lunedì 26 novembre 2018

Darklight Children - Capitolo 85


CAPITOLO 85
Riunione strategica



Leonardo chiuse il cellulare e lo porse a Sabrina, seduta di fronte a lui intorno al tavolo del Full Moon, ancora deserto, in compagnia di Yuri e Davide. «Grazie per avermelo prestato. Sara ha detto che ha avvertito sia Patrick che il signor Moser. Lei e Naoko stanno per arrivare.»
«Bene. È meglio che vada fuori ad aspettarle, per evitare brutte sorprese» rispose Yuri, scostando indietro la sedia. Guardò Davide e chiese: «Mi accompagni?»
Davide si pulì la bocca con un tovagliolo. «Ok.» Si alzò e gli lanciò uno sguardo fugace prima di uscire.
Leonardo bevve un sorso dalla tazza e leccò la schiuma del cappuccino da sopra le labbra, osservandoli sparire oltre la porta del locale.
Sabrina sistemò il cellulare nella tasca dei pantaloni. «Mi sembra di essere tornata ai vecchi tempi, come quando facevamo colazione insieme al bar prima di entrare in classe.»
«Sembra di parlare di secoli fa. Ora per bere un cappuccino insieme, uno di noi deve essere attaccato da qualcuno con strani poteri.»
«Già… negli ultimi mesi ce ne sono successe di tutti i colori, ma ogni tanto riusciamo a tornare alle vecchie abitudini» gli rispose con un sorriso.
Leonardo si spazzolò le briciole della brioche dai pantaloni. «Peccato che la nostra parentesi di normalità duri sempre troppo poco.»
«Sei il solito pessimista» sbuffò lei. «D’accordo, la situazione non è piacevole, tua madre non ricorda chi sei, ma lo risolveremo. E anche quei ragazzi, vedrai che sono meno pericolosi di quello che sembrano. Tra l’altro, se mi avessi chiamata ieri notte, avresti potuto venire a dormire da me.»
«E a Yuri non avrebbe dato fastidio?»
«No e lo sai benissimo. È consapevole di non aver motivo di essere geloso.» Sabrina scostò la tazza vuota da davanti a sé. «Comunque ti è andata bene. Poco tempo fa, l’idea che tu trascorressi un’intera notte a casa di Davide era assurda e non saresti arrivato intero alla mattina dopo. Ma adesso lui è cambiato, è diventato più gentile.»
«Sua madre pensa che sia merito mio.»
Sabrina lo guardò sorpresa.
«La scorsa notte ci ha beccato mentre rientravamo dalla ricerca del ragazzo che ci ha teso l’agguato. Era arrabbiata perché non capiva cosa stava succedendo, io e Davide ci siamo inventati una storia all’istante e lei se l’è bevuta.» Guardò d’istinto il posto vuoto accanto al suo. «Poi, quando Davide ci ha lasciati soli per andare a cambiarsi, lei mi ha confidato che crede che la mia vicinanza gli faccia bene. Dice che è meno aggressivo e anche loro due litigano raramente.»
«Dovresti esserne orgoglioso.»
«Perché?»
«Perché forse ha ragione» replicò Sabrina. «Forse, sei davvero tu il responsabile del suo cambiamento. A pensarci bene è stato quello più testardo nel voler scoprire se eri morto davvero. Sì, ora che mi ricordo ha chiesto anche il tuo Registro al signor Moser per avere dettagli sulla vostra vita passata.»
Leonardo trasalì. Il ricordo della loro particolare esperienza sulla vita passata era ancora vivida nella sua mente. A ripensarci non riusciva a non provare imbarazzo.
La cosa non sfuggì a Sabrina. «Che ti prende?»
«Niente.»
«Non è vero. Ti stai agitando, lo vedo da come ti muovi sulla sedia.» Sabrina lo scrutò con attenzione. «È successo qualcosa tra te e Davide.»
Leonardo arrossì. Si massaggiò le guance sentendo che andavano a fuoco.
Sabrina gli afferrò un braccio. «Ho ragione. C’è qualcosa! Parla!»
«Va bene, ma non gridare» si divincolò Leonardo. «Mi ha confessato di avere una cotta e… ecco per vedere se per me era uguale, perché ero confuso sulla nostra vita del passato e su qu…»
«Arriva al punto» lo esortò.
«Ci siamo baciati» disse di colpo.
Sabrina rimase a fissarlo incredula. Poi si riprese e chiese: «Come è stato? Come quando ci siamo baciati io e te in seconda liceo, cioè strano e infantile, o più intenso?»
«Intenso… credo.» Leonardo scosse violentemente la testa. «Ma non ne sono sicuro. La prima volta temevo che sua madre ci scoprisse e la seconda…»
«È successo due volte?» lo interruppe lei, sgranando gli occhi.
«Non so se la seconda vale, eravamo nell’illusione di quel ragazzo. Comunque per il momento preferirei non pensarci.»
«Come vuoi.»
Sapeva che per l’amica era davvero un grande sforzo non chiedere altro, ma rispettò la sua decisione. Rimasero in silenzio qualche secondo e Leonardo terminò di bere il cappuccino.
Sabrina cambiò espressione, come se si fosse appena resa conto di qualcosa di importante. «Hai detto che hai parlato con la madre di Davide, giusto?» disse. «Quindi lei ti ha riconosciuto.»
Leonardo lasciò cadere la tazza sul piatto. «Non ci avevo fatto caso, ma sì, sapeva perfettamente chi fossi. Questo vuol dire che i ricordi che mi riguardano non sono svaniti del tutto.»
«Hai visto? La situazione è meno grave di quanto sembra.»
Leonardo inarcò un sopracciglio. «Però è mia madre che deve ricordarsi di me.»
«Non sottovalutare il legame di una madre con il suo bambino» replicò Sabrina. Il suo volto sereno si velò di un’ombra di malinconia. «È difficile dimenticarsi di un figlio.»
Leonardo si morse il labbro. Aveva scordato che l’amica aveva subito un aborto spontaneo solo due mesi prima. «Scusami. Sono stato insensibile. Ti ho fatto tornare in mente brutti ricordi.»  
«No, non preoccuparti. Mi fa bene parlare di quello che è successo. Ignorarlo è peggio.»
«Yuri come l’ha presa?»
Sabrina si sforzò di sorridere di nuovo. «Lui non condivide la mia idea, preferisce evitare l’argomento. Teme che soffriremmo troppo. E poi dovremmo affrontare anche l’altra questione.»
«Quale?»
«Be’… non abbiamo in progetto di avere dei figli in breve tempo, però abbiamo avuto la prova che se rimango incinta può nascere un demone completo e quindi dovremmo valutare come comportarci nel...» La porta cigolò e si zittì di colpo.
Leonardo si girò di scatto verso l’ingresso e scorse i due ragazzi, Sara, Naoko, Patrick e Angelo fare il loro ingresso in fila indiana in quell’istante.
Ognuno di loro pese una sedia e la mise intorno al tavolo, mentre Yuri e Davide ripresero i rispettivi posti.
Sara lo scrutò con attenzione. «Per fortuna stai bene. Credevo ti avessero fatto del male.»
«Potete spiegare anche a noi cosa è successo?» chiese Angelo Moser.
«Questa mattina ci siamo svegliati dopo aver subito l’influsso dell’illusione di un ragazzo biondo» spiegò Davide. «Per fortuna grazie alla proiezione astrale di Leonardo siamo riusciti a rompere il suo trucco, ma quando abbiamo cercato il ragazzo, era scomparso.» Lo guardò di sfuggita, sorridendogli maliziosamente.
Leonardo distolse lo sguardo, ma gli fu grato per aver omesso la modalità con cui erano sfuggiti all’illusione.
«Un altro ragazzo con capacità soprannaturali. Non può essere una coincidenza» disse Naoko.
«Infatti, io e Angelo pensiamo che si tratti di mezzo demoni come voi, reclutati dal C.E.N.T.R.O.» rispose Patrick. «Purtroppo non ne abbiamo le prove.»
«Come se ce ne fosse bisogno. Chi altro potrebbe essere? Non credo che in città ci siano tanti istituti che istruiscono ragazzi con super poteri» fece notare Yuri.
«Il punto è capire se agiscono da soli» intervenne Angelo. «In caso contrario è chiaro che Kaspar e i suoi soci vogliono qualcosa da voi.»
«Potrebbero essere stati loro ad aver cancellato di nuovo il mio ricordo» esclamò Leonardo.
«Cosa?» domandò Patrick.
«Oh sì, mi ero dimenticata di dirvelo» rispose Sara. «Ieri sera nostra madre non ha riconosciuto Leonardo. Anzi è convinta che io sia figlia unica. E c’è di più, nessuno di noi due riesce a teletrasportarsi.»
Angelo corrugò la fronte. «Strano. Le due cose non dovrebbero essere correlate. Andiamo con ordine.» Si alzò in piedi e disse: «Avete provato a teletrasportarvi insieme, tenendovi per mano?»
Leonardo incrociò gli occhi della sorella. Era un tentativo talmente ovvio che avrebbero dovuto pensarci da soli.
«No. Proviamo adesso» annunciò Sara.
«E dove ci trasportiamo?» chiese Leonardo.
Sabrina indicò la porta in fondo alla stanza. «Provate con la toilette. Se ci dovessero essere problemi, vi recupereremo velocemente.»
Leonardo abbandonò la sedia e andò al fianco di Sara già in piedi. Si sistemarono a poca distanza dagli altri, in modo che potessero vederli. Prese per mano la sorella, chiusero gli occhi per focalizzare nella mente il luogo desiderato.. Inaspettata, comparve la familiare e confortante sensazione di calore e si diffuse nel corpo; il vento li avvolse, e Leonardo fu certo di sparire in un baluginare di luce.
Appena aprì gli occhi Leonardo riconobbe l’interno dell’antibagno della toilette. Sara lo fissava con aria indecifrabile. Uscirono quasi subito notando l’espressione sollevata del gruppo.
«Un problema sembra risolto» annunciò Patrick.
«Però prima riuscivano a farlo singolarmente» replicò Naoko. «Perché ora devono essere insieme?»
Angelo si massaggiò il mento. «Per ciò che è successo mesi fa al mio negozio. Leonardo ci ha raccontato di aver condiviso con Sara il fardello delle vittime di Sayka. Questo ha influito e modificato gli effetti dell’incantesimo del Riciclo delle Anime, che in origine aveva fornito a tutti e due la capacità del teletrasporto. È un segno che il rapporto che li unisce è diventato ancora più profondo.»
«Che seccatura» si lamentò Sara. «Ora per spostarci dovremmo dipendere l’uno dall’altro.»
«Scusami tanto se ti ho evitato di impazzire» rispose sarcastico Leonardo. Si rivolse quindi ad Angelo e chiese: «E per l’altra faccenda? Questa notte e poi mattina la madre di Davide mi ha riconosciuto, quindi immagino che i suoi ricordi siano intatti. Perché quelli di mia madre sono spariti?»
«Sinceramente non so spiegarlo» ammise Angelo. «Avete eseguito l’incantesimo davanti a me, seguendo le mie indicazioni e se qualcosa fosse andato storto, si sarebbe visto fin da subito. È come se qualcun altro fosse intervenuto, intromettendosi.»
«In che senso?» domandò Patrick.
«Può essere che un’altra persona abbia agito prima di noi. Non ha impedito che restituissimo i ricordi, ma ha lasciato aperto un varco per toglierli e rimetterli a suo piacimento in vari soggetti. Come se avesse a disposizione un interruttore nella loro memoria, che accende e spegne quando vuole.»
«È orribile» esclamò Sabrina. «Chi può essere stato?»
«Non è ovvio? Sono quelli del C.E.N.T.R.O.» sbottò Davide. «Dovremmo andare lì e dargli una lezione.»
«Non possiamo, è troppo pericoloso» ribatté Yuri. «È meglio evitare scontri con loro.»
«Avete ragione entrambi» s’intromise Angelo. «Un faccia a faccia diretto ci leverebbe tanti dubbi, ma allo stesso tempo ci esporrebbe troppo. Però c’è un modo per sorvegliarli. Kaspar è il consulente alla vostra scuola. Con cautela, seguite le sue mosse e se qualcosa nel suo comportamento non vi convince, riuniamoci di nuovo. Insieme troveremo una soluzione, magari riusciremo a scoprire anche se lui e il C.E.N.T.R.O. sono legati ai mezzo demoni degli attacchi.»
«E io cosa faccio?» domandò Leonardo. «C’è un modo per annullare questo interruttore di ricordi?»
«Non so» disse Angelo. «Contatterò l’Ordine per avere informazioni. Nel frattempo, temo che l’unico modo per scoprire se hanno restituito i ricordi a tua madre sia tornare a casa e verificarlo da solo.»

                                                        Continua…

lunedì 12 novembre 2018

Darklight Children - Capitolo 84


CAPITOLO 84
Mettere insieme i pezzi


Patrick si convinse di non preso quella decisione troppo d’impulso. Quella mattina aveva telefonato ad Angelo Moser e gli aveva chiesto di andare da lui al più presto, dopo le rivelazioni della visone si rese conto che era un passo necessario.
Prima che  arrivasse, frugò in camera e trovò il blocco da disegno e la matita che Kaspar gli aveva regalato quando lo aveva istruito all’uso dei suoi poteri; erano nel terzo cassetto in basso della sua scrivania, l’ultimo posto in cui li aveva lasciati. Per mesi non li aveva più utilizzati, ma doveva riconoscerlo, erano stati un regalo veramente utile, come il suggerimento dell’uomo di riportare sulla carta le immagini delle sue visioni.
Sotto il blocco ritrovò anche il ritaglio di giornale che lo riguardava, un altro dono di Kaspar, ma di quello non era più sicuro che gli fosse stato dato per aiutarlo a  ricordare e soprattutto che era stato disinteressato.  
Trasportò tutto, articolo compreso, sull’ampio tavolo del salone, dove sarebbe stato più comodo e si mise all’opera. Come la prima volta che aveva impugnato la matita, la sua mente e la sua mano agirono di comune accordo, permettendogli di tratteggiare alla perfezione il volto che aveva in testa.
Delineò il viso lungo e spigoloso, la fronte seminascosta dal cappuccio, gli occhi piccoli e la barba liscia che si stendeva sulle labbra carnose, prima di ricongiungersi alle basette.
Patrick constatò che il ritratto rispecchiava l’uomo incappucciato che cercava di rincuorarlo nella visione. Adesso doveva solo scoprire di chi si trattasse.
Il suono urgente del campanello di casa lo distolse dai suoi pensieri. Andò ad aprire e con aria trafelata Angelo gli strinse la mano coperta dal guanto nero.
«Ho fatto prima che ho potuto» disse passandogli accanto per entrare nell’appartamento. «Volevo incontrarla già ieri sera, ma Sara mi ha detto che la situazione era risolta. È successo qualcosa di nuovo?»
«In un certo senso» rispose Patrick. Lo scortò nel salone e lo fece accomodare sul divano. «Possiamo darci del tu?»
Angelo annuì prendendo posto accanto a lui.
«In realtà, la questione di cui voglio parlarti riguarda solo marginalmente i ragazzi. Si tratta di me. Questa notte i miei ricordi si sono sbloccati e ho bisogno di un consulto.»
«Se non ricordo male, eri seguito da Kaspar De Santi. Non è meglio che ti rivolgi a lui?»
«Non posso. Parte dei ricordi lo riguardano.»
Angelo sembrò gradire il suo cambio di atteggiamento nei confronti del professor De Santi. «D’accordo. Cercherò di esserti d’aiuto. Raccontami con calma cosa è accaduto ieri notte. Siete stati attaccati?»
«Sì. Ero andato a controllare le rovine perché sapevo che le ragazze sarebbero state da sole e non ero tranquillo. Poco dopo il loro arrivo, sono comparsi una ragazza e due ragazzi. Avevano chiaramente seguito Naoko e Sara e le hanno sfidate a dimostrare i loro poteri. Hanno detto che volevano mettere alla prova le Alpha.»
Angelo s’incupì. «Hanno usato proprio quel termine?»
Patrick annuì. «Significa qualcosa per te?»
«In effetti sì. Tutti i membri dell’Ordine usano quell’appellativo: Alpha è per identificare i sei mezzo demoni rinati con l’uso del Riciclo delle Anime. Se i ragazzi le hanno chiamate così, devono essere collegati a qualcuno dell’Ordine.»
Patrick intuì subito a chi si riferiva. «Kaspar e i suoi colleghi sono ex-membri dell’Ordine e parte dell’organico del C.E.N.T.R.O.»
«Non voglio lanciare accuse affrettate, ma Kaspar ha ammesso che il C.E.N.T.R.O. rintraccia e addestra da anni gli ultimi mezzo demoni rimasti in circolazione» fece notare Angelo. «E se non ho capito male, i ragazzi che le hanno attaccate possiedono poteri speciali.»
«Esatto. Uno di loro ha dato l’impressione di comandare i pipistrelli, mentre la ragazza ha creato dal nulla una lancia e mi ha colpito» raccontò Patrick. «Ed è per questo che ti ho chiamato. In principio sono svenuto, dopo ho avuto un forte mal di testa e poi toccandomi sono riemersi i miei ricordi.»
«Ti riferisci a ciò che  avevi dimenticato prima del coma?»
Patrick non era sicuro di aver mai messo al corrente Angelo della sua situazione, ma non si sorprese che ne fosse comunque a conoscenza. «Non tutto. Questa notte, per la prima volta da mesi, ho cominciato ad avere dei frammenti di immagini sul mio passato.»
Angelo si fermò a riflettere. «La lancia della ragazza è un’arma psichica, anche se l’ha usata per ferirti,  potrebbe aver intaccato il blocco mentale sulla tua memoria e averti in realtà aiutato.»
«Quindi adesso ricorderò ogni cosa?»
«Non lo so, non posso dirlo con certezza» gli rispose. «Quel genere di arma ha la capacità di scuotere la mente e nel tuo caso di rimuovere lo shock che ti ha impedito di accedere ai ricordi dopo l’esperienza che ti ha mandato in coma. Se è così, è molto probabile che un po’ alla volta tutto tornerà a galla.»
«Spero che tu abbia ragione. È davvero importante che succeda. E non solo per me.» Patrick si alzò in piedi. Andò verso il tavolo e prese l’articolo e il disegno. «Il bambino con me è Samuele e l’ho salvato anni fa. Ieri notte l’ho rivisto: era tra i ragazzi che ci hanno attaccato.»
Angelo prese il ritaglio di giornale dalle sue  mani e lo osservò per alcuni secondi.
«Tra le visioni, o meglio, i ricordi che ho avuto dopo lo sblocco, c’è n’è uno in cui gli parlavo, era come se fossi un suo professore al C.E.N.T.R.O. e gli promettevo che una volta insegnatogli come usare i suoi poteri, lo avrei portato fuori da quell’istituto.»
Angelo sollevò la testa di scatto. «Vuoi dire che facevi parte dell’equipe di Kaspar, ma lui te lo ha tenuto nascosto?»
«Mi ha raccontato che ero un suo collaboratore, ma non so se ero solo quello o qualcosa di più. Fin quando non riavrò tutti i ricordi, non posso accusarlo di niente… anche se incomincio a sospettare che su certi fatti mi abbia mentito» replicò. «Inoltre devo capire perché non sono riuscito a mantenere la mia promessa, o se qualcuno me lo ha impedito.»
Angelo corrugò la fronte. «Cosa ti fa pensare che abbiano cercato di fermarti?»
Patrick gli porse anche il foglio con il ritratto dell’uomo. «L’ultimo frammento di memorie riguardava un rito, qualcosa di strano e di sicuro collegato con l’occulto, che si svolgeva al C.E.N.T.R.O. . Ero su un tavolo di pietra e mi sentivo come una vittima sacrificale. Tra le persone che lo stavano mettendo in atto c’era quest’uomo.»
«Sai il suo nome?» gli chiese Angelo scrutando con attenzione il volto disegnato.
«No.»
«Non posso dartelo per certo, ma forse in questo posso aiutarti. Mi ricorda una fotografia che ho visto negli annali dell’Ordine.»
«Era anche lui un membro?»
Angelo scosse la testa. «In realtà ho visto il suo volto nei files dei mezzo demoni schedati. Ma è successo anni fa e dovrei ricontrollare nei fascicoli che ho salvato dalla distruzione del Portale Mistico
Patrick lo osservò. Gli sembrò più preoccupato da quell’ultima rivelazione che da quanto aveva detto in precedenza. «È qualcuno pericoloso?»
«Forse, o forse no. A ogni modo dobbiamo tenere d’occhio i ragazzi e metterli in guardia. Se tra le alte sfere del C.E.N.T.R.O. c’è anche un mezzo demone, la situazione potrebbe farsi complicata. Dobbiamo evitare di finire di nuovo nei guai.»
Il telefono squillò, facendoli voltare entrambi. Patrick afferrò l’apparecchio cordless e rispose: «Pronto? Ciao Sara.»
Angelo lo guardò in silenzio.
«Va bene arrivo subito. Sì, so dove si trova il locale di Yuri.» Sollevò poi gli occhi incrociando quelli del suo ospite. «Sì, è qui con me vuoi che… ah, ok. A dopo.»
«Cosa succede?» domandò Angelo.
«Leonardo e Davide sono stati attaccati di nuovo. Non so i particolari, Sara vuole che andiamo al Full Moon, faremo una riunione con gli altri. E hanno anche bisogno di spiegazioni da te su un problema personale.»
Angelo abbandonò il foglio da disegno sul divano e si mise in piedi. «Sbrighiamoci. Ho come l’impressione che i guai ci hanno trovato prima che potessimo metterci al riparo.»


                                                     Continua…