lunedì 21 settembre 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 8

8. Guidati Dalla Falce


Billy brandì la Falce con sicurezza e calò la lama sul collo di Sunday.

La vampira si mosse con destrezza all’indietro, evitandola. «Che diavolo è quell’affare?» ringhiò irritata.
«È l’arma suprema delle Cacciatrici» rispose Billy, avanzando verso di lei minaccioso. «Destinata a loro e parte della loro eredità. Non lo sapevi?»
«Balle!» replicò. «Se esistesse una cosa del genere, ogni vampiro la riconoscerebbe.»
«A quanto pare non sei poi così informata» rispose Donovan.  
Sunday ringhiò di nuovo, ma più sommessamente. Si voltò verso i suoi sottoposti e urlò: «Cosa aspettate? Un invito ufficiale?»
Simon, Stefan, Caroline e Alice, si gettarono nella caffetteria e presero di mira ognuno una preda.
Billy scattò di nuovo contro Sunday. Non poteva permettere a quei bulli vampiri di facre del male ai suoi compagni e se avesse messo K.O. il loro capo, sarebbero stati meno sicuri di riuscire a sopraffarli. Usando la base della sua arma, mirò deciso con la punta del paletto al cuore della vampira, ma nuovamente lei scansò l’attacco.
Sunday gli diede un colpo violento con il braccio, lui però non perse la presa. Rivoltò la Falce e la fece scorrere verso l’alto, sfregando la lama dell’ascia contro il volto vampiro di Sunday, riuscì ad aprirle un lungo squarcio sulla guancia.
Sunday ringhiò e strillò, mischiando i due suoni.
I quattro bulli vampiri che stavano avanzando, si voltarono di colpo a fissarla.
Lei si toccò la ferita con la mano destra e guardò sorpresa il sangue sulle dita.
Il suo aspetto non era più sicuro, ora appariva vulnerabile, proprio quello che Billy voleva. Sfruttò lo stupore della nemica e riafferrando la Falce all’impugnatura, le corse incontro conficcandole il paletto nel petto.
Sunday rimase a bocca aperta e cadde sulle ginocchia, trascinando sul pavimento anche Billy, con le dita serrate sull’arma.
Vedendola in quello stato, Alice, Caroline e Stefan non mascherarono il loro timore. Senza attenersi alle istruzioni del loro capo, corsero fuori dalla caffetteria.
Simon guardò i quattro umani immobili e indecisi, poi si abbatté su di lui.
Billy non poté reagire: avvertì in una vampata di dolore i canini affondare nella carne sul collo. Gridò, provò a districarsi, ma era bloccato tra i due corpi. Quello di Simon, che lo teneva fermo alle spalle, succhiandogli il sangue e quello di Sunday ,davanti a lui, in cui era conficcato il paletto della Falce che gli impediva di muovere il braccio con cui la reggeva.  
«Aiutiamolo» gridò Betty.
«Ci penso io» rispose Donovan.  
Billy udì alle sue spalle un rantolo e poi polvere cadere sulla sua schiena. Girò il volto e  vide il compagno incredulo tenere il paletto a poca distanza, infilzando l’aria.
«Ce l’ho fatta» esultò Donovan. «Ho ucciso un vampiro!»
«Ottimo» si complimentò Billy. Provò a ritrarre il braccio, sorpreso che anche Sunday non fosse già polvere, ma lei gli afferrò il polso.
«Hai fatto male i conti» gli sussurrò. «Il cuore è due dita più in alto.» Girò a forza il polso, facendo scrocchiare le ossa.
Billy urlò di nuovo e perse la presa sulla Falce.
Mugugnando, Sunday estrasse dal petto la parte dell’impugnatura intagliata a paletto e si rimise in piedi.
«Non ti muovere» le intimò Zec. Ruotò la mano sinistra e la Falce venne strappata da una forza invisibile dalla mano della vampira e volò dritta nella sua. «Se fallisci al primo colpo, tenta di nuovo.»
«Non credo proprio» rispose Sunday. Ruggì e scansandoli, corse verso la finestra da cui erano entrati, rimasta aperta. Saltò all’esterno e fuggì nell’oscurità della notte.
Donovan si piegò per aiutarlo a rialzarsi. «Tutto ok, amico?»
Con la mano sana, Billy si pulì il collo dal sangue che iniziava a seccarsi. «Credo mi abbia rotto il polso, ma sto bene.»
«Ok, allora andiamocene» disse Michelle.
«No. Dovete trovare gli altri e polverizzarli» rispose. «Non possiamo rischiare girino liberi di fare altre vittime.»
«Non vieni con noi?» domandò Betty.
Billy provò a mascherare una smorfia di dolore. «Non vi sarei di grande aiuto. E poi è meglio che rimanga qui nel caso tornassero.»
«Ma come faremo da soli? Non siamo esperti come te» disse Michelle.
«Ce la farete.» Billy si voltò verso Zec. «Dai la Falce a Betty e Donovan e voi due afferratene entrambi una estremità.»
«Cosa hai in mente?» gli chiese Donovan, eseguendo comunque la richiesta e afferrando con la mano libera la parte della falce terminante nel paletto di legno.
«La Falce l’abbiamo creata noi, almeno questa versione» spiegò Billy, facendo segno a Betty di fidarsi come aveva fatto l’amico. «Ci appartiene, ognuno di noi può usarla per cacciare. Quando l’ho toccata, ho capito possiamo dividerne il potere e dividere l’arma. Quindi, ognuno di voi tiri la parte che regge.»
«La spezzeremo» disse Betty, stringendo le dita poco sotto la lama dell’ascia rossa.
«Fidatevi» rispose Billy. «Non si romperà.»
«Ok, al mio tre» fece Donovan. «Uno. Due. E tre!»
Betty e Donovan si mossero come nel tiro alla fune, trascinando verso il corpo la parte di arma che impugnavano. Con fatica la sentirono scricchiolare sotto i loro sforzi e subito dopo, la Falce  si divise in due metà senza danno. Betty rimase con in mano l’ascia e Donovan con il paletto.
«Straordinario.» Zec li guardò estasiato, poi si riscosse e fissò Billy. «Ma così resterai disarmato.»
Donovan raccolse il paletto buttato a terra da Sunday e gli porse anche il suo. «Tieni, in caso di cattivi incontri.»
Billy li prese e sorrise. «Dividetevi a coppie e andate a caccia di vampiri.»
«Come li troveremo?» domandò Michelle.
«Lasciate che sia la Falce a guidarvi.»
 

Attraversando il corridoio, Zec osservò il paletto della Falce in mano a Donovan. Avevano deciso che essendo lui ancora in grado di sfruttare il potere telecinetico, spettava al suo compagno tenerla, tuttavia si domandava cosa provasse.

Quando aveva afferrato l’arma completa, una scarica di energia si era diffusa nel suo corpo. Era come un’iniezione di adrenalina mista a una consapevolezza e sicurezza in se stesso, che non aveva mai provato. Si domandò se anche solo metà della Falce avesse lo stesso effetto sul ragazzo che gli camminava al fianco.
«È tutto a posto?» gli chiese.
Donovan annuì. «È fantastico. Mi sembra di averlo sempre fatto. Come se avessi l’esperienza di anni di caccia.» Sollevò il paletto e lo guardò ammirato. «Chissà se per le ragazze è lo stesso.»
«Penso di sì. Io ho provato qualcosa di simile quando l’ho tenuta in mano intera.»
«È la stessa sensazione di quando…» Donovan gli indicò il volto con l’indice sinistro. «Insomma… come quando sei in modalità poltergeist barra telecinetico?»
«No. È diverso» rispose Zec. «Questo ha che fare con il dolore.»
«E la rabbia.»
«Cosa? No. E comunque tu cosa ne sai?»
«Ti ho visto quando lo hai fatto la prima volta. Sulla tua faccia c’era rabbia, eri proprio incazzato nero.» Donovan sorrise. «E non sei bravo a mascherare quello che ti passa in testa.»
«Che vuoi dire?»
Donovan si fermò. «Ti piace Billy.»
«No.»
«Per favore, è tutta la sera che lo fissi in quel modo… per me è ok, voglio dire, non ho nessun problema, è giusto tu sia libero di essere te stesso e lo rispetto. Anzi, mi chiedevo se ti piaccio anche io in quel senso.»
«Donovan, tu non sei gay.»
«E allora? Non ti ho detto di metterci insieme, voglio sapere se mi trovi sexy.»
Zec sbuffò spazientito. «No, non sei il mio tipo.»
Donovan gli diede una pacca sulla spalla. «Bene, un problema in meno. Anche tu non sei il mio genere e ci saranno già abbastanza drammi quando dovrai contenderti Billy.»
Zec lo guardò confuso. «Ma di che diavolo parli? Chi s…»
«Shh!» lo zittì mettendogli la mano sinistra con il palmo aperto sul petto. «Sento qualcosa…»
«Come puoi sentire altri suoni oltre le nostre voci?»
«Non lo so, forse e per via del paletto della Falce.» Donovan si voltò verso le scale che portavano al piano superiore. «Da quella parte. Uno dei vampiri è là.»
Donovan corse, facendo gli scalini due a due. Zec gli fu dietro, ripromettendosi di riprendere il discorso su Billy una volta finita la caccia.
Entrarono nel nuovo corridoio e Donovan continuò a procedere sicuro, muovendo lentamente il paletto davanti a sé. A Zec parve come un rabdomante in cerca di acqua.
«È qui» sussurrò Donovan. «E di certo ci ha sentiti arrivare.»
«Dovremmo pensare a un piano» rispose Zec a bassa voce, mentre oltrepassavano l’ingresso spalancato delle prime aule ai due lati.
«Non ce ne è bisogno.» Donovan si girò di scatto verso la seconda aula alla sua destra. «Posso ancora coglierlo di sorpresa.»
Stefan balzò fuori dalla classe e si avventò su Donovan, atterrandolo. Poi lo sollevò di peso, gli torse il braccio con cui impugnava il paletto dietro la schiena e gli strinse l’altro contro la gola.
«Lascialo andare» gli ordinò Zec.
«Altrimenti, frocetto? So che non puoi strapparlo dalla mia presa con il tuoi trucchetti» rispose Stefan, con metà volto nascosto dietro la nuca di Donovan, ma mostrando la sua forma da vampiro. «E se vuoi provare a buttarmi di nuovo fuori da una finestra, il tuo fidanzatino verrà con me.»
Zec imprecò mentalmente. Stefan aveva ragione: non si controllava ancora appieno, rischiava di fare male a entrambi se provava anche solo a sollevare il vampiro da terra.
«Ehi Zec, non ti preoccupare» disse Donovan. Poi abbassò gli occhi sui suoi pantaloni. «Ho fede in te.»
Zec inarcò un sopracciglio e seguì lo sguardo dell’amico. Sopra l’allacciatura dei jeans vide spuntare un braccio di una croce di legno e intuì cosa voleva facesse. Però doveva avvicinarsi un po’ di più.
«Hai ragione Donovan, a volte è giusto sacrificarsi per una buona causa.» Zec camminò lentamente verso di loro. Notò lo sguardo smarrito del compagno e la sorpresa in quello di Stefan.
«È un bluff» disse il vampiro, indietreggiando.
«Mi hai scoperto» rispose Zec. Si sporse in avanti, allungò le dita della mano sinistra e sperando di non ferire Donovan,  gli sfilò con la telecinesi la croce, la fece levitare sopra di loro e la sbatté sul volto di Stefan.   
Il vampiro mollò la presa sul suo prigioniero in preda a una reazione istintiva e si abbassò, intimorito dal simbolo cristiano.
Donovan sfruttò il ritrovato vantaggio. Si girò, bloccò la spalla destra di Stefan con la mano sinistra e con l’altra gli piantò il paletto nel cuore.
Stefan lo guardò incredulo e poi si sgretolò in polvere.
Zec rimase a fissare il cumulo di granelli sul pavimento. «È morto. Per davvero.» Quella realtà lo scosse più di quanto riuscisse ad ammettere.
«Non era più veramente vivo, o umano.» Donovan lo raggiunse, posandogli la mano sulla spalla. «Dobbiamo rimanere lucidi. Fuori uno...»
«…ne rimangono due» concluse Zec.

 

                                             Continua…?






lunedì 7 settembre 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 7

7. Siamo Ciò Che Forgiamo

Per quanto cercasse di opporre resistenza, Billy venne trascinato dai suoi assalitori con estrema facilità.

Sgomitò e scalciò come se fosse in preda a convulsioni, ma la loro presa rimase salda sulle sue braccia e il loro umore iniziò a risentirne, rendendoli più aggressivi e intolleranti di quanto fossero stati in vita.
«Smettila di dimenarti, non otterrai nulla» disse Alice alle sue spalle.
Alla sua sinistra, Simon gli ficcò con più forza le dita nella manica della camicia, lacerandola lievemente e arrivando alla pelle. «Ascoltala, o ti calmo io con un prelievo forzato di sangue.» Si passò la lingua sui canini sporgenti per rimarcare il concetto.
«No, non lo farai» lo contraddisse Stefan.
Caroline, davanti a lui, si voltò procedendo all’indietro. «Nemmeno una succhiatina veloce?»
«No» ribadì l’altro.
«Perché?» domandò Billy. Oltre al paletto nascosto nel retro dei jeans, la sua unica arma era l’astuzia e per scoprire cosa stava per succedergli, doveva farli parlare. «Siete vampiri, tra l’altro nuovi di pacca, non avete un desiderio assillante di sangue?»
Simon lo fissò ringhiando.
«Abbiamo ordini precisi» rispose Alice. «Chi ci ha detto di volerti incontrare, vuole farlo finché sei ancora vivo e illeso.»
«E posso sapere chi merita tanta lealtà?»
«Lo vedrai quando arriveremo» replicò Stefan.
«Così aumentare la mia curiosità» continuò Billy. «Voglio dire, prima non eravate tipi da prendere ordini prima, non pensavo lo foste adesso che siete… cambiati.»
«Muovi meno la lingua e più le gambe» disse Caroline e tornò a dargli le spalle.
Billy gettò sguardi veloci all’ambiente circostante. Erano quasi arrivati al termine del corridoio del pian terreno, ancora pochi passi e si sarebbero trovati davanti le porte della palestra.
«Non è un po’ tardi per la lezione di educazione fisica?»
Nessuno dei quattro gli rispose.
Caroline spalancò una porta, Simon e Stefan lo gettarono all’interno della palestra buia e poi li udì entrare insieme ad Alice, fermandosi alle sue spalle.
Qualcuno accese le luci dall’interno.
«Bene, bene. Il cosiddetto Ammazzavampiri è arrivato» riecheggiò una voce femminile. «Desideravo tanto conoscerti.»
Billy si guardò intorno. Dal canestro fissato al muro alla sua destra vide saltar giù una figura, quando toccò terra distinse i capelli biondi e l’abbigliamento anni ottanta composto da camicia, giacca di pelle, pantaloni e stivaletti, ricordava i look di Madonna e Cindy Lauper agli inizi delle loro carriere. I suoi lineamenti gli erano familiari, ma non riusciva a identificarla.
La nuova ragazza lo fissò poco convinta. «Sei magrolino, non sembri adatto al lavoro che hai scelto.»
«Sei una vampira» rispose Billy. Anche se non ne era certo, il modo in cui il suo “senso del male” gli fece prudere l’interno della nuca, gli suggerì di avere di fronte una non-morta.
«Complimenti Sherlock, grande intuito» lo schernì lei. «Non affaticarti a provare a indovinare il mio nome. Te lo dico io. Sono Sunday.»
Billy rimase a bocca aperta. Era assurdo, ma anche vero. Non ricordava chi fosse l’attrice che recitava il ruolo in Buffy, ma era come se dopo aver pronunciato quel nome, notasse la somiglianza. «Non è possibile.»
«Come?»
«Tu non sei una persona reale…» Billy scrutò i volti degli altri quattro, deformati dalla trasformazione in vampiro, e cercò in loro il suo stesso stupore, senza trovarlo. «Sei un personaggio interpretato da un’attrice.»
«Parli sul sei serio?» domandò Sunday inarcando un sopracciglio. «Se autoproclamarti cacciatore di vampiri era un segno di squilibrio mentale, con questa uscita vinci in assoluto il premio per lo svitato dell’anno.»
Caroline e gli altri risero divertiti.
«È vero. Non sono pazzo.»
Sunday si avvicinò. «Come vuoi. Ti dimostro che sono reale.»
Prima che Billy potesse dire o fare qualsiasi cosa, la vampira gli afferrò le spalle, il suo volto trasfigurò in un istante nella forma vampiresca e gli piantò i canini nel lato sinistro del collo.
Urlò dal dolore e lei spostò la bocca di colpo. Mentre lo fissava, si portò la mano sinistra alla ferita e macchie di sangue gli gocciolarono tra le dita, il bruciore dapprima pulsante si attenuò.
«Visto? È tutto vero.» Sunday riplasmò la faccia nella forma da umana non-morta e lasciò la presa su di lui. «Per la cronaca non sei un vero Cacciatore, una volta ne ho assaggiata una e il tuo sapore è diverso.»
Billy era disorientato. Aveva combattuto vampiri e demoni, ma trovarsi davanti in carne, canini e ossa un personaggio della serie da cui tutto sembrava avere origine, era più di quanto riuscisse a metabolizzare in così poco tempo. «Cosa vuoi da me?»
«Oltre farti causa per appropriazione indebita di un titolo protetto da copyright?» domandò Sunday con un sorriso beffardo. «Ucciderti, ovviamente.»
Billy cercò di ritrovare la lucidità. «Perché di preciso? So che per i vampiri è un semplice divertimento, ma perché hai cercato proprio me?»
«Curiosità. Dato sembri tanto esperto sul come eliminare quelli come noi, volevo vedere se eri davvero un’ammazzavampiri.»
«E ora sei delusa?»
«Non tanto. È bello sapere di essere in una città dove non vivono Cacciatrici.» Sunday fece un passo avanti. «Adesso è ora di morire.»
Billy arretrò. «Aspetta. Lo hai detto tu, ho squilibri mentali, forse è vero, quindi non mi merito un ultimo desiderio?»     
«Saresti un vero spasso come cucciolo» replicò Sunday. «Ma non ti risparmierò.»
«Non è questo. Voglio sapere perché li hai trasformati.» Billy si voltò a guardare Simon, Stefan, Caroline e Alice, fermi dietro di lui.
«Chi ti dice sono stata io?»
«Li conoscevo da vivi. Ti sono troppo fedeli per non essere tu il loro sire.»
«Ok, allora, perché vuoi saperlo?»
Billy imitò il sorriso di lei. «Semplice curiosità.»
Sunday lo scrutò per pochi secondi. «D’accordo. Sono una leader nata, ma non posso esprimermi al meglio senza dei sottoposti. Ho osservato quei quattro e mi piace il loro stile. Erano dei bulli mediocri, ma saranno dei vampiri perfetti. E in branco ci si diverte di più.»
Capì di non avere altra scelta. Se non provava a salvarsi in quel momento, non avrebbe avuto altra occasione. Scoppiò a ridere, una risata finta, in cui impiegò tutte le sue forze per farla sembrare vera e si piegò in avanti, come se quello che aveva sentito fosse troppo divertente per riuscire a farlo restare dritto.
«Che hai da ridere?» sbottò Sunday.
«Tu… tu… non ne hai idea…» Billy intramezzò ancora qualche risata, poi finse di calmarsi. «Ti credi furba, ma non hai fatto un buon affare con questi qui.»
«Ehi! Ripetilo stronzetto» lo aggredì Stefan.
«Zitto» gli ordinò Sunday. «Spiegati, prima che ti spezzi il collo» disse.  
«Sai che hanno aggredito dei miei amici con poteri telecinetici giorni fa?»
«E allora?» domandò Sunday.
«Li abbiamo rinchiusi tutti in uno stanzino» s’intromise Alice.
«Dove non possono sfuggire e possiamo mangiarceli con calma» aggiunse Simon.
«Già, ottimo piano» si complimentò Billy. «Avete controllato fossero disarmati? Non mi sembra. E sorpresa: lì dentro c‘è tutto il mio arsenale, hanno paletti, acqua santa e armi a sufficienza per distruggere un esercito di vampiri.»
«È vero?» Sunday perse la sua calma e il suo sarcasmo. «Avete lasciato quegli umani, compresi i due fenomeni da baraccone, tutti insieme senza accertarvi fossero disarmati?»
«Ecco… noi non pensavamo ce ne fosse bisogno» si giustificò Caroline.
«Idioti» li apostrofò Sunday.
«Esattamente.» Billy colse la sua chance. Sunday gli dava le spalle, le si avvicinò con un movimento fluido e disse: «Non hanno controllato neanche me.» Estrasse rapidamente il paletto dalla tasca sul retro dei jeans e lo conficcò nella schiena di Sunday.
La sentì emettere un verso gutturale di dolore, ma sapeva di non averla colpita in un punto mortale. Si girò e corse con uno scatto verso la porta che dava sul campo sportivo, la spalancò e prima che potessero muoversi, fu fuori dalla palestra. Continuò a correre nella penombra della sera, sentendo alle sue spalle il vociare e i rumori dei vampiri già al suo inseguimento.
Girò la testa per controllare ci fosse abbastanza distanza tra loro, quando venne sollevato dall’erba e trasportato sul fianco delle gradinate da una forza invisibile.
Billy tirò un sospirò di sollievo notando il responsabile. «Zec!» Il  ragazzo lo depose gentilmente a terra e lui vide i capelli curi e le piccole vene nere sulla fronte. «Sei riuscito a controllare il tuo potere. E gli altri? Stanno bene?»
Zec annuì. «Ci aspettano dentro.» Aprì il palmo della mano e la porta di sicurezza che dava all’interno della scuola si spalancò.
Billy lo segui e ripercorrendo il corridoio illuminato, chiese: «Come mi hai trovato?»
«Quando ho buttato giù la porta dello stanzino del bidello con la telecinesi e ho lasciato gli altri indietro ad armarsi, sono venuto a cercarti e ho visto le luci della palestra accese, poi ho sentito dei versi all’interno e sbirciando ti ho visto uscire.»
Arrivarono nella caffetteria e trovarono i tre compagni ad aspettarli. Erano rimasti con le luci spente, illuminati solo dal bagliore che entrava dall’esterno della finestra e dal neon del corridoio. Billy vide Michelle con il suo aspetto normale, segno che non era riuscita ad accedere ai suoi poteri, però stringeva un paletto di legno nella mano destra. Betty le era al fianco e aveva un paletto in una mano e una croce nell’altra. Donovan era il più armato, stringeva un paletto in una mano, una croce gli spuntava dai pantaloni, teneva una boccetta  di acqua santa nell’altra mano e una seconda sporgeva dalla tasca sinistra.
Gli furono subito tutti e tre intorno.
«Sono contenta di vederti» disse Betty, poi si bloccò. «Sei ferito.»
Billy si ricordò solo in quel momento della gola sporca di sangue. «Non è niente. È solo un morso.»
Donovan lo guardò accigliato. «Non diventerai un vampiro anche tu?»
«Non basta essere morsi, deve bere anche lui del sangue di vampiro» rispose Michelle. «Non l’hai bevuto, vero?»
Billy scosse la testa. «Ascoltate, non abbiamo molto tempo. Non ci sono solo Caroline, Alice, Stefan e Simon. Il loro capo è Sunday.»
«Sunday?» ripeté Zec. «Quella della quarta stagione di Buffy
«Proprio lei» confermò Billy.
«Ne sei sicuro?» Donovan era scettico e incredulo, quanto lo era stato lui poco prima. «È assurdo, non è una vera persona, cioè è un’attrice che…»
«No, è lei. Non so come sia possibile, ma è davvero lei. Ed è pericolosa.»
Le luci della caffetteria si accesero.
Billy e i compagni si voltarono verso l’ingresso e sull’uscio videro il responsabile.
«È piacevole quando ti riconoscono una qualità.» Sunday li squadrò imbronciata con il suo branco al seguito. «Anche se incomincia a essere seccante questa vostra fissazione sul fatto che io non esita. E poi, chi dovrebbe interpretarmi? Lady Gaga?»
«Cavoli è proprio lei» disse Donovan.
Billy si parò davanti a Betty e Michelle, spalancando le braccia come per fare da scudo e le spinse ad arretrare verso il centro della stanza. Donovan e Zec si strinsero al suo fianco, facendo lo stesso.
«Oh, andiamo, non penserai davvero di poterli proteggere.» Sunday lanciò ai  loro piedi il paletto sporco con cui le aveva trafitto la schiena. «Visto? Le tue armi non sono un granché, potete averne quante volete, non fa alcuna differenza.»
«Ti sbagli» replicò Zec. «Ora siamo in parità, non avete scampo.»
«Giusto» concordò Donovan. «Non importa se tu le assomigli, o sei davvero Sunday, finirai in polvere come lei.»
«Ne sei convinto, sacca di sangue ambulante?» replicò lei sprezzante. «Siete solo un gruppo di sfigati, anche se alcuni di voi sono dei mezzi mostri, non potete competere con noi.»
«Abbiamo già vinto contro dei demoni» insistette Betty.
«Non abbiamo paura» disse Michelle, anche se la voce la tardiva.
Sunday trasformò il suo volto in quello da vampira. «Dovreste, perché nel vostro caso l’unione non fa la forza.»
Simon, Stefan, Alice e Caroline avanzarono dietro di lei, pronti ad attaccare.
«Hai sprecato la tua occasione quando ero diviso da loro» rispose sicuro Billy. Zec e Donovan gli strinsero le mani in segno di appoggio e Michelle e Betty fecero altrettanto, posandogli ognuna un palmo sulla spalla. «Siamo come la Scooby Gang: imbattibili in gruppo.»
Sunday ringhiò e si lanciò verso di loro, ma una luce accecante scarlatta si frappose, spingendola a fermarsi e saltare all’indietro.
Billy osservò la luce assumere una forma concreta e quando l’oggetto si formò e rimase sospeso a mezz’aria davanti al suo petto, sgranò gli occhi nel riconoscerlo: la Falce delle Cacciatrici.
Lasciò le mani dei compagni e le allungò per afferrarla.
«Da dove sbuca?» domandò Michelle.
«Sembra… autentica» fece Zec.
 «Lo è» disse Billy. Strinse il centro dell’impugnatura in metallo e osservò il palo in legno fissato a una estremità e l’ascia rossa a quella opposta. L’arma gli trasmise una consapevolezza. «Siamo stati noi a forgiarla.»

 

       Continua…?