Betty tolse gli occhiali dal volto e
pulì le lenti con il bordo della manica del maglione. Stare a lungo davanti
allo schermo del computer le stancava la vista.
«Hai trovato qualcos’altro?» le domandò
Zec, seduto al suo fianco nell’aula multimediale. Aveva girato la testa
spostando lo sguardo dal monitor a lei, mentre con l’indice della mano destra
teneva premuto il pulsante sinistro del mouse per far scorrere la pagina web.
Betty scosse la testa. «Niente di più di
quello a cui siamo arrivati grazie alle notizie dei loro files personali nel
database della scuola. A quanto pare il mio periodo da segretaria del
vicepreside non è così utile come pensavo.»
«No, è grazie a quello che abbiamo avuto
conferma che Kenny e Kerry Wood non hanno mentito sui loro nomi e sul fatto di
essere gemelli. In più abbiamo scoperto che sono affidati a uno zio e con
quell’informazione abbiamo trovato la notizia dei giornali su loro padre,
vedovo e poliziotto, che è stato ucciso in servizio» riassunse Zec,
allontanando la mano dal mouse.
«Già, ma siamo arenati su queste sole
informazioni da mezz’ora.» Betty risistemò gli occhiali sul naso. «Eppure ci
deve essere dell’altro su di loro da scoprire.»
Zec aggrottò al fronte. «Perché ne sei
così convinta?»
«Be’ hanno dimostrato di possedere dei
poteri troppo simili a quelli delle Cacciatrici, non ti sembra strano?»
«Non tanto, se pensi che io e Michelle a
volte ricordiamo Willow Rosenberg nel
suo momento da Big Bad della stagione sei.»
«Per quello c’è una spiegazione. Siamo
tutti convinti ormai che viviamo sulla Bocca dell’Inferno e questo centro di
attrazione per il soprannaturale ha trasformato il vostro dolore represso in
poteri telecinetici» disse Betty.
«E non può valere anche per Kenny e
Kerry?» domandò Zec. «Perdere entrambi i genitori non è qualcosa che superi
senza ripercussioni.»
«Però se fosse veramente così, se il
fatto di essere diventati orfani li ha resi davvero dei mezzi ammazzavampiri,
allora…» Betty si bloccò, titubante se continuare la sua spiegazione fino in
fondo. La situazione tra lei e Zec era migliorata da quando aveva iniziato
ad accettare che facesse coppia con
Billy e aveva paura di venire fraintesa se avesse espresso apertamente i suoi
dubbi.
«Allora?» Zec la guardò sereno. «Forza,
vai avanti.»
«Ecco… se crediamo alle loro capacità, dovremmo
anche dare credito a Kerry su quello che ha detto riguardo a Billy.» Betty
rimase a fissarlo temendo di aver fatto la scelta sbagliata. Anche se una parte
di lei era convinta ci fosse qualcosa di vero in quell’affermazione, accusare
il ragazzo del suo amico non era il modo migliore per dimostrare di aver superato
l’essere stata rifiutata.
Zec divenne serio. «Ho capito cosa stai
facendo.»
«Aspetta Zec, non intendevo…»
«Vuoi una scusa per non pensare a
Donovan» la interruppe lui sorridendo. «Pensi che se ti concentri sul mistero
dei gemelli, puoi accantonare la decisone da prendere su di lui.»
Betty lo guardò confusa. «Cosa intendi?»
«Dai, non devi vergognarti. Anche se non
si è dichiarato apertamente, Donovan sa che hai capito di piacergli e prima o
poi verrà a chiederti apertamente una risposta. E tu non sai cosa dire, ho indovinato?»
Betty tirò un sospiro di sollievo. Zec
non aveva capito ciò di cui era realmente convinta e preoccupata, ma era meglio
così. E poi aveva ragione, in effetti cercava di rimandare il momento in cui
avrebbe dovuto far chiarezza con se stessa riguardo i suoi sentimenti su
Donovan. «Forse. Comunque il problema di Kenny e Kerry resta. Hanno ammesso che
proveranno ancora a rubarci la Falce.»
«In ogni caso dovremmo rimandare le
nostre indagini.» Zec alzò la testa e guardò l’orologio appeso sopra l’ingresso
dell’aula. «Tra meno di un’ora inizia la messa in scena di “Romeo e Giulietta”.
Dobbiamo raggiungere gli altri in auditorium o alla professoressa Noxon verrà
un infarto.»
Dal lato destro del palcoscenico, dietro
l’angolo che portava da dietro le quinte al sipario, Betty osservò i compagni
procedere con la rappresentazione. L’auditorium era gremito, parenti,
professori e compagni di scuola lo riempivano e anche se non tutti sembravano
completamente rapiti dall’opera, la professoressa Noxon era parsa soddisfatta
dell’affluenza. Stavano per terminare il primo atto e salvo qualche lieve
dimenticanza nelle battute, tutti erano riusciti a essere accettabili, tenendo
conto del poco tempo con cui si erano preparati.
La parte che stava iniziando era la
preferita di Betty, quella in cui risaltava maggiormente il suo contributo alla
rappresentazione: la scena del ballo in maschera in cui avveniva il primo
incontro tra Romeo e Giulietta. Seppur con poco materiale a sua disposizione, era
riuscita a confezionare dei costumi da festa che non facevano sembrare i
ragazzi ridicoli e - non per vantarsi - non avevano niente da invidiare ad
altre rappresentazioni amatoriali.
In realtà guardando il palco dalle
retrovie, provò un po’ di invidia. Tutti i suoi amici erano presenti in quella
scena. Donovan nel ruolo di Romeo; Michelle come Balia; Billy era stato infine
scelto per il ruolo di Mercuzio e Zec era una delle comparse al ballo. Scacciò
via quella sensazione ricordando che le avevano affidato metà della Falce,
sospettava anche perché avesse un’arma con cui difendersi, non sapendo mai cosa
aspettarsi, ma soprattutto perché tra loro era tornata la fiducia.
Concentrandosi di nuovo sulla
rappresentazione, Betty rimase sorpresa e un po’ infastidita che Kerry facesse
a sua volta parte delle comparse. Nessuno sapeva del suo tentato furto e
nemmeno che aveva minacciato più volte di picchiarli e così si era presentata
tranquillamente con il resto del gruppo di teatro. «Oltretutto il vestito rosso
che le ho fatto le sta benissimo» constatò a bassa voce.
«Hai ragione. È proprio il suo colore.»
Kenny sbucò da dietro la scenografia, avanzando verso di lei. Notò subito si
era messa sulla difensiva e alzò le mani in segno di resa. «Calmati, non ho
intenzione di fare niente di male e tanto meno di rovinare la messa in scena. L’ira
della professoressa Noxon è temibile quasi quanto la furia di un vampiro.»
«Cosa vuoi da me?»
Kenny sorrise e i denti bianchi e
perfetti risaltarono sulle labbra color cioccolato. «Siamo entrambi parte della
compagnia e possiamo seguire lo spettacolo insieme.»
Betty rimase seria. Non gli piaceva quel
suo tono amichevole, dato che non erano amici. «Non mi incanti. Perché sei
venuto da me?»
«Bella e intelligente. Qualità rare in
un’unica persona, ma ho visto subito che eri un tipo speciale» disse Kenny
senza smorzare il sorriso.
Betty lo guardò spiazzata. Se non fosse
stata certa avesse un secondo fine, con quell’atteggiamento poteva darle
l’impressione ci stesse provando con lei. «Piantala con queste moine e sputa il
rospo.»
«Prima di venire a scuola io e Kerry
abbiamo fatto una ronda, non ci è sembrata una grande idea organizzare la prima
di sera, sai anche tu quali creature escono con il buio.» Kenny abbandonò
l’aria da seduttore e divenne serio. «La maggior parte dei posti in cui si radunano
i vampiri o in cui normalmente li troviamo erano deserti.»
«Aspetta, voi sapete dove cercare i
vampiri?»
«Certo. Il tuo amico Billy non fa lo
stesso?»
«A quanto ne so, oltre al cimitero dove
aspetta di vedere se ne sorgono di nuovi, non ha altri posti dove cercarli.
Quando non sono loro a trovare noi» rispose Betty. «E poi si affida al suo
sesto senso per il soprannaturale.»
Kenny aggrottò un sopracciglio. «Già,
quello. E non ti sembra una capacità un po’ sospetta?»
Betty rimase a bocca aperta. Non voleva
fargli capire che stava iniziando a condividere i loro dubbi sull’amico e così
rispose: «Non capisco cosa vuoi insinuare.» Si girò dall’altra parte per non
far trasparire l’insicurezza dal suo viso e notò uno strano movimento tra il
pubblico.
Da diverse file di posti alcune persone
si alzarono e si mossero verso il palco. Indossavano tutti una maschera sul
volto che stonava con l’abbigliamento ordinario. Erano circa una quindicina, di
varie età e camminavano sicuri nel buio dell’auditorium.
«Non sapevo fosse prevista
un’interazione con il pubblico» disse Kenny.
«Infatti non c’è niente del genere in
programma» rispose Betty. «Gli attori scelti sono tutti già in scena.»
Kenny le prese il braccio sinistro e la
fece indietreggiare verso il retro delle scene. «Qualcosa non torna. Stai in
guardia.»
Betty stava per replicare, ma una ragazza
bionda del pubblico iniziò a percorrere gli scalini e salì sul palco. Procedette
decisa verso Chas nei panni di Giulietta, bloccando il resto del cast che non
sapeva come reagire a quell’ingresso imprevisto. La afferrò per il polso destro
e la portò a forza nel centro della scena.
«Ehi! Chi ti credi di essere!» protestò
Chas.
«Fa’ silenzio» le intimò la ragazza
bionda. Si sollevò la maschera e rivelò il suo volto.
«Sunday» sibilò Betty, riconoscendola.
«Quella della quarta stagione di Buffy?» chiese Kenny, per niente
sorpreso. «In effetti un po’ le somiglia.»
Sunday deformò il volto assumendo
l’aspetto da vampira e si rivolse al pubblico che la guardò tra lo stupito e il
disgustato. «Gente, questo spettacolo è davvero una lagna. Abbiamo deciso di
movimentarlo un po’.» Fece un cenno con la testa agli altri tizi mascherati e
salirono a loro volta sul palco, avvicinandosi ognuno a un attore o attrice e
levandosi la maschera dal volto, rivelando le sembianze vampiresche. «Restate
seduti perché tanto arriverà anche il vostro turno.»
Dal pubblico si levò un brusio confuso.
Non si spiegavano se quella svolta inaspettata fosse parte dello show.
Sunday attirò Chas a sé, che provò ad
allontanarsi da lei senza successo, e le affondò i canini nel collo.
L’urlo di Chas si unì a quello del
pubblico.
«Dobbiamo fare qualcosa prima che si
scateni il panico» disse Kenny.
Betty si girò e intuì che coprire ciò
che stava accadendo era la prima cosa di cui occuparsi. Tirò la corda dietro di
lei e il meccanismo automatico fece scorrere il sipario fino a chiudere la
visuale ai presenti in auditorium.
Sunday si staccò dalla sua preda e puntò
il suo sguardo su Betty. «Ero certa di trovare voi buffoni qui. Questa volta
non mi lascerò sconfiggere.»
Kerry corse verso di lei, la prese per
una spalla e la scaraventò a terra. «Sei patetica. Se ti hanno battuto quei
dilettanti, non hai speranza contro una professionista.»
Sunday ringhiò e poi urlò: «Mangiate e
uccideteli tutti, poi ci occuperemo degli spettatori.»
Sul palco si scatenò il putiferio,
vampiri e attori ingaggiarono una lotta, molti non sapevano come reagire, altri
iniziarono a lanciare pugni e calci e la maggioranza cercò di scappare verso il
sipario.
Nel trambusto, Betty perse di vista i
suoi compagni. Sguainò la parte di falce a forma di paletto che aveva infilato
nei jeans e si mosse verso il paco per dare il suo contributo.
«Ferma.» Kenny le si parò davanti. «Devi
pensare alle persone del pubblico. Bisogna metterle in salvo finché è
possibile.»
«Molti di loro sono familiari dei nostri
compagni, non accetteranno di lasciare l’auditorium senza i figli» ribatté
Betty.
«Un motivo in più per farli andar via.
Se si mettono in mezzo, non potremmo salvare nessuno.»
Betty non sapeva cosa fare. Il piano di
Kenny era sensato, ma tra i gruppo di teatro c’era chi non era in grado di
difendersi da solo, anche con l’intervento di Michelle, Zec e Billy. E poi
c’era Donovan, anche lui era indifeso, senza armi o poteri.
«Sbrigati» la esortò Kenny. «Non
possiamo perdere tempo.»
«Che cosa le stai facendo» urlò Donovan,
con il costume da festa di Romeo tagliato e strappato, correndo verso di loro.
Betty si sentì rincuorare nel vedere che
era illeso. «È tutto a posto, Kenny dice che dobbiamo preoccuparci di far
sfollare l’auditorium.»
Donovan le si mise al fianco protettivo.
«E perché dovremmo fidarci di lui?»
«Perché potevo rubare la mezza Falce
alla tua amica, ma non l’ho fatto» ribatté Kenny.
«Non è sufficiente» ribadì l’altro
ragazzo.
Kenny sbuffò. «Ok, io e Kerry abbiamo
scoperto che tutte queste assurdità sono sputate fuori da una Bocca
dell’Inferno.»
«Questo lo sappiamo anche noi» disse
Betty.
«Però non avete ancora capito che non è
spuntata per caso» fece Kenny. «La Bocca dell’Inferno è stata ricreata da
qualcuno, forse una persona che si trova proprio in questo momento qui a
scuola.»
Continua…?
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