CAPITOLO 66
Il libro che risorge
Angelo Moser
osservò i due ragazzi andare incontro ai demoni, seguendoli fin dove la vista
gli permetteva. Una parte di lui era fiera di loro, forse non lo avrebbero
ammesso apertamente, ma era convinto che stessero iniziando a prendere
seriamente in considerazione l’idea di diventare guerrieri dell’Ordine e
lottare per difendere gli innocenti.
Si spostò verso
la vetrina, sperando di scorgerli mentre combattevano, la visuale però era
ostruita dalle fronde degli alberi del parco.
«Dai l’addio ai
tuoi agnelli sacrificali?» domandò una voce cavernosa alle sue spalle.
Angelo si girò
con uno scatto e si trovò a una decina di passi di distanza dal demone dalle
squame blu. «Come sei riuscito a entrare?»
«Non crederai
davvero che le tue insulse protezioni magiche siano un problema per me? Sono
Carovus, emissario di DiKann. Niente può fermarmi.»
«L’ultima volta
che sei stato qui la pensavi diversamente.» Angelo estrasse un osso dalla tasca
dei pantaloni, lo lanciò ai piedi del demone e urlò «Disperde nebule!»
Una foschia
grigio perla si avventò contro l’intruso, ma fu dispersa da uno sbuffo di
vapore blu cobalto che portò Carovus davanti al bancone con il registratore di
cassa.
«Ottima mossa»
ammise il demone. «Come ti ho già detto, però, niente può fermarmi. E ora dammi
il libro.»
Angelo
s’irrigidì. «Di qualsiasi cosa parli, non l’avrai da me.»
Carovus sogghignò,
mostrando le zanne. «Non offendere la mia intelligenza. Consegnami il Ritus.»
«Quel testo è
andato distrutto» rispose. «Hai sprecato solo del tempo, se hai organizzato
quest’attacco con i tuoi sottoposti per entrare qui e prenderlo. Chi ti ha
preceduto non ti ha messo al corrente?»
«Sappiamo entrambi
che non è vero. Voi dell’Ordine ne avete fatta una copia e sai benissimo che
questo ha contribuito a far scattare la capacità del Ritus di rigenerarsi.»
Angelo lo guardò
cercando di dissimulare la frustrazione. «Chi ti ha dato tutte queste
informazioni?»
«DiKann in
persona» disse Carovus orgoglioso. «Tramite il suo legame con quel volume, il
mio padrone sa che il Ritus è ancora integro ed è riuscito a rifugiarsi
nella vostra imitazione, salvandosi come sempre.»
«Come tutti i
demoni sei un bugiardo» replicò. «DiKann è prigioniero nel suo regno. Nessun
demone può contattarlo. A meno che…»
Il ghigno si
allargò sulla faccia deforme e squamosa di Carovus. «Esatto! Sono uno dei
depositari dell’uovo. Un demone nato come uomo sulla Terra e poi trasformato in
demone nel Primo Inferno.» Notò la sua espressione confusa, stava cercando di
darsi una spiegazione. «Non tormentare il tuo patetico cervello. Sono una
rarità. Anzi l’unico a cui è successa una cosa del genere. Nessun altro degli
uomini di Barbieri ha avuto l’onore di incontrare il nostro Signore.»
«Se è tutto
vero, sei uscito dal Primo Inferno e hai superato il divieto del Sigillo grazie
alla tua origine umana… e allora sai anche cos’è il Catalizzatore per rompere
il Sigillo» ragionò Angelo ad alta voce.
Carovus compì un
balzò verso di lui e gli afferrò la camicia. «Proprio così. Se mi dai il libro
senza fare storie, ti rivelerò chi è prima di ucciderti.»
«Preferisco ammazzarti
e scoprirlo da solo.» Gli sferrò una ginocchiata nello stomaco, che lo fece
allontanare il tempo necessario per recitare una nuova formula. «Demonae intruse, errante terrae, infernum
ritornae!»
Un cerchio di
fiamme viola circondò la parte di pavimento su cui si trovavano i piedi di
Carovus. Le fiamme si innalzarono e trasformandosi in catene violacee, lo
avvolsero intorno alle braccia e alle gambe, cercando di trascinarlo verso il
basso.
In ginocchio e
con i polsi stretti dalle catene fiammeggianti, il demone riuscì comunque a
stringere con la mano sinistra il medaglione rosso che aveva al collo e questo
bastò a estinguere il fuoco e renderlo di nuovo libero.
Prima che si
rialzasse, Angelo lo superò e corse verso la porta di uscita. Carovus si mise
in piedi in pochi secondi, lo raggiunse e con un movimento fulmineo, lo
agguantò per le spalle, rigirandolo con il volto rivolto verso il suo.
«Complimenti, voi
dell’Ordine siete tenaci, questo devo riconoscerlo» disse in un misto di
divertimento e rabbia. «Adesso però mi hai stufato. Non mi servi vivo.
Rivolterò questo posto da cima a fondo, finché non troverò il Ritus.»
Angelo aveva
esaurito i suoi espedienti. Per difendersi aveva bisogno di altro materiale,
tutto rinchiuso nel magazzino segreto sotto il negozio.
Il demone gli
piegò a forza la testa da un lato e avvicinò le zanne per assaggiare la sua
carne e il suo sangue.
Dall’esterno
esplose una strana energia, il riverbero attraversò il vetro della porta
davanti a cui si trovavano, facendolo tremolare. Carovus si allontanò
infastidito e allentò la presa su di lui.
Angelo colse
l’occasione di sfuggirgli e si allontanò.
«Che succede?»
gridò il demone, sbavando furioso.
In risposta
udirono la voce di Sabrina dall’esterno. «Aspetto un bambino da Yuri».
Angelo si fermò
sorpreso per quella rivelazione. Carovus invece non parve interessarsene. Si guardò
intorno e lo individuò. Stava per ripartire all’attacco, quando qualcosa lo
fermò.
Prima che Angelo
potesse compiere un gesto, il demone ululò di dolore e nascose la testa tra le
mani. Provò ad allontanarsi dalla porta, barcollando e sbattendo contro il
bancone. Poi il fumo cobalto che lo aveva già tratto in salvo, lo avvolse
portandolo lontano.
Angelo corse
verso la porta, la spalancò, uscì e vide che non c’era più traccia dei demoni.
Chi aveva spinto Carovus a scappare all’improvviso, aveva messo in fuga anche
loro.
Si accorse che
Sara e Sabrina non erano molto distanti da lui, con intorno gli altri ragazzi e
i gatti di Naoko.
Aprì la bocca
per domandare cosa fosse accaduto, ma la voce gelida di Sara lo frenò. «No.
Devo occuparmi di lei!» disse.
E lui seppe che
i veri problemi erano appena iniziati.
Continua…
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