CAPITOLO 74
Dolore e gioia
Sabrina aprì gli
occhi e fu invasa da una spiacevole sensazione. Il suo corpo era affaticato e
sentiva un opprimente senso di vuoto. Sbatté le palpebre e la parete grigio
sbiadito del soffitto che fissava aumentò la sua angoscia. Si girò faticosamente
sul lato opposto e scorse Yuri addormentato su una sedia a pochi passi da letto
su cui era distesa.
Il ricordo degli
ultimi avvenimenti riemerse nella sua mente in un colpo solo. Sabrina cercò di
mettersi a sedere, il camice da ospedale le strusciò addosso, si puntellò con
il gomito sinistro e passò la mano destra sul ventre. Sfiorandolo sopra il
tessuto raggrinzito, non percepì nulla e trasalì.
Yuri spalancò
gli occhi, come se quel minuscolo suono fosse bastato a destarlo, alzò il capo
e i loro sguardi si incontrarono. «Ciao. Come ti senti?»
«Stanca» rispose
sinceramente. «E strana. Come è andata l’operazione? Dov’è il bambino?»
Yurì s’incupì.
Si alzò per sistemarle il cuscino dietro la schiena. «Io… non ho buone notizie.
Purtroppo non hanno potuto aiutarti.» Si sedette sul materasso accanto a lei e
le pese le mani nelle sue. «Hanno fatto
il possibile, ma il bambino non ce l’ha fatta.»
Sabrina scosse
la testa. «No, non è possibile. Il mio bambino è forte. Hai visto anche tu cosa
è stato in grado di fare.» Ascoltando la sua voce, le sue parole, si rese conto
di stare cercando di convincere se stessa di una verità che non era reale. Lo
aveva avvertito appena sveglia. La vita che era sbocciata senza preavviso in
lei, se ne era andata. Allontanò le mani dal ragazzo e abbassò la testa. «Il
mio corpo. Non sono stata in grado di farlo vivere…»
Le lacrime le
scesero sulle guance e caddero sul lenzuolo.
«Non è colpa
tua. Non era una gravidanza normale» disse Yuri abbracciandola.
Sabrina rimase
rigida. «Non doveva finire così…»
«Hai ragione.
Non dovrebbe mai finire così per nessuna madre e padre» replicò lui. «Purtroppo
non è stata una nostra scelta, questo bambino era speciale e nonostante il tuo
amore… e il mio… lui, o lei, non è riuscito a
conoscerci.»
Con la nuca
contro la sua spalla, Sabrina lo sentì singhiozzare. Si scostò e gli prese il
volto tra le mani. Nei suoi occhi lesse il suo stesso dolore, la medesima
sensazione di perdita incolmabile.
«Mi dispiace,
dovrei essere quello forte, dovrei… non so, dire o fare qualunque cosa per
farti stare meglio. E invece…» le disse, sforzandosi di ricomporsi.
«Non avevo
capito ti importasse tanto di nostro figlio» replicò, sentendo nuove lacrime
correrle lungo le gote. «Scusami se ti ho tenuto all’oscuro fin dall’inizio.»
«Non devi
scusarti di nulla. Piuttosto io devo farmi perdonare: ti ho detto delle cose
orribili, ma la verità è che ti amo, non per chi eravamo, ma per chi siamo. Ma
ho dovuto perdere un figlio per rendermene conto. Sono un coglione.»
Sabrina lo
strinse a sé. «Non lo sei. Siamo semplicemente dei ragazzi.»
Rimasero uniti
in quell’abbraccio consolatorio per qualche minuto, dando sfogo al dolore con lacrime
e singhiozzi, ma con la consapevolezza che nonostante la loro perdita, si erano
finalmente trovati.
Sabrina si
scostò lentamente. «Io… però devo chiedertelo: non provi più niente per Sara?»
«Una parte di me
l’amerà sempre, ma è come un ricordo» rispose Yuri. «Credo che anche lei lo
avesse capito, ma soffriva per suo fratello e ha reagito dando il peggio di sé.
Abbiamo già avuto la nostra occasione e non ha funzionato.»
Sabrina lo
fissò. Era disorientata: si sentiva triste, ma anche felice. «Non so cosa dire»
ammise.
Yuri sorrise e la
baciò sulle labbra. Poi si staccò gentilmente. «Non c’è niente altro da dire.»
Sabrina annuì.
«Nostro figlio è comunque riuscito a riunirci. E lo ricorderemo per sempre.»
«Per sempre»
ripeté Yuri.
Sabrina si
asciugò le ultime lacrime con un lembo del lenzuolo e disse: «Dove sono gli
altri? Dobbiamo ancora risolvere il problema al Portale Mistico. O qualunque cosa sia diventato adesso.»
Yuri si alzò. «A
questo proposito ho delle novità da darti e sono sicuro che ti faranno
piacere.» Andò verso la porta della camera l’aprì e spostandosi di lato, fece
cenno a qualcuno di entrare.
Sabrina si
sporse sul bordo del letto e quasi cascò quando vide chi stava entrando.
Seduto su una
carrozzella, spinta da Davide, con indosso un camice come il suo e un paio di
pantaloni di una tuta, Leonardo apparve oltre l’uscio. Sollevò la mano destra
in segno di saluto e le disse: «Ciao, come va?»
Sabrina strabuzzò
gli occhi, lo fissò incredula e poi buttò all’aria lenzuolo e coperta e uscì
dal letto. Camminò insicura verso di lui. «Non è possibile. Sei… sei veramente
tu?»
«In carne e
ossa. Di nuovo» le rispose.
Lei gli buttò le
braccia al collo e lo strinse con tutta la forza che aveva, come se potesse
trattarsi di un miraggio che sarebbe sparito da un momento all’altro.
«Non capisco… ti
abbiamo visto… e tu eri… ma sei..» farfugliò ancora stordita.
Naoko entrò a
sua volta nella camera e Yuri chiuse la porta. Sabrina sciolse la sua presa
sull’amico ritrovato, tenendogli però la mano destra.
Davide si
schiarì al voce. «Devi ringraziare me. Io ho trovato gli indizi per scoprire
che era vivo.»
«Ah, perché io
non ho contribuito per niente?» fece Naoko guardandolo di sbieco.
«A dire il vero,
avete poco di cui vantarvi» aggiunse Leonardo. «Se aspettavate ancora un po’,
la mia parentesi di fantasma sarebbe potuta durare in eterno. E scommetto che
non sarebbe arrivata Melinda Gordon a mandarmi nella luce.»
Sabrina rise di
gusto. Non c’erano dubbi, era proprio il suo amico: nessun altro avrebbe
trovato l’occasione per infilare un riferimento a una serie tv in una
situazione del genere. «Mi sei mancato.»
Leonardo si
grattò la nuca imbarazzato. «Mi hanno detto di tutto quello che è successo… mi
dispiace davvero tanto.»
«Non parliamone
più» disse Sabrina, mantenendo il sorriso. «Raccontami cosa è successo a te.»
«La versione
breve è che ho sviluppato il mio potere originario: la proiezione astrale.»
«Devi essere più
preciso» lo esortò Yuri.
«Ok. In pratica
posso spostare la mia mente in una forma incorporea e spostarmi un po’
dovunque. Solo che l’ho fatto nel momento sbagliato. Dopo la scoperta del
nostro passato sono andato da Patrick Molina, per cercare di rimettere tutto a
posto, ma in qualche modo il desiderio di raggiungere Sara e di rimanere lì mi
hanno diviso in due. Così a voi è sembrato che fossi morto. Poi Davide e Naoko
mi hanno evocato nel magazzino del Full
Moon e una volta ricordato dov’era il mio corpo, mi è bastato volerlo per
rientrarci.»
Se non avessero
già vissuto altre esperienze del genere, Sabrina era certa che le sarebbe sembrata
la spiegazione più assurda del mondo. Però l’unica cosa importante era aver
riavuto il suo migliore amico.
«Ok, ora che hai
avuto i tuoi quindici minuti di popolarità, dobbiamo concentrarci su altro» ricordò
bruscamente Davide. «Tua sorella ha sbroccato e in pratica “Diavolo veste
Sara”»
«Ti sembra il
caso di scherzare?» lo rimproverò Naoko.
«Perché? Solo lui
può fare battute su film e serie tv?»
«Cosa
significa?» domandò Leonardo.
Sabrina vide che
cercava una risposta da lei. Arretrò andando a sedersi sul letto. «Purtroppo
dopo quello che ha saputo su di me, e che sai anche tu, Sara ha ceduto alla
parte di lei che è Sayka e ha deciso di aiutare DiKann a rompere il Sigillo.»
Naoko andò a
sedersi accanto a lei. «Sono sicura che anche la tua morte abbia avuto un peso
nella sua perdita di fiducia e decisione di cedere al demone.»
«Probabilmente
anche il fatto di dover tenere segreta la tua esistenza e scomparsa, perché
avevamo cancellato il tuo ricordo da tutti, ha influito» aggiunse Yuri,
raggiungendo Leonardo. «Si è sentita tradita da tutti noi e ha trovato il modo
per non soffrire più.»
«Ok, ma io sono
qui, vivo e vegeto e in ogni caso Moser ci aveva detto che io e Sara insieme eravamo
la chiave della prigione di DiKann, come può aprire il Sigillo da sola?»
«In realtà non
bastavate voi a tenere la porta chiusa» rivelò Davide. «Tra le tante
informazioni che ignoravamo, è venuto fuori che ci sono due ingressi. Uno dalla
nostra parte che potete aprire voi e il secondo dalla parte del Regno del
demone, che si apre solo con il sacrificio di demoni nati sulla Terra.»
Sabrina si rese
conto che l’amico non sapeva nulla degli ibridi di demone, così disse: «DiKann
e il professor Barbieri hanno provveduto a inserire uova di demone nei membri
della setta che vi voleva sacrificare. Noi pensavamo fossero morti
nell’incendio, ma sono riusciti a mettersi in salvo e senza il professor
Barbieri a controllarli, hanno incominciato a trasformarsi in demoni a
casaccio.»
«E Sara riesce a
controllarli?» domandò Leonardo sconvolto.
Naoko si morse
il labbro inferiore. «Sì, in un certo senso: possiede un medaglione con cui può
trasformarli tutti nello stesso momento e richiamarli sul Sigillo per compiere
il sacrificio.»
Davide girò
intorno alla sedia e si fermò alla sinistra del compagno. «Abbiamo provato a
convincerla, ma Sara non vuole fermarsi. Pensiamo che tu sia l’unico a poter
avere una possibilità.»
La porta della
camera si aprì prima che potesse
rispondere. Angelo e Patrick entrarono e la chiusero alle loro spalle.
Imbarazzata,
Sabrina si tirò la coperta sulle gambe che il camice lasciava nude e incontrò
lo sguardo di Patrick. «Bene, siete già tutti qui. I risultati delle analisi
dicono che state bene» annunciò, guardando poi anche Leonardo.
«So che è stata
una notte lunga e difficoltosa, ma il tempo stringe» iniziò Angelo. «Non ve lo
chiederei se non fosse necessario e avessimo delle alternative, ma ho bisogno
che mi aiutiate a fermare Sara. Se non agiamo noi, temo interverranno quelli
del C.E.N.T.R.O. e non mi fido di loro.»
«Neanche io»
rispose Leonardo, mettendo un piede giù dalla carrozzella. Si fece forza
premendo i palmi sui braccioli e si mise in piedi. «Sara è sopraffatta dal
dolore, ma Davide ha ragione: sono l’unico che può farla tornare in sé.»
Naoko si alzò in
piedi e gli si mise accanto. «E noi siamo con te.»
Sabrina scostò
le coperte e Yuri le fu subito vicino. «Sei sicura di farcela?»
«Sto bene» gli
rispose. «Probabilmente la particolarità soprannaturale della mia gravidanza ha
avuto l’effetto positivo di non darmi conseguenze fisiche negative.»
«In ogni caso,
puoi tornare a casa a riposare, se preferisci» intervenne Patrick.
«Non devi
sentirti obbligata, lo capisco se non te la senti di venire» fece Leonardo.
Sabrina intuì a
cosa si riferivano. Non si trattava solo della sua salute, come dimostravano
gli esami, quella era a posto; temevano che la ripresa sbalorditiva del suo
fisico non coincidesse anche con i suoi sentimenti. Si sbagliavano. Ricordava
di aver visto qualcosa negli occhi di Sara quando l’aveva colpita con i suoi
poteri. Si era pentita subito, c’era stato una sorta di senso di colpa. Non
l’avrebbe abbandonata: se era finita in quello stato, consciamente o meno una
parte di responsabilità era anche sua.
«Sto benissimo e
vengo con voi» ribadì. «Abbiamo iniziato tutto questo insieme e lo finiremo
nello stesso modo. Ora uscite di qui, così posso vestirmi.»
Angelo li
squadrò, sule labbra balenò un sorriso soddisfatto e uscì per primo. Patrick lo
seguì e poi uno dopo l’altro, Davide, Yuri e Naoko fecero altrettanto.
Leonardo stava
per fare lo stesso, ma lei lo fermò. «Aspetta. Quei demoni sono degli ossi
duri, sei certo di essere pronto? Non possiamo perderti di nuovo.»
«Andrà tutto
bene» rispose Leonardo tranquillo. «Salverò mia sorella e chiunque cercherà di
fermarmi, si pentirà di averci provato.»
Continua…