lunedì 15 ottobre 2018

Darklight Children - Capitolo 82


CAPITOLO 82

Illusione del passato

 

Leonardo si strofinò gli occhi. Aprendoli, si guardò intorno perplesso. Ricordava di aver dormito a casa di Davide, ma il luogo in cui si trovava era un altro, sbagliato.
Si rizzò a sedere sul letto e anche quel dettaglio non combaciò con i suoi ricordi. Guardò per terra e non trovò il sacco a pelo in cui si era addormentato la sera prima e che avrebbe dovuto ancora ospitarlo.
Si voltò di scatto nel letto matrimoniale. Davide dormiva al suo fianco. Entrambi erano a petto nudo, Leonardo alzò il lenzuolo e constatò sollevato che tutti e due indossavano però un paio di pantaloni. Non erano gli stessi della sera precedente, anzi non erano proprio suoi: non aveva mai posseduto un indumento di quel tipo.
Osservò nuovamente la stanza. Erano spariti i poster e le foto appese da Davide; il muro freddo color beige era spoglio e nell’angolo a sinistra, a poca distanza dalla porta, c’era un armadio in legno scuro.
Leonardo si rese conto che quella camera iniziava a sembrargli familiare. E questo lo spaventò.
«Davide! Davide! Svegliati!» Lo scrollò violentemente finché non aprì gli occhi.
«Che c’è? Che vuoi?» biascicò Davide insonnolito.
«Guarda dove siamo finiti.»
Davide si tirò su, puntellandosi sui gomiti e scrutò a sua volta la stanza. «Questa non è la mia camera.»
«No, genio, non lo è.»
«Come siamo arrivati qui?» Si girò a fissarlo confuso. «E nello stesso letto?»
«Non ne ho idea.»
Davide scostò il lenzuolo e si alzò. Fece un giro della stanza. C’era una finestra dove doveva trovarsi anche quella della sua camera, guardò all’esterno e rimase di sasso. «C’è un muro… un gigantesco muro circonda questo edificio e non è il palazzo in cui abito.» Corse alla porta e ne aprì uno spiraglio. Davanti a lui si allungava un corridoio immenso, illuminato solo da grosse candele inserite in appositi candelabri in rame, fissati alle pareti.
«Hai capito dove siamo?» domandò Leonardo.
Davide chiuse l’uscio. «Non so… tu hai qualche idea?»
Sospirò. «Temo di sì. Ripensa ai nostri ricordi sul passato, alla vita in cui eravamo Lucen e Daren…»
«Vuoi dire che siamo nella nostra stanza alla Casa dell’Ordine?» Davide si guardò intorno ancora una volta, sembrò meno allibito e più consapevole. «Hai ragione ed è nello stesso stato dell’ultima volta che ci siamo stati, prima della battaglia finale. Chi ci ha mandato qui?»
Leonardo balzò giù dal letto. «Siamo stati noi. Non lo capisci?»
«Che diavolo dici? Non abbiamo questi poteri!»
«Non lo abbiamo fatto di proposito. Quando ci siamo baciati, dobbiamo aver innescato una qualche maledizione.»
Davide inarcò un sopracciglio. «Ok, sei ufficialmente impazzito.»
Quel suo atteggiamento lo mandò in bestia. Lo afferrò per le spalle e replicò serio «Non è uno scherzo. Dopo quello che abbiamo fatto, dopo la guerra che abbiamo contribuito a scatenare, l’intera civiltà è andata a rotoli. L’Ordine ha punito me e Sara rendendoci gemelli, ma io e te eravamo suoi membri e preferendomi alla missione, hai tradito tutto ciò in cui credevamo. Non pensi che abbiano trovato un modo per tenerci lontani nella nuova vita?»
Davide lo fissò, fermandosi a riflettere.
Leonardo pensò stesse valutando il suo steso ragionamento. Lo aveva tiranneggiato per mesi prima di accettare di essersi innamorato di lui e confidarglielo, ed era una strana coincidenza che un fatto simile capitasse proprio dopo quella rivelazione. Poteva essere stato tutto progettato fin dall’inizio.
Davide si scrollò gentilmente le sue mani di dosso. «D’accordo, ammettiamo che tu abbia ragione… cosa ci guadagnano a rispedirci nel passato? Sapendo come è andata, potremmo cambiare la storia.»
«No, non possiamo» rispose Leonardo. «Anche se decidessi di non lottare contro Sara, per lei non cambierebbe nulla. In questo tempo è Sayka, non crederebbe a niente di quello che le racconterei, il suo unico interesse è vedermi morto.»
«Però possiamo convincere Naoko a non denunciarci agli Anziani dell’Ordine» rispose l’altro. «Dobbiamo rintracciarla prima che vada da loro e raccontarle tutta la storia.»
«Potrebbe funzionare» concordò Leonardo. «Ma i miei ricordi di questo tempo sono ancora confusi. E se incontrassimo qualcuno che dovremmo conoscere e dicessimo qualcosa di sbagliato?»
Davide si morse il labbro inferiore. «Ho trovato! Usa la proiezione astrale. Funziona più o meno come il teletrasporto, giusto? Ti ritroverai all’istante nello stesso luogo in cui c’è Naoko.»
Leonardo si ritrovò a sorridere. Era stranamente rincuorante averlo accanto in quella situazione. «Buona idea.»
«E ricordati che in questo tempo si chiama Nori.»
Leonardo annuì. Chiuse gli occhi e si convinse mentalmente di volersi trovare lì con Davide e allo stesso tempo con Nori. Quando li riaprì rimase allibito.
Era in camera di Davide. Nella vera camera di Davide. Poteva vedere chiaramente se stesso raggomitolato nel sacco a pelo e Davide disteso supino nel suo letto.
«Che cosa sta succedendo?» domandò ad alta voce.
«Stanno giocando con la tua percezione del mondo.»
La donna dalla pelle chiara e i capelli castani raccolti nello chignon, che aveva già interagito con lui in sogno, comparve al suo fianco. Fasciata nello stesso abito lungo del loro precedente incontro, lo invitò a raggiungerla vicino alla finestra. «Devi stare attento a cosa guardare.» 
«Come?» Leonardo seguì il suo dito indice, indicava l’esterno della finestra. Osservando con attenzione, notò un ragazzo dai capelli biondo scuro. Era appoggiato a un muro e guardava verso l’alto, proprio nella sua direzione. Aveva quasi l’impressione che lo stesse fissando. «È lui? È colpa sua se siamo in questa situazione?»
Lei sorrise in risposta.
«Ma come è possibile?»
«Non è tanto difficile far credere agli altri di vedere qualcosa di diverso dalla realtà. Soprattutto se hanno una ragione per cadere in quell’illusione.»
«Non capisco… vuoi forse dire che siamo vittime di questa finzione, di questa illusione, perché permettiamo a questo ragazzo di condizionarci?»
La donna gli posò le mani sulle spalle. Riusciva a toccarlo anche se era nella sua forma astrale. «Hai imparato ad accettare la verità, anche se spaventa. Ora non lasciare che sia la paura a guidarti.»
Prima che potesse fare domande o ricevere altre spiegazioni, Leonardo vide l’ambiente intorno a lui dissolversi come fosse composto da fumo.
Si ritrovò di colpo nel suo corpo, in piedi di fronte a Davide, nella finta stanza della Casa dell’Ordine.
«Allora? L’hai trovata?» domandò il ragazzo.
«No.» rispose. Quella strana donna gli aveva dato un suggerimento per uscire da quel pasticcio. E anche se voleva capire come avesse fatto a raggiungerlo, e a sapere cosa stava accadendo, al momento era più urgente concentrarsi sul problema attuale. Guardò Davide negli occhi e disse: «Siamo sotto l’effetto di un’illusione.»
«Cosa? Come lo sai?»
«Quando uso la forma astrale sono proiettato fuori dal corpo, giusto? Be’ ho visto che stiamo ancora dormendo in camera tua. Tutto questo è solo un trucco da prestigiatore.»
Davide si grattò la testa confuso. «Ok, ma chi può sapere questi dettagli da riuscire a convincerci di essere tornati indietro nel tempo?»
Leonardo aveva la risposta, ma preferì omettere il coinvolgimento della donna misteriosa. «Ho controllato se c’era qualcuno con noi e fermandomi davanti alla finestra, mi sono accorto che fuori c’era un ragazzo biondo che guardava verso di me. Non idea di chi sia, ma di sicuro è opera sua.»
«Può essere un altro di quei ragazzi con i poteri. Come quelli che hanno attaccato tua sorella questa notte.» Davide camminò in giro per la stanza furioso. «Dobbiamo trovare un modo per liberarci della sua illusione, così posso prenderlo a pugni.»
Leonardo ripensò alle parole della sua alleata senza nome. L’idea iniziale della cospirazione ordita dall’Ordine non era del tutto sbagliata, però i responsabili erano loro. La sua paura per quello che poteva provare per Davide e magari anche le insicurezze del compagno, potevano aver dato al loro avversario la base per costruire la sua illusione.
«Forse ho trovato una soluzione» disse Leonardo. Si avvicinò a Davide e si fermò a una spanna da lui. «Devi fidarti di me e non fare domande.»
Lo guardò sicuro negli occhi «Va bene. Mi fido di te.»
«Devo baciarti di nuovo.»
Davide abbozzò un sorriso. « Come nelle favole? Ci baciamo e l’incantesimo si rompe?»
«Sì, in un certo senso» Abbassò lo sguardo imbarazzato. «Suona un po’ assurdo… ma può funzionare, basta che non  pensi al nostro passato, o al nostro futuro.»
«Proviamo.»
Davide chinò il capo. Leonardo alzò lievemente il suo. Le loro labbra si incrociarono ancora, unendosi in un bacio tenero e più spontaneo dei precedenti.

Leonardo spalancò gli occhi. Nella semioscurità vide il sacco a pelo che lo avvolgeva. Pochi secondi dopo la stanza fu illuminata dalla luce elettrica.
Davide era balzato fuori dal letto e aveva spinto l’interruttore. Come lui, indossava gli stessi abiti del giorno prima, ma era a piedi nudi. Poi spalancò la porta, pronto a fiondarsi all’esterno.
«Dove stai andando?» urlò Leonardo.
«A prendere quel bastardo prima che scappi» rispose Davide, da metà del corridoio.
Leonardo si liberò dal sacco a pelo e si alzò dal pavimento. Lo rincorse fuori dalla camera, anche lui a piedi nudi, lo raggiunse alla porta d’ingresso e senza chiuderla, continuò a seguire l’amico fin fuori dal palazzo. 
Arrivarono in strada quasi nello stesso istante, in starda sotto la luce dei lampioni non c’era nessuno.
«Dov’era quando lo hai visto?» domandò Davide, scrutando nelle vicinanze deserte.
«Appoggiato a quel muro. Vicino al cancello» indicò.
Guardarono entrambi attentamente, ma erano gli unici presenti. Leonardo concluse che il ragazzo si era dileguato appena aveva avvertito che la sua illusione si era infranta. Era riuscito a cavarsela.
Leonardo tirò Davide per un braccio. «Rientriamo, prima che qualcuno ci veda e ci prenda per pazzi.»
Ritornarono sui loro passi e appena varcarono la soglia di casa trovarono Paola Angeli, la madre di Davide, in vestaglia ad attenderli.
La donna li squadrò interdetta e pronta ad aggredirli. «Mi spiegate cosa sta succedendo?»

 

 Continua…

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