lunedì 7 ottobre 2019

Darklight Children - Capitolo 105



CAPITOLO 105
Lotta impari



Angelo osservò DiKann con sguardo annebbiato. La sua proposta era inaccettabile, era certo che anche il demone lo sapeva, ma la sua priorità erano i ragazzi. Doveva prendere tempo per loro, perché si mettessero in salvo.
«Allora?» insisté il demone. «Non aspetterò ancora una risposta.»
Raccogliendo le forze residue, Angelo parlò. «Exorcizamus te… immondus…»
DiKann lo sbatté nuovamente con violenza contro il cemento. «È questo che non sopporto di voi umani. Siete ottusi e non accettate quando state perdendo. Va bene, prenderò da solo quello che mi serve.»
Angelo provò a distogliere lo sguardo da lui, ma non era possibile. Era stanco e sofferente, il demone riuscì a sopraffarlo senza sforzo. «Scappate» mugolò.
DiKann non si preoccupò di rispondere. Dietro la maschera i suoi occhi brillano di scintille cremisi e sogghignando, si intrufolò nella sua mente.

I ragazzi udirono il grido di dolore del signor Moser, ma guardando la scena videro solo DiKann che lo fissava con le dita serrate sul collo.
«Che cosa gli stai facendo?» domandò trafelata Sara. 
«Lascialo stare!» urlò Patrick.
«Tacete. Violare una mente è un compito arduo, anche se la vittima e praticamente inerte» rispose seccato DiKann. «Voi due! Teneteli buoni finché non finisco.»
Al comando del padrone, i demoni Erica e Jonathan balzarono contro il gruppetto di avversari. La ragazza si avventò su Marcus, mentre il ragazzo su Naoko. Entrambi li atterrarono e li bloccarono distesi sull’erba.
Sara abbandonò la visione del volto di Angelo che mutava in continuazione in smorfie di dolore e concentrò i suoi poteri psichici per allontanare Jonathan dall’amica. Ombra e Scintilla si unirono ai suoi tentativi, graffiando e mordendo la nuova forma del giovane. Anche Naoko provò a difendersi, sferrandogli pugni nel petto.
I loro sforzi riuscirono solo a innervosirlo, senza farlo sollevare dal corpo della ragazza, ma occupandolo a provare a bloccare con una mano i colpi della sua preda e tenersi il capo cornuto dolorante con l’altra.
Con la coda dell’occhio, Sara scorse che Marcus non ebbe più fortuna. Scalciava come una belva imbizzarrita, mentre i pipistrelli tiravano la criniera rosso fuoco di Erica, con il solo risultato di renderla più furiosa e aggressiva.
«Dobbiamo aiutarlo» disse Leonardo guardandoli confuso.
Yuri gli consegnò Sabrina tra le braccia, come se fosse fatta di cristallo. Afferrò il braccio di Patrick e lo tirò verso di loro. «Proteggete Sabrina, in questo stato non può fare nulla e sarebbe una facile preda.»
Sara lanciò un fugace sguardo alla ragazza. Aveva gli occhi fissi nel vuoto e si lasciava spostare a peso morto come una bambola. Non potevano contare su di lei per lottare.
Yuri fece poi cenno a Davide di seguirlo, ricoprì le mani di fuoco e si gettò sulla schiena della demone. Incurante del male che poteva farle e animato dalla furia, le graffiò con le fiamme della mano sinistra la pelle alla base della coda e con la destra le strinse il collo per bruciarla e strangolarla. 
Davide creò una bolla grigiastra, imprigionando la testa della ragazza demone nel campo di forza.
Erica emise un suono gutturale e cercò di lacerare la barriera che le era calata sul capo, tentando al contempo di disarcionare il ragazzo. Yuri strinse ancora più forte la sua presa. Il fuoco stava lasciando evidenti bruciature sulla sua nuova pelle marrone e un odore acre di carne putrida abbrustolita si innalzò fino alle sue narici. Resistendo all’impulso di gettarsi lontano da quella puzza, si aggrappò a lei e urlò: «Muori puttana!»
Erica si lanciò sul terreno, staccandosi da Marcus e colpendo la terra con il capo. L’urto subito dalla bolla rimbalzò nella testa di Davide, che con una smorfia di dolore, la privò del campo di forza. Dovendosi occupare di un solo fastidio, Erica allungò le braccia all’indietro per graffiare il suo assalitore.
Yuri mollò la sua presa appena in tempo, prima che arrivasse a strappargli la manica della giacca e guardandola rotolarsi sulla terra per spegnere i focolai su di sé, aiutò Marcus a mettersi in piedi. «Andiamo» lo esortò. «Gli altri hanno bisogno di noi.»
Marcus lo guardò con ammirazione. «Grazie.» Concentrò quindi la sua mente sui pipistrelli e li indirizzò contro il nuovo obbiettivo.
Sara li scorse allontanatisi da Erica e avventarsi su Jonathan. Uno gli morse il collo, un secondo si unì a Scintilla che stava graffiando la coda, il terzo puntò dirittamente al volto.
Jonathan abbassò le sue difese e Sara poté così scaricargli in testa un colpo telepatico simile a una scossa elettrica; Naoko gli sferrò un calcio sotto il bacino coperto di peli, lui cadde sulla schiena, gli animali sfuggirono prima di venire schiacciati e l’amica prigioniera fu libera di raggiungerla.

Angelo aveva seguito tutta la battaglia: impegnando la sua mente su quello che avveniva, sperò di percepire in maniera più lieve gli spasmi simili a coltelli che affettavano in piccoli pezzi il suo cervello e allo stesso tempo DiKann trovasse un minimo di opposizione.
Sei enormemente stupido se lo credi davvero rimbombò la voce del demone nella sua testa, amplificata in maniera esasperante. Le tecniche di difesa mentale che ti ha impartito l’Ordine avrebbero potuto funzionare, se ti fossi allenato più spesso a metterle in pratica. A quanto pare non avete mai affrontato un avversario al mio livello.
«Un sci uriai» biascicò Angelo, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere: Non ci riuscirai.
Stupido mortale. Ci sono già riuscito gongolò DiKann.
Angelo vide una serie di immagini susseguirsi davanti agli occhi. Il Ritus. La cassaforte del suo appartamento divelta. Il libro libero.
Poi tutto si fece buio.

Il tonfo con cui l’uomo cadde ad angolo retto sul prato, li fece girare tutti nella sua direzione. Fissava i loro piedi con sguardo vitreo e dal lato sinistro della bocca gli colava un rivolo di bava.
«Oh Dio!» esclamò Patrick, lasciò che fosse Leonardo a sorreggere interamente il peso del corpo di Sabrina e avanzò verso il ferito.
Erica e Jonathan si misero con uno scatto a quattro zampe e lo superarono,  accucciandosi davanti ai piedi del loro padrone. 
«Un dio, certo, ma non credo di essere il tuo» rispose ridendo DiKann. Accarezzò le teste dei suoi servitori e aggiunse: «Buoni, ci sarà tempo per pasteggiare.»
Patrick rimase fermo in piedi a sostenere lo sguardo del demone. «Voglio vedere se è ancora vivo.»
DiKann lo guardò con disprezzo. «Non lascio mai prigionieri.»
«Devi lasciarci prendere il corpo. Ha diritto a essere sepolto. Ti professi Re, riconosci che deve esserci onore anche in battaglia.»
«Non vi devo niente piccolo umano. E non ci sarà nessuna battaglia. Il Ritus è stato richiamato dal luogo in cui lo tenevate celato. Tra non molto sarà qui nelle mie mani e appena arriverà, il cambiamento sarà rapido.» DiKann si interruppe. Lo studiò con improvvisa attenzione e parve sorpreso e incuriosito. «Mi sono sbagliato: sei diverso dagli umani. Interessante.»
«Che cosa significa?» domandò Patrick.
«Non sei un demone e neppure un mezzo demone, eppure in te avverto l’energia di chi ha abilità sopra natura.» Il Re Demone sorpassò i due giovani trasformati e rimase a una spanna da lui, come se a quella minima distanza potesse scorgere qualcosa in più. «Hai il dono della Vista, dico bene?»
Patrick deglutì incapace di rispondere.
DiKann allungò una mano per sfiorarlo.
Il frastuono di metallo in pezzi e l’ululato di un motore spinto al massimo, sbloccò quella situazione e catturò inaspettatamente l’interesse di tutti.
Alle spalle del gruppo si fece avanti un pulmino grigio, dopo aver distrutto la cancellata, corse nella loro direzione. Tutti loro si avvicinarono a lui, forse per fargli scudo da DiKann o dal possibile nuovo avversario in arrivo.
Il mezzo frenò a pochi passi, le porte automatiche del pulmino si spalancarono verso l’esterno e Hans Strom saltò a terra con un volume nella mano destra.  Alzò la sinistra sopra la testa e recitò: «Es el regido. Des momentum, res dos soles. Seuo tormento.»
DiKann, Erica e Jonathan, ringhiarono all’unisono. Qualcosa però impedì loro di muoversi. Erano come pietrificati, con i piedi – o meglio le zampe – ben salde sul terreno.
«Muovetevi! Salite!» gridò Hans.
Ancora scossi, Patrick spinse i ragazzi più vicini a sé e poi gli altri si trascinarono verso il lungo mezzo grigio e salirono a bordo, aiutandosi a vicenda, accompagnati dai gatti di Naoko. Alla guida notò Kaspar De Santi, che indicò loro di sedersi sulle varie coppie di sedili.
Patrick si apprestò a montare e poi si arrestò. Girò il volto verso l’amico disteso ancor a terra. «Angelo. Devo andare a recuperarlo.»
«No» urlò Hans. «Non c’è tempo. Li ho immobilizzati, ma se ti avvicini, resterai bloccato anche tu e non ti verrò a riprendere.»
«Il tuo trucco non durerà, mezzo demone» rispose DiKann. «Conosco questo incantesimo, puoi avermi imprigionato in questo stretto lembo di terra, ma mi rallenterai solo per poche ore.»
Patrick lanciò un ultimo sguardo colpevole al corpo piegato di Angelo. Si voltò e corse sul pullman.
Hans lo seguì poco dopo. Le porte si chiusero dietro di lui e Kaspar ingranò la retromarcia. Il mezzo uscì arretrando dalle rovine del Portale Mistico, compì un inversione e partì rombando sulla strada.
Patrick controllò i presenti. I ragazzi erano tutti storditi, ma incolumi, seduti in punti sparsi.
Marcus aveva preso posto nella fila a sinistra e guardando i pipistrelli fuori dal finestrino ordinò silenziosamente loro di disperdersi; due file dietro di lui, Naoko coccolava Ombra e Scintilla distesi uno quasi sopra l’altro sulle sue cosce; nel lato destro, Yuri massaggiava con forza la fidanzata, provando a placare i suoi improvvisi tremiti quasi isterici.
Hans si avvicinò a Sabrina, che si muoveva a scatti frenetici nell’abbraccio del ragazzo. Le posò l’indice e il medio destri sulla fronte e la ragazza si calmò, chiudendo gli occhi.
«Cosa...» iniziò Yuri.
«L’ho sedata, inducendo il suo cervello al sonno» rispose Hans. «Era ancora sotto shock. Deve riposare, sarà sveglia per quando arriveremo al C.E.N.T.R.O.»
Il ragazzo annuì. «Come sapeva dove eravamo e cosa stava succedendo?»
«Il dolore di Sabrina mi ha raggiunto, strappandomi dal dormiveglia. Tramite la sua mente ho visto cosa stava accadendo e poi l’arrivo sulla Terra di DiKann ha scosso la mente di chiunque abbia capacità telepatiche. Solo grazie alla mia forza di volontà sono rimasto cosciente» raccontò Hans. Si allontanò e prese posto in uno dei due sedili dietro al guidatore.
Seduti ai posti sul fondo del pulmino, Sara e Leonardo osservavano dall’ampio finestrone la strada che li allontanava dalle rovine. Si stringevano una mano a vicenda, mentre Davide teneva nella sua quella libera del ragazzo, sistemato alla sinistra di Leonardo.
Patrick si avvicinò a Sara e si sedette al suo fianco, avvolgendole le spalle con il braccio.

Non posso credere che sia riuscito a uscire disse mentalmente Sara. Il signor Moser è morto… credi che lo sbr…
Non dirlo la interruppe il fratello. Poi i suoi occhi videro un bagliore nel cielo avvicinarsi al punto da cui loro stavano scappando. Guarda!
Cos’è? Sembra una stella cadente, o un meteorite.
È il Ritus. DiKann ha il suo maledetto libro.
Entrambi si girarono verso l’interno dell’abitacolo. I loro amici e i loro salvatori non sapevano nulla della loro scoperta. Non era necessario metterli al corrente proprio ora, tanto ci aveva pensato DiKann a rivelare che presto si sarebbe ricongiunto al libro.
Hans si girò una frazione di secondo a fissarli e poi tornò a guardare lo schienale del sedile del guidatore.
Senza parole, aveva comunicato qualcosa che Leonardo e Sara già sospettavano da soli.
Il peggio doveva ancora venire.


                                                   Continua…

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