Sorge
Oscurità Maggiore 24: La Diseducazione di Donovan Brennon
Donovan sbuffò.
Disteso sul pavimento accanto al bordo
della piscina riscaldata della scuola, con le braccia incrociate sotto la nuca,
si sentì uno stupido.
A scuola era iniziata la pausa pranzo,
dopo lo spettacolino della prima ora non aveva affatto appetito e non aveva
voglia di stare in mezzo ad altre persone. Anche se tutti erano impegnati a
mangiare, si era rifugiato in un luogo dove non lo avrebbero disturbato e
cercato.
Nella sua mente riecheggiavano le parole
cantate da Betty. Per tutto il tempo in cui si erano conosciuti e poi messi
insieme, non aveva sospettato di nulla. Riflettendoci adesso, il suo
comportamento restio a dargli una possibilità come suo ragazzo e poi a restare
in intimità erano dei segnali abbastanza evidenti di un problema, ma li aveva
attribuiti al suo passato con Anika, incolpandosi per l’ennesima volta.
«Stupido! Stupido! Stupido!» ripeté nel
silenzio, mentre la voce rimbombò nella piscina deserta.
Donovan sollevò la schiena e si mise
seduto. Anche Betty aveva la sua parte di responsabilità. Non aveva mai provato
ad accennagli qualcosa, come poteva immaginare quello che aveva passato? E
anche la scusa di essersi lasciata andare con Kenny perché sapeva già tutto con
i suoi sogni premonitori, era insulsa. Non era colpa sua se non aveva nessun
potere soprannaturale, come leggere nella mente o prevedere cose dal nulla.
Il cigolio di una delle due porte
d’ingresso lo fece girare indietro di scatto.
Chas era ferma sull’uscio, un piede
all’interno e l’altro ancora sul confine con il corridoio. «Posso farti
compagnia?»
Donovan abbassò lo sguardo deluso. Per
qualche ragione idiota, aveva sperato fosse Betty. Lo considerò un pensiero
contraddittorio. Non rispose e tornò a fissare l’acqua immobile davanti a sé.
Chas entrò comunque, accostò la porta e
andò a sedersi sul pavimento, vicino a lui. «Mi dispiace.»
«Per che cosa?»
«Per non essere riuscita a fermare il
Consulente Wyngarde… Oscurità Maggiore.»
Donovan fece una risatina nervosa. «Mi
sto convincendo che nessuno può farlo. Almeno ci hai provato.»
Chas si morse il labbro inferiore.
«Forse non così tanto. Con i miei poteri avrei potuto intervenire un po’ prima,
ma ero curiosa di sentire i vostri segreti e quello che ha confessato Betty… mi
ha spiazzata.»
Donovan non replicò e scese di nuovo il
silenzio. Inspirò con il naso e l’odore di cloro gli invase le narici.
Chas fece scivolare l’elastico rosa dal
polso e armeggiando con le dita, si legò i lunghi capelli biondi in una sorta
di chignon e riprese. «È comprensibile perché abbia accettato passivamente il
modo in cui l’ha cambiata Sasha. Non dovrebbe farsene una colpa.»
«All’inizio ne era spaventata» ricordò
Donovan. «Le ho fatto da istruttore per controllare l’intangibilità. E in tutte
quelle lezioni insieme non ho sospettato di nulla e lei non hai mai provato a
parlarmene.»
«Per una ragazza, per tutti a dire il
vero, è un argomento difficile da affrontare.»
«Ma un rapporto deve basarsi sulla
fiducia» replicò Donovan. «L’ho imparato a mie spese e credevo di aver fatto
progressi, ma mi sbagliavo.»
«Non devi incolparti neanche tu.» Chas
gli accarezzò la spalla sinistra. «Non so di preciso nulla su voi due, ma
quando vi ho visti insieme, ti sei sempre comportato in modo premuroso e onesto.
Betty ha diritto ai suoi tempi per raccontarti quello che le è successo e tu
non puoi rimproverarti di non aver capito cose che non potevi immaginare.»
Donovan girò lentamente il volto verso
di lei. Era ciò che pensava anche lui e non si aspettava che fosse proprio Chas
a ripeterglielo ad alta voce.
«Grazie, sei gentile. Ed è un po’
strano.»
Chas mise il broncio. «Stai dicendo che
sono insensibile?»
Donovan sorrise, alzando i palmi in
segno di difesa. «Le nostre conversazioni non sono quasi mai così tranquille.»
Tornò serio e aggiunse: «Comunque non è del tutto vero che sono stato onesto.
Ci siamo baciati un giorno fa e Betty non lo sa.»
Fu lei a girare il volto e sfuggire al
suo sguardo.
Da quando avevano avuto quel momento di
passione, non ne avevano più parlato. Non si erano evitati, almeno Donovan non
aveva cercato di farlo, ma quella situazione era rimasta in sospeso.
«È stato un attimo di… conforto» disse
Chas con un filo di voce. «Ne avevamo bisogno entrambi. Non c’è niente di
male.»
«Sono d’accordo.» Donovan mosse le dita
verso quelle di lei e le sfiorò il dorso della mano destra. «E mi ha fatto
sentire bene. Come se non fossi sempre io quello sbagliato. Ogni volta che
provo a comportarmi come si deve, faccio più errori e non è mai abbastanza.»
Chas si girò a guardarlo di nuovo e una
ciocca bionda si liberò dallo chignon, ricadendole al lato del viso. «Sì,
capisco cosa intendi. È stancante.»
«Ad essere sinceri inizio a credere che
io e Betty non siamo fatti per stare insieme.» Spostò il bacino toccando quello
della ragazza. «Avere una relazione non dovrebbe essere così pieno di
problemi.»
«Non sto cercando una storia con te»
precisò Chas.
«Nemmeno io» le rispose. Prese la ciocca
ribelle tra l’indice e il medio destro e gliela sistemò dietro all’orecchio. «È
come hai detto prima. Solo conforto.»
Donovan si sporse in avanti, le baciò
delicato le labbra e poi insinuò la lingua, ritraendola subito.
Chas non si scostò, ricambiò il bacio e
cercò a sua volta il sapore della sua bocca.
Erano di nuovo stretti in quello scambio
e Donovan smise di pensare a Betty. A Oscurità Maggiore. Ad Hart Wyngarde. A
tutto quanto.
Chas inarcò la schiena indietro e si sdraiò
sul pavimento, attirandolo su di sé. Gli avvolse le spalle con le braccia e
prese a baciarlo con più foga.
Usando la mano sinistra, Donovan le
percorse il profilo del collo e scese sul maglione, soffermandosi sul seno. Sollevò
le labbra e le chiese: «Devo fermarmi?»
Chas scosse la testa.
Donovan riprese a baciarla e lei allargò
le gambe, stringendole intorno al suo busto. Si stavano spingendo oltre, ma era
quello che voleva. Rilassarsi, godersi il memento. Senza ansie, senza
preoccupazioni. Mosse la zona pelvica avanti e indietro, la mano destra sopra
la pancia di lei e poi più sotto, vicino al bottone dei suoi jeans.
La porta si spalancò, sbattendo con
fragore contro il muro e rimbombando per tutta la piscina.
Donovan abbandonò il corpo di Chas. Si sollevò
da lei, con un balzo fu in piedi e con un secondo movimento altrettanto rapido,
si girò verso l’entrata.
Quando vide chi era ferma a fissarlo gli
mancò il fiato.
Betty aveva gli occhi sgranati, la bocca
semiaperta e le mani chiuse a pugno.
Donovan rimase muto a guardarla a sua
volta. Non c’era una singola parola che avrebbe avuto senso pronunciare in quel
momento.
Continua…?