Sorge Oscurità Maggiore 23: Cantate la Nostra Rabbia
Michelle sgattaiolò fuori da una delle
porte di sicurezza del pianterreno e fece attenzione che la chiusura antipanico
non sbattesse.
Saltare la prima ora di lezione la
metteva a disagio e temeva di venire scoperta. Non si preoccupava della sua
media di voti, francese era una delle materie in cui riusciva meglio, ma un
qualsiasi richiamo sulla condotta avrebbe significato dover affrontare sua
madre sulla questione e quello la terrorizzava di più.
Camminò con passo veloce, ma silenzioso,
sul cemento del cortile posteriore ed estrasse dalla tasca dei pantaloni il
cellulare con il messaggio di Dana.
“Appena
entri a scuola, vediamoci nel cortile posteriore.
Sistemeremo
O.M. una volta per tutte.”
Michelle aveva riletto quelle parole già
quattro volte e in tutte il suo cervello le aveva lanciato segnali di allarme
inconfondibili: non era una buona idea far arrabbiare Hart, o come voleva farsi
chiamare, stavano per scatenare qualcosa di pericoloso. Era però altrettanto
impossibile far cambiare idea alla sua ragazza. Il fatto che le avesse mandato il
messaggio quella stessa mattina, dopo che era già oltre il cancello del liceo,
spiegava che non si sarebbe fatta convincere a desistere.
Ripose il cellulare in tasca e si guardò
indietro. Era abbastanza lontana dall’edificio perché qualcuno potesse vederla
e non troppo vicina al campo sportivo da attirare l’attenzione nel caso ci
fosse qualche allenamento o lezione all’aperto. Si tolse lo zaino dalle spalle
e lo sistemò tra le gambe, guardò intorno aspettando di vederla comparire.
Il fumo violaceo si diffuse davanti a
una siepe alla sua sinistra e quando si dissipò, Dana avanzò verso di lei.
«Brava carotina, puntuale e pronta alla
vendetta.»
«Non sono affatto convinta sia una buona
idea» disse Michelle. «Ti prego, lasciamo perdere.»
Dana le schioccò un bacio sulla guancia.
«Non devi avere paura, ho la mia arma segreta, non può farci niente: nessuno
resiste al mio soggiogamento a cantare.»
Michelle incrociò le braccia sui seni.
La fissò con aria pensosa. In effetti, da che si ricordava, nessuno aveva mai
resistito al suo potere da demone da musical, ma Hart Wyngarde non era come
chiunque altro.
«E se in…»
«Niente se, ma, forse o altro» sentenziò
Dana. «Vi ho sempre tirati fuori dai guai, o sbaglio? Non fallirò nemmeno
oggi.»
Michelle si morse il labbro inferiore.
Magari si preoccupava più del dovuto e la sua ragazza era davvero l’asso nella
manica a cui non avevano mai pensato.
«D’accordo. Ma come lo rintracciamo per
farlo venire qui?»
Dana sorrise. «Basta chiamarlo.»
Michelle aggrottò la fronte. «Intendi al
telefono? Non abbiamo il suo numero. Anzi, ora che ci penso, non l’ho mai visto
con un cellulare.»
«No, voglio dire proprio chiamarlo a
voce.»
«Mi… mi stai prendendo in giro?»
Dana scosse la testa. «Ragiona: Oscurità
Maggiore compare sempre nei posti più diversi, quando vuole. Questo significa
che ci osserva sempre, probabilmente non è mai in un unico posto, ma in tutta
Dorms. E scommetto ci sta ascoltando anche ora.» Si girò verso il cortile vuoto
e gridò: «Ehi Hart! Vieni a fare due chiacchiere, abbiamo molto di cui
discutere.»
Michelle le afferrò il braccio destro. «Shh! Abbassa la voce, ci sentiranno
anche tutti gli altri.»
«Ha ragione, sei molto rumorosa Dana
Giller.» Hart Wyngarde sbucò dal nulla sulla strada di fronte a loro. «Per
fortuna ho fatto in modo che non venissimo disturbati.»
Michelle rimase a bocca aperta. Era
arrivato, proprio come aveva ipotizzato Dana. Cominciò a sperare che forse la
probabilità di mettere fine alla minaccia di quell’essere fosse reale, ma si
sentì anche raggelare all’idea che la sua ragazza avesse così tante intuizioni
corrette su qualcosa connesso all’oscurità.
«Ottimo, prima ci sbrighiamo, prima
smetterai di importunare la mia ragazza» rispose Dana.
Hart la fissò e poi spostò gli occhi su
di lei. «Deduco hai avuto un chiarimento dopo la nostra conversazione durante
la seduta.»
«Io… non ho segreti con Dana.» Michelle
si sforzò di mantenere un tono fermo, ma quell’uomo – o presunto – le metteva i
brividi ogni volta che doveva averci a che fare.
«Ovvio che mi ha parlato del tuo stupido
tentativo di manipolarla» intervenne Dana. Fece un passo avanti e aggiunse:
«Visto che ti piace tanto scavare nel profondo delle persone, vediamo se ti
diverte quando qualcuno lo fa a te. E ti strappa dall’interno.»
Dana schioccò le dita e la musica iniziò
a diffondersi. Dapprima bassa, poi si alzò di tono.
Michelle si riscosse e provò a
riconoscere la canzone scelta, domandandosi se lo avesse fatto Hart, oppure
Dana e poi le sembrò si trattasse di “Torn” di Natalie Imbruglia.
Dana tese la mano sinistra in avanti
aprì il palmo e la bocca. Non le uscì un suono. Con gli occhi spalancati dalla
sorpresa, chiuse e riaprì più volte le labbra, ma la sua voce non uscì.
Intimorita, strinse l’altra mano intorno alla gola.
Michelle le si avvicinò allarmata e
osservò che la baldanza era sparita dai suoi occhi verdi. «Cosa le hai fatto?»
Hart allargò le labbra, mostrando i
denti in un sorriso sadico. «Dimostro quanto la sua spavalderia sia inutile e
quanto si sopravvaluta. È giusto che provi la sua stessa medicina e io ne
tragga un vantaggio.» Alzò il braccio destro verso il cielo e schioccò le dita
a sua volta.
La musica dell’introduzione della
canzone prese a risuonare in loop, come un disco rotto.
Michelle mantenne lo sguardo su di lui,
era troppo spaventata per provare a comprendere cosa volesse mettere in atto.
Poi udì il rumore delle porte antipanico che cigolavano e sbattevano. Girò
lenta il viso e notò quattro figure avvicinarsi dalle uscite della scuola.
Donovan, Betty, Zec e Chas camminavano
verso di loro, rigidi, in fila indiana e
con gli occhi dalla sclera totalmente bianca, come Billy il giorno del test.
Appena li ebbero raggiunti, Hart
schioccò le dita una seconda volta.
I quattro amici si guardarono intorno e
poi l’un l’altro, senza proferire parola.
Michelle notò il loro smarrimento nel
trovarsi lì e la colpì un altro particolare: nonostante la canzone girasse a
vuoto, nessuno di loro accennò un passo di danza, o al principio di una
coreografia. Non stava andando come avevano previsto.
«Ora che ci siamo tutti, possiamo
procedere.» Hart batté due volte i palmi uno contro l’altro e la musica
ripartì. «Prima il signor Brennon.»
Donovan puntò lo sguardo su Betty e
cantò:
«Ho visto come stringevi Kenny
Non
mi vuoi intorno, non ti posso avvicinare, ma da lui ti fai toccare
Mi
hai fatto capire che non sono abbastanza per te.»
Betty intonò in rimando:
«Non sei intelligente come pensavo
La
tua gelosia è fuori luogo
Anzi,
sei del tutto fuori strada
Kenny
sapeva, lo ha visto accadere
Billy
mi ha salvata, ma prima mi hanno molestata
Mi
hanno aggredita e sono traumatizzata
Per
questo Sasha mi ha cambiata,
La
mia intangibilità, l’ho desiderata
Ho
perso ogni fiducia
Vuoi
sapere come sto?
Tremo
al contatto, non mi riesco a rilassare
Mi
serve spazio per farlo rimarginare.»
Michelle si coprì la bocca con le mani.
Aveva le idee confuse, ma era sicura che l’amica si riferisse alla notte del
suo primo incontro con Billy. Più di un anno e mezzo prima. Aveva affrontato un
altro orrore oltre alla disavventura con un vero vampiro e si era tenuta dentro
quel segreto doloroso, senza parlarne con nessuno. A giudicare dalla faccia
scioccata di Donovan, neanche con lui.
Betty riprese a cantare:
«È questa la verità
La
volevo evitare
Ma
non posso più scappare
Non
mi puoi aiutare, sono lacerata
Sei
in ritardo e io sono dilaniata.»
Hart tornò a fissare Dana e Michelle lo
guardò preoccupata.
«Coraggio signorina Giller, è il tuo
turno. Spiega a Ezechiel perché siamo qui» disse, parlando sulla musica e
immune all’influsso della canzone.
Dana fece scivolare le mani giù dalla
gola e incerta cantò:
«Non serve un indovino per capirlo
Hart
ha minacciato il mio rapporto con Michelle
Sono
intervenuta per bloccarlo
Lei
è tutto ciò che ho di bello
E
non mi importa se perderò il potere dell’inferno
Per
difendere ciò che abbiamo, lotterò per lei
Combatterò
anche questo oscuro all’esterno
Anche
se mi spezzerà.»
Ancora una volta Michelle rimase senza
parole. La sua ragazza le aveva fatto una dichiarazione d’amore in piena
regola, ma non capiva come questo la mettesse nei guai.
Poi vide Zec farsi avanti e lo sentì
cantare.
«Ho perso ogni fiducia
Vuoi
sapere come sto?
Tremo
al contatto, non mi riesco a rilassare
Mi
serve spazio per farlo rimarginare
È
questa la verità
La
volevo evitare
Ma
non posso più scappare
Non
mi vuoi aiutare, sono lacerato
Sei
in ritardo e io sono dilaniato.»
Dana indietreggiò accanto a lei e
Michelle la vide voltare la faccia, come se fosse stata colpita da uno schiaffo
inaspettato.
A sorpresa, Chas si lanciò in mezzo a
Donovan, Betty e Zec e cantò:
«Non fatevi ingannare
Sono
bugie con cui ci vuole manipolare
Hart
vuole solo dividere e conquistare
Smettete
di cantare.»
Hart la guardò senza scomporsi. «Non
puoi interferire signorina Chain e nemmeno prendere il controllo. E ora forza,
finite la canzone. Dite chiaramente come vi sentite.»
Michelle osservò Dana e poi spostò gli
occhi su Betty, Donovan e Zec.
I quattro ragazzi si riunirono in un
cerchio tra lei, Hart e Chas e cantarono:
«Abbiamo perso ogni fiducia
Volete
sapere come stiamo?
Tremiamo
al contatto, non ci riusciamo a rilassare
Ci
serve spazio per farlo rimarginare
È
questa la verità
La
volevamo evitare
Ma
non possiamo più scappare
Non
ci potete aiutare, siamo lacerati
Abbiamo
perso ogni fiducia
Volete
sapere come stiamo?
Tremiamo
al contatto, non ci riusciamo a rilassare
Ormai
si è rotto tutto
È
troppo tardi per rimediare.»
La musica si fece sempre più soffusa, in
un lento sfumare.
Nuovi passi riecheggiarono sul cemento.
Hart Wyngarde scoppiò a ridere di gusto.
In un primo istante, Michelle non capì
il perché, poi si voltò e alle sue spalle vide arrivare quattro ragazzi.
Uscivano dalla palestra. Kenny, Jordan, Kerry e Dylan. Dietro di loro,
spintonandoli per farsi avanti, emerse il quinto: Billy.
«Ragazzi, cosa sta succedendo?» domandò.
«Li ho aiutati a togliersi un peso»
replicò Hart, levitando verso il cielo. «Non lo sapete? La verità rende
liberi.» Scoppiò a ridere un’ultima volta e svanì in una foschia nera.
Dana fu la prima a sparire avvolta da
una voluta di fumo viola.
Donovan e Betty corsero via in direzioni
differenti.
Chas si allontanò lenta, verso la prima
porta che dava all’interno dell’edificio.
Zec fissò Billy, scosse la testa e si
voltò di spalle, senza rispondere.
E a Michelle fu tutto chiaro. Oscurità
Maggiore aveva vinto ancora una volta. Aveva allontanato Billy, in qualche modo
lo aveva tenuto occupato e aveva spezzato il fragile equilibrio tra di loro.
Continua…?