CAPITOLO 84
Mettere insieme i pezzi
Patrick si convinse di non preso quella
decisione troppo d’impulso. Quella mattina aveva telefonato ad Angelo Moser e gli
aveva chiesto di andare da lui al più presto, dopo le rivelazioni della visone si
rese conto che era un passo necessario.
Prima che arrivasse, frugò in camera e trovò il blocco
da disegno e la matita che Kaspar gli aveva regalato quando lo aveva istruito
all’uso dei suoi poteri; erano nel terzo cassetto in basso della sua scrivania,
l’ultimo posto in cui li aveva lasciati. Per mesi non li aveva più utilizzati,
ma doveva riconoscerlo, erano stati un regalo veramente utile, come il
suggerimento dell’uomo di riportare sulla carta le immagini delle sue visioni.
Sotto il blocco ritrovò anche il
ritaglio di giornale che lo riguardava, un altro dono di Kaspar, ma di quello
non era più sicuro che gli fosse stato dato per aiutarlo a ricordare e soprattutto che era stato
disinteressato.
Trasportò tutto, articolo compreso,
sull’ampio tavolo del salone, dove sarebbe stato più comodo e si mise
all’opera. Come la prima volta che aveva impugnato la matita, la sua mente e la
sua mano agirono di comune accordo, permettendogli di tratteggiare alla
perfezione il volto che aveva in testa.
Delineò il viso lungo e spigoloso, la
fronte seminascosta dal cappuccio, gli occhi piccoli e la barba liscia che si
stendeva sulle labbra carnose, prima di ricongiungersi alle basette.
Patrick constatò che il ritratto
rispecchiava l’uomo incappucciato che cercava di rincuorarlo nella visione.
Adesso doveva solo scoprire di chi si trattasse.
Il suono urgente del campanello di casa
lo distolse dai suoi pensieri. Andò ad aprire e con aria trafelata Angelo gli
strinse la mano coperta dal guanto nero.
«Ho fatto prima che ho potuto» disse
passandogli accanto per entrare nell’appartamento. «Volevo incontrarla già ieri
sera, ma Sara mi ha detto che la situazione era risolta. È successo qualcosa di
nuovo?»
«In un certo senso» rispose Patrick. Lo
scortò nel salone e lo fece accomodare sul divano. «Possiamo darci del tu?»
Angelo annuì prendendo posto accanto a
lui.
«In realtà, la questione di cui voglio
parlarti riguarda solo marginalmente i ragazzi. Si tratta di me. Questa notte i
miei ricordi si sono sbloccati e ho bisogno di un consulto.»
«Se non ricordo male, eri seguito da
Kaspar De Santi. Non è meglio che ti rivolgi a lui?»
«Non posso. Parte dei ricordi lo
riguardano.»
Angelo sembrò gradire il suo cambio di
atteggiamento nei confronti del professor De Santi. «D’accordo. Cercherò di
esserti d’aiuto. Raccontami con calma cosa è accaduto ieri notte. Siete stati
attaccati?»
«Sì. Ero andato a controllare le rovine
perché sapevo che le ragazze sarebbero state da sole e non ero tranquillo. Poco
dopo il loro arrivo, sono comparsi una ragazza e due ragazzi. Avevano
chiaramente seguito Naoko e Sara e le hanno sfidate a dimostrare i loro poteri.
Hanno detto che volevano mettere alla prova le Alpha.»
Angelo s’incupì. «Hanno usato proprio
quel termine?»
Patrick annuì. «Significa qualcosa per
te?»
«In effetti sì. Tutti i membri dell’Ordine
usano quell’appellativo: Alpha è per identificare i sei mezzo demoni rinati con
l’uso del Riciclo delle Anime. Se i ragazzi le hanno chiamate così, devono
essere collegati a qualcuno dell’Ordine.»
Patrick intuì subito a chi si riferiva.
«Kaspar e i suoi colleghi sono ex-membri dell’Ordine e parte dell’organico del
C.E.N.T.R.O.»
«Non voglio lanciare accuse affrettate,
ma Kaspar ha ammesso che il C.E.N.T.R.O. rintraccia e addestra da anni gli
ultimi mezzo demoni rimasti in circolazione» fece notare Angelo. «E se non ho
capito male, i ragazzi che le hanno attaccate possiedono poteri speciali.»
«Esatto. Uno di loro ha dato
l’impressione di comandare i pipistrelli, mentre la ragazza ha creato dal nulla
una lancia e mi ha colpito» raccontò Patrick. «Ed è per questo che ti ho
chiamato. In principio sono svenuto, dopo ho avuto un forte mal di testa e poi
toccandomi sono riemersi i miei ricordi.»
«Ti riferisci a ciò che avevi dimenticato prima del coma?»
Patrick non era sicuro di aver mai messo
al corrente Angelo della sua situazione, ma non si sorprese che ne fosse
comunque a conoscenza. «Non tutto. Questa notte, per la prima volta da mesi, ho
cominciato ad avere dei frammenti di immagini sul mio passato.»
Angelo si fermò a riflettere. «La lancia
della ragazza è un’arma psichica, anche se l’ha usata per ferirti, potrebbe aver intaccato il blocco mentale
sulla tua memoria e averti in realtà aiutato.»
«Quindi adesso ricorderò ogni cosa?»
«Non lo so, non posso dirlo con
certezza» gli rispose. «Quel genere di arma ha la capacità di scuotere la mente
e nel tuo caso di rimuovere lo shock che ti ha impedito di accedere ai ricordi
dopo l’esperienza che ti ha mandato in coma. Se è così, è molto probabile che
un po’ alla volta tutto tornerà a galla.»
«Spero che tu abbia ragione. È davvero
importante che succeda. E non solo per me.» Patrick si alzò in piedi. Andò
verso il tavolo e prese l’articolo e il disegno. «Il bambino con me è Samuele e
l’ho salvato anni fa. Ieri notte l’ho rivisto: era tra i ragazzi che ci hanno
attaccato.»
Angelo prese il ritaglio di giornale
dalle sue mani e lo osservò per alcuni
secondi.
«Tra le visioni, o meglio, i ricordi che
ho avuto dopo lo sblocco, c’è n’è uno in cui gli parlavo, era come se fossi un
suo professore al C.E.N.T.R.O. e gli promettevo che una volta insegnatogli come
usare i suoi poteri, lo avrei portato fuori da quell’istituto.»
Angelo sollevò la testa di scatto. «Vuoi
dire che facevi parte dell’equipe di Kaspar, ma lui te lo ha tenuto nascosto?»
«Mi ha raccontato che ero un suo
collaboratore, ma non so se ero solo quello o qualcosa di più. Fin quando non
riavrò tutti i ricordi, non posso accusarlo di niente… anche se incomincio a
sospettare che su certi fatti mi abbia mentito» replicò. «Inoltre devo capire
perché non sono riuscito a mantenere la mia promessa, o se qualcuno me lo ha
impedito.»
Angelo corrugò la fronte. «Cosa ti fa
pensare che abbiano cercato di fermarti?»
Patrick gli porse anche il foglio con il
ritratto dell’uomo. «L’ultimo frammento di memorie riguardava un rito, qualcosa
di strano e di sicuro collegato con l’occulto, che si svolgeva al C.E.N.T.R.O.
. Ero su un tavolo di pietra e mi sentivo come una vittima sacrificale. Tra le
persone che lo stavano mettendo in atto c’era quest’uomo.»
«Sai il suo nome?» gli chiese Angelo
scrutando con attenzione il volto disegnato.
«No.»
«Non posso dartelo per certo, ma forse
in questo posso aiutarti. Mi ricorda una fotografia che ho visto negli annali
dell’Ordine.»
«Era anche lui un membro?»
Angelo scosse la testa. «In realtà ho
visto il suo volto nei files dei mezzo demoni schedati. Ma è successo anni fa e
dovrei ricontrollare nei fascicoli che ho salvato dalla distruzione del Portale Mistico.»
Patrick lo osservò. Gli sembrò più
preoccupato da quell’ultima rivelazione che da quanto aveva detto in
precedenza. «È qualcuno pericoloso?»
«Forse, o forse no. A ogni modo dobbiamo
tenere d’occhio i ragazzi e metterli in guardia. Se tra le alte sfere del
C.E.N.T.R.O. c’è anche un mezzo demone, la situazione potrebbe farsi
complicata. Dobbiamo evitare di finire di nuovo nei guai.»
Il telefono squillò, facendoli voltare
entrambi. Patrick afferrò l’apparecchio cordless e rispose: «Pronto? Ciao Sara.»
Angelo lo guardò in silenzio.
«Va bene arrivo subito. Sì, so dove si
trova il locale di Yuri.» Sollevò poi gli occhi incrociando quelli del suo
ospite. «Sì, è qui con me vuoi che… ah, ok. A dopo.»
«Cosa succede?» domandò Angelo.
«Leonardo e Davide sono stati attaccati
di nuovo. Non so i particolari, Sara vuole che andiamo al Full Moon, faremo una riunione con gli altri. E hanno anche bisogno
di spiegazioni da te su un problema personale.»
Angelo abbandonò il foglio da disegno sul
divano e si mise in piedi. «Sbrighiamoci. Ho come l’impressione che i guai ci
hanno trovato prima che potessimo metterci al riparo.»
Continua…
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