CAPITOLO 94
Generatori Psichici
«Eccoci arrivati, questa è la tua
classe» disse Kaspar, indicando a Yuri la porta davanti a loro. Accanto era
fissata l’etichetta in metallo con riportato “Generatori Psichici”, l’uomo l’aprì e aggiunse: «Buona lezione.»
Yuri diede un ultimo sguardo a Patrick e
poi entrò nella stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
«Non ho capito in che modo posso assistere
ai corsi dei ragazzi» disse all’improvviso Patrick. «Avete un centro di
controllo particolare con telecamere a circuito chiuso, o qualcos’altro di quel
tipo?»
«No, niente del genere» rispose
tranquillo l’altro.
«E come farò a vedere cosa succede?»
«Non puoi. Nessuno è ammesso alle
lezioni.»
Patrick si spazientì. «Credevo ci
fossimo capiti: ti avevo chiesto espressamente di poter continuare a seguire i
ragazzi.»
Kaspar gli sorrise. «Ci deve essere
stato un fraintendimento. Tu mi ha domandato di poter essere presente al
C.E.N.T.R.O. durante le ore dello stage e infatti sei qui. Non ho mai detto che
avresti presenziato ai corsi.»
«Mi prendi in giro?» rispose sporgendosi
verso lui infuriato. «Come faccio a sapere cosa sta succedendo a ognuno di
loro?»
Kaspar lo prese sotto braccio. «Calmati.
Non hai motivo di stare sulla difensiva. Come ho già ripetuto un centinaio di
volte, nessuno ha intenzione di fare del male a questi ragazzi.» Continuò poi
con un tono più affabile. «Inoltre, pensavo fossi interessato a sapere qualcosa
in più su di te.»
«Su di me?» ripeté stupito, liberando il
braccio. «Di cosa diavolo parli?»
«Dei tuoi poteri.» Si allontanò da lui
di un paio di passi. «Non ti sembra starno che non ci sia nessun corso per
“Medium Psichici”?»
Patrick corrugò la fronte. «Intendi
veggenti?»
«Preveggenza, Chiaroveggenza,
Psicometria, tutte abilità che rientrano in questa categoria.»
Patrick ripercorse con la mente il
tragitto lungo tutto il piano, fino alle aule in cui avevano lasciato i singoli
ragazzi. In effetti nessuna riportava il
nome menzionato da Kaspar.
«Quindi... cosa stai cercando di dirmi?»
«Non ci sono mezzo demoni con quei
poteri» gli rispose. «A esclusione di te.»
«Non sono rinato e non sono un mezzo
demone.»
«Come fai a dirlo con certezza? Hai
forse recuperato i tuoi ricordi?»
Patrick lo scrutò con attenzione. Non si
fidava più di quell’uomo. Era sicuro che non fosse un caso che gli rivolgesse
quella domanda proprio nel momento in cui qualcosa era riaffiorato nella sua
mente.
«Basta così.»
«Come?» domandò Kaspar confuso.
«Ce ne andiamo. Io e i ragazzi andiamo
via dal C.E.N.T.R.O. Ora» ribatté serio Patrick. «Non so a che gioco stai
giocando, ma non mi farò manipolare da te, né permetterò che tu faccia lo
stesso a loro.»
«A quanto pare ho toccato un nervo
scoperto. A ogni modo, puoi andartene quando vuoi» replicò deciso Kaspar. «I
ragazzi, però, rimarranno al C.E.N.T.R.O. fino alla fine dell’impegno preso per
lo stage.»
«Non ho paura di te. O di chiunque altro
stia in questo istituto.» Patrick si accostò minaccioso. «O vai tu a farli
uscire dalle aule, oppure andrò personalmente a prenderli uno alla volta.»
«Non hai nessuna autorità. Sono
maggiorenni e hanno firmato il permesso di loro spontanea volontà.» Kaspar lo
trascinò davanti all’ampia finestra che dava sulla classe in cui si trovava Yuri
e lo obbligò a guardare all’interno. «Per di più, come pensi reagiranno se
venissero a sapere che per mesi li hai spiati per conto mio?»
Patrick non fu sorpreso da quella
minaccia. Cercò Yuri con lo sguardo, si preoccupò di come potevano prenderla,
soprattutto Sara. Poi scorse un’altra faccia familiare, qualcuno che in passato
aveva riposto fiducia in lui e aveva finito con il deluderlo. Qualcuno a cui
aveva promesso la libertà e invece era ancora prigioniero in quel luogo
orribile.
Patrick notò gli occhi di Samuele
incrociare i suoi.
Yuri venne accolto dal volto poco
affabile di una donna dalla pelle grinzosa, con i capelli scuri raccolti in una
crocchia sul capo.
Sembra
la professoressa McGranitt di Harry Potter pensò
squadrandola da capo a piedi. Probabilmente
ha più di cento anni.
«Devi essere lo studente esterno. Prendi
posto» gli ordinò la donna. «Non amo iniziare le mie lezioni in ritardo.»
Si guardò intorno alla ricerca di un
posto libero e alzò gli occhi al cielo, sperando che non tutto il tempo
dedicato allo stage si sarebbe svolto in quel modo. Si sedé e osservò gli altri
giovani intorno a lui. Erano sette in totale, non era un corso molto
frequentato e di sicuro quell’insegnante ne era in parte responsabile.
«Come al solito comincerò con le nozioni
di teoria» continuò la donna, voltando le spalle agli studenti e iniziando a
scrivere con il gesso alla lavagna. «Dopo, passeremo alla pratica.»
Yuri sbuffò all’idea di dover ripetere
quello che aveva appena smesso di fare a scuola, tirò fuori dallo zaino un
quaderno a spirale e una penna. Sperava che essendo uno studente esterno, non
fosse coinvolto anche in qualche interrogazione.
Sollevò la testa per copiare le nozioni
scritte alla lavagna ed ebbe la forte sensazione di essere osservato. Si girò
di scatto a destra e notò un ragazzino più giovane di lui che lo fissava. Il
modo in cui teneva puntati gli occhi su di lui era un po’ inquietante, ma cercò di non farci caso.
«Ehi, sono Yuri» gli disse sottovoce.
«Samuele» gli rispose laconico.
Si sforzò di sorridere. «È sempre così
noioso questo corso?»
«Ci insegnano a controllare i nostri
poteri» rispose seccato. «Anche se stare qui non è piacevole, è nostro dovere
imparare a non fare del male alle persone. Ma tu non lo puoi capire.»
«Cosa?»
Senza voltarsi, la professoressa urlò:
«Silenzio là dietro!»
Yuri si sporse più in avanti verso il
compagno. «Cosa volevi dire?»
«So chi sei» rispose Samuele con
disprezzo. «Sei il capo delle guardie di DiKann, sei un servo dei demoni.»
«Come fai a conoscere queste cose?»
domandò allibito. «E comunque quello è il passato.»
«Bugiardo. Jonathan mi ha messo in
guardia su quelli come te. Vivete di menzogne.»
Yuri gli afferrò il polso. «Non so cosa
ti abbia raccontato questo Jonathan, ma noi non siamo più così. Io e miei amici
siamo ragazzi diversi. Devi dirmi cosa sai sul nostro passato e come lo hai
scoperto.»
Samuele aprì la bocca per ribattere, poi
non lo fece. La sua attenzione venne attirata da qualcuno all’esterno della
classe. L’espressione sul suo volto mutò tempestivamente: la rabbia prima solo
accennata, esplose rendendolo paonazzo e con gli occhi stretti in fessure.
Spire di energia elettrica giallognola
iniziarono ad attraversare le sue braccia e si diffusero per il suo corpo. Yuri
ritrasse la mano come se avesse preso la scossa.
La luce al neon del soffitto iniziò a crepitare,
richiamando gli sguardi di tutti e obbligando la professoressa a girarsi.
Lei lo fissò indignata, ma con un velo
di timore. «Samuele, smettila!» gli gridò.
Yuri scattò in piedi. «Che cosa ti
prende?»
Una voce risuonò nella sua testa,
mettendolo in guardia: Allontanati, papà!
Samuele si alzò dalla sedia, le lampade
si fulminarono con uno scoppio e l’energia elettrica rilasciata, si radunò
nelle sue mani e la indirizzò verso il vetro, infrangendolo con un fragore
violento.
Anche se confuso, Yuri riuscì a buttarsi
indietro, scansando i frammenti appena in tempo. Ritrovandosi seduto sul
pavimento, fu investito dalle urla di terrore dei presenti, cercò di rimettersi
in piedi e notò Patrick e Kaspar a terra all’esterno dell’aula, oltre a ciò che
rimaneva della finestra.
«È così che difendi le persone?» domandò.
Samuele si girò verso di lui. «Stai
zitto.»
«No. Vieni a farmi la lezione su chi è
pericoloso, ma sei tu che hai appena aggredito degli innocenti.»
«Quell’uomo non è innocente» replicò
furioso Samuele. «Non sai cosa mi ha fatto. O forse… sì. E sei in combutta con
lui!»
Yuri creò lingue di fuoco dai palmi
delle mani. «Stai calmo. Non voglio farti del male.»
«Nessuno me ne farà più.» Strinse i
pugni e l’energia elettrica vorticò
nuovamente intorno alle braccia. Avanzò pronto a colpire e poi si
arrestò.
Sudando freddo, Yuri lo guardò negli
occhi. Erano vacui, come se il suo corpo si trovasse lì, ma la sua mente fosse
da un’altra parte. «Samuele. Samuele» lo chiamò.
«Stai tranquillo. Sta bene, ma l’ho
sedato psichicamente.»
Un uomo entrò dall’apertura creatasi
dalla rottura della finestra, camminò sicuro in mezzo ai banchi spostati e alle
sedie ribaltate. «Sei ferito?»
Yuri lo scrutò in volto diffidente. «Non
mi sono fatto niente.»
«Direttore Strom… sono mortificata…»
tentò di scusarsi la professoressa.
«Non si preoccupi. Devo chiederle di
interrompere la lezione e accompagnare gli studenti in infermeria.» Mise poi un
braccio intorno alle spalle di Samuele e lo spinse gentilmente verso la porta.
Girò il volto e disse: «Vieni con noi.»
Confuso, lo seguì fino fuori dall’aula e
in corridoio trovò Sara e Sabrina che lo guardavano ansiose, mentre Kaspar
aiutava Patrick a rimettersi in piedi.
«Stai bene. Grazie al cielo.» Sabrina
gli buttò le braccia al collo.
«È tutto a posto» rispose,
accarezzandole i capelli biondo miele.
In lontananza, dal fondo del corridoio,
vide arrivare Naoko di corsa. «Cosa è successo?» domandò.
Il direttore Strom scortò Samuele,
ancora con l’espressione ebete dipinta sul volto, in mezzo a loro. «Lo vorrei
sapere anche io.»
I sei ragazzi si ritrovarono insieme nel
salottino all’entrata, radunati in cerchio davanti a uno dei due divani.
«Ero certo al cento per cento che ci
avrebbero teso un agguato» disse Davide.
Sabrina gli stringeva la mano, e Yuri
capì che era ancora scossa.
«Per fortuna nessuno di noi si è fatto
male» rispose Naoko.
«Solo perché Leonardo mi ha avvertito in
tempo» replicò Sara. «E comunque Patrick aveva diversi tagli.»
«Dove si trova adesso?» domandò Leonardo.
«In infermeria con Kaspar. Lo stanno
medicando» spiegò Naoko.
Yuri la fissò incuriosito. «Come sapevi
cosa volevano farmi?»
«Mi ha messo in guardia Marcus, il
ragazzo che comanda i pipistrelli.»
«A me invece, Jonathan l’illusionista ha
rivelato il suo piano mentre mi teneva occupato con il suo potere» raccontò
Leonardo.
«Il loro
piano» lo corresse Davide. «Erica, la ragazza che ha bloccato me, lo ha fatto
perché non potessi aiutarvi.»
«Anche Samuele doveva essere d’accordo»
concluse Yuri. «Ha detto che Jonathan lo aveva avvisato sul nostro conto.»
«Però non sono tutti contro di noi»
intervenne Naoko.
Sabrina li fissò. «Anche il direttore è
venuto in nostro aiuto appena ha saputo del loro piano. Alla fine… di chi
possiamo fidarci?»
Nessuno rispose. Yuri si era fatto
l’idea che non dovessero credere a
nessuno lì dentro. Però c’era un particolare che lo frenava. Qualcosa che
doveva condividere solo con Sabrina.
Kaspar e Patrick, con le mani coperte da
bende e cerotti, li raggiunsero in quel momento.
«Sono solo ferite superficiali, niente
di grave» disse prontamente Patrick, notando i loro volti allarmati.
«Sono molto dispiaciuto per quanto è
accaduto. Nessun membro dello staff ne era al corrente. Vi porgo ancora le mie
scuse.» Kaspar era serio, posò poi una mano sulla spalla di Leonardo. «Ho
annullato la falla nell’incantesimo della memoria. D’ora in poi non dovrai più
temere che qualcuno si dimentichi di te.»
«Nessun altro trucco?» domandò Davide
poco convinto.
«Avete la mia parola» rispose Kaspar. «Andate,
vi ho trattenuto già abbastanza. Ci rivediamo giovedì.»
Patrick lo guardò dritto negli occhi «E
questa volta senza trappole.» Si voltò e camminò diretto verso la porta.
Tutti loro lo seguirono rapidamente,
raggiungendo l’esterno ancora una volta in formazione compatta come quando
erano arrivati.
Nel cortile del C.E.N.T.R.O. Yuri
trattenne Sabrina, obbligandola a distanziare gli altri.
«Cosa c’è?» gli domando lei.
«Nostro figlio. L’ho sentito, mi ha
aiutato a non ferirmi» le sussurrò. «Sono sicuro che sia da qualche parte lì
dentro.»
Sabrina si girò indietro a guardare la
facciata dall’edificio. «Molto bene. Allora rivolteremo questo posto da cima a
fondo, finché non lo avremo trovato.»
Continua…