CAPITOLO 76
Condividiamo luce e oscurità
Sara rimase
paralizzata a fissarlo. Si chiese se l’energia del medaglione le avesse dato
alla testa, o forse era colpa dei suoi poteri mentali: si era spinta troppo in
là e ora aveva perso il contatto con la realtà.
Suo fratello non
poteva essere vivo.
«Che ci fai tu
qui?» gridò Carovus. «Nessun umano può penetrare la barriera.»
«Fatti gli
affari tuoi faccia da lucertola. E per la cronaca sono stati troppo gentili nel
descriverti: sei più brutto di quanto mi avessero detto» replicò Leonardo. Si
voltò poi a guardarla. «Sara, è tutto reale. Non sono morto. Non lo sono mai
stato. Ferma questa stupidaggine!»
Sara si portò le
mani alle tempie. Stava impazzendo. Perfino la sua voce era uguale e il suo
modo di fare battute per nascondere la paura. Era lui. Leonardo era tornato.
Carovus si girò
di scatto e le urlò: «Non farti confondere, Principessa. È un trucco dei tuoi
cosiddetti amici. Non è veramente chi dice di essere.»
«Sei parecchio
testardo per essere uscito da una palude» rispose Leonardo. «Sono suo
fratello.»
Sara mosse un
passo dopo l’altro con estrema cautela. Avanzò insicura e stordita fino a
raggiungere Leonardo. Alzò una mano per accarezzargli una guancia, ma le sue
dita attraversarono la pelle, come se fosse un’immagine finta, come se fosse un
fantasma...
«No!» Aarretrò
disgustata. La sorpresa si tramutò in rabbia. «Come osate prendervi gioco di me
in questo modo» gridò. «Usare mio fratello in questo modo… infangare la sua
memoria!»
«Sara, calmati.
Ti stai sbagliando» le rispose il ragazzo.
«Stai zitto!»
sbraitò. In preda alla furia, Immaginò lame affilate e gli lanciò contro una
scarica di energia mentale.
Leonardo parve
vederla arrivare in anticipo e si scostò per evitare il colpo. «Smettila e
ascoltami: non sono morto veramente. Ho sviluppato anche io il mio potere
originario. Sayka aveva facoltà psichiche, mentre Lucen poteva usare la
proiezione astrale. Ed è questa la forma con cui sono riuscito a entrare.»
Ancora una
volta, Sara si sentì confusa. Nei suoi ricordi riaffiorò qualcosa, nel passato
la se stessa demoniaca aveva combattuto spesso con l’alter ego di suo fratello
e lui poteva separare la sua essenza dal corpo.
«Non dargli
retta. Sono i tuoi ex-compagni a parlare per lui.» Carovus si mosse guardingo,
per insinuarsi tra di loro. «Stanno provando a confonderti, temono il tuo potere
e vogliono sfruttare il tuo defunto fratello per fermarti.»
«Sei davvero
fastidioso! Avanti sorellina, non puoi davvero credere a questa patetica
imitazione di Lizard» disse Leonardo.
Sara lo guardò
speranzosa. C’era un riferimento a un fumetto in quella frase, non sapeva bene
quale, ma era sicura che c’entravano i super-eroi. I suoi ex-amici non potevano
impegnarsi al punto di cogliere quei particolari. Però l’avevano già manipolata
in passato, come poteva fidarsi?
«So cosa ti è
successo» continuò lui. «Il tradimento di Yuri, la gravidanza di Sabrina… so
quanto tutte le delusioni possono averti fatto arrabbiare, ma questa non sei
tu.»
«Come fai a
dirlo? Come puoi sapere chi sono?» domandò Sara. Lei stessa non riusciva più a
essere certa della sua identità.
«Perché nessuno
ti conosce bene quanto me.» Leonardo le sorrise. «Anche se hai sempre rifiutato
sentirmelo ripetere, tra noi c’è un legame speciale, ancora prima di scoprire
di avere dei poteri. Per questo motivo riuscivo a materializzarmi nel magazzino
solo quando eri tu a pensarmi. Il tuo affetto e il tuo desiderio di rivedermi
erano la mia fonte di energia. Mi permettevi di ritrovare la strada.»
Sara lo fissò
per qualche secondo senza fiatare. Era un’informazione che Leonardo non
conosceva, nessuno sapeva che lo aveva visto. E anche quel suo discorso
melenso… era proprio il genere di sentimentalismo che solo il suo stupido
adorato fratellino sapeva tirar fuori nei momenti di crisi.
«Fanno leva
sulle tue debolezze» intervenne Carovus. «Tuo padre DiKann mi ha messo in
guardia sugli stratagemmi dell’Ordine, la stessa organizzazione che vi ha
spiati e portati alla rovina.»
Sara arretrò
tenendosi la testa tare l mani. Era di nuovo confusa. La spiegazione della
proiezione astrale aveva senso: poteva essersene ricordato quando il potere si
era risvegliato; però era anche possibile che gli altri lo avessero letto dal
Registro dell’Ordine che lo riguardava e stessero sfruttando quella scoperta
contro di lei. Qual’era la verità? A chi doveva credere?
«Vorrei che
fosse vero» disse con voce tremante. «Ma non so più di chi posso fidarmi…»
«Fidati di te
stessa. Dei tuoi sentimenti Se fossi morto, davvero
morto, lo avresti sentito. Una parte di te, sarebbe scomparsa per sempre.»
Leonardo allungò il braccio e aprì la mano, offrendole il palmo. «Quando sei
stata rapita e ti hanno aggredita, io ho avuto la certezza che fossi in pericolo. Te lo ricordi? Il nostro legame,
forse un po’ soprannaturale, ma comunque la forza della nostra unione.»
Sara cadde sulle
ginocchia. L’ultima rivelazione scacciò ogni dubbio. Non era pazza, chi aveva
di fronte non era un’imitazione di Leonardo. Era suo fratello ed era tornato da
una morte illusoria. I suoi occhi si riempirono di lacrime e istintivamente si
coprì il volto per non farlo vedere.
Carovus balzò in
avanti e con rapidità si avventò contro Leonardo.
«Ehi!» urlò il
ragazzo.
Sara scostò le mani. Seppur colto di sorpresa, il fratello schivò gli artigli del
nemico.
Il demone non
rallentò il suo attacco spasmodico. «Maledetto falso spettro, non rovinerai il
mio trionfo, non ti permetterò di intralciare la mia ascesa al fianco del Re
DiKann» disse Carovus, mostrando le zanne e fendendo senza sosta l’aria con le
mani artigliate per colpire il nemico. «A quanto pare sei realmente quel
dannato ragazzino! Avresti dovuto rimanere morto! Anzi, avrei dovuto eliminarti
io quando ne ho avuto l’occasione.»
«Ma di che parli?
Non ti ho mai visto prima» rispose Leonardo, indietreggiando incerto.
«Non con questo
corpo. Quella notte ero umano e tu sei comparso all’improvviso, come oggi. Mi
hai inviato nel Primo Inferno, volevi punirmi per aver aggredito tua sorella e
invece mi hai fatto un favore. Ricambierò il favore dandoti una morte rapida e
definitiva.»
Leonardo scattò
di lato e Sara lo vide guizzare come un lampo di luce: con quel unico
movimento, arrivò al suo fianco.
La guardò
aggrottando la fronte. «Hai visto chi hai come alleato? Qualunque cosa ti abbia
promesso non puoi fidarti ora che sai chi è. Apri gli occhi: sei stata usata,
ma sei ancora in tempo per rimediare.»
Sara fissò
Carovus mentre si girava nella loro direzione. Aveva ragione. Si era fidata di
quel demone solo perché l’aveva detto il padre demoniaco e per tutto il tempo
aveva avuto al fianco il suo assalitore. La prospettiva di aprire il Sigillo e
riunirsi a DiKann, non le sembravano più una buona idea.
«Ora basta»
ordinò. «Sparisci dalla mia vis…»
Non riuscì a
terminare la frase. Carovus corse in avanti a quattro zampe e poi con gli
artigli della mano destra, squarciò la figura evanescente di Leonardo.
Rimase allibita
a fissare lo spazio vuoto dove prima si trovava.
«Cosa hai
fatto?» urlò. Non poteva accadere ancora. Non poteva perderlo una seconda
volta.
«Quello che era
necessario. L’ho eliminato» rispose Carovus. «È per il tuo bene, mia
principessa. Mi ringrazierai quando ti troverai al cospetto di DiKann e capirai
che ti ho impedito di fare la scelta sbagliata.»
«Sei morto»
sibilò Sara. Il suo amato fratello le era stato strappato un’altra volta e non
poteva accettarlo, tanto meno perdonare il colpevole.« Quando mi hai aggredita
su quel prato ero indifesa. Da quella notte tu sei rimasto lo stesso mostro, ma
io ora sono più forte.»
Carovus perse la
sua baldanza e il terrore invase i suoi occhi.
Sara allargò le
braccia, concentrò ogni forza nella testa e lasciò che la mente liberasse tutto
ciò che provava: odio, dolore, disperazione, vendetta.
«Ferma… hai
bisogno di me…» mugolò. Si strinse la testa e inarcò la schiena. Sangue
violaceo gli scorse dalle orecchie.
«Non ho mai
avuto bisogno di te.» Sara spinse i suoi sentimenti come fossero un’arma e il
colpo psichico si abbatté sul demone. «Non farai più del male a nessuno!»
Carovus cadde
sulla schiena contro il pavimento. Emise un ultimo latrato di dolore e il suo
sguardo si spense. Rimase immobile steso, la bocca spalancata, gli occhi
sbarrati e senza vita.
Sara ansimò per
lo sforzo. Trattenne i singhiozzi e si fece avanti.
«Leonardo» urlò,
scavalcando il cadavere. Si guardò intorno tremando. «Ti prego, Non lasciarmi
di nuovo.»
Un fascio di
luce azzurra apparve davanti a lei e prese la forma del corpo di un ragazzo.
«Credevo avessi
capito che non è così facile sbarazzarsi di me.»
D’istinto si
sporse in avnti epr buttargli le barccia al collo, ma poi ricordo che non
poteva toccarlo. «Sciusa… Ho avuto paura
che fossi morto… ancora.»
«Ho solo dovuto
“assentarmi” momentaneamente» rispose sorridendo. «È un trucco che ho imparato
nei mesi da fantasma. Devo ancora perfezionarmi.»
Guardandolo di
fronte a sé sano e salvo, Sara non riuscì a trattenere le lacrime. Finalmente
si sentiva serena, la solitudine e il senso di vuoto erano spariti di colpo.
La pelle sotto
il collo le bruciò e una forma sferica rossa si fece strada verso la sua carne.
Il medaglione di DiKann fuoriuscì dal suo corpo e cadde per terra,
infrangendosi in quattro pezzi.
«Cos’è
quell’affare?»
«Era il Catalizzatore
per risvegliare i demoni» rispose, asciugandosi con il dorso della mano
sinistra le lacrime e massaggiandosi con la destra il collo e il petto. «Credo
che rifiutandomi di eseguire gli ordini del demone, il mio fisico lo abbia
espulso.»
Solo a quel
punto ricordò l’altra funzione dell’oggetto. Si voltò di scatto e una nutrita
fila di spettri dalla carnagione grigia li circondò all’istante, confermando i
suoi timori.
«Stupida! Hai
davvero creduto di esserti liberata di noi?» la derise il solito ragazzino.
«Sei stata
astuta a ricorrere al potere di tuo padre per mettere a tacere la tua
coscienza» disse la donna che aveva già incontrato in camera sua. «Hai fatto
male a disfarti del tuo medaglione. Ci hai zittiti per poche ore e ora abbiamo
l’eternità per farti scontare le tue colpe.»
«No! No!» gridò
Sara in preda al panico «Vi prego… vi prego…»
«Sara, che sta
succedendo?» domandò Leonardo. «Chi sono questi… tizi?»
Lei lo scrutò
allibita. «Tu riesci a vederli?»
«Sì e credo che
abbiano urgente bisogno di un check-up medico.»
La moltitudine
di spettri grigi posò lo sguardo su suo fratello e parvero sorpresi quanto lei
che fosse in grado di scorgerli.
«Sono gli spiriti
delle vittime di Sayka» gli spiegò. «Mi perseguitano per ciò che ho fatto
nell’altra vita.»
«Quindi è anche
per questo che hai accettato di assecondare DiKann?»
«Non avevo
scelta. Hanno giurato di tormentarmi per ricordarmi le mie colpe.» Sara
arretrò, mentre sentiva il senso di oppressione stringersi intorno alla gola. «La
vera punizione è avere a che fare con loro, non essere rinata come tua gemella.»
«Hai ragione e forse
è questo il vero significato di ciò che ha fatto l’Ordine. Siamo rinati per
essere legati, non devi più portare questo peso da sola.»
«Cosa vuoi dire?»
«Le tue azioni
nel passato potevano essere sopportate da Sayka perché era stata cresciuta come
un demone, ma tu sei un essere umano e il senso di colpa ti schiaccia. Ma se mi
prendo una parte del tuo fardello, non ti accorgerai più di portarlo.»
«Non
permetteremo che accada!» sbraitò una voce nel gruppo di spiriti.
«Voi non potete scegliere»
ribatté serio Leonardo.
«Sei certo? Come
riusciremo a farlo?» domandò Sara.
«Stupidi!
Nessuno può cancellare le proprie colpe!» disse un altro spettro. «Non
riuscirete mai a scacciarci.»
Leonardo lo
ignorò e tornò a fissarla. «Fidati di me. Se ci credi, ci riusciremo.»
Lei ricambiò il
suo sguardo pensierosa. «E se fosse troppo da sopportare? Non voglio che tu
soffra a causa mia.»
«Quando siamo
insieme, non c’è niente che possa spaventarmi.»
Leonardo posò il
palmo della mano sinistra quasi sul dorso della destra della sua, illuminandola
di luce azzurra. Sara vide davanti agli occhi delle parole. Una formula nacque
nella sua mente. Senza timore la recitò: «Da uno a due in un tutt’uno. La colpa
tua per metà sia mia, senza ostacolo alcuno!»
Nel
pronunciarla, udì la voce di Leonardo ripetere quella frase insieme a lei, le
stesse identiche parole.
Gli spiriti
urlarono e si dimenarono, mentre le loro sagome si disgregavano per poi
fondersi in una gigantesca nuvola di fumo grigio. Quell’ammasso vorticò su se
stesso e poi si abbatté su di loro, dissipandosi alle loro spalle.
Lei e il
fratello chiusero gli occhi. Sara sentì un legame fisico con lui. Sapeva che
come lei provò un breve brivido; poi nausea per via dall’odore della terra
marcia mischiato a carne morta; infine un lieve senso di sollievo. Riaprirono
gli occhi, entrambi nello stesso momento.
«Sono scomparsi»
notò Sara. «Eppure sento che non se ne sono andati.»
«Saranno sempre
con noi» rispose Leonardo. «I loro volti si stanno diffondendo nella mia
memoria. Finché li ricorderemo e proveremo rimorso per la loro morte, non ci
tormenteranno.»
«Vuol dire che è
tutto finito?»
«In un certo
senso sì, finalmente è finita.»
Urla e versi
disumani li raggiunsero dall’esterno. La porta venne scossa da colpi violenti e
la polvere scivolò dai muri circostanti, cadendo sul pavimento.
Fuori era ancora
in corso una battaglia contro i demoni.
Continua…
Nessun commento:
Posta un commento