CAPITOLO 82
Illusione del passato
Leonardo si strofinò gli occhi.
Aprendoli, si guardò intorno perplesso. Ricordava di aver dormito a casa di
Davide, ma il luogo in cui si trovava era un altro, sbagliato.
Si rizzò a sedere sul letto e anche quel
dettaglio non combaciò con i suoi ricordi. Guardò per terra e non trovò il
sacco a pelo in cui si era addormentato la sera prima e che avrebbe dovuto
ancora ospitarlo.
Si voltò di scatto nel letto
matrimoniale. Davide dormiva al suo fianco. Entrambi erano a petto nudo,
Leonardo alzò il lenzuolo e constatò sollevato che tutti e due indossavano però
un paio di pantaloni. Non erano gli stessi della sera precedente, anzi non
erano proprio suoi: non aveva mai posseduto un indumento di quel tipo.
Osservò nuovamente la stanza. Erano
spariti i poster e le foto appese da Davide; il muro freddo color beige era
spoglio e nell’angolo a sinistra, a poca distanza dalla porta, c’era un armadio
in legno scuro.
Leonardo si rese conto che quella camera
iniziava a sembrargli familiare. E questo lo spaventò.
«Davide! Davide! Svegliati!» Lo scrollò
violentemente finché non aprì gli occhi.
«Che c’è? Che vuoi?» biascicò Davide
insonnolito.
«Guarda dove siamo finiti.»
Davide si tirò su, puntellandosi sui
gomiti e scrutò a sua volta la stanza. «Questa non è la mia camera.»
«No, genio, non lo è.»
«Come siamo arrivati qui?» Si girò a
fissarlo confuso. «E nello stesso letto?»
«Non ne ho idea.»
Davide scostò il lenzuolo e si alzò.
Fece un giro della stanza. C’era una finestra dove doveva trovarsi anche quella
della sua camera, guardò all’esterno e rimase di sasso. «C’è un muro… un
gigantesco muro circonda questo edificio e non è il palazzo in cui abito.» Corse
alla porta e ne aprì uno spiraglio. Davanti a lui si allungava un corridoio
immenso, illuminato solo da grosse candele inserite in appositi candelabri in
rame, fissati alle pareti.
«Hai capito dove siamo?» domandò
Leonardo.
Davide chiuse l’uscio. «Non so… tu hai
qualche idea?»
Sospirò. «Temo di sì. Ripensa ai nostri
ricordi sul passato, alla vita in cui eravamo Lucen e Daren…»
«Vuoi dire che siamo nella nostra stanza
alla Casa dell’Ordine?» Davide si guardò intorno ancora una volta, sembrò meno
allibito e più consapevole. «Hai ragione ed è nello stesso stato dell’ultima
volta che ci siamo stati, prima della battaglia finale. Chi ci ha mandato qui?»
Leonardo balzò giù dal letto. «Siamo
stati noi. Non lo capisci?»
«Che diavolo dici? Non abbiamo questi
poteri!»
«Non lo abbiamo fatto di proposito. Quando
ci siamo baciati, dobbiamo aver innescato una qualche maledizione.»
Davide inarcò un sopracciglio. «Ok, sei
ufficialmente impazzito.»
Quel suo atteggiamento lo mandò in
bestia. Lo afferrò per le spalle e replicò serio «Non è uno scherzo. Dopo
quello che abbiamo fatto, dopo la guerra che abbiamo contribuito a scatenare,
l’intera civiltà è andata a rotoli. L’Ordine ha punito me e Sara rendendoci
gemelli, ma io e te eravamo suoi membri e preferendomi alla missione, hai
tradito tutto ciò in cui credevamo. Non pensi che abbiano trovato un modo per
tenerci lontani nella nuova vita?»
Davide lo fissò, fermandosi a riflettere.
Leonardo pensò stesse valutando il suo
steso ragionamento. Lo aveva tiranneggiato per mesi prima di accettare di
essersi innamorato di lui e confidarglielo, ed era una strana coincidenza che
un fatto simile capitasse proprio dopo quella rivelazione. Poteva essere stato
tutto progettato fin dall’inizio.
Davide si scrollò gentilmente le sue
mani di dosso. «D’accordo, ammettiamo che tu abbia ragione… cosa ci guadagnano
a rispedirci nel passato? Sapendo come è andata, potremmo cambiare la storia.»
«No, non possiamo» rispose Leonardo. «Anche
se decidessi di non lottare contro Sara, per lei non cambierebbe nulla. In
questo tempo è Sayka, non crederebbe a niente di quello che le racconterei, il
suo unico interesse è vedermi morto.»
«Però possiamo convincere Naoko a non
denunciarci agli Anziani dell’Ordine» rispose l’altro. «Dobbiamo rintracciarla
prima che vada da loro e raccontarle tutta la storia.»
«Potrebbe funzionare» concordò Leonardo.
«Ma i miei ricordi di questo tempo sono ancora confusi. E se incontrassimo
qualcuno che dovremmo conoscere e dicessimo qualcosa di sbagliato?»
Davide si morse il labbro inferiore. «Ho
trovato! Usa la proiezione astrale. Funziona più o meno come il teletrasporto, giusto?
Ti ritroverai all’istante nello stesso luogo in cui c’è Naoko.»
Leonardo si ritrovò a sorridere. Era
stranamente rincuorante averlo accanto in quella situazione. «Buona idea.»
«E ricordati che in questo tempo si
chiama Nori.»
Leonardo annuì. Chiuse gli occhi e si
convinse mentalmente di volersi trovare lì con Davide e allo stesso tempo con
Nori. Quando li riaprì rimase allibito.
Era in camera di Davide. Nella vera camera di Davide. Poteva vedere
chiaramente se stesso raggomitolato nel sacco a pelo e Davide disteso supino
nel suo letto.
«Che cosa sta succedendo?» domandò ad
alta voce.
«Stanno giocando con la tua percezione
del mondo.»
La donna dalla pelle chiara e i capelli
castani raccolti nello chignon, che aveva già interagito con lui in sogno,
comparve al suo fianco. Fasciata nello stesso abito lungo del loro precedente
incontro, lo invitò a raggiungerla vicino alla finestra. «Devi stare attento a
cosa guardare.»
«Come?» Leonardo seguì il suo dito
indice, indicava l’esterno della finestra. Osservando con attenzione, notò un
ragazzo dai capelli biondo scuro. Era appoggiato a un muro e guardava verso
l’alto, proprio nella sua direzione. Aveva quasi l’impressione che lo stesse
fissando. «È lui? È colpa sua se siamo in questa situazione?»
Lei sorrise in risposta.
«Ma come è possibile?»
«Non è tanto difficile far credere agli
altri di vedere qualcosa di diverso dalla realtà. Soprattutto se hanno una
ragione per cadere in quell’illusione.»
«Non capisco… vuoi forse dire che siamo
vittime di questa finzione, di questa illusione, perché permettiamo a questo
ragazzo di condizionarci?»
La donna gli posò le mani sulle spalle.
Riusciva a toccarlo anche se era nella sua forma astrale. «Hai imparato ad
accettare la verità, anche se spaventa. Ora non lasciare che sia la paura a
guidarti.»
Prima che potesse fare domande o
ricevere altre spiegazioni, Leonardo vide l’ambiente intorno a lui dissolversi
come fosse composto da fumo.
Si ritrovò di colpo nel suo corpo, in
piedi di fronte a Davide, nella finta stanza della Casa dell’Ordine.
«Allora? L’hai trovata?» domandò il
ragazzo.
«No.» rispose. Quella strana donna gli
aveva dato un suggerimento per uscire da quel pasticcio. E anche se voleva
capire come avesse fatto a raggiungerlo, e a sapere cosa stava accadendo, al
momento era più urgente concentrarsi sul problema attuale. Guardò Davide negli
occhi e disse: «Siamo sotto l’effetto di un’illusione.»
«Cosa? Come lo sai?»
«Quando uso la forma astrale sono
proiettato fuori dal corpo, giusto? Be’ ho visto che stiamo ancora dormendo in
camera tua. Tutto questo è solo un trucco da prestigiatore.»
Davide si grattò la testa confuso. «Ok,
ma chi può sapere questi dettagli da riuscire a convincerci di essere tornati
indietro nel tempo?»
Leonardo aveva la risposta, ma preferì
omettere il coinvolgimento della donna misteriosa. «Ho controllato se c’era
qualcuno con noi e fermandomi davanti alla finestra, mi sono accorto che fuori
c’era un ragazzo biondo che guardava verso di me. Non idea di chi sia, ma di
sicuro è opera sua.»
«Può essere un altro di quei ragazzi con i
poteri. Come quelli che hanno attaccato tua sorella questa notte.» Davide
camminò in giro per la stanza furioso. «Dobbiamo trovare un modo per liberarci
della sua illusione, così posso prenderlo a pugni.»
Leonardo ripensò alle parole della sua
alleata senza nome. L’idea iniziale della cospirazione ordita dall’Ordine non
era del tutto sbagliata, però i responsabili erano loro. La sua paura per
quello che poteva provare per Davide e magari anche le insicurezze del
compagno, potevano aver dato al loro avversario la base per costruire la sua
illusione.
«Forse ho trovato una soluzione» disse
Leonardo. Si avvicinò a Davide e si fermò a una spanna da lui. «Devi fidarti di
me e non fare domande.»
Lo guardò sicuro negli occhi «Va bene.
Mi fido di te.»
«Devo baciarti di nuovo.»
Davide abbozzò un sorriso. « Come nelle
favole? Ci baciamo e l’incantesimo si rompe?»
«Sì, in un certo senso» Abbassò lo
sguardo imbarazzato. «Suona un po’ assurdo… ma può funzionare, basta che
non pensi al nostro passato, o al nostro
futuro.»
«Proviamo.»
Davide chinò il capo. Leonardo alzò
lievemente il suo. Le loro labbra si incrociarono ancora, unendosi in un bacio
tenero e più spontaneo dei precedenti.
Leonardo spalancò gli occhi. Nella
semioscurità vide il sacco a pelo che lo avvolgeva. Pochi secondi dopo la
stanza fu illuminata dalla luce elettrica.
Davide era balzato fuori dal letto e
aveva spinto l’interruttore. Come lui, indossava gli stessi abiti del giorno
prima, ma era a piedi nudi. Poi spalancò la porta, pronto a fiondarsi
all’esterno.
«Dove stai andando?» urlò Leonardo.
«A prendere quel bastardo prima che
scappi» rispose Davide, da metà del corridoio.
Leonardo si liberò dal sacco a pelo e si
alzò dal pavimento. Lo rincorse fuori dalla camera, anche lui a piedi nudi, lo
raggiunse alla porta d’ingresso e senza chiuderla, continuò a seguire l’amico
fin fuori dal palazzo.
Arrivarono in strada quasi nello stesso
istante, in starda sotto la luce dei lampioni non c’era nessuno.
«Dov’era quando lo hai visto?» domandò
Davide, scrutando nelle vicinanze deserte.
«Appoggiato a quel muro. Vicino al
cancello» indicò.
Guardarono entrambi attentamente, ma
erano gli unici presenti. Leonardo concluse che il ragazzo si era dileguato
appena aveva avvertito che la sua illusione si era infranta. Era riuscito a
cavarsela.
Leonardo tirò Davide per un braccio.
«Rientriamo, prima che qualcuno ci veda e ci prenda per pazzi.»
Ritornarono sui loro passi e appena
varcarono la soglia di casa trovarono Paola Angeli, la madre di Davide, in
vestaglia ad attenderli.
La donna li squadrò interdetta e pronta
ad aggredirli. «Mi spiegate cosa sta succedendo?»
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