lunedì 1 ottobre 2018

Darklight Children - Capitolo 81


CAPITOLO 81

Ipotesi di complotti

 
Passeggiando frenetico avanti e indietro al cancello del palazzo in cui abitava, Leonardo si rivolse a Davide: «Perché ci mette così tanto?»
Appoggiato alle sbarre, l’altro lo osservò con le mani in tasca, più rilassato. «Stai calmo, tua sorella sarà qui a momenti.»
«Dovrebbe essere già qui. Quanto tempo è passato da quando ho messo via il telefono? Cinque, dieci minuti? Per teletrasportarsi ce ne vogliono molto meno.»
Davide distolse lo sguardo, girandosi verso la strada che portava alle rovine del negozio. Leonardo lo imitò e videro una figura avvicinarsi affannata. Sara correva affannata da loro.
«Credo che abbia scelto un altro modo per raggiungerci» gli disse.
«Perché non hai usato il potere?» le domandò Leonardo quando fu a un palmo da lui.
Ansimando e con il fiato corto, rispose: «Non ho potuto. Il teletrasporto non funziona.»
Davide abbandonò la sua postura tranquilla e si avvicinò. «Che significa?»
«Ve l’ho detto» replicò Sara, tirando grandi respiri. «Non sono riuscita a spostarmi dalle rovine.»
«È ridicolo» esclamò Leonardo. «Provo io.» Chiuse gli occhi, concentrandosi sull’andare dall’altra parte del marciapiede. Attese il vento e  il calore, ma non avvertì né l’uno, né l’altro. Aprì gli occhi allarmato.
«È successo anche a te» disse Sara.
«Provate con i vostri poteri originali» suggerì Davide.
Sara annuì. «Cercherò di fare piano.» Appoggiò l’indice e il medio destro sulla tempia e strizzò lievemente gli occhi.
Leonardo avvertì una rapida fitta alla testa e Davide si portò all’istante le mani alla fronte. Constatando il successo della sorella, si immaginò all’esterno del corpo e in baluginare di luce azzurra, si materializzò a pochi passi dai due, li osservò per un istante e ritornò subito nel proprio corpo, in tempo per non cadere sul marciapiede.
«A quanto pare gli altri poteri sono ancor attivi» disse, rimettendosi in equilibrio.
Davide si massaggiò ancora la fronte. «Quindi abbiamo un altro mistero. Tua madre che non si ricorda di te e ora la sparizione del teletrasporto.»
Sara si appoggiò con la schiena al cancello. «Mi spiegate bene cosa è successo quando sono uscita?»
«Io e Davide stavamo chiacchierando» raccontò Leonardo. «E quando stava per andarsene è spuntata mamma. Non era arrabbiata o confusa, ma ha detto che non dovevi lasciarci soli perché eravamo gli ospiti in casa. Tutti e due!»
«Magari stava scherzando.»
«No, era seria» confermò Davide. «Ha detto che eri figlia unica e a quel punto ho capito che era meglio portare via Leonardo e lei non ha fatto una piega.»
Leonardo li guardò scambiarsi occhiate incomprensibili. «Si può sapere che diavolo avete combinato? Avete fatto qualche pasticcio con quell’incantesimo della memoria?»
«Non fare l’isterico» lo rimbeccò la sorella. «C’eri anche tu quando lo abbiamo praticato ed è andato tutto liscio. Per due mesi nessuno si è chiesto chi fossi. O dove eri finito per tutto il tempo in cui ti avevamo creduto morto.»
«E allora cosa sta succedendo? Perché mamma non si ricorda di me?»
«Forse è colpa di qualcun altro» ipotizzò Davide. «Qualcuno che è intervenuto adesso, magari annullando il nostro incantesimo.»
Leonardo si mise le mani nei capelli. «Ci mancava solo questa! E a chi servirebbe cancellare di nuovo i ricordi che mi riguardano?»
Sara lanciò uno sguardo in direzione dei resti del Portale Mistico e poi tornò poi a fissarli in volto. «Forse ho un’idea. Prima che mi chiamassi, siamo state attaccate da tre ragazzi, due maschi e una femmina. Avevano drogato i gatti di Naoko, ci hanno seguito fin dentro il cancello del negozio e due di loro hanno dimostrato di avere poteri simili ai nostri.»
«Quanto simili?» domandò Davide.
«La ragazza ha creato una lancia di luce rossa e il ragazzo ci ha mandato addosso dei pipistrelli. Suppongo un potere sul genere di quello di Naoko» rispose. «Non so come sapessero di noi, o come entrare, ma volevano metterci alla prova.»
Davide incrociò le braccia sul petto. «Potrebbero essere degli altri mezzo demoni, come quelli che il consulente scolastico ha detto che rintracciano per portarli in quel posto… come si chiama?»
«Il C.E.N.T.R.O.» disse Leonardo. «Ammettiamo anche che facciano parte di quell’istituto, cosa vogliono da me? Perché giocare con i ricordi che mi riguardano?»
Sara scosse la testa abbattuta. «Non saprei, ma è chiaro che la pace è finita.»
«Possiamo contattare il signor Moser e chiedergli delle spiegazioni» propose. «Tra poco sarà qui per il suo turno di pattuglia».
«No, prima di venire da voi ho concordato con Naoko che era meglio non farlo venire  e lo abbiamo avvertito. Dopo l’attacco non sarebbe sicuro.»
Leonardo aggrottò la fronte irritato. «E io cosa dovrei fare nel frattempo? A casa non posso tornare, dove vado a dormire?»
«Vieni da me» propose Davide. «Per stanotte ci arrangiamo e poi domani pensiamo a cosa fare.
Leonardo lo guardò incredulo. «Stai scherzando?»
«Con questi nuovi ragazzi con poteri da mezzo demoni in giro, e con la perdita del tuo teletrasporto, sei più al sicuro con me» gli fece notare.
«Ha ragione. Siamo quelli più vicini al Sigillo e di sicuro non riproveranno a colpire me» disse Sara. «Ma se ci sono loro dietro la perdita di memoria della mamma, forse il loro prossimo obbiettivo sei tu. Sono più tranquilla sapendoti con Davide.»
«Ma… ma...» Leonardo avrebbe voluto replicare che era lui a non sentirsi tranquillo con Davide, ma non sapeva come dirlo senza offenderlo.
Sara lo baciò sulla guancia. «Andate.»
Leonardo guardò la sorella rassegnato. Lei gli voltò le spalle ed entrò nel cancello. La seguì con occhi supplichevoli fin quando scomparve dietro il portone della casa. Poi si girò verso Davide e lo vide fargli cenno con la testa di incamminarsi verso la sua auto.

«Fai piano» sussurrò Davide, entrando in casa. «Mia madre starà già dormendo. Se la svegliamo, parte il terzo grado.»
Lo lasciò passare e poi chiuse delicatamente la porta. Si morse il labbro inferiore sentendola cigolare, tolse le chiavi dalla serratura e gli fece strada fino alla sua camera da letto.
Una volta dentro, Davide accese la luce e accostò l’uscio. Rimase in ascolto qualche secondo. Non sentendo rumori, si girò e disse:. «Ok, pericolo scampato.».
Leonardo squadrò la stanza e notò che ovviamente c’era un letto solo. «Come ci sistemiamo?»
«Dormiamo insieme nel mio letto. Staremo un po’ stretti, ma lo abbiamo già fatto.»
Leonardo rimase a bocca aperta. Non sapeva cosa rispondere.
«Sei proprio scemo, stavo scherzando» aggiunse con un sorriso malizioso.
«Come? Cosa?»
«Ho un sacco a pelo in cui starai comodissimo, ma se preferisci che dormiamo nello st…»
«Il sacco a pelo andrà benissimo» si affretto a rispondere Leonardo. Si girò di spalle per non mostrargli il rossore che avvampava sulle guance e si espandeva nel resto della sua faccia.
Udì Davide emettere dei risolini, aprire l’armadio e frugare all’interno per estrarre il sacco a pelo. Gli passò a fianco e lo distese sul pavimento, accanto al suo letto; prese un maglione grigio da una pila di indumenti di lana e glielo lanciò.
«Mettiti questo, fa ancora freddo a dormire per terra.»
Afferrandolo al volo, Leonardo rispose: «Perché sei così gentile?»
«Che domanda è?  Se fossi un tipo sensibile, mi offenderei.»
«Sai cosa voglio dire. In passato non mi hai mai trattato con molto riguardo.»
«A parte quando sono venuto a farti da guardia del corpo contro un gigantesco demone uccello? O quando ho consultato vecchi registri, scoprendo che potevi essere ancora vivo e alla fine ti ho rintracciato?»
Leonardo sbuffò. «Quello non conta. Primo era una questione di sopravvivenza collettiva e secondo… be’ potresti non essere stato veramente tu a volermi trovare.»
Davide inarcò un sopracciglio. «Questa me la devi spiegare.»
Leonardo si lasciò cadere sul letto alle sue spalle. «Mi riferisco a Daren. Come sai che non è stata la parte di lui che è te a spingerti ad agire così?»
«Non si tratta di lui o me. Io sono sempre io. Ogni azione che compio, lo faccio di mia volontà, anche quelle di cui non vado molto fiero.» Davide si sedé accanto a lui. «Era quello che cercavo di dirti a casa tua. Ho sempre saputo cosa provavo per te. Scoprire che eravamo una coppia già in un’altra vita, mi ha solo convinto a non averne paura.»
«Non puoi esserne certo al cento per cento. Guarda mia sorella e Yuri. Erano sicuri di amarsi, ma poi si è rivelato un errore.»
«Io non ho dubbi. L’ho capito nel momento in cui ti ho baciato. Fallo anche tu.»
«Cosa?»
«Baciami» disse Davide. «Se dopo averlo fatto resterai convinto che non provi nulla per me e che tra noi non potrà mai esserci niente, me ne farò una ragione.»
«Ci siamo già baciati, non ti ricordi?»
Davide si grattò il capo imbarazzato «Ti riferisci a quella sera fuori dal Portale Mistico, dopo aver rivissuto i nostri ricordi?»
Leonardo annuì.
«Tecnicamente ti ho baciato io, di sorpresa e tu sei scappato. Quindi non conta.»
Leonardo rimase a fissarlo. Guardò il volto pacato del ragazzo dai capelli color rame, il diavolo dalla faccia d’angelo che lo aveva tormentato e gli parve diverso. Forse meritava una seconda chance. Anche se non avrebbe mai provato amore per lui, gli doveva una risposta.
«Ok, un bacio solo. E non farti venire strane idee.»
Si avvicinò lentamente a lui, gli mise la mano destra sulla guancia e abbassò le palpebre. Lui si sporse gentilmente e lasciò che loro labbra si sfiorassero. Leonardo sentì un fremito. Avvertì il calore di Davide trasmesso da quel contatto. Era piacevole e non se lo aspettava. Si ritrasse, scostando anche la mano.
«Allora?» gli chiese.
Leonardo andò nel panico. Non aveva idea di cosa rispondere. Quel bacio lo aveva confuso, anziché dargli un chiarimento.
In quegli istanti di silenzio, udirono un rumore nel corridoio. Sembravano dei passi che si avvicinavano.
Leonardo si alzò e sgusciò all’interno del sacco a pelo, infilandosi in fretta e furia il maglione del compagno. «Spegni la luce prima che tua madre ci veda e fraintenda la situazione.» Si girò sul fianco, dando la schiena all’altro.
Davide spinse l’interruttore elettrico e si coricò nel buio della stanza.
Nessuno bussò alla porta, o piegò la maniglia per entrare, ma Leonardo fu sollevato che Davide  non riprese la conversazione.

Al di fuori dei vetri della finestra, nella notte scura, qualcuno aveva spiato l’intera scena non visto. Un pipistrello rimase sospeso a mezz’aria, agitando le ali. Poi, notando la quiete nella stanza, compì una giravolta e abbandonò la postazione. Aveva eseguito il compito affidatogli dal suo padrone e ora si apprestava a fare rapporto.

 
Continua…

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