Sorge Oscurità Maggiore 17: Punti di Rottura (1°parte)
«Su, su ragazzi, dobbiamo smontare e
riporre tutto entro la fine della settimana e i prossimi pomeriggi ritenetevi
obbligati a presentarvi qui subito dopo la fine delle lezioni» li incitò la
professoressa Noxon, in piedi davanti alla prima fila di poltroncine a
sinistra, all’interno dell’auditorium.
Betty strinse tra le braccia il costume
da suora di una delle comparse, il ricordo dell’ultima replica di Tutti Insieme Appassionatamente le parve
lontano di mesi, anche se la messa in scena era avvenuta solo quattro sere
prima. Dopo il colloquio con Hart Wyngarde si sentiva scombussolata e confusa,
le sembrava che il passato doloroso e lontano la stesse assediando, sostituendo
con prepotenza gli eventi più recenti.
«Ti aiuto a piegare e sistemare i
costumi» disse Donovan.
La sua voce la fece tornare al presente.
Lo guardò e avvertì un nodo alla gola all’idea di trascorrere del tempo con
lui. «Non serve, non è pesante.» La risposta le parve stupida anche mentre la
diceva.
«Così almeno possiamo parlare un po’ da
soli» insistette lui.
Betty scosse la testa. Era proprio
quello che voleva evitare, Donovan non aveva colpe, ma non era pronta a
confidarsi su quello che Hart aveva riportato a galla. «No, rallenteremo solo
il lavoro e ci toccherà tornare per più pomeriggi.»
Donovan le si avvicinò per prenderle la
mano. «Sei arrabbiata con me? Ho fatto qualcosa di sbagliato?»
Betty arretrò di scatto. Ormai era un
riflesso automatico. «Non c’entri, voglio solo sbrigarmi.»
«No, no, no!» ripeté la professoressa
Noxon, avanzando con ampie falcate verso loro due. «Così non va bene, non siete
qui per chiacchierare o altro. Bisogna rimboccarsi le maniche e non sprecare
neanche un minuto.»
«Stavamo accordandoci per riporre i
costumi» replicò Donovan.
«Vi ho visti insieme durante le prove,
non sono cieca signor Brennon. Lavorerete meglio e in fretta con compiti
separati.» La Noxon sollevò il capo, guardò sul palco tra i ragazzi che
smontavano le scenografie e chiamò: «Kenny Wood, vieni qui, aiuterai Betty a
raccogliere e sistemare i costumi. Forza!» Prese poi Donovan per le spalle e lo
trascinò con sé verso il palco. «Tu aiuterai con le scene.»
Betty osservò Donovan venire allontanato
con un’espressione scura e non seppe decifrare se fosse più arrabbiato con lei,
per non essere intervenuta, con la Noxon che si era intromessa, o per il fatto
che si sarebbe ritrovata ad avere Kenny come compagno di lavoro.
Il ragazzo dalla pelle scura le fu di
fronte e le prese dalle mani l’abito. «Ce ne sono altri qui in giro?»
Betty sbatté le palpebre e poi guardò
oltre le lenti degli occhiali. Non individuandone nessuno nell’auditorium,
scosse la testa. «Sono tutti nella stanza costumi.»
«Ok, andiamo» rispose Kenny,
precedendola dietro le quinte.
Lo
seguì sentendosi sollevata ad averlo come aiuto: non era intenzionato a farle
domande scomode. Camminarono in silenzio nel piccolo corridoio ed entrarono
nello stanzino adibito a sala dei costumi. I vari vestiti erano ammassati alla
rinfusa su un paio di sedie.
«Cosa devo fare?» domandò Kenny.
«Inizia ad appendere il costume che hai in
mano sulla prima rella» rispose Betty. Pescò da uno scatolone in cartone una
gruccia e gliela porse. «Queste sono contante, non possiamo perdercene nemmeno
una.»
«Signorsì, signora» replicò il ragazzo
sorridendo.
Betty sorrise di riflesso e si rilassò.
«Cerco tra queste pile gli altri abiti da suora e te li passo.»
Lui annuì e le diede le spalle.
Betty provò a concentrarsi solo
sull’impegno con il club di teatro e scacciare ogni altro pensiero su cui
rimuginava. Spostò un paio di maglie con il colletto alla marinara e si trovò a
fissare un paio di stivali scuri, usati per completare la divisa dei soldati
nazisti. Ne afferrò uno, non erano femminili, però le ricordarono l’unico paio
che aveva in camera sua. Le tornò alla mente la sola occasione in cui li aveva
indossati.
La sera dell’appuntamento con Eddy. La
sera dell’aggressione.
Le mani le tremarono, divenne
intangibile e lo stivale le scivolò attraverso la carne e piombò sul pavimento.
«Tutto a posto?» domandò Kenny,
girandosi e andandole vicino.
Betty aveva la gola secca. «S-sì»
biascicò con voce rauca.
«Sei sicura?» Kenny allungò la mano
destra per poggiarla sulla sua spalla, ma l’attraversò. «Mi sembra che qualcosa
non vada. Hai attivato il tuo potere…»
«No, è stato solo un momento di
distrazione» replicò Betty, voltandosi per guardarlo in faccia.
«Non devi mentirmi. Sai… come licantropo
sento il tuo odore ed è diverso dal solito.» Kenny si grattò la nuca. «Non è
una cosa carina da dire a una ragazza, ma voglio essere sincero. E poi so del
vostro incontro con il Consulente Wyngarde.»
«Ha convocato anche te e Kerry?» Betty
provò a cambiare discorso.
«No, non credo tenterà più di
conquistarsi la nostra fiducia dopo che mia sorella lo ha affrontato la notte
in cui abbiamo trovato Billy nel bozzolo. Come Oscurità Maggiore ti ha detto
qualcosa che ti ha spaventato?»
Betty deglutì la saliva e si concentrò
per riprendere la forma tangibile. «Niente che non possa gestire.» Si piegò e
raccolse da terra lo stivale, stringendolo tra le dita. «Visto? Tutto normale.»
«Ok, però il tuo odore non è cambiato. E
non devi parlare con me se non vuoi, però ci sono se hai bisogno. Sono tuo
amico, forse non come gli altri, ma ormai siamo… tipo nella stessa squadra.»
«In effetti, dopo il colloquio con il
Consulente, c’è qualcosa a cui non riesco a smettere di pensare.» Le parole le
uscirono spontanee, a differenza di quando si trovava con Donovan. Betty se ne
sorprese, ma non volle fermarsi. «Hart sa di un evento che mi è successo tempo
fa, è una situazione di cui non ho parlato con nessuno.»
Kenny annuì. «Ti ascolto, se vuoi.»
«Si tratta di… sono passati mesi, ma…
ecco io avevo un appuntamento… cioè un incontro…» Betty si morse il labbro
inferiore. Voleva confidarsi, ma le sfuggivano le parole, le sembravano sempre
sbagliate.
«Credo di sapere già a cosa ti
riferisci» la interruppe Kenny. «Sai dei miei poteri da mezza Cacciatrice,
giusto? I sogni che mi rivelano frammenti di vita degli altri a cui non sono
presente, ma legati al soprannaturale. È successo anche con te, prima che ci
conoscessimo. Prima che tu incontrassi Billy. Prima che vedessi il tuo primo
vampiro reale.»
Betty si portò le mani alla bocca.
Possibile che Kenny sapesse di quella sera?
«So di Eddy» continuò Kenny e poi si
fermò a fissarla negli occhi.
«Non me ne hai mai parlato» rispose
Betty.
Lui abbassò lo sguardo. «Era qualcosa di
troppo personale, intimo. Non avevo il diritto di tirar fuori l’argomento. E
possiamo smettere qui se pr…»
«No, tu sai già tutto, non devo
spiegarti» disse con voce tremante. «È più facile.»
«Quello che ti è successo non è colpa
tua.»
«Lo so, ma c’è comunque qualcosa di cui
sono responsabile.» Betty percepì gli occhi inumidirsi, posò sul pavimento lo
stivale e si tolse gli occhiali. «Hart mi ha detto che in seguito a quella
situazione, ho intercettato il potere di Sasha e quando lei ha scelto a chi
lasciare in modo permanente le caratteristiche del costume di Halloween, io ho deciso
per lei. O comunque ho scelto volutamente di poter essere intoccabile.»
Kenny fece un passo in avanti. «E
allora? Non c’è niente di male.»
«Sì, invece, se sfrutto l’istinto
malvagio di qualcuno per ottenere ciò che voglio.» Le lacrime le scesero lente
sulle guance. «Forse ho più oscurità di quanta voglia ammettere e magari questo
potere è solo il primo passo per peggiorare e farla uscire.»
«Non sono d’accordo. Il tuo ragionamento
può partire da un presupposto valido, ma devi ricordati cosa hai fatto con
questa capacità. Può essere che ti serva come difesa, ma lo hai usato anche per
proteggere gli altri, mettendoti in prima linea per combattere i mostri del
sogno da Bocca dell’Inferno e lo hai fatto fin da subito. Dopo la tua
aggressione e prima di avere un superpotere.»
Betty rimase a guardarlo singhiozzando.
Ascoltarlo la spinse a slegare il nodo che sentiva in gola e sul petto e allo
stesso tempo le sue parole la rassicurarono.
«Non sei cattiva, sei coraggiosa, quello
che ti è successo è orribile e hai cercato comunque di andare avanti,
preoccupandoti di persone estranee. Puoi fare di più per superarlo» continuò
Kenny. «Ti servirà l’aiuto di un professionista, ma devi scegliere tu se e
quando contattarlo. Non c’è un momento giusto o sbagliato. Devi farlo per te
stessa, ma voglio solo che tu sappia che quando ti sentirai, io sarò con te, se
mi vorrai.»
Betty tirò su con il naso e si sfregò gli occhi con il dorso della
mano. «Grazie.»
Kenny sorrise. «E di cosa? Tra amici
funziona così.»
Lei si mosse d’istinto, gli andò
incontro e lo abbracciò sollevata. Aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi,
senza temere giudizi e la paura di deludere. Tra loro si era instaurato un
legame speciale e sapeva che non sarebbe stato possibile con nessun’altro del
suo gruppo di amici.
Impacciato e imbarazzato, Kenny ricambiò
il suo abbraccio.
Betty rimase stretta in quel contatto
tra i loro corpi, non avvertendo il senso di pericolo dell’intimità con un
altro ragazzo.
Un’ombra comparsa sull’uscio della
stanza costumi attirò la sua attenzione.
Betty girò di poco lo sguardo e lo vide:
Donovan era in piedi e li osservava stringendo i pugni.
Continua…?