lunedì 21 maggio 2018

Darklight Children - Capitolo 72


CAPITOLO 72

Ritrovato

 
Ombra e Scintilla trotterellarono sulla terra, illuminati dal debole bagliore del sole prossimo al tramonto. A poca distanza della porta del magazzino del Full Moon, si mossero quatti, come predatori durante una battuta di caccia. Si guardarono intorno e non notando nessuno, si rilassarono. Scintilla emise un miagolio, muovendo flessuosamente la coda da destra a sinistra.
«È il segnale» disse Naoko sottovoce, spostandosi dall’auto di Yuri parcheggiata non molto lontano.
Le aveva consentito di guidare le prime mosse della loro operazione, ma Davide non intendeva sottostare a ordini. Aveva sviluppato la teoria della possibile non-morte di Leonardo da mesi e ora avrebbe seguito le sue idee, andando fino in fondo, anche senza il parere positivo della compagna.
Prima di seguirla, lanciò una fugace occhiata al mezzo. «Speriamo che i genitori di Yuri non la notino.»
«Un motivo in più per muoverci in fretta» rispose Naoko.
Si fermarono entrambi davanti alla porta del magazzino, lei estrasse il mazzo e iniziò a provare le chiavi per trovare quella che apriva la serratura. Al quarto tentativo, questa scattò e  sgattaiolarono dentro, lasciando i felini all’esterno a fare da palo.
Davide spinse l’interruttore alla sua sinistra e illuminò lo stanzone. «Avanti, prendi il rituale e recitiamo questo incantesimo.»
Lei prese il libretto blu dalla tasca sul retro dei jeans e lo aprì. «Non è così facile. Dobbiamo concentrarci su Leonardo, fare in modo che la sua proiezione persa ci veda come un’ancora.»
Davide inarcò un sopracciglio. Odiava non capire al primo colpo questi meccanismi dei sortilegi. «Puoi essere più chiara?»
Naoko sbuffò. «Le istruzioni sul libro del signor Moser dicono solo questo. Dobbiamo evocare Leonardo, attirare la sua traccia mentale, dandogli punti di riferimento come ricordi piacevoli o abbastanza forti da convincerlo a manifestarsi e infine recitare la formula per bloccare la sua forma astrale.»
Davide alzò gli occhi al cielo. La spiegazione più complicata che potesse aspettarsi. Scrollò le spalle e disse: «Ok. Iniziamo.»
Chiuse gli occhi e rimase in silenzio, cercando di riportare alla mente qualcosa di utile. Non era affatto facile. Da quando si erano conosciuti aveva reso la vita dell’altro un inferno. Battute pesanti, minacce, intimidazioni, violenza fisica… il suo repertorio di ricordi non incitava certo ad andargli incontro a braccia aperte.
Aprì l’occhio destro e spiò Naoko: aveva le palpebre serrate e pareva parecchio concentrata. Si chiese che ricordi positivi potesse avere di Leonardo, dato che  lo aveva conosciuto da meno tempo e durante le loro lotte con i tre superstiti della setta.   
Poi ricordò. Entrambi potevano attingere al passato più lontano, all’altra vita.
Davide richiuse l’occhio e si concentrò su quei momenti insieme, quando erano stati compagni nella lotta e nella vita.
Pochi istanti e nella sua mente riapparvero quelle immagini un po’ sfuocate: combattimenti, baci e abbracci tutti mischiati, fino al presente, negli ultimi istanti della sua possibile morte in quel luogo; la pelle gli si accapponò, i peli delle braccia si rizzarono e avvertì uno sfrigolio nell’aria. Spalancò le palpebre e notò che la luce elettrica tremolava, come se ci fosse un’interferenza nella corrente.
«Davide, credo stia funzionando. A cosa pensi?» domandò Noako fissandolo.
«A quando è morto» rispose, omettendo il resto.
«Ti sembra il caso?»
Un flash azzurro li illuminò.
«Allora è vero» disse una voce all’improvviso. «Sono morto!»
Davide e Naoko aprirono la bocca increduli.
Leonardo galleggiava nell’aria di fronte a loro, avvolto da un’aura azzurra.
«Leonardo…» mormorò.
«Il rituale» si ricordò Naoko. Abbassò lo sguardo sul libro tra le mani e recitò: «Animae returnae, corpe legazio.»
La figura evanescente di Leonardo fu attraversata da una luce bianca e lui si guardò disorientato. «Cosa mi hai fatto?»
«Ho stabilizzato la tua forma astrale. Dobbiamo poter parlare con te.»
«Parlare di cosa?» domandò lui, simile a uno spettro a tratti evanescente, guardandosi intorno. «Dove sono? Cosa mi è successo?»
Davide fece un passo avanti. «Questo è il magazzino del Full Moon, ti ricordi l’ultima volta che sei stato qui?»
Leonardo rifletté, ma il suo sguardo era perso e impaurito.
Naoko provò ad aiutarlo. «Stai calmo. Ora è tutto a posto. Hai sviluppato il tuo potere originario troppo in fretta. Possiedi la proiezione astrale,  quindi puoi separare la tua essenza dal corpo.»
Leonardo al fissò confuso. «Quindi non sono morto?»
«No, è come essere in due posti nello stesso momento» continuò Davide.
«In due posti nello stesso momento» ripeté. «In effetti è così che mi sentivo prima di ritrovarmi qui.  Io volevo correre da Sara e contemporaneamente restare dov’ero.»
«Perché volevi andare da tua sorella?» chiese Naoko.
«Lei era in pericolo. Mi aveva chiamato, aveva inviato una richiesta d’aiuto ed era come se parlasse… direttamente nel mio cervello!»
«Sì, ora tutto ha senso» rispose lei con un sorriso. «Sara ha risvegliato in quell’occasione la telepatia, il suo potere originale, perché eravamo finiti in una trappola. Probabilmente avevte creato un legame psichico.»
Erano tutti discorsi utili, ma a Davide interessava capire dov’era la sua parte fisica. Accorciò ancora la distanza tra lui e l’altro. «Ascolta bene: per aiutarti a tornare nel tuo corpo, dobbiamo sapere dove ti trovavi quando hai voluto, diciamo, sdoppiarti.»
 «È tutto così confuso» rispose strizzando gli occhi e massaggiandosi la fronte. «Ero… ero andato da Patrick Molina. Mi serviva il suo aiuto per tornare al negozio di magia e trovare qualcosa per cancellare i ricordi del passato, che avevamo appena riavuto. Lui all’inizio era contrario, ma poi ero riuscito a convincerlo ed è arrivata la chiamata di Sara.»
Davide si scambiò un’occhiata con Naoko. «Cavoli! Patrick poteva essere la nostra salvezza, aveva la risposta per tutto questo tempo, ma gli abbiamo cancellato i ricordi di Leonardo.»
«Perché lo avete fatto?» domandò Leonardo.
«È una storia lunga, poi te la raccontiamo» spiegò Naoko. «Patrick lo ha dimenticato, ma quando lo aveva di fronte e lo ha visto in quello stato dopo la fuga della proiezione, deve pur aver fatto qualcosa. Può averlo portato in qualche ospedale.»
Davide riportò lo sguardo sull’amico trasparente. «Da quando sei in questo stato, hai mai avuto sensazioni di odori, rumori di luoghi, o persone?»
Leonardo si tastò le tempie. «Un paio di volte ho cercato di parlare con Sara, proprio qui. E poi ho avuto come dei flash di una stanza.» Strizzò gli occhi come per riportare a galla quelle immagini fugaci. «Sembrava la camera di un ospedale, ma era diversa da quelle normali.»
«Cosa c’era di particolare?» domandò Naoko.
«Era molto grande e io ero attaccato a un respiratore. Sì, ero in un letto e dei macchinari risuonavano vicino a me.» La sua espressione aveva perso lo smarrimento di poco prima. «Era come se riuscissi a vedermi dall’esterno.»
«E c’era qualcos’altro in questa stanza?» insistette Davide. «Qualcosa che possa essere un indizio sul posto in cui sei?»
«Ricordo dei simboli» rispose Leonardo. «Anzi era una cifra. Sulla porta della stanza c’erano dei numeri: 3,1,4.»
«Ok, ma ci serve un po’ di più» fece Davide. «Per esempio il nome dell’ospedale, o quello che è.»
Leonardo indietreggiò. Aprì la bocca per replicare, ma svanì in un lampo azzurrino.

 
Continua…

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