CAPITOLO 92
Comunicatori Psichici e Forgiatori
Psichici
Con i cinque amici al fianco, Naoko si
fermò nel cortile anteriore l’ingresso del grattacielo che conteneva il
C.E.N.T.R.O. L’edificio sembrava sovrastarli, pronto a ingoiarli in un solo
boccone.
«Entriamo» disse Yuri.
«No» lo fermò Sara. «Dobbiamo aspettare
Patrick. Mi ha avvertito di essere riuscito a convincere Kaspar a farlo
partecipare.»
Leonardo si tormentò i bottoni della
giacca «Questo posto mi mette i brividi.»
«Anche a me» concordò Sabrina. Gli
strinse la mano sinistra e la trovò fredda, quasi gelida. «Stai tranquillo,
questa volta non sarai solo.»
Davide si avvicinò a lui. «Sì e poi
siamo preziosi per loro, non faranno niente per metterci in pericolo.»
«Lo so, ma è più forte di me» rispose
Leonardo. «Non sapere cosa ci aspetta, mi agita.»
Naoko capiva appieno quella sensazione.
«Prova a pensare ad altro» gli suggerì. Ombra e Scintilla giravano intorno ai
suoi piedi, condividendo l’ansia. Prese tra le braccia il gatto bianco e,
decisa a seguire il suo stesso consiglio, si voltò verso Sara. «Tra due
settimane è il vostro compleanno, che progetti avete?»
«Non abbiamo organizzato a niente»
ammise Sara. «Con tutto quello che è successo, non ne abbiamo avuto il tempo.»
«Potreste festeggiare di nuovo al Full Moon» propose Sabrina. «Tu che ne
pensi, Yuri?»
«Uhm… sì...» rispose distrattamente lui,
scrutando la strada da cui erano arrivati fin lì. «Ecco il signor Molina.»
Davide lo guardò di traverso. «Sembra tu
abbia fretta di entrare.»
«Prima lo facciamo, prima potremmo
tornarcene a casa» replicò Yuri.
Naoko osservò la reazione del ragazzo
biondo e non era convinta fosse l’unica motivazione.
Patrick li raggiunse. «Siete pronti?»
«Se dico di no, cambia qualcosa?»
domandò Leonardo, mordendosi il labbro inferiore.
Patrick sorrise. «Coraggio.» Li superò e
aprì la porta di vetro con la scritta C.E.N.T.R.O.
Naoko entrò in coda la gruppo, e
gettando un ultima occhiata all’esterno, prima di varcare la soglia, rimpianse
di non aver portato con sé un amuleto protettivo.
Proseguirono in modo compatto, come un
esercito in marcia sul territorio nemico. La sala d’ingresso era però molto più
accogliente di un campo di battaglia. Una coppia di divanetti di tessuto rosso
erano posti al centro, una doppia fila di sedie color argento coprivano il lato
sinistro e le pareti erano di un celeste rilassante.
Da dietro la scrivania della reception, semicoperta da un paio di
piante dalle foglie lunghe e larghe, emerse una giovane donna con i capelli
biondi tirati in una coda, che sbatté rumorosamente i tacchi sul pavimento
mentre si avvicinava a loro. «Buongiorno, posso aiutarvi?»
«Abbiamo appuntamento con il signor De Santi»
rispose prontamente Patrick.
La donna spinse più in su gli occhiali
lungo il naso e si lisciò la gonna aderente del tailleur grigio. «Potete
accomodarvi e aspettare il dottor De Santi. Lo avverto che siete qui.» Si girò
di spalle e poi tornò a guardarli. «I due animali devono aspettare fuori.»
Naoko storse il naso e Scintilla e Ombra
soffiarono contro la donna. Posò il gatto bianco a terra e chiese: «Perché?»
«Non sono ammessi animali di alcun
genere» rispose l’altra seccata. Tornò alla sua postazione, spinse la cornetta
contro l’orecchio e armeggiò con i tasti del telefono.
Poco convinta, Naoko trasmise l’ordine
ai suoi fedeli compagni. Andate fuori. Se
avrò bisogno, vi chiamerò.
Fai
attenzione replicò Scintilla.
Resteremo
nei paraggi disse Ombra.
Naoko scostò la porta e i due gatti si
allontanarono elegantemente verso la strada. Raggiunse poi i compagni seduti
sui divanetti. Come loro, si guardò intorno in silenzio. Non sapeva cos’altro
dire per placare l’agitazione e temeva che una parola sbagliata potesse essere
ascoltata e metterli in difficoltà.
Dopo pochi minuti Kaspar fece il suo
ingresso nella stanza.
Loro si girarono di scatto a guardarlo.
L’uomo notò l’espressione sui loro
volti. «Non siate cosi tesi» disse, allargando le labbra in un sorriso
amichevole. «Non abbiamo intenzione di fare esperimenti su di voi.»
«Grazie per la precisazione» ribatté
sarcastico Leonardo.
Patrick si alzò e andò incontro
all’uomo. «È meglio evitare battute di questo genere. I ragazzi non si sentono
a loro agio in questo posto.»
«Non hanno niente da temere» ribadì
Kaspar. «A ogni modo, non vi faccio perdere altro tempo. Vi porterò alle
rispettive aule e così lo stage potrà iniziare.»
«Ha intenzione di dividerci?» domandò
Davide allarmato.
«Certo. Sarete assegnati alle classi che
corrispondono alla categoria in cui rientra il vostro potere» spiegò Kaspar. «Lo
stage consisterà nel mostrarvi come alleniamo e istruiamo i mezzo demoni e allo
stesso tempo permettervi di approfondire la conoscenza delle vostre capacità.»
«Non lo aveva specificato nel modulo. E
non ce lo aveva detto» lo aggredì Yuri.
«Voi non lo avete chiesto» rispose
Kaspar. Si avviò verso il corridoio accanto all’ascensore. «Seguitemi.»
Diffidente, Naoko abbandonò il suo posto
e insieme agli altri si mosse dietro a Patrick. L’unico sollievo era sapere di
poter contattare i suoi alleati felini in qualunque momento.
Appena ebbero percorso una decina di
passi, Kaspar si bloccò e lei fu la prima a essere assegnata al corso di
riferimento. Entrò nell’aula dei “Comunicatori Psichici” e scrutò i presenti.
C’erano una dozzina di ragazzi, qualcuno si voltò a fissarla, ma distolse quasi
subito lo sguardo. I banchi erano raggruppati in tre file da quattro e un’ampia
vetrata rettangolare copriva la parete destra,
mostrando il corridoio esterno da cui era arrivata e in cui aveva visto
sparire i suoi compagni.
Naoko sospirò rassegnata, cercò un posto
libero e l’unico che notò fu accanto a un ragazzo dalla pelle scura in seconda
fila. Lo riconobbe: era uno dei tre che l’avevano attaccata insieme a Sara alle
macerie del negozio.
Comanda
i pipistrelli pensò. È logico che si trovi qui. Si sedé al suo fianco e lo osservò. Lui
non la degnò di uno sguardo. Gli occhi del ragazzo erano puntati sulla lavagna
fissata al muro di fronte.
«Mi chiamo Marcus» disse all’improvviso.
«Io sono Naoko» rispose lei sorpresa.
«Lo so. Sappiamo tutto di voi.»
«Cosa?» domandò inarcando un
sopracciglio. «Potresti guardarmi in faccia quando mi parli?»
«No» replicò pacato. «Non far vedere che
ti stai rivolgendo a me.»
Guardinga e prendendo seriamente il
consiglio, Naoko si girò a sua volta verso la lavagna. «Cosa significa tutto
questo?»
«Sono dalla tua parte, ma ci sono altri
ragazzi che hanno idee diverse su di voi.»
«In che senso?»
«Abbiamo letto i Registri dell’Ordine.
Delle copie. Conosciamo le vostre origini» spiegò Marcus. «I ragazzi di cui ti
ho parlato, prendono sul serio la missione di eliminare i demoni e i mezzo
demoni traditori.»
Naoko strinse i pugni sul banco. «Perché
me lo stai raccontando?»
«Non condivido i loro metodi, ma non
potevo oppormi da solo.»
«E cosa dovrei fare?»
La porta dell’aula si spalancò e un uomo
con i capelli scuri e con un completo blu giacca e pantaloni, entrò. «Ragazzi,
al vostro posto» disse, raggiungendo la cattedra davanti alla lavagna.
Marcus abbassò la voce. «Se capiterà
un’occasione di uscire da questa stanza, coglila.» Si girò poi lentamente per
guardarla in volto per la prima volta.
Dall’aria seria che traspariva dai suoi
occhi, Naoko capì che non si trattava di una semplice ipotesi, Marcus sapeva
con sicurezza che sarebbe successo.
Davide entrò nell’aula del corso di
“Forgiatori Psichici” e trovò otto ragazzi seduti dietro il proprio banco,
un’insegnante dai capelli castani e ricci – con indosso una camicia bianca e
una lunga gonna a frange – tutti intenti a osservarlo.
«Sei il ragazzo esterno» lo accolse la
donna.
«Mi chiamo Davide» ribatté lui
diffidente.
La donna sorrise. «Benvenuto, stiamo
scegliendo i candidati per una piccola dimostrazione pratica delle vostre doti.»
Una ragazza con i capelli rossi, seduta
in prima fila, alzò il braccio per richiedere la parola.
«Dimmi, Erica» la esortò l’insegnante.
«Potremmo mettere alla prova il nostro
nuovo compagno» propose Erica. «E mi offro volontaria come sfidante.»
«Mi sembra un’ottima idea» replicò la
donna. «Sei d’accordo, Davide? È un buon modo per mostrarci a che livello sei.»
Davide passò in rassegna il volto
cordiale della professoressa e quello più enigmatico di Erica. «Per me va bene.»
«Perfetto» trillò la donna. «Ragazzi
fate spazio ai nostri due dimostranti.»
Osservando gli altri ragazzi che
spostavano indietro i banchi ammassandoli sul fondo della stanza, Davide pensò
di aver accettato troppo precipitosamente. Lo aveva colto alla sprovvista e si
rese conto troppo tardi che in territorio nemico era meglio non essere troppo
ostile. Guardò la parete alla sua destra: il lungo finestrone rettangolare gli
parve un’ideale via di fuga al corridoio, in caso ce ne fosse stato bisogno.
Erica si avvicinò a lui. «Sarà
divertente.»
«Probabilmente più per me che per te»
rispose. «Nell’ultimo anno ho fatto diverse esperienze.»
Erica rise debolmente. «Spavaldo e sicuro di te. Mi piaci. Ma so che non sono il
tuo tipo… o il tuo genere…»
Davide la fissò furioso. «Cosa vuoi
dire?»
«So
tutto di te e del tuo ragazzo Leonardo, ma stai tranquillo: non vi faremo
nulla» rispose abbassando la voce. «Invece, gli altri devono preoccuparsi.
Quelli come loro non ci piacciono.»
La professoressa richiamò la loro
attenzione. «Forza ragazzi, potete cominciare.»
Davide vide la donna appoggiarsi con la
schiena alla cattedra, mentre gli altri studenti prendevano posto sui banchi o
rimanevano in piedi, disponendosi ai lati destro e sinistro. In quel modo al
centro della stanza si era creata un’area simile a un piccolo ring.
«Cosa dobbiamo fare?» domandò Davide.
Erica plasmò nelle sue mani una lancia
di energia cremisi. «Non è ovvio? Batterci.»
Il ragazzo creò d’istinto una cupola e
li racchiuse entrambi, isolandoli dagli altri. Sapeva che all’interno del suo
campo di forza i suoni venivano attutiti e se parlava a bassa voce, all’esterno
non avrebbero sentito. «Sei una dei tizi che hanno attaccato al Portale Mistico.»
«Perspicace.»
«Non so cosa vuoi, ma ti sei messa
contro quello sbagliato.»
«Devo solo tenerti occupato il tempo
necessario perché i miei compagni dimostrino ai tuoi amici ex-pupilli e residenti
tra i demoni che qui non sono graditi» replicò Erica. «Per il resto, credo che
ti sopravvaluti un po’ troppo.»
Davide la guardò con aria di sfida. «Mettimi
alla prova.»
La ragazza strinse le dita intorno al
bastone della lancia e conficcò la punta nel muro invisibile dietro di lei.
Davide gridò di dolore e il campo di
forza si sgretolò. Si massaggiò la fronte che pulsava per il colpo e si rese
conto della verità: Erica era più tosta di quello che sembrava.
Qualsiasi cosa lei e i suoi compagni avevano
in mente, Sabrina, Sara e Yuri avrebbero dovuto cavarsela da soli.
Continua…