CAPITOLO 95
Resoconto e conseguenze
Patrick strappò il cerotto sul dito
indice della mano sinistra. Emise un leggero mugolio di dolore quando la parte
adesiva si staccò dalla sua pelle. Si guardò intorno, ma le rovine del Portale Mistico erano deserte, nascoste
dall’oscurità della sera. Nessuno degli altri invitati al raduno segreto si era
ancora fatto vivo.
L’uomo osservò le altre tre dita della
mano, semicoperte da un unico groviglio di bende e iniziò a srotolarle. Al
C.E.N.T.R.O. erano stati molto scrupolosi nel medicarlo, anche se si trattava
di semplici tagli dovuti all’esplosione del vetro. Le ferite si erano ormai
quasi del tutto richiuse e anche le cicatrici non sarebbero durate a lungo.
Mentre era intento in quell’attività per liberare la mano, ripensò
all’avvertimento di Kaspar.
Come
pensi reagiranno se venissero a sapere che per mesi li hai spiati per conto
mio?
Era una domanda che Patrick si era posto
parecchie volte. Avrebbero capito che lo aveva fatto per proteggerli? Che il suo
era stato un tentativo di sostituire Fulvio Marchi?
«Prima, forse… ma adesso…» disse
parlando a se stesso. Ora spuntavano nuovi indizi sul suo passato e il legame
con quell’istituto; si chiese se in realtà, a livello inconscio, non avesse
fatto tutto per arrivare a capire la verità su di sé.
E poi c’era Sara. In quel caso pensieri,
motivazioni e idee si facevano ancora più confusi. Cosa avrebbe pensato di lui?
E come sarebbero cambiati i sentimenti che provavano l’uno per l’altra, una
volta che lui fosse stato completamente sincero?
Patrick sentì un fruscio tra i cespugli
e si girò di scatto. Dopo quanto accaduto il giorno prima, non si aspettava un
nuovo attacco così ravvicinato.
Sara emerse da dietro una pianta come
una ninfa dei boschi. «Sei già arrivato.» Gli sorrise. «Speravo di trovarti.»
«Gli altri dove sono?»
«In arrivo. Leonardo li sta aspettando
al cancello.» Sara notò che reggeva le bende nella mano sana. «Hai tolto la
fasciatura, fammi dare un’occhiata.»
La ragazza gli si avvicinò, prese la mano
nella sua e la esaminò con cura.
«È tutto passato. Era solo qualche
graffio» le disse imbarazzato.
«Sei stato fortunato. E io mi sento in
colpa per averti messo in quella situazione.»
«Perché? Non sei la responsabile.»
Sara gli lasciò la mano. «Ti ho chiesto
io di venire al C.E.N.T.R.O.»
«Non dire sciocchezze» rispose Patrick.
«Sarei venuto anche se tu non lo avessi chiesto. Sono in pensiero quando siete
lì. C’è qualcosa che non mi convince e mi fa infuriare non poter essere stato
più vicino a te se ti fossi trovata al posto di Yuri.»
Sara sorrise. «È bello sentirtelo dire.»
Si mise in punta di piedi per raggiungergli le labbra.
Patrick si scostò leggermente. «Gli
altri potrebbero arrivare da un momento all’altro.»
«Non ci vedrà nessuno.»
Lui le si avvicinò e accolse il suo
bacio. Assaporò il piacere di quell’attimo rubato, di sentire il calore delle
sue labbra. Era una sensazione magnifica, ma durò poco. Appena lei si
allontanò, capì che stava male nel tenerle dei segreti. Pensò che doveva
raccontarle tutto, prima che fosse tardi per farlo.
Angelo Moser, accompagnato dai cinque
ragazzi, sbucò nel centro delle macerie pochi secondi dopo che Sara e Patrick
avevano preso una distanza meno equivoca.
«Ora che siamo tutti insieme, raccontatemi
come è andata» esordì.
«Nell’unico modo in cui poteva andare»
rispose Davide. «Ci hanno raggirato per colpirci e Patrick è stato ferito.»
Angelo si voltò verso l’altro uomo. «Stai
bene?»
«Sì, tranquillo» replicò Patrick. «Solo
poche ammaccature e un grande spavento.»
Rifletté incredulo. «Non pensavo vi
avrebbero fatto andare fin lì per attaccarvi. Non subito per lo meno.»
«In realtà è stato tutto molto strano»
rispose Naoko. «Marcus, uno dei ragazzi che ci hanno attaccato in precedenza,
ha cercato di mettermi in guardia, al contrario degli altri che hanno cercato
di tenerli occupati.»
«In effetti anche il comportamento del direttore
è stato inspiegabile» aggiunse Sara. «Sembrava all’oscuro di quello che stava
accadendo. Vero Sabrina?»
Lei si riscosse dai suoi pensieri. «Sì,
è così. Hans Strom ha av…»
«Cosa?» chiesero all’unisono Angelo e
Patrick.
Ognuno dei ragazzi spostò lo sguardo
attonito su di loro.
Yuri domandò: «Sapete qualcosa di lui?»
Angelo fissò l’altro uomo.
Patrick annuì. «Di recente ho avuto
delle visioni sul mio passato. In una di queste c’era un uomo incappucciato e
quando ho mostrato il suo ritratto ad Angelo, lui l’ha riconosciuto.»
«Hans è un mezzo demone, uno dei primi
dell’ultima generazione, ha fatto parte dell’Ordine per diversi anni, prima di
venire allontanato» raccontò. «Sapevamo che aveva convinto diversi membri a
seguirlo, ma non immaginavamo fosse addirittura a capo del C.E.N.T.R.O.»
«Per quale motivo l’hanno buttato fuori
dall’Ordine?» chiese Davide.
«Fu il primo a sostenere che il Sigillo andava
riaperto» rivelò, notando lo sgomento degli altri. «Era convinto che l’unico
modo per tenere il mondo al sicuro, fosse addestrare i mezzo demoni per
condurli in battaglia nel Primo Inferno e sterminare i demoni.»
Leonardo si grattò la testa confuso. «Questo
non spiega cosa vogliano da noi. Abbiamo chiuso il Sigillo, non c’è modo per
romperlo.»
«Forse sì, ma noi non lo sappiamo»
ipotizzò Naoko. «E se ci fosse una scappatoia nel Ritus? Il libro è ancora in mano sua?»
Angelo annuì. «È in un posto sicuro. Se
la risposta è lì, Hans non può trovarla. Però è una buona ragione per cui voi
continuiate ad andare al C.E.N.T.R.O.»
«Sta scherzando? Vuole che ci ritroviamo
di nuovo nel bel mezzo della nostra versione de Il Trono di Spade?» chiese Leonardo allibito.
«È un paragone un po’ esagerato, ma non
ha tutti i torti» ammise Sara.
«Io voglio tornare» disse Yuri. «Samuele
sembrava confuso, plagiato, ma non credo fosse davvero arrabbiato con me.»
«Anche io torno. Non intendo darla vinta
a quei tizi.» Sabrina si scambiò un’occhiata rapida con il fidanzato.
Davide sospirò. «Sono con loro. Ho
troppo bisogno di quei crediti extra per diplomarmi.»
Naoko si fece avanti. «Se la mettiamo ai
voti, sono favorevole a continuare lo stage. È l’unico modo per assicurarci che
non provino a mettere in atto l’assurdo piano di Hans Strom.»
Sara e Leonardo alzarono gli occhi al
cielo, senza ribattere. La maggioranza aveva vinto.
«Non dovete temere» disse Patrick. «Ci
hanno colto impreparati una volta, non accadrà di nuovo.»
«Inoltre, Kaspar ha mantenuto la sua
parola» fece notare Angelo. «Leonardo mi ha detto che nelle ultime ventiquattro
ore non ci sono stati casi di amnesie.»
Sara scosse la testa. «E dovremmo dare
per scontato che non si ripeteranno mai
più?»
Lui sorrise. Non conosceva quell’uomo da
tanto e quanto lui. «Credimi, se Kaspar è stato disposto a perdere subito il
suo vantaggio, significa che quell’attacco non era nei suoi piani. Non correte
alcun pericolo.»
Jonathan squadrò i volti di Erica,
Samuele e Marcus: come lui si erano illusi di riuscire a farla franca.
Trascorso un giorno dal loro piano per colpire gli Alpha, erano stati chiamati
urgentemente nell’ufficio del direttore.
La professoressa Clara Cluster era
passata personalmente a prelevarli dalle rispettive stanze e li aveva condotti
da Hans Strom.
«Non fiatate a meno che non vi venga
chiesto di rispondere» intimò loro con sguardo minaccioso, prima di bussare
alla porta dell’ufficio.
Entrarono in fila indiana e la donna
chiuse la porta dietro di loro. Li fece fermare uno di fianco all’altro, di
fronte alla scrivania dietro cui era seduto il direttore e si mise a braccia
conserte, poco distante dalla parete sinistra.
Hans li scrutò cupo. «Sapete perché vi
trovate qui. Non offendetemi cercando di negarlo, o inventando inutili scuse.»
Scostò la sedia, si mise in piedi e aggirò il grosso tavolo in legno di mogano.
Passeggiò davanti a loro un paio di volte, obbligandoli a tenere lo sguardo
alto su di lui. «Voglio sapere perché avete architettato quell’assurda
battaglia ai danni del ragazzo in visita.»
Samuele chinò il capo, fissandosi le
scarpe per mascherare l’aria colpevole. Erica deglutì, cercando di prendere
tempo. Marcus girò lentamente il volto verso di lui e Jonathan parlò senza
timore.
«Abbiamo messo in pratica le lunghe ore
di lezioni e addestramento» disse serafico. «Ci avete reclutato per cacciare
demoni ed è quello che abbiamo fatto.»
Hans gli si fermò di fronte. «Chi ve lo
ha ordinato?»
«Nessuno. È stata una nostra idea.»
«Io non ero favorevole» aggiunse Marcus.
Hans lo guardò per un istante e poi
tornò a concentrarsi su di lui. «Sapete quanto questa operazione sia delicata.
Ci sono voluti anni per pianificarla, per riuscire a rintracciare tutti gli
elementi essenziali. Sono stati fatti dei sacrifici e voi stavate per mandare
tutto in fumo nel giro di un pomeriggio.»
Nessuno di loro fiatò, anche se Jonathan
dovette mordersi la lingua per rimanere zitto.
Hans tornò alla scrivania. «Siete
confinati all’istituto per due settimane. Frequenterete le lezioni e gli allenamenti,
pranzerete e cenerete. Dopodiché
tornerete nelle vostre stanze e non uscirete fino alla prima ora di
lezione del giorno successivo. Mi sono spiegato?»
«Signorsì» risposero tutti in coro.
«Sia chiaro che questa è la prima e
unica volta che passo sopra un comportamento del genere.» Fece un cenno con la
testa a Clara. «Se accadrà di nuovo, ne pagherete le conseguenze.»
Clara si spostò verso la porta e l’aprì.
«Andiamo» ordinò.
Li precedette e loro uscirono
dall’ufficio senza replicare. Li guidò lungo il corridoio, conducendoli
all’interno di una sala riunioni, si chiuse dentro e si voltò verso di loro. «Sedetevi.»
Erica provò a guardarla con finta
innocenza. «Professoressa Cluster, noi…»
«Ho detto: seduti!» ribadì, alzando la
voce.
Jonathan afferrò la compagna per un
braccio e come gli altri due, presero posto nelle sedie rosse intorno al lungo
tavolo.
Clara sbatté violentemente le mani sul tavolo,
facendoli sobbalzare. «Vi avevo già sorpresi a interferire in affari che non vi
riguardano e vi avevo messo in guardia. E se qualcuno si fosse ferito
gravemente? Non apprezzo queste iniziative.»
«Però ci ha inserito lei nella squadra
speciale» rispose Jonathan, esaurendo l’ultima stilla di calma. «Ci avete
inculcato in testa che la nostra è una missione importante, combattere i demoni
è il vero motivo per cui siamo qui. Ci avete negato la nostra vita e adesso che
siamo a un passo dalla fine, volete sostituirci con quegli incapaci.»
Clara afferrò i braccioli della sedia
girevole su cui era seduto e lo tirò verso di sé. «Ragazzino, non ti permettere
mai più di rivolgerti a me in questo modo. E soprattutto non pretendere di
sapere cose più grandi di te. Sei ai miei ordini e finché non mi sentirai dire
che sei pronto ad affrontare i demoni, non lo farai.» Indietreggiò, si
ricompose e li lasciò soli nella sala.
Jonathan scattò in piedi e si scagliò
contro Samuele. «È tutta colpa tua. Dovevi attenerti al piano, invece di
prendertela con quel Patrick Molina.»
L’altro lo spinse lontano. «Sei tu che
hai raccontato tutto a uno dei gemelli. Eri sicuro che la Cluster sarebbe stata
fiera di noi, invece è più furiosa del direttore.»
«Ha ragione» s’intromise Marcus. «Seguirti
in questa tua idea assurda di metterci in mostra è stato un errore fin da
principio. Non contare più su di me, Se vuoi continuare, lo farai da solo.»
«Anche io ho chiuso» disse Samuele,
insieme a Marcus se ne andarono all’esterno della stanza, verso le loro stanze.
«Stupidi codardi» li apostrofò Jonathan,
mentre scomparivano in corridoio.
«Non preoccuparti, tesoro. Ci sono io
con te.» Erica si alzò e gli strinse il braccio destro, baciandolo sulla
guancia. «Ho fatto come mi hai detto: ho seguito la professoressa Cluster i
giorni scorsi e ho scoperto che la chiave per il nostro successo è nei
laboratori sotterranei.»
«Grazie. Sapevo di potermi fidare di te»
le sorrise, ritrovando il buon umore. «Useremo gli Alpha per il nostro scopo.
Quegli stupidi ci saranno così riconoscenti, che non si accorgeranno di essere
le nostre marionette.»
Continua…