mollarono la presa scottate da quel bruciore improvviso. 
«Ce ne occupiamo noi» gridò Billy.
Sasha indietreggiò.
Zec spostò la presa sulle braccia di Billy e avvertì le mani di Betty salde sulle sue. Quasi fossero un prolungamento dei suoi arti, sentì il tocco di Michelle e Donovan seppur lontani da lui. Come un'unica persona, brandirono l’arma, rigirando la lama contro Kate.
La calarono una volta, procurandole un taglio nel petto.
Chas e Jordan abbandonarono le rispettive strette sul corpo della donna, arretrando.
Kate dilatò le palpebre e spalancò la bocca in una smorfia di sgomento. Le zanne rientrarono nelle gengive, la trasformazione in giaguaro mannaro si annullò lenta e cadde sulle ginocchia, atterrando sull’erba. Ebbe un sussulto e un’ombra scura si sollevò dalla sua sagoma, disperdendosi nel cielo bruno della notte.
«L’avete vista?» domandò Zec.
Betty annuì.
«Cos’era?» chiese  Donovan.
«Potrebbe essere… l’Oscurità maggiore?» ipotizzò Michelle.
Billy abbassò le braccia sciogliendo la loro unione. «È probabile.»
Dana fissò per qualche secondo il cielo e poi lo guardò in volto. «Penso sia solo un “ci rivedremo”.»
Sasha avanzò incerta tra di loro e si fermò a un passo dall’altra manifestazione di sé.
Con la mano sinistra, Kate si tastò la ferita, che percorreva in trasversale il suo petto da sotto i seni fino all’ombelico, ma non si macchiò di sangue. Non usciva nulla. «Provo… un senso di vuoto…»
Zec si girò a guardare Billy. «Dovremmo chiamare un’ambulanza?»
Il ragazzo scosse la testa. Tenendo la Falce con la mano destra lungo il fianco, disse: «Non ha bisogno di cure. Deve solo essere lasciata andare. E devi farlo tu Sasha.»
La ragazzina bionda si inginocchiò e tremando, posò il palmo sinistro sulla guancia della donna. «Non è stata tutta colpa tua, mi hai aiutato ed è stato bello… almeno per un po’. Ora, non mi servi più.»
«N-no… io… posso ancora… f-farti…» balbettò Kate.
«Shh» fece Sasha con dolcezza, la sua mano divenne ferma. «Va bene così, riposati.»
Kate chiuse gli occhi. Rilassò le spalle. La sua figura si fece evanescente, i contorni persero consistenza, i colori dei vestiti, della pelle e dei capelli sbiadirono. In uno sciamare di scintille bianco sporco, si dissolse.
Sasha si rimise in piedi. «È tutto finito.» Guardò di fronte a sé Chas e Jordan. «Non volevo farvi male. Perdonatemi, se potete. Siete stati dei buoni amici.»
«Anche tu» replicò Jordan, sforzandosi di sorridere.
Chas si schiarì la voce. «Quando ti sveglierai, potremmo vederci. Magari per un gelato.»
Sasha sorrise. «Sarebbe bello.»
Billy le andò accanto e posò la mano sinistra sulla spalla della ragazzina. «Puoi tornare a riposare anche tu. Lascia che il tuo corpo abbaia il tempo di guarire e non avere paura di risvegliarti.»
Lei lo fissò. «Ti rivedrò?»
Zec notò l’incertezza sul volto del suo fidanzato, quasi la paura nel fare quella promessa. «Ci saremo noi» disse al posto suo. «Noi quattro ti aiuteremo, se vorrai. Anche io ho questioni irrisolte con mia sorella.»
«Ehi!» esclamò Dana stizzita. «Io sono ancora viva.»
Sasha li scrutò con occhi innocenti.
«Me ne intendo abbastanza di genitori problematici, potrò darti qualche consiglio» fece Donovan.
«Anche io» intervenne Michelle. «Voglio dire, i rapporti con mia mamma sono difficili, potremmo parlarne insieme.»
Betty si raddrizzò gli occhiali sul naso. «Mi sento più ferrata sui poteri paranormali, magari potremmo fare due chiacchiere sulle tue abilità e fare qualche esperimento per testarli. Se vuoi.»
Sasha sorrise e a Zec sembrò ancora più giovane dei suoi tredici anni.
Fu il suo turno di scomparire.
Lui guardò il vuoto dove prima sostava. «E ora? Cosa facciamo?»
«Mettiamo questa in un luogo sicuro» rispose Billy, allungando la mano con cui stringeva la Falce, «E andiamo a trovare Elliott.»
 
 

                                                                  Continua…?