Sorge
Oscurità Maggiore 4: Non Puoi Ignorare l’Oscurità
«Vi ho detto che lo farò» sbottò Billy.
Nel cortile della scuola, tenendosi a distanza dagli altri studenti che
aspettavano di entrare, con i gemelli Wood al suo fianco, strinse gli spallacci
dello zaino per evitare di urlare. «Racconterò tutto agli altri della notte
scorsa, di come mi avete trovato e di chi mi teneva in ostaggio. Però dopo il
test!»
«Devi farlo subito» ripeté Kerry. «Ti ho
spiegato che più tempo ne sono all’oscuro, più aumenta il pericolo.»
Kenny si posizionò al lato opposto in
cui stava la sorella. «Non puoi mettere uno stupido test davanti alla loro sicurezza.»
«Si tratta del loro futuro, della
possibilità di entrare in un college e lasciare Dorms e tutte le sue
assurdità.» Billy inalò aria dal naso e la espulse dalla bocca per calmarsi.
«Se li metto in guardia adesso, saranno distratti dalla minaccia incombente e
perderanno questa occasione.»
I gemelli si scambiarono un’occhiata del
tipo comprensivo, ma non troppo.
Kenny si schiarì la voce. «Ok, lo
capsico, ma questa nuova minaccia ti ha sconvolto.»
«Appunto! In che stato metterebbe loro?»
ribatté. «Contano su di me.»
«E il tuo esito del test?» Kerry lo
guardò sottecchi. «Non ti importa se comprometti il tuo futuro?»
Billy sorrise scuotendo la testa. «Non è
detto che ne abbia uno. Comunque, non penso sia fuori da Dorms. A livello
pratico, quanto posso allontanarmi da Elliott Summerson, la fonte primaria
della mia esistenza, senza subire conseguenze fisiche?»
I gemelli ammutolirono.
Billy posò una mano su entrambe le loro
spalle. «So perché insistete e avete ragione e vi sono grato per quello che
avete fatto per me la scorsa notte, ma finché è possibile, devo proteggere i
miei amici anche in questo modo. E poi, se dovesse accadere qualcosa, sarete
qui fuori per intervenire.»
«Ci puoi giurare» disse Kerry.
Billy annuì. Poi scorse Betty farsi
strada tra i vari gruppetti di ragazzi. «Ottimo. Ne riparleremo a fine
mattinata e ora cambiamo discorso.»
L’amica li raggiunse e li squadrò
incerta. «Ehi… è tutto ok? Voi due che ci fate qui? Avete fatto il test
preparatorio di ammissione al college l’anno scorso.»
«Li ho incontrati venendo verso la
scuola e hanno deciso di accompagnarmi» mentì Billy. «Tanto hanno l’intera
giornata libera.»
Betty si sistemò gli occhiali sul naso e
continuò a fissarlo. «Mmm… okay…»
In quello sguardo, Billy lesse il dubbio
dell’amica e la conferma che non avrebbe potuto tenerle nascosto a lungo la
presenza di Oscurità Maggiore.
Betty sistemò la penna, la matita e la
gomma sul banco a lato del plico sigillato con dentro i fogli del test per
l’ammissione al college. Si scrutò poi intorno. Donovan era nel banco dietro al
suo, aveva dovuto quasi obbligarlo per presentarsi a scuola quel giorno.
Michelle era a due banchi dalla sua sinistra, si morsicava le unghie nervosa.
Zec era a un banco dalla sua destra, vicino alla finestra, tamburellava il
piede sul pavimento. E Billy nel secondo posto davanti a lui, fermo.
Rimase a fissarlo qualche secondo più
degli altri. Le nascondeva qualcosa. Betty non sapeva spiegarsi perché avesse
quella sensazione, forse per averlo visto con i gemelli Wood, o forse perché
ostentava una sicurezza forzata anche quando il resto del loro gruppo li aveva
raggiunti, ma era sicura ci fosse un pensiero che lo tormentava e non voleva
condividerlo con loro.
«… ore
a partire dal momento che vi dirò di aprire la busta» disse la
professoressa Flores in piedi dietro alla cattedra. La voce perentoria della
donna ricondusse Betty al presente. «Chiunque verrà sorpreso a copiare, parlare
con compagni, o cercare di alterare le risposte, verrà espulso dal test e il
suo scritto sarà invalidato. Rispettate le regole. Se aveste bisogno di andare
in bagno, dovrete consegnarmi i fogli e tornare dopo dieci minuti, o la prova
sarà invalidata.»
Betty si diede due buffetti sulle
guance. Doveva rimanere concentrata. Qualunque stranezza turbasse Billy, ne
avrebbero parlato al termine di quella giornata.
La professoressa Flores si girò a
fissare l’orologio circolare appeso al muro. «Bene. Potete aprire la busta e
cominciare. Buon lavoro.»
Il sigillo di carta e colla si strappò con
facilità e Betty afferrò la matita. Iniziò con la prima materia e barrò le
risposte corrette delle domande a risposta multipla.
Uno schiocco deciso contro il vetro
attirò la sua attenzione. Come lei, un paio di ragazzi sollevarono la testa e
si voltarono a guardare.
Una coppia di vespe, piuttosto grandi,
picchiavano decise contro la superficie trasparente.
Betty abbassò il capo e riprese a
rispondere ai quesiti.
Un secondo e poi un terzo schiocco, più
forti, la distrassero di nuovo.
«Il vetro è sicuro?» Aiden Cheung strabuzzò
gli occhi a mandorla. «Voglio dire, non possono entrare?»
Betty alzò lo sguardo e notò solo in
quell’istante che il ragazzo asiatico era seduto nel posto accanto al suo.
«Proceda con il suo test, signor Cheung»
replicò la professoressa Flores.
Aiden emise un ringhio soffuso e poi
abbassò la testa.
Gli schiocchi ripresero, molteplici e
più simili a un bussare furioso.
Aiden scattò in piedi, spostando con
foga la sedia all’indietro. «No, sono troppe! Spaccheranno la finestra.»
Betty si voltò di nuovo e rimase a bocca
aperta.
Uno sciame nero premeva con forza e a
più riprese contro il vetro esterno. Le vespe volavano in picchiata,
retrocedevano e poi ripetevano l’operazione. Volevano entrare a tutti i costi.
La fila di ragazzi accanto alla finestra
balzò in piedi e si scansarono dal banco. Tutti, tranne Billy.
La professoressa Flores girò intorno
alla cattedra e si avvicinò alla corda della veneziana. «Mantenete la calma.
Adesso abbasserò le stecche cos…»
«No!» gridò Aiden. «Se le copre non le
vedremo piombare in classe e sarà troppo tardi.»
Betty cercò il volto di Donovan dietro
di lei. «È terrorizzato. Credi sia qualcosa di soprannaturale?»
«Billy è chinato sui fogli» le rispose,
indicando l’amico. «Il suo senso del soprannaturale lo avrebbe avvertito,
giusto?»
Betty si morse il labbro inferiore incerta.
«Sarebbe meglio pr…»
Dei mugolii soffocati e lo stridere
delle gambe della sedia sul pavimento la zittirono di colpo.
Chas Chain scattò in piedi, tenendosi le
dita pigiate sotto il naso. Gli occhi sgranati e carichi di paura.
Betty non aveva fatto caso nemmeno a
lei: era seduta dietro a Michelle e l’amica scattò in piedi e le andò accanto.
«Oh Santo Cielo! La tua bocca…» Michelle
allontanò le mani dell’altra ragazza e la obbligò a girarsi verso i due
compagni.
Betty inorridì: il viso di Chas era
privo delle labbra, come se le fossero state cancellate con una gomma.
Altre due ragazze lo notarono e urlarono
spaventate.
«State tutti calmi e tornate ai vostri
posti» ripeté la professoressa Flores, tornando davanti alla cattedra e
agitando le mani come per spingere indietro una folla. «Ora… ora… chiameremo il
preside e… troverà…»
Il rombo di un tuono scoppiò nel
corridoio. E subito ne proruppe un secondo.
Betty e quasi l’intero gruppo presente
in classe si voltarono verso la porta che chiudeva l’aula. Stava per scoppiare
un temporale. Si girò d’istinto di nuovo in direzione della finestra e dietro
allo sciame insistente e deciso a rompere il vetro, splendeva il sole in un
cielo azzurro con poche nuvole. La pioggia sarebbe caduta, ma solo dentro
all’edificio.
Betty afferrò il polso di Donovan. «Sta
decisamente accadendo qualcosa di soprannaturale.»
«Sembra come il casino che ha combinato
Jordan con la prigione infernale qui a scuola» le rispose.
«Ma lui non è presente oggi» replicò.
«Ha fatto il test l’anno scorso.»
Il pavimento tremò sotto i loro piedi,
Betty si aggrappò al ragazzo e vide le pareti tremolare come gelatina e
allungarsi in avanti con dei tentacoli.
Un nuovo urlo di orrore la fece girare a
destra.
«Fermateli! Fermateli!» Dylan Derreck
era stretto in quell’abbraccio di cemento grigio e molliccio e trascinato verso
il fondo. «Aiutatemi!»
Il ragazzo venne inglobato nella parete,
Zec gli corse davanti e lo strinse per le spalle, cercando di staccarlo a
forza. Si voltò poi verso di loro. «È bloccato dentro… più tiro, più il muro
cerca di farlo sprofondare.»
«Tiratemi fuori da qui! Vi supplicò!»
gridò Dylan.
Uno scricchiolio dalla finestra destò
l’attenzione di Betty dall’ultimo problema.
Una sottile crepa correva in trasversale
lungo il vetro e le vespe sbattevano contro con l’intento di allagarla.
Aiden arretrò nel panico. «Ve lo avevo
detto! Ci uccideranno. Fatemi uscire da qui.»
«D’accordo lasciate tutto sui banchi e
camminate con calma e ordinati verso la porta.» La professoressa Flores si
mosse per prima, aprì l’uscio e si bloccò a guardare il corridoio. «Madre de Dios! Cosa sta succedendo
oggi?»
Betty si fece avanti e vide la pioggia
cadere da grosse nuvole scure che coprivano le lampade al neon sul soffitto,
mentre lampi fugaci illuminavano il piano dell’edificio.
«Non si muova professoressa Flores» le
ordinò. Si girò e cercò Billy tra i vari ragazzi in piedi e terrorizzati. Lo
vide seduto al suo posto, chino sui fogli con la penna stretta nella mano
destra. «Billy! Ehi, Billy!»
Non le rispose e nemmeno mosse un
muscolo.
Betty corse verso di lui e lo strattonò.
«Cosa ti prende?» Lo sguardo le cadde poi sui fogli del test. Billy non aveva
barrato nessuna delle caselle dei quesiti, ma aveva scritto per tutto il
foglio, coprendo anche la parte stampata.
OSCURITÀMAGGIOREOSCURITÀMAGGIOREOSCURITÀMAGGIOREOSCURITÀMAGGIORE
Non accennava a smettere di ripetere
quelle lettere sulla carta, Betty lo obbligò a girarsi per guardarla in volto e
le mancò il respiro.
La sclera dei suoi occhi era bianca,
priva delle pupille. Il suo amico non era in sé.
«Perché non si alza e… oh cavolo!» Donovan le
comparve accanto e rimase allibito dallo stato dell’amico.
«Non possiamo contare su di lui.
Dobbiamo cavarcela da soli e portare tutti fuori.» Betty deglutì, ragionando
sul da farsi. Dovevano lasciare la classe prima che le vespe piombassero
dentro, il temporale in corridoio sembrava il male minore e una volta superato,
si augurò di trovare intatte le porte per uscire. «Cerca di tirarlo in piedi e
andate verso la porta, con Michelle impedite a chiunque di uscire. Dobbiamo
muoverci in gruppo.»
Donovan annuì e passò un braccio intorno
alle spalle dell’amico in trance. «E tu cosa fai?»
«Devo tirare Dylan fuori dal muro»
rispose e corse verso il fondo dell’aula, più vicino del normale.
Zec la guardò sollevato. «Potrei provare
con i miei poteri da Poltergeist?»
Betty scosse la testa. «Temo che la
trasformazione spaventerebbe solo di più gli altri.»
«Vi prego tiratemi fuori» supplicò
Dylan. «Non voglio rimanere incastrato qua dentro!»
Betty trovò la concentrazione in mezzo
alla confusione e percepì il senso di leggerezza del corpo prima di accedere al
suo stato intangibile. Affondò le braccia nel muro molle e attraversò il fisico
del ragazzo. All’interno vide tutto oscuro, tranne la schiena di lui coperta dalla
camicia sintetica a quadri. Lo strinse a sé, trasmettendogli lo stato
intoccabile e fece un balzò all’indietro. Si ritrovarono sollevati di un paio
di centimetri dal pavimento, fuori dal muro.
«Mi hai salvato» disse sorpreso Dylan.
«Non è ancora finita, devi fare anche tu
la tua parte.» Betty tornò tangibile insieme al compagno e toccarono il
pavimento. «Andate da Aiden, obbligatelo a seguirvi e a non correre fuori da
solo. Io vado dalla Flores.»
Zec annuì. «E Billy? Cosa gli è
successo? Prima l’ho visto quando l’hai scosso.»
«Non lo so, ma è con Donovan» disse
Betty, sapendo non sarebbe servito a cancellargli la preoccupazione per il
fidanzato.
L’amico le fece un altro cenno di
assenso, prese per un braccio Dylan e andò verso Aiden che sbraitava per
uscire.
Betty osservò di nuovo il vetro. Con il
loro attacco, le vespe avevano creato una venatura di crepe abbastanza profonde
da mandare in frantumi la finestra entro pochi minuti. Aggirò i compagni e raggiunse la
professoressa Flores.
«Signorina Swanson, rimanga indietro con
gli altri» le ordinò la donna, guardandosi intorno allarmata.
«Professoressa, deve ascoltarmi.
Possiamo uscire, ma deve fare come le dico.»
«Mi vuol far credere che sa come
muoversi in una situazione del genere?»
«Diciamo che ho una certa esperienza.»
La professoressa Flores sospirò e la
fissò rassegnata. «Va bene. Cercherò di aiutarla… se posso.»
Betty le sorrise grata. Si sistemò
davanti all’uscio e fissò il temporale infuriare nel corridoio: l’acqua raccolta
sul pavimento stava iniziando a salire quasi all’altezza delle caviglie e i
lampi che spargevano sprazzi di luce le mostrarono delle lapidi sparse lungo il
pavimento. La sua mente fece un collegamento veloce. Sembrava l’incubo di
qualcuno. Mischiato con le loro paure. E un cimitero. Una sola persona aveva
tanto in comune con tutto. Si girò indietro e disse: «Donovan, porta qui
Billy.»
Il ragazzo eseguì e sorreggendolo per il
busto, lo scortò in cima alla fila di compagni.
«Ho provato a parlargli, ma non mi
sente» fece Donovan.
«Non importa.» Betty prese Billy dalle
braccia dell’altro e lo spinse fuori sotto la pioggia scrosciante.
Buttato in mezzo al temporale, l’amico
si infradiciò in pochi istanti, però si mosse sicuro, incamminandosi.
«Seguiteci.» Betty afferrò un lembo del
maglione del ragazzo, temendo di perderlo in caso di una distorsione dello
spazio. Scrutò alle sue spalle i compagni camminare in fila, la professoressa
Flores chiuse la processione, tirando la porta della classe alle spalle. E
aggiunse: «Tenete la mano a chi avete davanti e date l’altra a chi vi sta
dietro.»
Nonostante la caduta dell’acqua in uno
spazio chiuso, Billy continuò deciso, quasi seguisse un percorso prestabilito.
Betty avvertì addosso il peso dei vestiti bagnati e udì lo scalpicciare dei
loro piedi nel ruscello piovano, mentre tra le gocce che le colavano sugli
occhiali, osservò le lapidi illuminate sporadicamente dai lampi, senza però
scorgere nessun nome sulla pietra.
La traversata li condusse fradici fino
alle porte dell’ingresso del liceo, le spinse insieme a Billy e si spalancarono
senza fatica sul cortile esterno.
Betty fu obbligata a stringere le
palpebre trovandosi addosso la luce naturale e sentì i gemelli Wood andarle
incontro, ma nessun suono di acqua che scorre.
«Cosa è successo?» domando Kenny.
«Cosa hanno gli occhi di Billy?» chiese
Kerry.
«Emergenza da Bocca dell’Inferno» tagliò
corto. Si guardò poi i vestiti e fissò i compagni che le passavano accanto: erano
tutti asciutti e osservando oltre i vetri delle porte anche il corridoio era
tornato alla normalità. Chas le mise una mano sul braccio e mimò con le labbra
ritornate: “grazie”. «Andate con la professoressa e gli altri, controllate che
arrivino al cancello. Noi vi raggiungiamo tra poco.»
Kerry e Kenny diedero un ultimo sguardo
perplesso a Billy e poi si accodarono ai ragazzi.
Betty fu raggiunta da Donovan, Zec e
Michelle, si chiusero a semicerchio intorno all’amico e poi all’improvviso le
pupille riempirono di nuovo i suoi occhi.
Billy li scrutò confuso. «Perché siamo
in cortile? Il test è stato sospeso?»
«Non ti sei accorto di nulla.» Betty non
era sorpresa. «Sei entrato in una specie di trance, o sogno a occhi aperti, e
si è scatenato un incubo infernale.»
Billy aprì la bocca per replicare, poi guardò
il cielo e annaspò.
Betty si girò nella direzione che
fissava e intravide una massa fumosa grigia vorticare verso di loro. Il fumo si
divise in spire e poi assunse i contorni di una figura umana. Una volta dissipate,
la persona che levitava a mezz’aria aveva tratti somatici che le erano
familiari.
Un uomo sui venticinque anni
rassomigliante a Billy e a Elliott Summerson.
«Dall’espressione delle vostre facce,
devo dedurre che Billy non vi ha parlato del nostro incontro della notte scorsa.»
L’uomo si rivolse a loro con un sorriso di scherno. «Piacere, sono Oscurità
Maggiore.»
Continua…?