Michelle ascoltò svogliata il racconto
della sua compagna alla riunione del gruppo di sostegno per disturbi
alimentari. A costo di apparire meschina, non aveva alcun interesse nel sapere
come era riuscita a resistere a un pacchetto di patatine abbandonato sul tavolo
della palestra, piuttosto non vedeva l’ora di uscire dalla stanza del Saint
Mary Hospital usata come luogo di ritrovo e raggiungere Betty e Donovan per la
ricerca sulla Bocca dell’Inferno.
«Bene Marcy, grazie per averci
dimostrato con la tua tenacia che si può dire no al cibo spazzatura, anche se
sei pronta a cedere» si complimentò il dottor Ross. Il giovane medico che
seguiva il gruppo si alzò dalla sua sedia rompendo il circolo. «Come sapete tra
pochi giorni chiuderemo i nostri incontri per la pausa estiva e per voi sarà il
periodo più difficile. Le vacanze portano tante possibilità di cadere in
tentazione, ma dovete…»
Michelle sbuffò, smettendo di ascoltare.
Avrebbe voluto ricordare al dottor Ross che era facile fare la predica con il
suo corpo snello e asciutto e soprattutto sapendo che a casa c’era qualcuno ad
aspettarti, non per criticare ogni tua azione. In realtà, più che da lui, era
snervata dal passare lento del tempo. Sapendo di dover spegnere il telefono
durante l’incontro, aveva mandato un sms a Betty prima di entrare in ospedale
dicendo di essere momentaneamente occupata, non voleva sapessero che
frequentava un gruppo del genere. Però era anche convinta che se non si fosse
rifatta viva al più presto, avrebbero iniziato senza di lei, escludendola.
«… che come sempre sono la fiducia e la
forza di volontà» concluse il dottore. Guardò l’orologio al polso e aggiunse:
«Per oggi è tutto. Ci vediamo settimana prossima e mi raccomando: compilate il
diario dei pasti.»
Michelle saltò giù dalla sedia
soddisfatta. Gli altri ragazzi e ragazze lo erano quanto lei, tanto che in tre
erano già davanti alla porta; prima che riuscisse a superarli, la spalancarono
e a quel punto si bloccò.
Donovan stringeva Betty e la baciava
sulla bocca. Lui contro di lei ed entrambi i corpi premuti contro la parete.
I suoi compagni del gruppo lanciarono
dei risolini e corsero verso le scale, Michelle non riuscì a muoversi. La
spintonarono fuori dalla stanza e la superarono, rimase in silenzio senza
riuscire a smettere di fissarli. Il suo timore si era avverato. Billy e Zec
erano una coppia, a quanto vedeva lo erano anche Donovan e Betty, non ci voleva
molto perché fosse eliminata dal gruppo.
Sentì i passi del dottor Ross alle sue
spalle, si voltò non sapendo cosa dire, ma lui la ignorò e chiuse la porta
della stanza.
«Che diavolo fai?» domandò Betty
«Improvviso» rispose Donovan ridendo.
Michelle mosse un passo verso di loro.
«Ehi, ragazzi… cosa ci fate qui?»
Non la degnarono di uno sguardo e
continuarono la loro discussione.
«E se fosse uscito un dottore o un
infermiere?»
«Se ci avessero detto qualcosa, avrei
spiegato che eri triste per un parente malato e ti stavo consolando.»
Michelle si scostò vedendo Donovan
avanzare in direzione della porta dietro di lei. «Perché non rispondete? C’è
qualche problema?»
Donovan aprì la porta girando il pomello
e la ignorò ancora. «Muoviamoci prima che arrivi qualcun altro.»
Betty lo segui, sorpassandola.
Michelle rimase di stucco. Era offesa e
arrabbiata, ma anche demoralizzata. Era chiaro: non volevano più avere niente a
che fare con lei. Ai loro occhi era già invisibile.
Andò a passo spedito verso le scale,
decisa a lasciare al più presto l’ospedale.
«Sono a casa» urlò Michelle, rientrando con
l’umore nero. Si diresse spedita in cucina e aprì il frigorifero. C’era un
avanzo della cheesecake, avrebbe placato la sua furia con il dolce e in fin dei
conti se lo meritava: due persone che considerava amici l’avevano apertamente
rifiutata. Afferrò la scatola rosa della pasticceria e aprì il coperchio, ma si
fermò subito sentendo la voce di sua madre provenire dal salone.
«Se mi becca a mangiare la torta, mi
tormenterà per tutto il week-end.» Spinse di nuovo la scatola sul ripiano,
coprendola e richiuse il frigorifero.
Uscì dalla cucina e andò in salone,
pronta a dover fare il resoconto della riunione del gruppo, come ogni volta che
tornava dal Saint Mary Hospital. Trovò sua madre con i capelli e le unghie
curate, il viso truccato e il suo abbigliamento impeccabile, seduta sul divano
con il cellulare all’orecchio.
Non se la sentiva di affrontare il terzo
grado proprio in quel momento, così disse: «Ciao mamma. So che vuoi la prova
che sono andata e ti giuro ti racconterò tutto, ma possiamo rimandare?»
Sua madre rimase seria con il cellulare
premuto sull’orecchio sinistro. Dopo pochi istanti di silenzio, scoppiò a
ridere. «Non ci credo! Solo una con la sua faccia tosta poteva dire così. E tu
cosa le hai risposto?»
«Mamma, allora possiamo rimandare?»
«Ma che brava!» esultò la donna. «Avrei
voluto esserci. E poi?»
Michelle sbuffò arrabbiata. Pareva
proprio che quel giorno avessero tutti deciso di fare finta che non ci fosse.
Bene, si sarebbe adeguata. Senza aspettare più una risposta, girò sui tacchi e
corse sulle scale fino in camera sua.
Chiuse la porta e si buttò sul letto.
Fissò il soffitto della stanza rimuginando su Donovan e Betty. Erano stati
scortesi, ma era strano fossero cambiati tutto di un colpo. In passato c’erano
state occhiatacce e battutine, ma non l’avevano mai trattata in quel modo. Si
rizzò a sedere sul bordo del materasso. «Quel comportamento è tipico di mia
madre e degli altri ragazzi, ma loro…»
Michelle saltò giù dal letto e frugò in
tasca alla ricerca del cellulare. Magari con una telefonata avrebbero chiarito
tutto. Schiacciò i tasti per richiamare dalla rubrica il numero di Betty.
La porta della camera si spalancò e sua
madre, sempre con il cellulare all’orecchio, entrò con prepotenza.
«Mamma! Potresti almeno bussare» sbottò
Michelle.
La donna guardò in giro per la stanza.
«No, non è nulla. Mi era sembrato di sentire un rumore in camera di mia figlia,
ma è vuota.» Uscì dalla stanza e chiuse la porta.
Michelle gelò. Non stava recitando una
scena. Sua madre non l’aveva proprio vista, anche se era in piedi davanti a
lei. La sfiorò il dubbio ci fosse in atto qualcosa di soprannaturale e si
spostò davanti allo specchio.
«Oh cavolo!» Il vetro non rinviava
nessun riflesso. Era davvero diventata invisibile. Guardò il cellulare stretto
nella mano destra e cancellò la chiamata in partenza. Doveva trovare una
soluzione al più presto.
Era sera e Michelle si ritrovò di nuovo
all’ingresso del Saint Mary Hospital. Aveva deciso che era inutile tentare di
andare a casa di Zec, o provare a rintracciare Billy: dovevano essere già al
loro appuntamento. Tutto era accaduto lì e forse in quel luogo c’era anche la
soluzione.
Entrò, ma nella sala d’aspetto non c’era
traccia dei ragazzi. Tornò al piano della stanza della riunione, ma anche lì
non trovò nulla. Sembrava che Donovan e Betty se ne fossero andati e non
sapendo perché erano stati lì, non aveva indizi per risolvere il mistero.
«Sembri parecchio giù di morale. Posso
fare qualcosa per te?»
Michelle sussultò e si girò di scatto.
Dana, nel suo inconfondibile aspetto
demoniaco, la fissava nel mezzo del corridoio, con un sorriso di compassione.
«Tu… mi vedi?»
«Ovviamente» le rispose. «Non dovrei?»
«No. Cioè, io sono invisibile. Qualcosa
mi ha reso invisibile.»
Dana le si avvicinò. La squadrò
girandole intorno. «In effetti hai una vibrazione strana, oggi.»
«Aspetta, perché sei qui?» si allarmò
Michelle. «È opera tua? Mi hai fatto tu questo?»
«Rallenta carotina, non sono la causa di
ogni male.» Dana incrociò le braccia sul petto, coprendo la collana con il
ciondolo giallo, presa durante il loro ultimo incontro. «Ricordi? Viviamo su
una Bocca dell’Inferno, sai di cosa sono capaci le energie mistiche che genera.
Io ho solo avvertito uno strano fremito provenire da questo ospedale.»
Michelle si sentì una stupida a non
averci pensato prima. Quello che le era capitato lo aveva già visto in una
puntata di Buffy. «Sono come quella
ragazza che è diventata invisibile perché nessuno la considerava.» Poi venne
assalita dal panico. «Devi aiutarmi.»
«Perché?»
«Perché alla fine della puntata la
ragazza rimane invisibile e viene reclutata dal governo come spia o assassina»
raccontò Michelle.
«No, intendo perché io dovrei aiutare te» puntualizzò Dana. «In fin dei conti sono un
demone.»
«Be’ la volta scorsa in auditorium lo
hai fatto e così…» Michelle si rese conto da sola che era una motivazione
debole. E durante l’attacco dei vampiri avevano stretto un patto perché Dana
voleva qualcosa in cambio, ma ora non aveva nulla da offrirle.
Dana sospirò. «Ti aiuterò. Ma solo
perché mi sei simpatica. Raccontami cosa è successo.»
«In realtà nulla. Ero qui per… un appuntamento e quando ho finito, ho
trovato Betty e Donovan che si baciavano. Ho provato a parlare, ma non mi
vedevano, né mi sentivano.»
«Quei due insieme?» Dana inarcò un
sopracciglio. «Non credevo che Velma
e Fred sarebbero finiti insieme.»
«Anche io» rispose Michelle con
rammarico. «Almeno non così presto. Pensavo che Betty lo avrebbe tenuto ancora
un po’ sulla corda.»
«Ti sei sentita esclusa?»
Michelle annuì.
«E per quale motivo? Non ti facevo il
tipo di ragazza che ha bisogno di un fidanzato per sentirsi interessante.»
«Non è così. Non sono neanche sicura che
i ragazzi mi interessino» ammise Michelle. «Ma nei gruppi finisce sempre così.
Quelli accoppiati rimangono uniti e la single diventa un peso e alla fine la
mollano. E chi vuoi si interessi a una come me?»
Dana le mise una mano sulla spalla. «Non
ci credo di essere proprio io a dirtelo, ma hai davvero un’opinione così bassa
di te e dei tuoi amici? Avete superato il dramma del non-triangolo tra mio
fratello, il ragazzo ammazzavampiri e Betty, non penso ti lasceranno fuori
dalla vostra versione della Scooby Gang,
neanche se restassi sola»
Michelle la guardò sorpresa. Si sentì un
vero mostro ad aver giudicato in malo modo i suoi amici, quando persino Dana la
demone li considerava migliori. «Forse il problema sono solo io.»
«In un certo senso, è così» confermò Dana.
«Ascolta, prima che diventassi demone, c’è
stato un tempo in cui ero come te: insicura, ossessionata dall’idea che gli
altri avevano di me e un po’ arrabbiata per il mio aspetto. Poi ho capito non
importava. Mi avrebbero giudicata comunque, a meno che non fossero dei veri
amici. E se hanno accettato mio fratello, non capisco perché dovrebbe essere
diverso con te. Però devi accettarti tu per prima.»
«Mi stai dicendo che sono diventata
invisibile perché io ho tenuto che gli altri mi emarginassero» concluse
Michelle. «Ma come faccio a tornare normale?»
«Affronta la tua paura.» Dana le mise
l’indice sotto il mento. «Hai detto che nessuno si interesserebbe a te ed è una
cavolata. Io ti trovo molto interessante.»
«Davvero?» Michelle arrossì imbarazzata.
«Sì, carotina. E se vuoi possiamo fare
una prova.»
«Che prova?»
«Dammi un bacio e come nella migliore
tradizione delle favole, il maleficio si spezzerà.»
Michelle la osservò diffidente. «Non è
una trappola? Una specie di patto per vendere la mia anima?»
Dana sorrise. «No, non sono quel genere
di demone. Ma se il mio aspetto ti spaventa…»
Michelle scosse la testa. «Al contrario.
Ti trovo sexy.»
«Baciami, allora.»
Michelle si sporse in avanti. Premette
goffamente le sue labbra su quelle di Dana. Le sentì morbide, contro le sue
ruvide e avevano un buon sapore, come di ciliegia.
«Fate piano, è un miracolo che non ci
abbiano beccati e bloccati»
Udendo la voce di Donovan, Michelle si
scostò dalla ragazza demone e lo vide avanzare furtivo nel corridoio con Betty,
Zec e Billy.
«Michelle! Per fortuna sei qui,
cominciavo a stare in pensiero. Non ti sei più fatta viva» le disse Betty.
«E lei cosa ci fa qui?» domandò Zec,
osservando la sorella al suo fianco.
Michelle tirò un sospiro di sollievo. La
vedevano, era di nuovo visibile. E non erano affatto intenzionati a escluderla.
«Ecco, ho avuto un problema in stile Bocca dell’Inferno e Dana mi ha aiutato.»
«Mi fa piacere tu stia bene, ma non
dovremmo essere qui» disse Billy autoritario. «Io e Zec dobbiamo aggiornarvi su
quello che abbiamo trovato al cimitero.»
«Ti ho detto che prima dovete vedere una
cosa importante e con Michelle già qui, non dobbiamo più aspettare» ribadì
Donovan.
«Come sospettavo c’è qualcosa di
particolare in questo ospedale» disse Dana. «Non mi aspettavo però lo scopriste
anche voi.»
«Non ricordo che tu sia stata invitata»
replicò Betty.
Dana guardò seria l’altra ragazza. «Non
ne ho bisogno. Se sono qui è perché ho già una mia idea e posso tornare quando
voglio per accertarmene.»
Agitò le mani per sparire, ma Michelle
le afferrò il braccio. «Rimani. Mi hai aiutato e mi fido di te.»
Donovan sbuffò. «Va bene, basta che ci
muoviamo.» Girò il pomello della stessa stanza dove Michelle lo aveva visto
entrare con Betty qualche ora prima e fece segno agli altri di seguirlo.
Non appena furono dentro la camera, si
voltarono verso il letto e videro la persona addormentata, Michelle capì
l’urgenza di radunarli lì.
Un uomo simile a Billy era steso davanti
ai loro occhi.
«Non è possibile» Billy si avvicinò
all’uomo e poi si girò sconvolto verso gli altri. «Perché questo tizio mi
somiglia?»
Michelle ripensò a quello che le era
successo quel giorno e senza accorgersene, parlò nello stesso istante in cui lo
fece anche Betty. All’unisono dissero: «Credo di avere una teoria.»
Continua…?
2 commenti:
E No? Non puoi fare questo! Non puoi fermarti sul più bello>ㅁ< ㅠ.ㅠ
Tranquilla, mi faccio perdonare con il prossimo ;)
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