sabato 15 giugno 2019

Darklight Children - Capitolo 96


CAPITOLO 96
Tour nei misteri del C.E.N.T.R.O.



Alla seconda visita ufficiale al C.E.N.T.R.O. , Kaspar accolse il gruppo personalmente, non appena entrarono nella sala all’ingresso.
«Sono felice di vedere che avete mantenuto la vostra parola» disse osservandoli compiaciuto. «Come sta la tua mano?»
Patrick la sollevò all’altezza del viso e mosse le singole dita senza fatica, o smorfie di dolore. «Come se non fosse successo nulla.»
«Bene. Vorrei che affrontaste il vostro tempo qui nello stesso modo» continuò  lui. «Mi piacerebbe che dimenticaste il brutto incidente dell’altra settimana e ripartissimo da zero.»
«Come se fosse così semplice» bofonchiò Leonardo.
«Ha ancora  intenzione di dividerci per “specie” e rinchiuderci in gabbie come animali allo zoo?» domandò Davide.
Kaspar abbozzò a fatica un sorriso. «No, pensavo di mostrarvi l’istituto. Avrei dovuto farlo fin dal primo giorno, ma rimedierò oggi.» Diede loro le spalle e s’incamminò verso le scale.

Kaspar iniziò la visita guidata dal primo piano, dove erano raggruppati gli uffici dello staff. Li condusse poi nel secondo dove mostrò l’ampia sala mensa, l’auditorium e le sale relax comuni. Salirono quindi al terzo, dove si trovavano le aule che anche i ragazzi avevano frequentato durante la visita precedente. Si fermarono poi al quarto piano e lì elogiò la loro biblioteca, che ne ricopriva quasi la metà.
Sabrina osservava e registrava ogni informazione in attento silenzio. Se voleva avere chiarimenti su suo figlio, era necessario conoscere il più possibile quel luogo infausto.
«Come potete vedere, noi siamo qui» disse Kaspar, puntando l’indice destro sulla piantina fissata dietro una teca di vetro, appesa all’imboccatura delle scale. «La seconda metà di questo piano comprende le palestre per le esercitazioni pratiche di gruppo.»
Naoko osservò attentamente il foglio dietro al vetro e domandò: «Cosa si trova in questi due piani?»
«Il quinto e il sesto sono riservati ai laboratori per le dimostrazioni e le lezioni di scienze e chimica. Vorrei mostrarveli, ma credo che a quest’ora siano occupati e non vorrei disturbare gli studenti.»  
«E i ragazzi che erano nelle classi con noi, vivono qui?» chiese Sara.
Kaspar annuì. Fece scorrere il dito due piani sopra quelli appena elencati. «Il settimo piano è riservato ai dormitori maschili e l’ottavo a quelli femminili. Ormai abbiamo visitato l’intero inetrno. Possiamo passare al cortile esterno.»
Si mosse per raggiungere di nuovo le scale e ridiscendere, ma Sabrina si fece avanti. Il quel tour, mancava un elemento essenziale.
«Dov’è la sala operatoria?» domandò, provando a non far trasparire la sua apprensione. «Quella in cui mi avete portato per l’aborto.»
Kaspar rimase momentaneamente interdetto, poi si riprese e segnò sulla cartina un perimetro situato sotto la rappresentazione della sala d’ingresso. «È qui, insieme all’infermeria e ai reparti medici, ovviamente non lo reputo un luogo d’interesse per una visita.»
Yuri gli si avvicinò «E questa zona tratteggiata? Cosa rappresenta?»
«Sono strutture di cui non posso parlarvi» rispose seccato. «Come vi dicevo, se vogliamo proseguire per il cortile, abbiamo un rigoglioso giardino posteriore che meriterebbe…»
Un suono, simile al segnale che annuncia i voli all’aeroporto, sovrastò la sua voce, interrompendolo nuovamente. Proveniva da un altoparlante sistemato sopra l’entrata del piano e subito dopo si udì una voce femminile annunciare: «Il dottor De Santi è atteso dalla professoressa Cluster in sala riunioni uno al pian terreno.»
«Scusatemi, devo andare» disse Kaspar. «Vi ricordate dove si trovano le sale relax?»   
«Certo» rispose Patrick.
«Vi verrò a prendere lì.» Imboccò le scale e corse per i piani sottostanti.
Davide lo osservò finché non scomparve. «Ottimo. È la  nostra occasione.»
Patrick inarcò un sopracciglio «Per cosa?»
«Dobbiamo indagare. Questo posto nasconde di sicuro qualcosa» gli rispose l’altro
Patrick spinse le mani in avanti come a bloccarli. «Aspettate ragazzi, non credo sia una buona idea.»
«Avevano i nostri Registri» disse Naoko. «Non mi piace violare le regole, ma hanno iniziato loro. Non sappiamo cos’altro ci tengono nascosto.»
Sabrina scrutò i volti dei compagni. Sembravano avere tutti la stessa intenzione . E questo giocava a suo favore. Decise di mettere in atto la sua strategia. «Dovremmo dividerci in gruppi» propose.
Leonardo la guardò poco convinto. «Non saremmo di nuovo dei bersagli?»
«Ne basteranno due. Uno da tre e l’altro da quattro e in caso di pericolo io e te comunicheremo sulla nostra linea telepatica privata» replicò Sara. Guardò Patrick. «Hai detto che hai avuto dei flash sul tuo passato con il direttore. Magari curiosando un po’ ricorderai qualche particolare in più.»
Lui la osservò perplesso. «D’accordo ma dovremo fare presto. Poi ci ritroveremo tutti nella sala relax. E deciderò io come formare i gruppi.»

Quella dei ragazzi era una proposta allettante, avrebbe anche chiarito il dubbio insinuatogli da Kaspar sulla possibilità che fosse anche lui un mezzo demone, dopo averla accettata però Patrick venne di nuovo assalito dai dubbi di essere staro avventato e metterli in pericolo. La sua scelta era caduta sui dormitori e aveva scelto come sue compagne di perlustrazione Sara e Naoko.
«Perché andiamo nelle stanze private?» domandò la ragazza asiatica, poco entusiasta. «Sarebbe stato più logico controllare gli uffici dello staff, o la biblioteca.»
«Se non vogliamo essere scoperti, dobbiamo tenerci il più lontano possibile da Kaspar» le rispose, salendo l’ultimo gradino che immetteva nel dormitorio maschile. «E poi i ragazzi sono tutti a lezione, non ci disturberà nessuno.»
«Patrick può toccare qualche oggetto e avere una visione» aggiunse Sara. «Magari scopriremmo qualcosa che nessuno ci direbbe apertamente.»
Lui annuì e osservò le targhette affisse in alto a destra di ogni porta. Ognuna riportava il nome del ragazzo a cui era stata assegnata. «Aiutatemi a cercare le camere dei tre che vi hanno attaccato.»
Sara si mosse verso la parete opposta alla sua per aiutarlo, Naoko le si avvicinò e bisbigliò: «Non ti sembra un po’ esagerato? Capisco che vuoi aiutare il tuo nuovo ragazzo, ma così passeremo noi dalla parte dei colpevoli.»
«Lui non è il mio… insomma non è solo per questo» ribatté Sara. «E poi hai detto tu che hanno iniziato loro con i nostri Registri.»
«Sì, ma sbirciare nella vita vissuta da qualcuno secoli fa non è come farlo con chi è ancora vivo, per di più scassinandogli la camera.»
Facendo finta di non aver udito la conversazione, Patrick annunciò: «Ne ho trovata una. Marcus era uno di loro, giusto?»
Sara annuì, raggiungendolo davanti alla porta. «Come farai a…. ecco… attivare il tuo dono.»
«Devo toccare qualcosa che gli appartiene. Meglio se è un oggetto personale.» Provò a piegare la maniglia ma la porta non si aprì. «Dobbiamo trovare un modo per forzare la serratura.»
«È più pratico usare la chiave per entrare.»
Marcus comparve all’ingresso del corridoio, le braccia incrociate sul petto e Samuele al suo fianco.
Naoko si morse il labbro. «Noi non volevamo, cioè volevamo solo cer…»
Sara si parò davanti a loro. «Che ci fate qui?  Non dovreste essere a qualche lezione o esercitazione? Avete fatto chiamare voi il dottor De Santi perché ci lasciasse soli?»
«Puoi stare tranquilla: non è un piano premeditato.» Marcus si avvicinò a loro tre spingendo lievemente Samuele a fare lo stesso. «Non sono qui per aggredirvi e non ho niente da nascondere. Vi mostrerò la mia camera, se ci tenete tanto, prima però il mio amico ha qualcosa da dire al signor Molina.»
Samuele lo guardò contrariato. Lui gli fece cenno con la testa di procedere e l’altro avanzò di un passo sbuffando. «Io… volevo scusarmi per l’latro giorno. Non era mia intenzione ferirti.»
Sara lo scrutò arricciando il naso. «Non sembri molto convinto.»
«Va bene così» intervenne Patrick. «Sono sicuro che hai avuto i tuoi motivi per agire in quel modo.»
«Certo che li ho!» sbottò Samuele. «Tu mi hai portato qui. Mi ha promesso che avrei potuto andarmene quando volevo e non era vero. Poi mi hai giurato che mi avresti aiutato a scappare, però sei sparito e mi hai abbandonato qui!»
Patrick venne preso alla sprovvista. Quelle rivelazioni si potevano inserire con le sue visioni, ma come poteva esserne sicuro?
«Vi conoscevate da prima che noi venissimo al C.E.N.T.R.O?» domandò Naoko.
«Certo» le rispose Samuele. «Lui lavorava per loro.»
Il danno era stato fatto. «Un momento c’è una ragione» fece Patrick, tentando di rimediare.
Sara lo prese per il braccio. «È vero?»
«La verità? Non lo so con certezza. Potrebbe essere così.» Scostò con gentilezza la sua mano e si rivolse quindi a Samuele. «Purtroppo non ricordo molto del mio passato. Sono stato in coma per lungo tempo, quando mi sono svegliato ero senza ricordi e quello che so su me stesso, me lo ha rivelato il dottor De Santi. Mi ha detto che ero un suo assistente, ma non mi ha raccontato altri dettagli. Qualche giorno fa ho avuto dei flash grazie ha un potere che si è manifestato dopo il coma e ho ricordato di averti fatto da insegnante qui al C.E.N.T.R.O.»
Marcus s’intromise. «Lei non è uno degli Alpha e se ha poteri da mezzo demone, appartiene alla nuova generazione. Perché non è stato reclutato come noi?»
«Non so nulla» ripeté Patrick. «Ma forse Samuele potrebbe aiutarmi.»
«Perché dovrei farlo?» gli chiese diffidente.
Patrick gli mise una mano coperta dal guanto sulla spalla. «Se volevo aiutarti a scappare, lo avrei fatto senza fermarmi. Di questo sono sicuro. Se non ci sono riuscito, significa che qualcuno me lo ha impedito e voglio sapere il motivo.»
Samuele lo guardò indeciso. «L’ultima volta che ci siamo visti, prima che scomparissi, mi hai detto che non ti fidavi del dottor De Santi.»
«La stessa persona che lo ha rintracciato in ospedale» commentò Sara. «Una strana coincidenza, non trovate?»
Marcus si frappose tra loro due. «Ammesso che accettasse di aiutarla, cosa dovrebbe fare?»
- Dovrò solo toccarlo con la mano nuda. I ricordi che lo riguardano, si formeranno nella mia mente» spiegò Patrick.
Marcus fissò il compagno. «Te la senti?»
Samuele si voltò verso di lui, squadrandolo a sua volta. «Farà male?»
Patrick scosse la testa. «Non sentirai niente.»
Marcus si voltò verso le due ragazze. «Me lo garantite?»
«Hai la mia parola» rispose Naoko.
«E la mia» le fece eco Sara.
Samuele superò l’amico. Allungò il braccio e gli porse la mano.
Patrick si sfilò il guanto e gli sorrise. «Grazie.» Chiuse gli occhi e sfiorò con le dita il palmo teso.
L’onda travolgente di immagini e parole rifluì nella sua testa, lanciandolo alla deriva come una zattera in preda ai moti dell’oceano.


                                                     Continua…