lunedì 2 giugno 2014

Recearticolo film - X-Men: Giorni di un Futuro Passato

Da lettore ventennale delle serie degli X-Men aspettavo con ansia questo film fin dal giorno in cui fu annunciata la pre-produzione, è stata una lunga attesa, ma ne è valsa la pena.
Cominciamo con il dire che di tutta la saga (io conto X-Men, X-Men 2, X-Men – Conflitto Finale e X-Men – L’inizio) questo è, a pari merito con X-Men 2, il più riuscito sotto ogni aspetto.
Seconda premessa, questo capitolo non è solo il sequel di X-Men – L’inizio del 2011, ma in un certo senso anche di X-Men – Conflitto Finale del 2006 e pone una sorta di conclusione all’intera prima trilogia uscita all’inizio degli anni 2000.
Infine, ma non per importanza, la storia con seppur diverse modifiche è tratta dall’omonimo arco narrativo di Chris Claremont e John Byrne, pubblicato nel 1980 sui numeri 141-142 di Uncanny X-Men (e ristampato di recente anche in Italia) e ha avuto l’onore/onere di introdurre il concetto dei viaggiatori temporali e dei futuri alternativi nell’universo narrativo degli X-Men e dei mutanti Marvel.
Ora iniziamo a parlare concretamente del film. La pellicola si apre sul futuro distopico che anche il fumetto aveva illustrato: le Sentinelle hanno preso il potere e governano sia sugli umani che su i mutanti, il mondo è allo sfascio ma un manipolo di eroi resiste ancora per impedire che entrambe le razze vengano sterminate. Incontriamo quindi quasi tutto il cast della trilogia originale sopravvissuto al terzo film, (unica assente Rogue, che secondo quanto riportato da uno degli sceneggiatori era coinvolta in una sottotrama non essenziale e quindi tagliata durante la post-produzione) con l’aggiunta di Alfiere, Blink, Sunspot e Warpath. Non fatevi ingannare: seppur possano sembrare mere comparse inserite per la gioia degli X-fans, questi personaggi svolgono il loro ruolo egregiamente. Sono soldati e fanno sfoggio dei loro poteri per contrastare le Sentinelle e garantire ai compagni (gli altri protagonisti principali) di portare avanti la trama in maniera sensata, non tutti hanno delle battute, ma la loro presenza non toglie tempo o scene agli altri.    
Con la riunione dei tre big – Xavier, Magneto e Wolverine – ci viene svelato il punto di svolta dell’intero film: il futuro in cui stanno vivendo può essere cambiato inviando qualcuno nel passato che prevenga l’omicidio di Trask da parte di Mystica, il suo coinvolgimento involontario nella creazione di Super Sentinelle e lo sterminio che ne conseguirà. Viene scelto Wolverine per le sue capacità rigenerative e gli viene detto che se riuscirà nell’intento, l’intero futuro sarà riscritto e basandosi sulle regole dei viaggi nel tempo nella fiction, viene sottointeso per gli spettatori che forse anche l’intera linea temprale subirà cambiamenti in eventi cruciali che l’hanno contraddistinta. A questo punto molti penseranno che la parte di storia coinvolgente il vecchio cast sia finita qui, invece li rivedremo ancora nel corso del film perché è solo la mente di Wolverine che viene mandata nel passato ed è mantenuta in quel tempo da Kitty Pryde, quindi finché lui vincerà o fallirà loro non potranno abbandonarlo.
Questo è il primo punto di forza del film. Pur trattandosi principalmente di un super-hero movie non prende sottogamba gli elementi della fantascienza che regolano i viaggi temporali. La storia continua a essere raccontata su due livelli temporali: il futuro distopico e il passato degli anni ’70. Inoltre, in questo modo rivediamo in azione in maniera epica il cast originale e assistiamo a una delle scene più intense del film. Il giovane Xavier disilluso, disamorato e terrorizzato dal dolore incontra il se stesso futuro che gli impartisce una lezione essenziale: non perdere la speranza, quello è il potere che condividono tutti, umani e mutanti, anche se tutto sembra negativo, continua a credere in un domani migliore e lotta per costruirlo. Questo semplice messaggio è anche uno dei pilastri alla base della storia fumettistica degli X-Men e gli sceneggiatori e il regista Bryan Singer se ne sono ricordati, facendolo fluire in maniera naturale nello svolgersi della vicenda.       
Come detto la storia si snoda su due livelli temporali, nel passato ritroviamo quindi Wolverine che con la sua missione ben chiara va alla ricerca di Xavier nel 1973. Anche in questo caso, come già nel prequel del 2011, è stato fatto un ottimo lavoro per integrare eventi reali del periodo nella trama e questo dà una marcia in più al film. Al contrario di altre pellicole dello stesso genere, l’avventura degli X-Men acquista sfumature più realistiche, lo spettatore vede l’evoluzione dei personaggi e delle loro vite osservandole sullo sfondo del mondo reale per come esso stesso è cambiato e in cui anche lui vive, facendo così che gli X-Men (personaggi di fantasia)  entrino di diritto a far parte delle vicende che hanno fatto la Storia (quella con la “S” maiuscola che si studia sui libri).
Parlando di evoluzione dei personaggi per una volta assistiamo a un Wolverine maturo. Non è più il lupo solitario e selvaggio dei primi film (e a essere sinceri non ruba neanche troppo la scena agli altri personaggi), interagisce con i compagni e pur non essendo propriamente un leader, riesce comunque a guidarli  affinché ognuno svolga il suo ruolo. 
Anche il cast giovane, introdotto nel prequel, ci regala delle interpretazioni meravigliose. Se in passato il rapporto Xavier-Magneto e come sono arrivati a posizioni tanto distanti era la molla che spingeva la narrazione, qui viene trattato in maniera più concisa, ma comunque efficace. Su tutti però mi sento di menzionare in particolare James McAvoy e Jennifer Lawrence, che danno una tridimensionalità e un’anima ai loro characters. Il primo con uno Xavier diverso da quello che ci aspetteremmo in base alla sua storia film/fumettistica: non un uomo posato e guida paziente per i suoi simili, ma un depresso e disfattista, disposto a rinunciare al suo potere mentale per non soffrire. Il modo in cui risale dal baratro in cui è caduto è completamente umano e non supportato da capacità super, rivelando perché sarà poi il famoso Professor X che tutti conosciamo. La seconda, invece, riesce a rendere Mystica più di un personaggio di contorno e la tratteggia non come la solita villain/femme fatale, ma piuttosto come una donna forte, divisa tra gli insegnamenti ricevuti da Xavier e ciò di cui l’ha convinta Magneto. Messa al corrente del ruolo che avrà sulla rovina del futuro, Mystica è quindi portata a compiere la sua scelta e lo farà trovando una via di mezzo tra la filosofia del palmo aperto di Xavier e quella del pugno chiuso di Magneto, entrando nella zona d’ombra che caratterizza la sua controparte fumettistica.
Le due ore e dieci minuti che compongono il film scorrono piacevolmente, tenendo sempre vivo l’interesse dello spettatore e non appesantendo mai la narrazione, questo grazie all’ottima miscela di ingredienti che lo rendono un’opera in grado di farsi apprezzare anche da chi solitamente non si appassiona ai blockbuster di super-eroi. Abbiamo infatti il dramma, mostrato dal pericolo dell’estinzione dei mutanti del futuro, dal peso di cui il giovane Xavier deve liberasi e dalle scelte che i personaggi fanno per agire in modo giusto e  al contempo salvare la propria razza senza perdere la loro umanità; l’azione, legata al viaggio nel tempo e contro il tempo di Wolverine per sventare l’omicidio e alle varie e sempre più mastodontiche battaglie; il risvolto comico incarnato per lo più dal personaggio di Pietro/Quicksilver (un’altra aggiunta non fine a se stessa e “regalo” ai fans, ma presente perché ha una vera funzionalità e forse per innescare una reazione in produzioni future) e dalle scene che lo coinvolgono; il tocco di realismo, quasi da period movie, grazie alle ambientazioni, ai costumi e all’integrazione di fatti reali inerenti al 1973; e il sense of wonder che i poteri dei mutanti (e gli effetti speciali con cui sono realizzati) garantiscono agli spettatori più e meno giovani.
All’inizio ho detto che X-Men: Giorni di un Futuro Passato è anche una sorta di conclusione della prima trilogia e lo capirete guardando le ultime scene, che non voglio rivelare perché sono una gioia per tutti coloro che si sono appassionati a questa saga fin dal 2000 e soprattutto per coloro che hanno letto e continuano tutt’oggi a leggere le gesta cartacee degli X-Men, ritrovandone lo spirito di fondo.
Un finale certo, ma forse anche qualcosa di più: già sappiamo che il franchising dei film degli X-Men è destinato a  continuare e quasi sicuramente con un rinnovamento che darà nuova linfa alla serie grazie al nuovo cast (ormai non più così giovane, ma destinato a diventare di veterani) insieme a nuove aggiunte e allo stesso tempo un arrivederci agli attori che lo hanno avviato quattordici anni fa, senza perdere la speranza che possano tornare  magari quando sarà il tempo di visitare ancora quei giorni di un futuro modificato.


P.S.: un consiglio, al termine della proiezione non abbiate fretta di uscire dalla sala prima che finiscano i titoli di coda, o potreste perdervi la comparsa di qualcuno importante per il prossimo film in lavorazione.