Da
lettore ventennale delle serie degli X-Men aspettavo con ansia questo film fin
dal giorno in cui fu annunciata la pre-produzione, è stata una lunga attesa, ma
ne è valsa la pena.
Cominciamo
con il dire che di tutta la saga (io conto X-Men,
X-Men 2, X-Men – Conflitto Finale e X-Men
– L’inizio) questo è, a pari merito con X-Men
2, il più riuscito sotto ogni
aspetto.
Seconda
premessa, questo capitolo non è solo il sequel di X-Men – L’inizio del 2011, ma in un certo senso anche di X-Men – Conflitto Finale del 2006 e pone
una sorta di conclusione all’intera prima trilogia uscita all’inizio degli anni
2000.
Infine,
ma non per importanza, la storia con seppur diverse modifiche è tratta
dall’omonimo arco narrativo di Chris Claremont e John Byrne, pubblicato nel
1980 sui numeri 141-142 di Uncanny X-Men (e ristampato di recente anche in
Italia) e ha avuto l’onore/onere di introdurre il concetto dei viaggiatori
temporali e dei futuri alternativi nell’universo narrativo degli X-Men e dei
mutanti Marvel.
Ora
iniziamo a parlare concretamente del film. La pellicola si apre sul futuro
distopico che anche il fumetto aveva illustrato: le Sentinelle hanno preso il
potere e governano sia sugli umani che su i mutanti, il mondo è allo sfascio ma
un manipolo di eroi resiste ancora per impedire che entrambe le razze vengano
sterminate. Incontriamo quindi quasi tutto il cast della trilogia originale
sopravvissuto al terzo film, (unica assente Rogue, che secondo quanto riportato
da uno degli sceneggiatori era coinvolta in una sottotrama non essenziale e
quindi tagliata durante la post-produzione) con l’aggiunta di Alfiere, Blink,
Sunspot e Warpath. Non fatevi ingannare: seppur possano sembrare mere comparse
inserite per la gioia degli X-fans, questi personaggi svolgono il loro ruolo
egregiamente. Sono soldati e fanno sfoggio dei loro poteri per contrastare le
Sentinelle e garantire ai compagni (gli altri protagonisti principali) di
portare avanti la trama in maniera sensata, non tutti hanno delle battute, ma
la loro presenza non toglie tempo o scene agli altri.
Con la
riunione dei tre big – Xavier, Magneto e Wolverine – ci viene svelato il punto
di svolta dell’intero film: il futuro in cui stanno vivendo può essere cambiato
inviando qualcuno nel passato che prevenga l’omicidio di Trask da parte di
Mystica, il suo coinvolgimento involontario nella creazione di Super Sentinelle
e lo sterminio che ne conseguirà. Viene scelto Wolverine per le sue capacità
rigenerative e gli viene detto che se riuscirà nell’intento, l’intero futuro
sarà riscritto e basandosi sulle regole dei viaggi nel tempo nella fiction,
viene sottointeso per gli spettatori che forse anche l’intera linea temprale
subirà cambiamenti in eventi cruciali che l’hanno contraddistinta. A questo
punto molti penseranno che la parte di storia coinvolgente il vecchio cast sia
finita qui, invece li rivedremo ancora nel corso del film perché è solo la
mente di Wolverine che viene mandata nel passato ed è mantenuta in quel tempo
da Kitty Pryde, quindi finché lui vincerà o fallirà loro non potranno
abbandonarlo.
Questo è
il primo punto di forza del film. Pur trattandosi principalmente di un super-hero movie non prende sottogamba
gli elementi della fantascienza che regolano i viaggi temporali. La storia
continua a essere raccontata su due livelli temporali: il futuro distopico e il
passato degli anni ’70. Inoltre, in questo modo rivediamo in azione in maniera
epica il cast originale e assistiamo a una delle scene più intense del film. Il
giovane Xavier disilluso, disamorato e terrorizzato dal dolore incontra il se
stesso futuro che gli impartisce una lezione essenziale: non perdere la
speranza, quello è il potere che condividono tutti, umani e mutanti, anche se
tutto sembra negativo, continua a credere in un domani migliore e lotta per
costruirlo. Questo semplice messaggio è anche uno dei pilastri alla base della
storia fumettistica degli X-Men e gli sceneggiatori e il regista Bryan Singer
se ne sono ricordati, facendolo fluire in maniera naturale nello svolgersi
della vicenda.
Come
detto la storia si snoda su due livelli temporali, nel passato ritroviamo
quindi Wolverine che con la sua missione ben chiara va alla ricerca di Xavier
nel 1973. Anche in questo caso, come già nel prequel del 2011, è stato fatto un
ottimo lavoro per integrare eventi reali del periodo nella trama e questo dà
una marcia in più al film. Al contrario di altre pellicole dello stesso genere,
l’avventura degli X-Men acquista sfumature più realistiche, lo spettatore vede
l’evoluzione dei personaggi e delle loro vite osservandole sullo sfondo del
mondo reale per come esso stesso è cambiato e in cui anche lui vive, facendo
così che gli X-Men (personaggi di fantasia)
entrino di diritto a far parte delle vicende che hanno fatto la Storia
(quella con la “S” maiuscola che si studia sui libri).
Parlando
di evoluzione dei personaggi per una volta assistiamo a un Wolverine maturo.
Non è più il lupo solitario e selvaggio dei primi film (e a essere sinceri non
ruba neanche troppo la scena agli altri personaggi), interagisce con i compagni
e pur non essendo propriamente un leader, riesce comunque a guidarli affinché ognuno svolga il suo ruolo.
Anche il
cast giovane, introdotto nel prequel, ci regala delle interpretazioni
meravigliose. Se in passato il rapporto Xavier-Magneto e come sono arrivati a
posizioni tanto distanti era la molla che spingeva la narrazione, qui viene
trattato in maniera più concisa, ma comunque efficace. Su tutti però mi sento
di menzionare in particolare James McAvoy e Jennifer Lawrence, che danno una
tridimensionalità e un’anima ai loro characters. Il primo con uno Xavier
diverso da quello che ci aspetteremmo in base alla sua storia
film/fumettistica: non un uomo posato e guida paziente per i suoi simili, ma un
depresso e disfattista, disposto a rinunciare al suo potere mentale per non
soffrire. Il modo in cui risale dal baratro in cui è caduto è completamente
umano e non supportato da capacità super, rivelando perché sarà poi il famoso
Professor X che tutti conosciamo. La seconda, invece, riesce a rendere Mystica
più di un personaggio di contorno e la tratteggia non come la solita
villain/femme fatale, ma piuttosto come una donna forte, divisa tra gli
insegnamenti ricevuti da Xavier e ciò di cui l’ha convinta Magneto. Messa al
corrente del ruolo che avrà sulla rovina del futuro, Mystica è quindi portata a
compiere la sua scelta e lo farà trovando una via di mezzo tra la filosofia del
palmo aperto di Xavier e quella del pugno chiuso di Magneto, entrando nella
zona d’ombra che caratterizza la sua controparte fumettistica.
Le due
ore e dieci minuti che compongono il film scorrono piacevolmente, tenendo
sempre vivo l’interesse dello spettatore e non appesantendo mai la narrazione,
questo grazie all’ottima miscela di ingredienti che lo rendono un’opera in
grado di farsi apprezzare anche da chi solitamente non si appassiona ai
blockbuster di super-eroi. Abbiamo infatti il dramma, mostrato dal pericolo
dell’estinzione dei mutanti del futuro, dal peso di cui il giovane Xavier deve
liberasi e dalle scelte che i personaggi fanno per agire in modo giusto e al contempo salvare la propria razza senza
perdere la loro umanità; l’azione, legata al viaggio nel tempo e contro il
tempo di Wolverine per sventare l’omicidio e alle varie e sempre più
mastodontiche battaglie; il risvolto comico incarnato per lo più dal
personaggio di Pietro/Quicksilver (un’altra aggiunta non fine a se stessa e
“regalo” ai fans, ma presente perché ha una vera funzionalità e forse per innescare
una reazione in produzioni future) e dalle scene che lo coinvolgono; il tocco
di realismo, quasi da period movie,
grazie alle ambientazioni, ai costumi e all’integrazione di fatti reali
inerenti al 1973; e il sense of wonder
che i poteri dei mutanti (e gli effetti speciali con cui sono realizzati)
garantiscono agli spettatori più e meno giovani.
All’inizio
ho detto che X-Men: Giorni di un Futuro
Passato è anche una sorta di conclusione della prima trilogia e lo capirete
guardando le ultime scene, che non voglio rivelare perché sono una gioia per
tutti coloro che si sono appassionati a questa saga fin dal 2000 e soprattutto
per coloro che hanno letto e continuano tutt’oggi a leggere le gesta cartacee
degli X-Men, ritrovandone lo spirito di fondo.
Un finale
certo, ma forse anche qualcosa di più: già sappiamo che il franchising dei film
degli X-Men è destinato a continuare e
quasi sicuramente con un rinnovamento che darà nuova linfa alla serie grazie al
nuovo cast (ormai non più così giovane, ma destinato a diventare di veterani)
insieme a nuove aggiunte e allo stesso tempo un arrivederci agli attori che lo
hanno avviato quattordici anni fa, senza perdere la speranza che possano
tornare magari quando sarà il tempo di
visitare ancora quei giorni di un futuro modificato.
P.S.: un
consiglio, al termine della proiezione non abbiate fretta di uscire dalla sala
prima che finiscano i titoli di coda, o potreste perdervi la comparsa di
qualcuno importante per il prossimo film in lavorazione.
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