giovedì 8 novembre 2012

Interludio - Recearticolo su Avengers vs. X-Men 0

La Fenice sta arrivando...

L’evento Marvel dell’anno sta per cominciare anche qui da noi, provo quindi ad analizzare i tre personaggi che sono cardine nel dipanarsi della vicenda, riassumendo le loro traversie e facendo il punto della situazione.

Forza Fenice

Entità cosmica legata alla distruzione e alla rinascita, la Forza Fenice ha sempre avuto un forte collegamento con Jean Grey, membro fondatore degli X-Men. Questa forza primaria dell’universo ha bisogno di un corpo ospite per manifestarsi e agire e trova l’essere perfetto con cui congiungersi in Jean quando, ancora bambina, si risvegliano i suoi poteri mutanti e “assiste” telepaticamente la sua amica Annie morente. Il contatto psichico con il regno dei morti di Jean, attira l’attenzione della Forza Fenice, che risponderà più in là negli anni alla richiesta psichica di aiuto della ragazza a bordo di uno shuttle che sta per essere distrutto dalle radiazioni solari. In quell’occasione, la Fenice si fonde con Jean, attratta dalla forza e dalla passione della sua anima e trovando in lei un essere affine, la salva insieme ai suoi amici e la trasforma in un’eroina con poteri quasi divini. Quei poteri le permettono tempo dopo di impedire la distruzione dell’universo, contenendo l’energia del Cristallo M’Kraan, potente arma dell’impero extraterrestre degli Shi’Ar.
Come Fenice, Jean combatté nelle fila degli X-Men per diverso tempo, ma sotto le manipolazioni di Mastermind (un vecchio nemico del gruppo conosciuto anche come Jason Wyngarde) e del Club Infernale, Jean venne convinta di essere una divinità e corrotta dal suo stesso potere si trasformò in Fenice Nera. La foga distruttiva di Fenice Nera si abbatté sui suoi amici e per calmare la sua “fame” annientò il sistema stellare D’Bari, attirando l’attenzione degli Shi’Ar. La razza che in precedenza aveva salvato, decretò la morte di Jean, l’unico modo per liberarsi dell’entità Fenice. Ovviamente gli X-Men si batterono per proteggere la compagna, ma fu proprio lei, rendendosi conto delle sue colpe e pentita, a suicidarsi sulla Luna (questi eventi sono stati raccontati ne “La Saga di Fenice Nera” e se non l’avete mai letta, recuperatela, ne vale la pena!).   
Quello che tutti ignorarono fu che la vera Jean Grey non era mai diventata Fenice, ma era stata rinchiusa in un bozzolo rigenerativo nell’oceano, fin dal loro incontro sullo shuttle e successivo schianto in acqua. La Forza Fenice aveva quindi preso il suo posto per tutto quel tempo e dopo il tentato suicido, si trovò dispersa e cercò di raggiungere nuovamente Jaan nel bozzolo, che disgustata dalle sue azioni la rifiutò. La Forza Fenice, che aveva trovato in Jean l’unico ospite complementare, cercò un essere simile a lei e così una parte dell’entità si fuse con Madelyne Pryor (clone di Jean) e un’altra parte rimase dormiente nel corpo di Rachel Summers, la figlia di Jean Grey e Scott Summers (Ciclope) di un futuro alternativo.
Qui la storia si fa un po’ complicata: a seguito di vari eventi che portano Madelyne a essere coinvolta in trasformazioni malvagie e battaglie con i demoni che ne causarono al morte, e Rachel in viaggi nello spazio e nel tempo che si conclusero con la separazione parziale dall’entità, la Forza Fenice si ritrovò incompleta, senza un corpo ospite e a questo punto il richiamo di Jean Grey fu nuovamente tanto forte da portarla ancora dalla sua scelta originaria.
Prima e durante la battaglia con il malvagio Xorn, Jean cominciò a manifestare ancora l’effetto Fenice (cioè rimasugli del potere dell’entità sotto forma di un uccello di fuoco), che secondo alcuni era rimasta sopita in lei dopo la morte di Madelyne, fino a divenire nuovamente tutt’uno con la Forza Fenice, ma rimanendo comunque uccisa nello scontro con Xorn. La Forza Fenice si ritrovò così di nuovo orfana della sua ospite e disorientata,  cercò di tornare sulla Terra e resuscitare Jean. Questo attirò ancora una volta l’attenzione degli Shi’Ar, che timorosi di un ritorno di Fenice Nera, disgregarono l’entità. La parte maggiore della Forza Fenice rimase con Jean e lei stessa ammise di essere ormai diventata un’unica entità: la Fenice Bianca della Corona, che trascese nella Camera Incandescente per cercare i frammenti mancanti della Forza Fenice e prelevarli dagli ospiti in cui si era rifugiata.
E adesso? Nella breve storia dal titolo “Araldo”, pare di capire che la Forza Fenice ha terminato la sua ricerca e sembra che qualcosa, o qualcuno, la attiri ancora verso la Terra. Va notato, che dopo aver distrutto Terrax e il pianeta Birj, evento che porta Nova a dare l’allarme, la Forza Fenice abbia tenuto fede al suo nome di potenza di distruzione e rinascita, visto che dalle ceneri del pianeta morto germoglia nuova vita (vignetta finale della storia).

Scarlet
Wanda Maximoff è una mutante, figlia del criminale/terrorista/eroe Magneto. Pur avendo cominciato la sua carriera come criminale nella Confraternita dei Mutanti Malvagi a capo del padre, Scarlet decise di cambiare vita, diventando un’eroina e trovando posto tra le fila dei Vendicatori (o Avengers, se preferite). Insieme al gruppo di eroi visse innumerevoli avventure, provando più volte il suo coraggio e il suo valore. Non solo, proprio durante la sua militanza nel team trovò l’amore sposando Visone, un androide/sintenzioide (una specie di robot) capace di provare sentimenti umani e anch’egli parte dei Vendicatori.
Qualche tempo dopo, Scarlet mostrò instabilità nel controllare i suoi poteri mutanti di alterazione delle probabilità e venne aiutata dalla strega Agatha Harkness, che la prese come sua pupilla, istruendola alla magia. Quando lei e Visione si ritirarono temporaneamente dai Vendicatori, proprio la combinazione di magia e capacità mutanti, unita al desiderio di Scarlet di diventare madre, le permisero di concepire e mettere al mondo una coppia di gemelli a cui diede il nome di William e Thomas. La tranquilla vita familiare di Sacarlet non era però destinata a durare.
Rientrata insieme a Visione nei Vendicatori (nella loro filiale della Costa Ovest), Scarlet dovette affrontare la scomparsa e conseguente distruzione del marito a opera del governo americano, che lo aveva ritenuto pericoloso per la sua capacità di connettersi con tutti i computer del mondo e nonostante Visione venne ricostruito, la nuova versione era privata dei ricordi della vita insieme a Scarlet, dandole quindi un marito che non provava più nulla per lei. Come se la situazione non fosse già complicata, anche i figli di Scarlet cominciano a mostrare delle anomalie. Scarlet chiamò quindi in aiuto Agatha Harkness e la donna rivelò che i bambini erano il  prodotto della magia della sua ex-allieva. Grazie ai suoi poteri, Scarlet era riuscita a invocare due frammenti dell’anima dello stregone malvagio Master Pandemonio, che scoperto il fatto si presentò dai Vendicatori e “assorbì” Thomas e William, rivelando che in realtà e a sua insaputa, erano parti dell’essenza del demone Mefisto. Per sconfiggere il demone, che ora completo minacciava l’intera umanità, Agatha Harkness aveva bisogno dell’aiuto di Scarlet, così cancellò la memoria di Wanda riguardo i figli, causandole un esaurimento e facendola cadere in uno stato catatonico.
Fu in quello stato che Scarlet venne rapita dal padre Magneto, che dopo averla manipolata, la rese la potente Scarlet Nera e la spinse a rivoltarsi contro i Vendicatori e il mondo intero. A quel punto il vero responsabile dietro tutte le disgrazie di Scarlet si rivelò essere Immortus, un viaggiatore temporale e controllore del tempo che aveva individuato la mutante come un essere nexus, in grado cioè di far convergere in lei energia capace di alterare la realtà e aveva manipolato gli ultimi mesi di vita di Scarlet proprio per portare a galla il nexus e attingere a questa energia. I suoi piani vennero mandati in fumo dall’intervento congiunto dei Vendicatori con il Dottor Strange e Agatha Harkness, che nuovamente risvegliò in Scarlet il ricordo dei figli scomparsi, portandola a ribellarsi all’influenza di Immortus, perdendo però temporaneamente ogni potere.
Dopo un periodo di recupero, Scarlet tornò tra i Vendicatori in possesso dei suoi poteri (sia magici che mutanti), ma anche rimanendo un essere nexus. Cercando l’aiuto del criminale Dottor Destino per rintracciare le anime perdute dei suoi gemelli, riuscì nell’intento, resuscitandoli in nuovi corpi. La Forza della Vita richiamata per fare ciò, era però incontrollabile  e offuscò il giudizio di Scarlet, fondendosi con lei grazie alla sua particolarità di essere nexus.  
Scarlet continuò con la sua vita da super-eroina, inconsapevole di aver resuscitato i figli e combatté diverse battaglie al fianco dei Vendicatori, ma contemporaneamente la Forza della Vita dentro di lei prendeva il sopravvento, trasformando la sua magia in magia del Chaos, in grado di riplasmare la realtà.
Una Scarlet non più padrona della sua volontà e guidata dalla Forza in lei, ricordò del ritorno in vita dei gemelli, andò a chiedere aiuto ad Agatha Harkness per ritrovarli e davanti al rifiuto della donna, la uccise. Avendo pieno controllo su Wanda, la Forza della Vita la portò inoltre a credere responsabili i Vendicatori del mancato salvataggio dei figli e la fece agire in modo da distruggerli. Ancora una volta solo l’intervento del Dottor Strange con i Vendicatori riuscì a fermare la follia di Scarlet, che caduta sotto l’effetto di un nuovo esaurimento, venne presa in custodia da Magneto (questi eventi sono narrati nel cross-over Vendicatori Divisi che è considerato un po’ l’inizio di una trama lunga anni, di cui Avengers vs. X-Men è il culmine).
Il professor Xavier (fondatore degli X-Men) provò a curare Scarlet senza successo e quando il fratello della donna scoprì che i Vendicatori e gli X-Men si erano riuniti per “risolvere” il problema Scarlet, la convinse a ricorrere ancora al potere della magia del Chaos per cambiare la realtà, dando origine a una alternativa in cui i mutanti e Magneto erano al potere. Un manipolo di eroi riuscì a riportare tutto alla normalità, ma Scarlet ancora sotto shock e arrabbiata per il male fatto al fratello, usò nuovamente la Forza della Vita e decimò i mutanti della Terra, facendo in modo che non ne nascessero più. Questo rese Scarlet una fuggiasca, priva di memoria e odiata dalla maggior parte della comunità di super-eroi e al contempo portò i suoi giovani figli (diventati eroi e membri dei Giovani Vendicatori con il nome di Wiccan e Speed in seguito a Vendicatori Divisi) a partire per cercarla. La trovarono nel regno del Dottor Destino, in procinto di sposarlo. Grazie a Wiccan, Scarlet riacquistò la memoria e così dopo uno scontro tra Giovani Vendicatori, Vendicatori, X-Men e il Dottor Destino, in cui la Forza della Vita venne strappata da Scarlet, venne rivelato che il criminale tentò di usare la Forza per accumulare potere, ma quando questa entrò in Scarlet lui la manipolò per farle compiere i vari atti negativi. Ormai libera, Scarlet decise di prendersi del tempo per capire cosa fare della sua vita.
E adesso? Nella breve storia ritroviamo Scarlet decisa a ricostruire la sua carriera di eroina ed è invitata da Miss Marvel a riunirsi ai Vendicatori. Scarlet è ovviamente titubante e arrivata alla base, trova un amareggiato Visione che, pur sapendo tutto quello che è accaduto, non le perdona di averlo usato come arma contro i loro amici e la caccia. Scarlet in lacrime viene portata via da Miss Marvel. Bisogna notare che, essendo un essere nexus che ha già sperimentato poteri derivati da un entità simile alla Forza Fenice, Scarlet si candida a poter diventare una potenziale ospite per la Fenice, o un’arma con cui contrastarla.  

Hope
In conseguenza all’incantesimo di Scarlet che porta alla decimazione dei mutanti, la razza rischia l’estinzione finché, miracolosamente, nasce una bambina. Subito viene identificata come la “Messia Mutante” e sia gli X-Men e i loro alleati, sia i loro nemici, che i gruppi anti-mutanti, cercano di trovarla. Dopo lunghe lotte, colpi di scena e tradimenti, la piccola viene affidata a Cable, figlio dell’ X-Man Ciclope e cresciuto nel futuro (è una lunga storia!), che per salvarla da chi vuole eliminarla, la porta con sé nel futuro. Un altro viaggiatore temporale e traditore degli X-Men di nome Alfiere li insegue, così Cable e la piccola Hope Summers (questo il nome scelto) iniziano a scappare in vari futuri distopici. Cable diventa il padre adottivo e vede in lei la salvezza dei mutanti, Alfiere invece è convinto che le azioni di Hope daranno vita al futuro da cui lui proviene e in cui i mutanti sono braccati e chiusi in campi di concentramento. Dopo varie traversie, Cable e una Hope adolescente ritornano nel presente, ancora una volta la ragazzina viene braccata per essere uccisa e dopo il sacrifico di Cable, rivela i suoi poteri mutanti e, fatto ancora più sconcertante, manifesta l’effetto Fenice, al seguito del quale vengono individuati cinque nuovi mutanti.
Hope, cresciuta come una guerriera educata a compiere il suo destino, decide di aiutare e rintracciare ogni nuovo mutante comparso dopo il suo ritorno e sviluppa subito una connessione particolare con i cinque. In realtà non tutti credono che la sua esistenza sia un bene e mentre Ciclope cerca di proteggerla in ogni modo, lei vuole a tutti costi essere messa al corrente su ciò che la riguarda e sulla Forza Fenice. Un particolare da non sottovalutare è la straordinaria somiglianza tra Hope e Jean Grey, fatto che la rende agli occhi di tutti l’ospite ideale e va aggiunto che nel corso di varie battaglie, la giovane mutante mostra aspetti del potere della Fenice, arrivando addirittura in un’occasione, mentre è tramortita, a essere chiamata dall’entità “figlia”.
E adesso? La storia di cui è protagonista non aggiunge niente a ciò che già sappiamo di lei. Hope è in contrasto con Ciclope, che vorrebbe tenerla costantemente al sicuro per il ruolo che potrebbe giocare nel futuro della razza mutante. In molti credono che sia lei l’ospite più adatta ad accogliere la Fenice e Hope, dal canto suo, sembra pronta ad accettare questa eventualità.

Come avrete capito Forza Fenice, Scarlet e Hope sono più legate di quanto si potesse supporre.
L’arrivo della Forza Fenice è visto da  due prospettive distinte. I Vendicatori, che all’epoca dell’avvento di Fenice Nera giocarono il ruolo di semplici spettatori, non vogliono correre il rischio di vedere il mondo distrutto da qualcuno non in grado di gestire la forza cosmica. Gli X-Men e Ciclope in primis dall’altro, credono nella capacità di rinascita della Fenice, che potrebbe annullare gli effetti della magia di Scarlet e portare alla nascita e comparsa di molti nuovi mutanti, cancellando il rischio di estinzione.
Se poi teniamo conto che membri storici degli X-Men come Bestia, Wolverine e Tempesta, sono da alcuni anni anche membri dei Vendicatori, la situazione si fa ulteriormente complessa. Scegliere con chi schierarsi sarà inevitabile.
E voi? Da che parte state?

 

Titolo: Avengers vs. X-Men 0
Autori: M. Bendis, J. Aaron, J. Loeb, F. Cho, E. McGuinness
Collana: Marvel Miniserie n.128
Editore: Panini Comics
48 pagine

martedì 24 luglio 2012

Interludio - Concorso i-fantasy


A tutti quelli che mi leggono abitualmente (e anche chi lo fa meno abitualmente) segnalo che sto partecipando a un concorso.
E' possibile votare fino al 2 agosto.

martedì 1 maggio 2012

Interludio - Madoka Magica: l'evoluzione definitiva delle majokko

Di recente mi è capitato di seguire la serie anime “Madoka Magica”, non è stato un caso: fin da bambino sono un appassionato del filone delle maghette terrestri degli anime giapponesi ed ero incuriosito da questa nuova serie che aveva fatto tanto scalpore in patria. Al di là del fatto che l’ho molto apprezzata per il suo taglio adulto, mi ha portato a fare una riflessione: questa serie può essere considerata come la probabile evoluzione definitiva del genere, un po’ nello stesso modo in cui “Neon Genesis Evangelion” lo è stato per il filone “mecha-anime” (conosciuti in Italia come i“robottoni”). Come sono arrivato a questa conclusione? Lo spiego subito, tenendo presente che ho preso sotto esame solo i prodotti che considero più rappresentativi del genere majokko.
Punto primo: chi sono le majokko? Nell’animazione giapponese con “majokko-anime”, s’intende un tipo di produzione che può essere suddivisa in due sottogeneri: “aliene” e “terrestri”. Quello a cui faccio riferimento è il secondo e ha una  protagonista  femminile, nata da genitori umani, che può frequentare dalle elementari fino al massimo il primo anno del liceo e riceve in dono da una creatura magica uno o più oggetti che le permettono di fare uso della magia.
La capostipite del genere è la serie Himitsu no Akko-chan (Lo specchio magico) del 1962 (manga) e 1969 (anime), tanto famosa da aver avuto anche ben due remake nel 1988 (in Italia Un mondo di magia) e nel 1998 (Stilly e lo specchio magico) e fissa quelle che sono le caratteristiche primarie del filone. Akko (Stilly) è infatti una ragazzina delle elementari a cui uno spirito (e poi nei remake la Regina degli Specchi) dona un portacipria magico con cui può trasformarsi in chiunque vuole. Viene anche introdotto il tema che sarà principale nel filone: il potere di trasformarsi permetterà a Stilly di entrare in contatto con il mondo degli adulti e provare con la sua innocenza di bambina a risolvere i problemi della vita quotidiana.
Il salto significativo nel genere avviene nel 1983, quando lo Studio Pierrot crea Maho no Tenshi Creamy Mami (L’Incantevole Creamy), una serie che pur attenendosi alle regole di base, porta qualche novità. La prima è l’introduzione delle mascotte: uno o più esseri dall’aspetto simile ad animali che avranno il compito di vegliare sulla protagonista durante l’anno in cui la creatura magica le ha donato i poteri. La seconda è la possibilità tramite l’oggetto magico di diventare  una ragazza più grande (in genere adolescente) e in questo modo fare parte del mondo degli adulti. Si realizza così un desiderio spesso condiviso da molti bambini, il voler essere trattati da grandi, ma che porta con sé anche un piccolo prezzo. Yu, la nostra nuova protagonista, può infatti diventare Creamy la stella della canzone pop, ma si troverà a dover affrontare gli stessi impegni e  responsabilità di un’adulta con un lavoro e conoscere quel mondo che  l’aspetta tra qualche anno la porterà inevitabilmente a perdere un po’ della sua innocenza e guardare con occhi diversi la sua infanzia che passa. Lo Studio Pierrot produrrà altre due serie molto simili in struttura a questa: Maho no Yosei Pelsha (Evelyn e la magia di un sogno d’amore) del 1984 e Maho no Star Emi (Magica, magica Emi) del 1985, in cui le protagoniste oltre a condividere con Yu la capacità di trasformarsi in un’adolescente, avranno un coinvolgimento amoroso o comunque affettivo verso un ragazzo più grande, in genere attratto dalla controparte magica della protagonista. Tra le due però è  Emi ad avere più punti in comune con Creamy (essendo entrambe star dello show business) e allo stesso tempo a presentare un’altra piccola innovazione. Alla fine del suo ciclo di episodi, la protagonista Mai ha l’opportunità di mantenere i poteri magici e trasformarsi per sempre in Emi, realizzando così il suo sogno di diventare una prestigiatrice provetta, oppure rinunciarvi e realizzare con le sue sole forze il suo sogno. Mai sceglierà per l’appunto di contare sulle sue sole forze e questo varia un po’ il tema di fondo: non più la magia come mezzo per sbirciare e provare a vivere il mondo adulto, ma come mezzo per realizzare un sogno e capire che la via giusta per renderlo reale è impegnarsi facendo affidamento solo sulle proprie capacità. Va segnalato che lo Studio Pierrot produrrà altre due maghette: Maho no Idol Pastel Yumi (Sandy dai mille colori) del 1986, che si distacca dalle opere precedenti in quanto la protagonista non si trasforma in adulta  e Maho no Stage Fancy Lala (Fancy Lala) del 1998 in cui la protagonista torna a trasformarsi in adulta e a lavorare nel mondo dello spettacolo, ma come Mai/Emi arriva alla consapevolezza di non aver bisogno della magia per realizzare i suoi sogni.
Per avere una vera e propria rivoluzione del genere bisogna aspettare il 1992, quando fa il suo debutto Bishojo Senshi Sailor Moon (Sailor Moon) serie-saga che avrà ben quattro seguiti. La serie, che meriterebbe un approfondimento a sé stante, si inserisce nel filone maghette, portandole però a un passo successivo. La protagonista Usagi (Bunny) è già un’adolescente (ha quattordici anni) e quindi i poteri che le verranno donati non le serviranno come scusa per entrare nel mondo adulto. La sua sarà una vera e propria missione: diventerà una guerriera che con colpi speciali e vari oggetti magici si dedicherà a difendere il mondo dagli emissari del male. In questo contesto è chiaro che la protagonista rinuncia alla sua spensieratezza nel momento stesso in cui accetta la missione, il suo unico pensiero sarà la sicurezza del mondo e quindi non avrà il tempo di vivere come una normale ragazza. Ecco quindi che subentrano nuovi temi, forse più adulti e rivolti quindi a questo genere di pubblico, che saranno lo spirito di sacrificio e l’importanza dell’amicizia. Il primo è ben evidenziato dalla caratteristica di questa nuova maghetta, che appunto non si tramuta in cantante o prestigiatrice, ma in vera e propria guerriera, pronta a battersi fino all’ultimo respiro per proteggere chiunque. Il secondo è messo in risalto dal fatto che la protagonista non è sola: al suo fianco avrà un numero sempre maggiore di compagne, che dotate come lei di oggetti magici, si trasformeranno nelle sue paladine alleate. Questo elemento è una sorta di fusione con il genere sentai-mono popolare in Giappone in svariati live-action e conosciuto anche in Italia grazie alla prolifica serie dei Power Rangers. Le compagne di Usagi però differiscono da lei per un particolare importante: per vari motivi sono delle emarginate e l’amicizia disinteressata che la ragazza donerà loro una volta divenute guerriere, sarà il modo in cui, oltre ai loro sogni individuali, condivideranno quello comune di proteggere quel mondo in cui hanno avuto la fortuna di incontrarsi e abbandonare così la loro solitudine. Bisogna menzionare che questa mega-serie ha anche un forte valore femminista (basti pensare che nonostante l’interesse amoroso di Usagi la salvi spesso dal mostro di turno, è sempre lei con le sue sole forze a conseguire la vittoria finale) e porta allo sviluppo anche della figura della mascotte. Luna, la gatta che dona a Usagi l’oggetto per trasformarsi, è infatti una vera  e propria figura autoritaria per la ragazza, che la guida nel suo percorso per accettare e diventare una combattente responsabile.
Dopo Sailor Moon sono stati prodotti una lunga serie di cloni con più o meno successo rispetto alla portatrice di questa innovazione, arrivando sul finire degli anni novanta addirittura alla creazione di una sorta di serie “ibrido”. Si tratta di Ojamajo Doremì (Magica Doremì) del 1999 composta da ben quattro cicli di episodi e che partendo dal tema di base della bambina delle elementari che acquisisce i poteri magici da un essere magico (in questo caso una strega) viene affiancata da altre compagne maghette (componente inserita da Sailor Moon), unendo anche il sottogenere delle “maghette aliene” (appartenenti cioè a un mondo diverso dal nostro) con l’introduzione del Regno delle Streghe e della futura regina di quel regno: Hana una bimba che le protagoniste aiuteranno a crescere, diventandone le mamme. Questa può considerarsi una parentesi nell’evoluzione del genere perché la serie non aggiunge nulla ai temi già sviluppati dai precedenti prodotti e forse si colloca più nella fascia fanciullesca rispetto a quella adulta inaugurata da Sailor Moon.
L’ultimo stadio dell’evoluzione delle maghette avviene quindi solo nel 2011 con la comparsa sugli schermi nipponici di Puella Magi Madoka Magica (Madoka Magica). Questa serie presenta fin da subito una particolarità: la protagonista  quattordicenne Madoka entra in possesso dei poteri magici solo nell’ultimo episodio della serie. Nel corso dell’intera storia, Madoka infatti viene dissuasa in ogni modo da Homura, un’altra maghetta, a stipulare il contatto con la mascotte della serie per ottenere i poteri magici. Grazie a questo espediente, Madoka consoce così le altre maghette, che non sono un gruppo coeso ma sono in lotta tra loro e l’origine dei loro poteri: la Soul Gem. Questo gioiello, a differenza degli oggetti magici delle majokko precedenti, non è un semplice articolo magico ma l’anima della maghetta prescelta che abbandona il corpo della ragazza una volta che ha stipulato il contratto con la mascotte Kyubey. Kyubey stesso è un evoluzione (in negativo) della mascotte: il suo nome è la contrazione di Incubator ed è visto come un essere senza emozioni il cui unico interesse è sacrificare le maghette perché diventino streghe (i nemici contro cui le maghette combattono) e raccogliere così l’energia scaturita da questa evoluzione malvagia. Ecco che comincia così a delinearsi la forma definita del genere. Le maghette acquistano i poteri esprimendo un desiderio (che corrisponde alla realizzazione di un sogno tramite la magia), ma nella maggioranza dei casi questo desiderio (anche se altruista) ha delle conseguenze negative, porta alla corruzione la ragazza che lo ha espresso e il potere magico nato dal contratto per realizzarlo la trasforma nella strega, il mostro che porta distruzione e che le protagoniste devono sconfiggere. Continuando la tradizione iniziata con Sailor Moon, i temi del sacrificio e dell’amicizia vengono portati all’estremo attraverso Homura e Madoka. È infatti il desiderio della prima di proteggere la sua migliore amica Madoka a spingerla a diventare una maghetta e rivivere infinite volte gli eventi che causeranno la morte della ragazza, mentre Madoka nel finale della serie compirà il sacrifico estremo per salvare tutte le maghette del passato e del futuro, in un gesto molto simile a quello compiuto da Sailor Moon con una differenza sostanziale: nessuno si ricorderà di lei.
Grazie all’approfondimento psicologico delle protagoniste e alle scene a volte crude (una delle maghette muore decapitata e in genere la morte delle maghette è definitiva), questa serie è chiaramente rivolta solo a un pubblico di adolescenti e adulti. Estremizzando la perdita dell’innocenza delle protagoniste (costrette a compiere azioni e scelte da adulte), mostrando come un sogno realizzato tramite la magia lo renda nullo e sbagliato ed elevando i valori dell’amicizia e del sacrifico in favore del prossimo, Puella Magi Madoka Magica inserisce inoltre nuovi elementi nel filone come il viaggio nel tempo e le realtà parallele, tipici della fiction di fantascienza.
In definitiva sarà molto complicato portare questo genere a un livello ancora più alto, ma la fantasia degli autori potrebbe ancora riuscire a sorprendere gli spettatori. Un esempio? Introducendo magari  dei protagonisti maschili (che potremmo simpaticamente definire dei maghetti) in modo che anche il pubblico maschile (che ha cominciato ad avvicinarsi a questo tipo di produzioni grazie a Sailor Moon) possa avere un personaggio in cui identificarsi. 

giovedì 15 dicembre 2011

Interludio - Recensione di "Pensavo di scappare con te" di Francesco Gungui

Devo ammetterlo: l’inizio mi ha un po’ spiazzato. Da quello che avevo letto sul risvolto di copertina e su internet, mi aspettavo che la storia partisse già con l’evento scatenante fin dal primo capitolo, invece c’è una necessaria premessa. L’autore infatti ci presenta la protagonista Alice e il suo mondo, la sua famiglia, i suoi amici e il suo più-che-amico-ma-non-fidanzato Luca. Questa premessa è importante perché ci permette di capire chi è Alice e come si muove nel suo mondo. Lei è una ragazza che non rivela mai i suoi pensieri. Lascia che ciò che sente veramente rimanga rinchiuso nella sua mente e alla sua bocca fa dire quello che chi le sta intorno vuole che lei dica.
Quando poi ha l’incidente che le porta la sindrome frontale, è quindi normale che il cervello di Alice, ormai una scatola strapiena di pensieri, opinioni e verità non dette, straripi e la ragazza finalmente parli chiaro.
A questo punto secondo me inizia la parte migliore del libro, quella che è anche la più divertente (per fare un esempio la scena in taxi in cui Alice paragona ad alta voce suo padre al padre di Milhouse dei Simpson). L’autore però gestisce egregiamente questo cambiamento della protagonista facendoci capire che c’è qualcosa di diverso in lei, ma allo stesso tempo restando fedele al personaggio che ha caratterizzato fino a quel momento. Attraverso le farsi dell’Alice senza freni anche il lettore prova quel senso di liberazione nel dire le cose come stanno, senza fronzoli o mezzi termini e non per offendere o accusare, ma perché è un modo per aiutare le persone che ha intorno a capire che stanno dando di loro un’immagine sbagliata. Allo stesso tempo Francesco Gungui ci mostra come spesso tacere la verità porta alla nascita di equivoci e fraintendimenti e quello che è ancora peggio spinge le persone ad allontanarsi le une dalle altre, ce lo fa capire attraverso i protagonisti adolescenti, ma anche tramite gli adulti, i genitori di Alice che con i tanti “non detto” si sono allontanati forse in maniera irrimediabile.
Un altro complimento all’autore da parte mia va anche per la bravura con cui caratterizza i vari personaggi secondari, tutti ben delineati con pochi ma efficaci dialoghi e modi di fare, che li rendono reali e subito riconoscibili all’interno della trama. Proprio grazie a uno di loro, Alice riceve un’importante lezione: negare i suoi pensieri per compiacere gli altri ha fatto in modo che nessuno conoscesse la vera Alice e quindi non importa se si rischia di perdere tutto, bisogna sempre essere se stessi.
Per sapere come Francesco Gungui srotola abilmente e in maniera semplice ma d’effetto l’ingarbugliata vicenda che ha allestito, vi consiglio di andare a comprare il romanzo (o ad aggiungerlo nella lista dei regali di Natale se siete ancora in tempo) e non resterete delusi.
Chi cerca una fresca e leggera storia d’amore, sarà accontentato. Chi vuole un romanzo divertente e un po’ fuori dagli schemi, sarà soddisfatto. Chi vuole imparare ad avere fiducia in se stesso e imparare ad accettarsi per essere accettato, avrà qualche utile consiglio per riuscire a farlo.

Titolo: Pensavo di scappare con te
Autore: Francesco Gungui
Editore: Mondadori
Collana: Shout
Pagine: 312    

venerdì 2 settembre 2011

Interludio - Recensione "L'Estate delle Falene" di Mario Pasqualotto

Premessa: questo romanzo andrebbe letto d’estate. Non è obbligatorio, va bene anche se scegliete di farlo in un’altra stagione, ma secondo me leggerlo nel periodo in cui è ambientato vi permetterà di “viverlo” in maniera più intensa.
Superata questa premessa, veniamo al sodo. La trama racconta di un gruppo di ragazzini, Marco, Giulia e suo fratello Tommaso che passano la loro ennesima estate in Umbria nei boschi e nelle valli che conoscono da quando erano più piccoli. Sembra la solita estate, eppure c’è qualcosa di diverso, un presagio di sventura e un incontro in circostanze pericolose con Ken, un ragazzino cinese che porta con sé un velo di mistero. Ed ecco che subito parte quella voglia di avventura che va in perfetto accordo con la stagione della libertà dalla scuola e dagli adulti.
Per Marco e Giulia questa è l’estate del cambiamento, del passaggio da ragazzini ad adolescenti, un’anteprima alla strada che li condurrà all’età adulta. E come tutti i cambiamenti all’inizio è spaventoso e incomprensibile. Perché l’amica di sempre si comporta come una sconosciuta? Perché ogni volta che è con lei, Marco prova una sensazione strana? Gelosia per non avere le sue attenzioni e imbarazzo quando lei comincia a riaccorgersi di lui. L’autore riesce a riportare chi come me quell’età l’ha già superata indietro a quegli anni, facendoti ricordare quanto tutto sembri più difficile e inspiegabile e come sia complicato dover imparare a capire chi sei e che persona vorrai  diventare.
Con semplicità ma efficacia,  Mario Pasqulaotto spiega anche come il mondo visto dagli occhi di un pre-adulto sia molto pericoloso. Non sai più di chi puoi fidarti: chi consideri un nemico potrebbe rivelarsi la tua salvezza e chi ti ha offerto protezione  è in realtà il vero male da cui scappare. Una lezione che spesso tutti abbiamo imparato purtroppo a nostre spese. Allo stesso tempo però, grazie ai personaggi di Tommaso (l’innocenza) e Ken (il mistero), ti spinge a credere che la magia esista ancora, che non sia scomparsa quando hai varcato la soglia dell’adolescenza. E ti insinua il dubbio che la magia forse ti seguirà sempre durante la tua crescita e così i sogni che tormentano Marco possono essere delle vere premonizioni e uno spirito che hai salvato può accorrere in tuo soccorso.
Le descrizioni dei luoghi in cui la storia è ambientata sono un altro dei punti di forza del romanzo. Mario Pasqualotto ne parla alla perfezione, trasportandoti in bicicletta con i suoi protagonisti su e giù per l’Appennino umbro. Personalmente ho trovato la sua prosa talmente fluida ed evocativa che a un certo punto è riuscito a riportarmi alla memoria le immagini e i ricordi delle mie estati e poco importa se non si svolgevano in Umbria ma in un’altra regione: si è talmente immedesimati nei personaggi e nelle loro situazioni, da avere l’impressione di aver davvero vissuto un’esperienza simile alla loro in passato.
In conclusione è un romanzo che consiglio a chi sta per affrontare quell’età per dirgli di non sentirsi spaventato (si sopravvive sempre!) e anche a chi è adulto, perché tornare per un po’ a essere un ragazzino non fa mai male.

Titolo: L’Estate delle Falene
Autore: Mario Pasqualotto
Editore: Einaudi Ragazzi
Collana: Carta Bianca
Pagine: 183