Non appena si ritrovò all’esterno
dell’auditorium, Billy fu investito da un vento gelido, rabbrividì e si ricordò
di avere indosso ancora il costume di scena. Strizzò gli occhi nel buio della
sera, mitigato dalla luce dei lampioni del cortile della scuola, e guardò
dritto davanti a sé. Per quanto dotata di una velocità soprannaturale, Sunday
non poteva essere andata troppo lontano.
Rallentò la corsa e prese a camminare
guardingo. Non voleva rischiare di essere colto di sorpresa. Intorno a lui non
c’era nessuno e dall’interno della scuola gli arrivavano dei suoni ovattati,
piuttosto confusi. Si fermò. Strinse le mani sull’impugnatura della metà della
Falce in suo possesso e chiuse gli occhi.
“Se
Sunday vuole giocare a nascondino, ho un mio modo per stanarla” pensò.
Si concentrò, provando a estraniarsi
dall’ambiente circostante e da tutto ciò che era appena successo durante la
rappresentazione. Il suo senso del soprannaturale funzionava inviandogli degli
avvertimenti quando una minaccia del genere era vicina. Doveva solo farsi
guidare dalle sensazioni che quel misterioso dono gli forniva. Al primo sentore
si sarebbe mosso sicuro nella direzione giusta. Non doveva avere fretta.
Pazientare. Attendere.
Un brivido gli corse lungo al schiena,
fu invaso da un fremito di pericolo unito alla certezza che qualcuno malvagio
fosse alla sua sinistra. Spalancò gli occhi e sferrò un colpo deciso, dall’alto
verso il basso e la lama dell’ascia della Falce smezzò qualcosa oltre all’aria.
Billy vide Sunday muoversi con un guizzo
fulmineo, prima verso di lui, subito dopo all’indietro, per evitare l’arma. Una
ciocca dei capelli biondi venne tranciata durante il movimento e cadde tra
l’erba.
«Come diavolo hai fatto?» domandò la
vampira in un ringhio.
«Ripeti sempre lo stesso errore» rispose
Billy. «Continui a sottovalutarmi.» Corse contro di lei e con ferocia, scagliò
di nuovo la Falce, puntando al suo collo.
Sunday parò il colpo e spinse con forza
l’arma contro di lui. «Sei tu che non impari, piccolo impostore.» Sollevò le
labbra in un ghigno che rese ancora più grottesco il suo volto, deformato dalla
trasformazione vampiresca. «Abbiamo avuto un confronto diretto e non ne sei uscito bene. Cosa ti fa credere
che questa volta potrai battermi?»
«Perché questa volta hai superato il
limite.» Billy le strappò la Falce, stringendola lui solo. «Puoi prendertela
con me, per cercare di dimostrare che non sono un vero ammazzavampiri, ma se
entri a scuola e metti in pericolo degli innocenti, sarò io a dimostrarti che
non mi fermerò finché non sarai polvere.» Le si avventò di nuovo addosso,
brandendo la Falce con una furia che gli era nuova. Sentiva la rabbia e l’odio
verso quella creatura accendersi dentro il suo corpo come una la miccia pronta
a farlo esplodere in una violenza maggiore.
Sunday parve sorpresa quanto lui. Schivò
con una certa fatica la lama che lui gli scagliava prima a un lato e poi
all’altro del volto. Indietreggiò come se da cacciatore, fosse diventata la
preda.
Billy si rese conto a quella stregua
sarebbero andati avanti tutta la notte. Agendo d’impulso, mentre lei era
occupata a seguire i movimenti della Falce, le assestò una ginocchiata nello
stomaco. Quando per reazione Sunday si piegò in avanti, fece calare con
decisione l’arma sulla sua testa bionda.
Fu una questione di pochi secondi, di
nuovo, ma lei riuscì a salvarsi, buttandosi a terra all’indietro, mentre Billy
cadde sulle ginocchia, con la lama conficcata nel terreno. Ansando, alzò la
testa e fece solo in tempo a sentirla ringhiare.
Sunday balzò in piedi, lo afferrò per il collo,
spostandolo lontano dalla Falce come se fosse leggero quanto un pupazzo e gli fece sbattere
la schiena contro il tronco di un albero. Un urlo gli si strozzò in gola,
mentre il dolore per la botta si ripercuoteva per tutto il corpo.
«Lo sai che il tuo comportamento non è
salutare?» gli chiese, stringendo le dita sulla pelle del collo. «Questa foga
con cui combatti, non fa pensare a un guerriero che si erge contro il male, ma
piuttosto a qualcuno altrettanto oscuro.»
Billy rantolò. Voleva far uscire una
risposta. Più precisamente che non si faceva dare lezioni di etica e
comportamento da una non-morta psicopatica, ma lei stringeva così forte e anche
solo riuscire a respirare era un’impresa.
«Gli ho detto la stessa cosa, ma sono
più attendibile di te.» Kerry comparve alle spalle di Sunday, l’afferrò per i
capelli e la scaraventò alle sue spalle. Lanciò un’occhiata a Billy e poi tornò
a concentrarsi sulla vampira.
Inspirando con avidità l’aria, Billy la
osservò combattere. Impostore o meno, si muoveva come una vera Cacciatrice. Con
il vestito di scena strappato all’altezza di metà coscia per agevolare i
movimenti, sferrava calci precisi, colpendo la vampira ai fianchi e anche i
suoi pugni andavano a segno in pieno
volto. Pensò che forse aveva fatto solo un corso di arti marziali, ma poi le
vide fare una capriola con giravolta per evitare la nemica e si convinse non
potesse essere il risultato di un semplice allenamento sportivo.
«Arrenditi. Non sei alla mia altezza» la
sbeffeggiò Kerry.
Sunday le assestò un pugno nello
stomaco, così forte, che Billy provò dolore al solo vederlo.
«Vi credete tutti dei duri» rispose
Sunday. «Non avete capito con chi avete a che fare. Sono un vampiro. Uno vero,
niente romanticherie da adolescente. Vi ucciderò uno dopo l’altro.»
«Per fortuna siamo in tanti» ribatté
Kerry. Guardò oltre Sunday e urlò: «Ora!»
Kenny sbucò da dietro un albero e corse
con il paletto stretto in mano, diretto alla schiena di Sunday. Si muoveva a
fatica, risentiva ancora del morso della vampira e le conficcò la sua arma un
paio di centimetri più in basso, rispetto al cuore.
«Oh no» gemette Kerry.
Kenny si rese conto di aver fallito e
provò a estrarre il paletto.
«Lascia perdere» gli gridò Billy.
«Scappa! Corri via!»
Lui mollò la presa sul paletto, ma
Sunday si voltò e lo agguantò. Rigirò il ragazzo, tirandolo davanti al suo corpo
come scudo e disse: «Non hai la sensazione di un déjà vu?»
«Tocca ancora mio fratello e ti
torturerò prima di ridurti in polvere» sibilò infuriata Kerry.
Billy si mosse in avanti, staccandosi
dall’albero. Voleva raggiungere la Falce, piantata a terra e dare una mano.
«Fermo lì, tu» gli ordinò Sunday. «Vi
dico cosa faremo. Voi state qui buoni e calmi. Io me ne andrò da questa scuola
che sembra arruolare solo fanatici della caccia ai vampiri e lo pseudo apprendista
ammazzavampiri viene via con me, come garanzia. E poi non ho ancora finito di
mangiarlo. Il primo assaggio è stato gustoso, ma frettoloso.»
«Te lo puoi scordare. Non vai da nessuna
parte» ribatté Kerry.
«Ok, allora lo ammazzo subito e poi vado
a fare un saluto al vostro pubblico» rispose Sunday. «Anzi, ripensandoci farò
proprio così. Questa ipotesi e più… Ah!» Cacciò un urlo che divenne un ringhio
di dolore e allentò la presa su Kenny. Si voltò per osservare il retro del
busto e si staccò il paletto dalla carne, che nel frattempo era stato quasi spinto
del tutto nella sua schiena.
«Speravo ti facesse più male.» Zec si
fece avanti dall’ombra, non visto aveva agito con la sua telecinesi sull’arma.
Tese il braccio destro e chiuse la mano a pugno. «Non è divertente quando ti
interrompono sulla scena, vero?» Kenny
venne sollevato da terra e levitò verso di lui, che lo accolse tra le braccia.
Sunday non si perse d’animo. Si lanciò
su Kerry prima che il sollievo nel vedere il fratello al sicuro la facesse
reagire e la atterrò, buttandosi sopra di lei. Tutto quello che la ragazza
dalla pelle scura riuscì a fare, fu afferrare la testa della vampira e tenerla
a distanza dal suo collo.
Billy capì che era la sua unica
occasione di porre fine alla battaglia. Corse verso la Falce e la estrasse dal
terreno; si mosse rapido verso le due lottatrici stese a terra e mentre Sunday
si alzava, notandolo con la coda dell’occhio, abbassò con violenza la lama
dell’ascia sul collo. Le tranciò il capo dal resto del corpo.
La vampira si dissolse in polvere e
Kerry lanciò la testa, rimastale in mano con un’espressione sorpresa dipinta sul
volto, che si sbriciolò prima di toccare l’erba.
Billy tese quindi il palmo libero a
Kerry per aiutarla a rialzarsi. «Grazie per essere intervenuta.»
Senza accettare il suo aiuto, Kerry si
rimise in piedi. «Siamo pari. Non devi ringraziarmi.»
Kenny si scostò da Zec. «Grazie anche a
te.» Poi si incamminò verso la sorella, lei gli andò incontro e lo sostenne.
«Aspettate, avranno chiamato dei medici,
perché non venite con noi a farvi dare un’occhiata?» propose Zec.
«Meglio di no» rispose Kenny.
«Sappiamo curarci da soli» ribadì Kerry.
Tenendo un braccio dietro la schiena del fratello, si voltò e ritornò ad
avanzare con lui verso il retro della scuola.
Billy non voleva lasciarli andare senza
prima chiarirsi. «Se non volete fare gruppo con noi, lo accettiamo, ma voglio
sapere cosa intendi con questa storia dell’oscurità.»
«Te l’ho già detto la prima volta che ci
siamo visti e te lo ha anche ripetuto la vampira» disse Kerry senza girarsi
indietro. «Non ho altro da aggiungere.»
«Non sono un vostro nemico» gridò Billy.
«Te l’ho dimostrato. Sono rimasto a combattere con voi, mi devi più di una
frase criptica.»
Kerry si bloccò. Si voltò lentamente e
disse. «Quello che ti ho detto è tutto quello che so. Percepisco un’oscurità in
te che non vedo in nessun altro dei tuoi amici. Non so altro.»
Zec s’intromise «Ma potremmo comunque
essere alleati.»
Kenny scosse la testa. «Da come stanno
le cose, non possiamo fidarci di nessuno. Solo di noi stessi.»
«E dovreste farlo anche voi» aggiunse
Kerry. «È l’unico consiglio che posso darvi.»
I due gemelli ripresero ad avanzare per
la loro meta.
«Ma…» tentò di fermarli ancora Zec.
Billy gli posò una mano sul braccio.
«Lascia stare. Tanto li rivedremo.» Li seguì con lo sguardo, mentre scomparivano
nell’oscurità della sera e poi disse: «Torniamo dagli altri.»
Billy e Zec con il suo aspetto normale raggiunsero
l’ingresso della scuola e come aveva ipotizzato il ragazzo, trovarono due auto
della polizia e una coppia di ambulanze oltre il cancello.
Billy notò dei paramedici eseguire
pratiche di primo soccorso ai ragazzi feriti, ammassati nel parcheggio, mentre
quattro agenti interrogavano varie persone disposte in file scomposte. Spostò
lo sguardo e incrociò quello di Betty e Donovan, i quali sollevati abbandonarono il gruppo in cui si
trovavano e andarono loro incontro.
«State bene, cominciavo a preoccuparmi
seriamente» disse Betty, stringendo con affetto un braccio sia a lui che a Zec.
«Io invece ero sicuro che c’è l’avreste
fatta. Siete una coppia micidiale.» Donovan gli batté un’amichevole pacca sulla
spalla. «Com’è finita con Sunday?»
«È polvere» rispose Billy.
Betty sospirò rilassandosi. «Bene, con
lei abbiamo chiuso.»
«E i gemelli ammazzavampiri dove sono?»
chiese Donovan. «Vi hanno dato problemi.»
Zec scosse la tasta. «Se ne sono andati
via per conto loro, ma credo che abbiamo stabilito una tregua.» Poi si girò a
guardarsi intorno. «Dov’è Michelle? L’avevo lasciata da sola con il resto dei
vampiri.»
«Qui intorno non c’è» si allarmò Betty.
«Credete che loro l’abbiano…»
«Hai davvero così poca considerazione di
me?» La voce di Michelle giunse alle loro spalle, costringendoli a girarsi
verso il cortile da cui erano arrivati Billy e Zec. Aveva abbandonato il look
dark dovuto all’uso del potere e anche se il suo abito di scena era malconcio,
non sembrava ferita. «Me la so cavare, ho sistemato quei vampiri spocchiosi con
l’aiuto di sua sorella» disse avanzando e indicando Zec.
«Dana? Lei è stata qui?» chiese sorpreso
Zec.
Michelle annuì. «Abbiamo stretto un
accordo, lei ha fatto uno dei suoi numeri e i vampiri si sono distrutti da
soli.»
«Avrei voluto esserci» commentò Donovan.
Betty gli tirò un leggero pugno sul
braccio destro. «Non dire stupidaggini. È già stato spaventoso restando nelle
retrovie.»
Donovan mise il broncio, mentre gli
altri risero. Billy li guardò contento di averli al suo fianco a combattere ciò
che la Bocca dell’Inferno sputava loro addosso. Poi alzò gli occhi e notò un
poliziotto che li fissava.
«Ho delle novità per voi» disse
Michelle.
«Anche io» ammise Betty.
«Dovremmo rimandare» intervenne Billy,
vedendo che il poliziotto non staccava gli occhi di dosso dal loro gruppo.
«Penso che la polizia voglia interrogare anche noi. C’è una versione
ufficiale?»
«Be’ ecco… diciamo che abbiamo spinto
verso una certa direzione» rispose Donovan.
«Abbiamo pensato che la versione più
credibile era di dire che fosse una banda di drogati che volevano spaventare e
derubare» raccontò Betty.
Zec si strinse nelle spalle. «Non è male
come scusa, può essere credibile.»
«Sì, però è meglio che ci dividiamo per
non dare nell’occhio e se dovete dare delle descrizioni sugli aggressori, o su
cosa avete fatto subito dopo l’attacco, restate sul vago» raccomandò Billy.
Betty inarcò un sopracciglio. «Perché?»
Billy ricordò l’avvertimento di Kerry e
lo condivise con i suoi compagni. «Perché per il momento è più sicuro non
fidarsi di nessuno.»
Continua…?
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