L’attesa
è durata due anni ed era accompagnata da un certo timore. Sì, perché data
l’esperienza con la precedente trilogia, il film numero tre sembra essere il
vero arcinemico degli X-Men. Per fortuna, per quanto mi riguarda, considero
questa terza prova della nuova saga iniziata con X-Men - L’inizio e proseguita con X-Men: Giorni di un Futuro Passato una vittoria. Il film non è
perfetto, ci sarebbero alcune limature da fare, ma nel complesso è sulla linea
giusta per soddisfarmi come fan dei fumetti e poi della serie cinematografica.
A
differenza del capitolo precedente, la trama del film non prende ispirazione
direttamente da nessuna storia/saga fumettistica specifica, ma attinge alla
mitologia degli X-Men e del cattivo che dà il sottotitolo alla pellicola.
Fin
dalle prime scene assistiamo infatti alla grandezza di Apocalisse (Oscar Isaac), mutante che fin
dall’antico Egitto governava come una divinità sul popolo. La sequenza iniziale
ha il pregio di ricollegarsi alla scena post-titoli di coda del film
precedente, dandoci un background specifico per il personaggio di Apocalisse
che così non risulterà un nemico spuntato fuori all’improvviso dal nulla.
Nonostante il suo aspetto imponente, questo cattivo non ha lo spessore psicologico
che può avere un Magneto(Michael
Fassbender) o la stessa Mystica (Jennifer
Lawrence), ma le sue motivazioni e i suoi obbiettivi sono chiari e precisi
e non danno spazio a “zone grigie”: per lui i mutanti sono i più forti, gli
unici con il diritto di governare il mondo e anche tra di loro, solo i più
forti meritano di essere adorati e temuti e stargli accanto. Cercare una
tridimensionalità maggiore in questo personaggio è un po’ inutile, anche nei
fumetti è così, è il malvagio per antonomasia che vuole “solo” conquistare,
plasmare e governare il mondo secondo i suoi voleri.
Dopo
l’introduzione di Apocalisse, facciamo un lungo salto temporale e ci ritroviamo
negli anni ottanta, perché come ormai da tradizione i film degli X-Men della
nuova trilogia cercano di fondere il genere supereroistico con quello dei period movie. Questa volta però il
tentativo non è riuscito alla perfezione. L’atmosfera degli anni ottanta si
percepisce appena, non pervade e si fonde con la trama e gli eventi che
coinvolgono il film. Forse la parte che avrebbe dovuto accentuarla era affidata
alla gita al centro commerciale dei giovani Jean (Sophie Turner), Scott (Tye
Sheridan), Kurt (Kodi Smit-McPhee)
e Jubilee (Lana Condor) – almeno così
appare dai vari video e dalle parole dello sceneggiatore Simon Kinberg rilasciati
sul web – ma essendo stata tagliata nel montaggio finale ha lasciato così un
sapore amaro in chi si aspettava un ambientazione temporale più dettagliata.
E
visto che siamo in tema di difetti un altro è legato proprio al connubio tra il
salto temporale di dieci anni con il precedente film e alcuni degli attori
scelti per interpretare i mutanti adulti. Se può essere credibile che Mystica
non sembri molto differente dalla se stessa adolescente del primo film e da quella
quasi trentenne del secondo grazie alla natura dei suoi poteri mutaforma, non
si può dire lo stesso per tutti gli altri. Xavier (James McAvoy), Magneto, perfino Bestia (Nicholas Hoult) e Alex Summers (Lucas
Till) il fratello maggiore di Scott, tutti personaggi presenti nei primi
due film ambientati nel 1962 e 1973 risultano poco invecchiati rispetto a
quanto lo sarebbero in realtà e i loro poteri non possono giustificarlo.
Tolta
questa scelta non del tutto condivisibile del casting, la trama procede in
maniera fluida e senza risultare forzata. Assistiamo alla vita della Scuola
Xavier per Giovani dotati, ci vengono presentati i giovani studenti che
diventeranno i futuri membri icona degli X-Men, è mostrato in modo logico e non
affrettato il reclutamento da parte di Apocalisse dei suoi Quattro Cavalieri,
Xavier rincontra Moira MacTaggart (Rose
Byrne) e gli eroi vengono a conoscenza del nemico da affrontare.
Nella
pellicola ci sono inoltre diversi
rimandi ai film precedenti che danno l’idea di un perfetto mosaico in cui ogni
pezzo va al suo posto, spiegando anche come mai personaggi come Mystica e
Magneto facciano scelte che paiono fuori dal personaggio, ma che invece sono
motivate dalle loro esperienze passate, che li hanno fatti maturare e
soprattutto li avvicinano alla caratterizzazioni delle loro controparti
fumettistiche. In quest’ottica vanno viste anche alcune svolte nella trama come
l’imprigionamento di Bestia, Moira, Mystica e Pietro (Evan Peters) da parte di Stryker, un espediente utile a lasciare
spazio ai giovani Jean, Scott e Kurt di mostrarci che hanno la stoffa per diventare
i futuri eroi e agire come farebbero nei fumetti, dove iniziano la loro
carriera da X-Men proprio da adolescenti.
E
questo evidenzia un ulteriore pregio del film: per la prima volta abbiamo un
vero film sugli X-Men. Non sui singoli Xavier, Magneto, Mystica o Wolverine, ma
un film corale su un gruppo di personaggi che agisce come un team, dove hanno
tutti la stessa rilevanza e ognuno dà il proprio apporto alla causa senza che
solo uno o due di loro siano gli unici protagonisti. Certo scegliere questa
strada porta a considerare la morte di Alex frettolosa, la scena di Pietro una
mera copia di quella del film precedente, o le caratterizzazioni di Psylocke e
Angelo piatte, però nel quadro generale queste imperfezioni non rovinano la
visione del film, che riesce nell’intento di avvicinarsi il più possibile agli
X-Men dei fumetti, dove il gruppo è la forza rispetto al singolo.
In
più bisogna considerare che pur essendo concepita come la chiusura della
trilogia, la storia riesce a introdurre in maniera coesa nuovi elementi del
gruppo e gettare i semi (la menzione del rapporto tra Pietro e Magneto, la
comparsata di Wolverine, il primo accenno di Fenice, le uniformi alla fine) che
possono dare nuova linfa alla saga filmica degli X-Men, potendo in futuro
attingere al tanto materiale disponibile nella lunga e spesso complicata, ma al
contempo affascinante storia fumettistica dei mutanti.
In
definitiva X-Men Apocalisse non ha la
potenza emotiva di X-Men: Giorni di un
Futuro Passato, ma resta un film molto buono, che mi è piaciuto e se forse
ha fatto e farà storcere il naso agli amanti dei film di super-eroi, è invece
una gioia per gli occhi per i lettori dei fumetti e almeno nel mio caso è
riuscito anche a far riappacificare lo spettatore con il fan dei comics.
Un’ultima
nota prima di chiudere: come è da consuetudine, al termine dei lunghi titoli di
coda c’è una scena che getta le basi per il prossimo film. Se molti di voi
guardandola la considereranno un po’ superflua e poco rivelatrice, lascio un
piccolo grande indizio. Il nome Essex sulla valigetta è importante nella saga
fumettistica perché è il cognome di Nathaniel Essex, un personaggio con stretti
legami con Apocalisse e la famiglia Summers-Grey e conosciuto come uno dei
maggiori nemici degli X-Men con il nome di Sinistro.
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