lunedì 18 giugno 2018

Darklight Children - Capitolo 74


CAPITOLO 74

Dolore e gioia

 

Sabrina aprì gli occhi e fu invasa da una spiacevole sensazione. Il suo corpo era affaticato e sentiva un opprimente senso di vuoto. Sbatté le palpebre e la parete grigio sbiadito del soffitto che fissava aumentò la sua angoscia. Si girò faticosamente sul lato opposto e scorse Yuri addormentato su una sedia a pochi passi da letto su cui era distesa.
Il ricordo degli ultimi avvenimenti riemerse nella sua mente in un colpo solo. Sabrina cercò di mettersi a sedere, il camice da ospedale le strusciò addosso, si puntellò con il gomito sinistro e passò la mano destra sul ventre. Sfiorandolo sopra il tessuto raggrinzito, non percepì nulla e trasalì.
Yuri spalancò gli occhi, come se quel minuscolo suono fosse bastato a destarlo, alzò il capo e i loro sguardi si incontrarono. «Ciao. Come ti senti?»
«Stanca» rispose sinceramente. «E strana. Come è andata l’operazione? Dov’è il bambino?»
Yurì s’incupì. Si alzò per sistemarle il cuscino dietro la schiena. «Io… non ho buone notizie. Purtroppo non hanno potuto aiutarti.» Si sedette sul materasso accanto a lei e le pese le mani nelle sue.  «Hanno fatto il possibile, ma il bambino non ce l’ha fatta.»
Sabrina scosse la testa. «No, non è possibile. Il mio bambino è forte. Hai visto anche tu cosa è stato in grado di fare.» Ascoltando la sua voce, le sue parole, si rese conto di stare cercando di convincere se stessa di una verità che non era reale. Lo aveva avvertito appena sveglia. La vita che era sbocciata senza preavviso in lei, se ne era andata. Allontanò le mani dal ragazzo e abbassò la testa. «Il mio corpo. Non sono stata in grado di farlo vivere…»
Le lacrime le scesero sulle guance e caddero sul lenzuolo.
«Non è colpa tua. Non era una gravidanza normale» disse Yuri abbracciandola.
Sabrina rimase rigida. «Non doveva finire così…»
«Hai ragione. Non dovrebbe mai finire così per nessuna madre e padre» replicò lui. «Purtroppo non è stata una nostra scelta, questo bambino era speciale e nonostante il tuo amore… e il mio… lui, o lei, non è riuscito a  conoscerci.»
Con la nuca contro la sua spalla, Sabrina lo sentì singhiozzare. Si scostò e gli prese il volto tra le mani. Nei suoi occhi lesse il suo stesso dolore, la medesima sensazione di perdita incolmabile.
«Mi dispiace, dovrei essere quello forte, dovrei… non so, dire o fare qualunque cosa per farti stare meglio. E invece…» le disse, sforzandosi di ricomporsi.
«Non avevo capito ti importasse tanto di nostro figlio» replicò, sentendo nuove lacrime correrle lungo le gote. «Scusami se ti ho tenuto all’oscuro fin dall’inizio.»
«Non devi scusarti di nulla. Piuttosto io devo farmi perdonare: ti ho detto delle cose orribili, ma la verità è che ti amo, non per chi eravamo, ma per chi siamo. Ma ho dovuto perdere un figlio per rendermene conto. Sono un coglione.»
Sabrina lo strinse a sé. «Non lo sei. Siamo semplicemente dei ragazzi.»
Rimasero uniti in quell’abbraccio consolatorio per qualche minuto, dando sfogo al dolore con lacrime e singhiozzi, ma con la consapevolezza che nonostante la loro perdita, si erano finalmente trovati. 
Sabrina si scostò lentamente. «Io… però devo chiedertelo: non provi più niente per Sara?»
«Una parte di me l’amerà sempre, ma è come un ricordo» rispose Yuri. «Credo che anche lei lo avesse capito, ma soffriva per suo fratello e ha reagito dando il peggio di sé. Abbiamo già avuto la nostra occasione e non ha funzionato.»
Sabrina lo fissò. Era disorientata: si sentiva triste, ma anche felice. «Non so cosa dire» ammise.
Yuri sorrise e la baciò sulle labbra. Poi si staccò gentilmente. «Non c’è niente altro da dire.»
Sabrina annuì. «Nostro figlio è comunque riuscito a riunirci. E lo ricorderemo per sempre.»
«Per sempre» ripeté Yuri.
Sabrina si asciugò le ultime lacrime con un lembo del lenzuolo e disse: «Dove sono gli altri? Dobbiamo ancora risolvere il problema al Portale Mistico. O qualunque cosa sia diventato adesso.»
Yuri si alzò. «A questo proposito ho delle novità da darti e sono sicuro che ti faranno piacere.» Andò verso la porta della camera l’aprì e spostandosi di lato, fece cenno a qualcuno di entrare.
Sabrina si sporse sul bordo del letto e quasi cascò quando vide chi stava entrando.
Seduto su una carrozzella, spinta da Davide, con indosso un camice come il suo e un paio di pantaloni di una tuta, Leonardo apparve oltre l’uscio. Sollevò la mano destra in segno di saluto e le disse: «Ciao, come va?» 
Sabrina strabuzzò gli occhi, lo fissò incredula e poi buttò all’aria lenzuolo e coperta e uscì dal letto. Camminò insicura verso di lui. «Non è possibile. Sei… sei veramente tu?»
«In carne e ossa. Di nuovo» le rispose.
Lei gli buttò le braccia al collo e lo strinse con tutta la forza che aveva, come se potesse trattarsi di un miraggio che sarebbe sparito da un momento all’altro.
«Non capisco… ti abbiamo visto… e tu eri… ma sei..» farfugliò ancora stordita.
Naoko entrò a sua volta nella camera e Yuri chiuse la porta. Sabrina sciolse la sua presa sull’amico ritrovato, tenendogli però la mano destra.
Davide si schiarì al voce. «Devi ringraziare me. Io ho trovato gli indizi per scoprire che era vivo.»
«Ah, perché io non ho contribuito per niente?» fece Naoko guardandolo di sbieco.
«A dire il vero, avete poco di cui vantarvi» aggiunse Leonardo. «Se aspettavate ancora un po’, la mia parentesi di fantasma sarebbe potuta durare in eterno. E scommetto che non sarebbe arrivata Melinda Gordon a mandarmi nella luce.»
Sabrina rise di gusto. Non c’erano dubbi, era proprio il suo amico: nessun altro avrebbe trovato l’occasione per infilare un riferimento a una serie tv in una situazione del genere. «Mi sei mancato.»
Leonardo si grattò la nuca imbarazzato. «Mi hanno detto di tutto quello che è successo… mi dispiace davvero tanto.»
«Non parliamone più» disse Sabrina, mantenendo il sorriso. «Raccontami cosa è successo a te.»
«La versione breve è che ho sviluppato il mio potere originario: la proiezione astrale.»
«Devi essere più preciso» lo esortò Yuri.
«Ok. In pratica posso spostare la mia mente in una forma incorporea e spostarmi un po’ dovunque. Solo che l’ho fatto nel momento sbagliato. Dopo la scoperta del nostro passato sono andato da Patrick Molina, per cercare di rimettere tutto a posto, ma in qualche modo il desiderio di raggiungere Sara e di rimanere lì mi hanno diviso in due. Così a voi è sembrato che fossi morto. Poi Davide e Naoko mi hanno evocato nel magazzino del Full Moon e una volta ricordato dov’era il mio corpo, mi è bastato volerlo per rientrarci.»
Se non avessero già vissuto altre esperienze del genere, Sabrina era certa che le sarebbe sembrata la spiegazione più assurda del mondo. Però l’unica cosa importante era aver riavuto il suo migliore amico.
«Ok, ora che hai avuto i tuoi quindici minuti di popolarità, dobbiamo concentrarci su altro» ricordò bruscamente Davide. «Tua sorella ha sbroccato e in pratica “Diavolo veste Sara”»
«Ti sembra il caso di scherzare?» lo rimproverò Naoko.
«Perché? Solo lui può fare battute su film e serie tv?»
«Cosa significa?» domandò Leonardo.
Sabrina vide che cercava una risposta da lei. Arretrò andando a sedersi sul letto. «Purtroppo dopo quello che ha saputo su di me, e che sai anche tu, Sara ha ceduto alla parte di lei che è Sayka e ha deciso di aiutare DiKann a rompere il Sigillo.»
Naoko andò a sedersi accanto a lei. «Sono sicura che anche la tua morte abbia avuto un peso nella sua perdita di fiducia e decisione di cedere al demone.»
«Probabilmente anche il fatto di dover tenere segreta la tua esistenza e scomparsa, perché avevamo cancellato il tuo ricordo da tutti, ha influito» aggiunse Yuri, raggiungendo Leonardo. «Si è sentita tradita da tutti noi e ha trovato il modo per non soffrire più.»
«Ok, ma io sono qui, vivo e vegeto e in ogni caso Moser ci aveva detto che io e Sara insieme eravamo la chiave della prigione di DiKann, come può aprire il Sigillo da sola?»
«In realtà non bastavate voi a tenere la porta chiusa» rivelò Davide. «Tra le tante informazioni che ignoravamo, è venuto fuori che ci sono due ingressi. Uno dalla nostra parte che potete aprire voi e il secondo dalla parte del Regno del demone, che si apre solo con il sacrificio di demoni nati sulla Terra.»
Sabrina si rese conto che l’amico non sapeva nulla degli ibridi di demone, così disse: «DiKann e il professor Barbieri hanno provveduto a inserire uova di demone nei membri della setta che vi voleva sacrificare. Noi pensavamo fossero morti nell’incendio, ma sono riusciti a mettersi in salvo e senza il professor Barbieri a controllarli, hanno incominciato a trasformarsi in demoni a casaccio.»
«E Sara riesce a controllarli?» domandò Leonardo sconvolto.
Naoko si morse il labbro inferiore. «Sì, in un certo senso: possiede un medaglione con cui può trasformarli tutti nello stesso momento e richiamarli sul Sigillo per compiere il sacrificio.»
Davide girò intorno alla sedia e si fermò alla sinistra del compagno. «Abbiamo provato a convincerla, ma Sara non vuole fermarsi. Pensiamo che tu sia l’unico a poter avere una possibilità.»
La porta della camera si aprì prima che  potesse rispondere. Angelo e Patrick entrarono e la chiusero alle loro spalle.
Imbarazzata, Sabrina si tirò la coperta sulle gambe che il camice lasciava nude e incontrò lo sguardo di Patrick. «Bene, siete già tutti qui. I risultati delle analisi dicono che state bene» annunciò, guardando poi anche Leonardo.
«So che è stata una notte lunga e difficoltosa, ma il tempo stringe» iniziò Angelo. «Non ve lo chiederei se non fosse necessario e avessimo delle alternative, ma ho bisogno che mi aiutiate a fermare Sara. Se non agiamo noi, temo interverranno quelli del C.E.N.T.R.O. e non mi fido di loro.»  
«Neanche io» rispose Leonardo, mettendo un piede giù dalla carrozzella. Si fece forza premendo i palmi sui braccioli e si mise in piedi. «Sara è sopraffatta dal dolore, ma Davide ha ragione: sono l’unico che può farla tornare in sé.»
Naoko si alzò in piedi e gli si mise accanto. «E noi siamo con te.»
Sabrina scostò le coperte e Yuri le fu subito vicino. «Sei sicura di farcela?»
«Sto bene» gli rispose. «Probabilmente la particolarità soprannaturale della mia gravidanza ha avuto l’effetto positivo di non darmi conseguenze fisiche negative.» 
«In ogni caso, puoi tornare a casa a riposare, se preferisci» intervenne Patrick.
«Non devi sentirti obbligata, lo capisco se non te la senti di venire» fece Leonardo.
Sabrina intuì a cosa si riferivano. Non si trattava solo della sua salute, come dimostravano gli esami, quella era a posto; temevano che la ripresa sbalorditiva del suo fisico non coincidesse anche con i suoi sentimenti. Si sbagliavano. Ricordava di aver visto qualcosa negli occhi di Sara quando l’aveva colpita con i suoi poteri. Si era pentita subito, c’era stato una sorta di senso di colpa. Non l’avrebbe abbandonata: se era finita in quello stato, consciamente o meno una parte di responsabilità era anche sua.
«Sto benissimo e vengo con voi» ribadì. «Abbiamo iniziato tutto questo insieme e lo finiremo nello stesso modo. Ora uscite di qui, così posso vestirmi.»
Angelo li squadrò, sule labbra balenò un sorriso soddisfatto e uscì per primo. Patrick lo seguì e poi uno dopo l’altro, Davide, Yuri e Naoko fecero altrettanto.
Leonardo stava per fare lo stesso, ma lei lo fermò. «Aspetta. Quei demoni sono degli ossi duri, sei certo di essere pronto? Non possiamo perderti di nuovo.»
«Andrà tutto bene» rispose Leonardo tranquillo. «Salverò mia sorella e chiunque cercherà di fermarmi, si pentirà di averci provato.»

 

                                                    Continua…

lunedì 4 giugno 2018

Darklight Children - Capitolo 73


CAPITOLO 73

Nuove scoperte e conseguenze

 
L’ambulanza si fermò davanti alle porte a vetri dell’alto grattacielo che ospitava il C.E.N.T.R.O. . Due uomini con la divisa bianca aiutarono Sabrina a scendere, mentre una donna con una divisa celeste, le andava incontro spingendo una sedia a rotelle.
Yuri seguì la scena senza staccarsi un secondo da Sabrina: dopo averla fatta sedere, la donna si diresse all’interno, le camminò accanto e Patrick e Angelo lo seguirono. Una volta dentro, si sorprese  di trovasi davanti Kaspar De Santi.
«Lei è il consulente scolastico… cosa ci fa qui?» domandò.
«È l’amico di cui vi ho parlato» gli rispose Patrick, in apparenza imbarazzato. «È una situazione un po’ complessa, ma la priorità è occuparci di Sabrina.»
Kaspar avanzò verso di loro. «Non preoccupatevi: è in buone mani» li rassicurò. Fece un cenno alla donna dietro alla carrozzella e questa avanzò verso l’ascensore in fondo al salone d’ingresso. «La sala operatoria è già pronta. La stanno aspettando.»
Yuti le seguì fino alle porte automatiche e Sabrina gli strinse la mano destra.
«Ho paura. Vorrei avere qui mia mamma, ma non saprei come spiegarle questo casino» disse tremando.
Si sforzò di sorriderle. «Andrà tutto bene. Ci vediamo tra poco e starai bene E poi racconteremo tutto a i nostri genitori con calma.» La osservò finché le porte scorrevoli dell’ascensore non la fecero scomparire.
In realtà il solo pensiero di doversi confrontare con suo padre gli metteva, ansia, rabbia e frustrazione insieme. Ma non poteva lasciarsi andare a quei pensieri, doveva rimanere concentrato ed essere forte per Sabrina.
Tornò indietro e chiese a Kaspar: «Che posto è questo? Come mai avete una sala operatoria? Siete un ospedale privato?»
L’altro cercò di sorridere in modo affabile. «Calma, Yuri. Non siamo proprio un ospedale, ma ti assicurò che è tutto in regola e la tua amica non corre alcun rischio. Seguitemi nel mio ufficio, potremo parlare con più tranquillità.»
Kaspar si mosse sicuro, imboccando il primo corridoio sulla sinistra. Yuri procedette insieme a Patrick e Angelo e lui li fece entrare in una spaziosa stanza con arredamento sobrio e moquette bordeaux che ricopriva il pavimento.
Dopo aver chiuso la porta bianca dietro di sé, si accomodò alla scrivania, facendo segno a loro di prendere posto nelle sedie davanti a lui.
«Vorrei capire chi è lei veramente e cos’è questo posto» disse Yuri, sedendosi. Gli ultimi eventi erano stati destabilizzanti, ma questa nuova svolta gli ricordava di non abbassare la guardia.
Patrick si sedette alla sua destra. «Non mi avevi mai detto di possedere anche strumenti per il supporto medico, c’è qualcos’altro che devo sapere?»
Yuri gli lanciò un’occhiata fugace. Sembrava infastidito di essere stato all’oscuro di quelle coperte.
«Capisco la vostra diffidenza, ma come vi ho già detto non c’è nulla di cui preoccuparsi» rispose Kaspar. Spostò il suo sguardo su Angelo.
Facendo lo stesso, Yuri noto che era  rimasto in piedi qualche passo indietro.  
«Questa struttura si occupa di ragazzi con capacità fuori dall’ordinario e a volte siamo dovuti ricorrere a cure mediche speciali» riprese Kaspar. «Per questa ragione siamo attrezzati per la situazione della tua amica. Inoltre sono anche un consulente specializzato con ragazzi con problematiche particolari.»
Yuri rimase interdetto per pochi istanti. Lesse tra le righe nelle parole dell’uomo e disse: «Quindi sa già di noi? Di cosa possiamo fare…»
«Le voci sugli strani incidenti che sono capitati a te e ai tuoi amici si sono diffuse presto a scuola, ammetto di non averci messo molto a capire che avevate dei doni speciali.»
«Racconta tutta la verità, Kaspar» s’intromise Angelo. «Hai accettato il lavoro che ti è stato offerto nella scuola perché sapevi che c’era qualcuno con dei poteri soprannaturali, prima ancora di conoscere un solo studente.»
Yuri si voltò a guardarlo. «E lei come fa a saperlo?»
 Anche Patrick spostò lo sguardo da Kaspar ad Angelo.  «Voi due vi conoscete già? Credevo fossi nuovo in città.»
«Sì, ma la mia conoscenza con il signor De Santi è precedente la mia venuta qui e l’apertura del negozio» ammise. «In passato Kaspar è stato un membro dell’Ordine.»
Yuri si picchiò il palmo sinistro sulla fronte. «Non ci credo! C’è qualcuno intorno a noi che non faccia parte di quel gruppo? E questo vuol dire che a scuola ci spiava per conto dell’Ordine!»
Kaspar rimase calmo.« Lasciate che vi spieghi, Angelo tende a essere melodrammatico.»
Angelo scattò in avanti per afferrare la camicia dell’altro. Patrick si alzò e si frappose tra loro. Posò una mano sul petto dell’altro uomo, per allontanarlo, e gli disse: «Lascialo parlare.» Si girò verso Kaspar e aggiunse: «Tu non provare a mentirci, sai che mi basta toccarti per sapere la verità.»
«Non ho intenzione, né motivi, di raccontare bugie» replicò lui offeso. «In passato sono stato un membro dell’Ordine e ho creduto nella sua causa. Con il tempo però, io e altri membri ci siamo trovati in disaccordo con le idee degli Anziani su come portarla avanti e così abbiamo deciso di separarci da loro e continuare da soli, seguendo la strada che reputavamo più giusta.»
Yuri scorse Angelo arretrare di un paio di passi e Patrick tornò a sedersi. Guardò in volto il terzo uomo. «Può essere più preciso?»
Kaspar annuì. «Nonostante la via a questo mondo sia stata chiusa ai demoni, esseri con capacità soprannaturali hanno continuato a nascere. I discendenti dei mezzo demoni, che nel passato hanno lottato per l’Ordine, esistono anche oggi. Contrariamente agli Anziani, il mio gruppo ha creduto fosse necessario rintracciarli e istruirli ed è per questa ragione che esiste il C.E.N.T.R.O. »
«Istruirli per che cosa?» domandò Yuri.
«Per la lotta» rispose Kaspar. «Imporre un Sigillo per impedire a chiunque di entrare o uscire dalle Dimensioni Infernali, non elimina i demoni. Presto o tardi troveranno un modo per aggirarlo e scoppierà una guerra. Dobbiamo essere preparati.»
«È assurdo» lo interruppe Angelo. «Gli Anziani non permetteranno mai che succeda. Il Sigillo fu creato proprio per questo: per evitare che altri giovani fossero cresciuti come soldati e potessero compiere scelte sbagliate, che costerebbero la vita a degli innocenti.»
«Però non ha tutti i torti» disse Yuri I suoi pensieri erano tornati a ciò che stava succedendo al Portale Mistico. «In fin dei conti Sara sta…»
Qualcuno bussò alla porta, obbligandolo a lasciare la frase in sospeso. Un uomo con un camice verde e una mascherina abbassata sul mento, entrò senza aspettare il permesso.
«Scusate per l’interruzione» disse, facendosi avanti nella stanza. «Abbiamo terminato con l’operazione. La ragazza sta bene. Purtroppo il feto non c’è l’ha fatta.»
Yuri balzò in piedi. «Cosa significa?»
L’uomo in verde lanciò uno sguardo a Kaspar prima di proseguire. Lui gli fece un cenno affermativo e cosi rispose: «Ha avuto un aborto spontaneo. Sono desolato.»
Yuri sentì le gambe flosce come fossero di gelatina. Aveva perso il bambino, questo gli stavano dicendo. Dovette metabolizzare al notizia il più in fretta di quanto volesse: era terribile e per Sabrina anche peggio che per lui.
«Posso vederla?» domandò. «Sabrina, posso vedere Sabrina?»
«Tra qualche minuto. Stanno per riportarla su dalla sala operatoria» rispose cordiale l’uomo.
«Grazie. Vienici a chiamare appena la ragazza sarà sistemata nella stanza» lo congedò Kaspar. L’altro annuì e uscì dall’ufficio.
Patrick gli si avvicinò e mise la mano destra coperta dal guanto sulla sua spalla stringendola. «Mi dispiace. Davvero. Speravo che non accadesse, ma Angelo ci aveva messo in guardia sulla pericolosità di questa gravidanza.»
Yuri non rispose. Rimase a fissare il punto in cui poco prima si trovava il tizio in camice. Non aveva preso seriamente in considerazione quella eventualità. Aveva dato per scontato che tutto sarebbe andato per il meglio. E ora voleva solo vedere Sabrina. Stringerla a sé e trovare un modo per convincerla che sarebbe davvero andato tutto bene di nuovo.
«Quello che hai visto è uno dei nostri chirurghi migliori, so che ha fatto il possibile per salvare il bambino» disse Kaspar.
Yuri lo guardò, ma fu come se non fosse lì. Ripercorse con la mente quanto successo ogni volta che si erano scontrati con dei demoni: Sabrina aveva  sempre cercato di proteggere loro figlio. E non era servito a nulla. Si riscosse dal suo stordimento e  disse: «La.. ringrazio.»
Angelo emise un verso simile a una risata sarcastica.
Kaspar si alzò in piedi e lo fissò risentito. «Qualcosa non ti convince, signor Moser?»
«Ti sei mosso nell’ombra, seguendo i tuoi misteriosi propositi. Scusami se non credo nella tua buona fede.»
«Con che coraggio parli a me di segreti e propositi oscuri? Sbaglio, o hai interferito con i ricordi delle persone, cancellando la loro memoria?»
Yuri capì di dover mettere da parte ogni sua emozione e intervenire. «Il signor Moser non c’entra niente. Io e gli altri abbiamo deciso dia fare così.» Portò lo sguardo sul volto di Patrick, che lo fissava confuso. «Abbiamo fatto l’incantesimo per togliere i ricordi di Leonardo a chiunque lo avesse conosciuto. Tranne Angelo, Sara ha voluto che lui li conservasse.»
«È stata opera vostra?» si sorprese Kaspar. «Credevo fosse un ordine degli Anziani, un modo per…»
«Pensavi male» replicò secco Angelo. «E comunque, come fai a essere a conoscenza della mancanza della tua memoria?»
Kaspar tornò serio, si avviò verso la porta e aprendola, disse: «Venite, devo mostrarvi una camera.»
Tutti e tre lo seguirono nuovamente, mentre li guidava all’interno di un corridoio del piano terra del C.E.N.T.R.O. , simile a quello percorso in precedenza. Salirono una rampa di scale e continuarono ad attraversare un altro corridoio.
«Dove stiamo andando?» domandò diffidente Angelo. 
Kaspar si fermò davanti alla porta grigia in fondo al piano. Sopra era stato fissato con della vernice nera il numero 314. Piegò la maniglia e li invitò a entrare. «È stato un mistero anche per me, ma ora che mi avete spiegato, è giusto che ve lo mostri.»
Yuri s’introdusse subito dopo di lui e non riuscì a trattenere l’esclamazione: «Ma che diavolo?»
Leonardo era steso su un letto, attaccato a un respiratore, con indosso un camice da ospedale e coperto da un lenzuolo. A pochi centimetri dal letto, c’erano un paio di macchinari medici.
Prima di poter chiedere altro, Yuri vide Patrick passargli accanto come un fulmine e bloccarsi al fianco del letto a osservare sconvolto Leonardo. «L’ho visto in una mia visione, toccando Sara. Ma non era in questo stato. Cosa gli è successo?»
«Speravo fossi tu a dirmelo» rispose Kaspar. «Di recente, ho scoperto da un mio collega che fosti tu a portarlo al C.E.N.T.R.O. pochi mesi fa.»
Angelo si avvicinò a sua volta e scrutò Leonardo con attenzione, come un  medico con un paziente. «Il suo è una sorta di coma catatonico. La separazione della forma astrale dal corpo è stata improvvisa e troppo prolungata. Se non si fosse trovato qui, con macchinari in grado di tenerlo in vita, sarebbe morto da tempo.»
Ancora una volta Yuri fece uno sforzo con la memoria. I ricordi lo riportarono al momento della morte dell’amico e a cosa potesse essere successo. «È sempre colpa nostra» concluse. 
Kaspar, Patrick e Angelo si girarono a guardarlo.
«Probabilmente Leonardo era con Patrick, quando ha attivato il suo potere originario… ma lui l’ha scordato dopo che gli abbiamo tolto i ricordi, dimenticando anche di averlo portato qui» spiegò Yuri. «Abiamo agito di furia, pensavamo di sistemare tutto e invece abbiamo fatto solo un gran casino.»
«Per fortuna le sue condizioni sono stabili» disse Kaspar. «Voi non avete colpa, questa è una ulteriore dimostrazione delle scelte sbagliate dell’Ordine. Affidare a dei ragazzi inesperti un incantesimo tanto delicato, come quello della memoria, è da pazzi!»
«Raggrupparli in un istituto e addestrarli per una fantomatica guerra cruenta, invece è una scelta saggia, vero?» lo aggredì Angelo.
Gli squilli insistenti del cellulare di Yuri, sovrastarono i loro litigi. E lui ne fu grato. Afferrò il telefono e lesse il nome del chiamante. «Pronto Davide, cosa succede?»
«Abbiamo trovato Leonardo» esordì la voce all’altro capo. «Cioè la sua proiezione astrale. Ci ha spiegato cosa è successo… ma poi è sparito!»
Il macchinario accanto a quello a cui Leonardo era attaccato tramite il respiratore, iniziò a emettere un suono leggero, che si tramutò ben presto in un BIP continuo e fastidioso.
Leoanrdo mosse lentamente la mano destra e strizzò due volte le palpebre, prima di sollevarle. Roteò lo sguardo e passò in rassegna i presenti.
«Davide, tu e Naoko dovete salire subito in auto» disse Yuri. «Vi mando l’indirizzo, venite subito al C.E.N.T.R.O. Leonardo è qui ed è vivo.»

 
Continua…