CAPITOLO 81
Ipotesi di complotti
Passeggiando frenetico avanti e indietro
al cancello del palazzo in cui abitava, Leonardo si rivolse a Davide: «Perché
ci mette così tanto?»
Appoggiato alle sbarre, l’altro lo
osservò con le mani in tasca, più rilassato. «Stai calmo, tua sorella sarà qui
a momenti.»
«Dovrebbe essere già qui. Quanto tempo è passato da quando ho messo via il telefono?
Cinque, dieci minuti? Per teletrasportarsi ce ne vogliono molto meno.»
Davide distolse lo sguardo, girandosi
verso la strada che portava alle rovine del negozio. Leonardo lo imitò e videro
una figura avvicinarsi affannata. Sara correva affannata da loro.
«Credo che abbia scelto un altro modo
per raggiungerci» gli disse.
«Perché non hai usato il potere?» le
domandò Leonardo quando fu a un palmo da lui.
Ansimando e con il fiato corto, rispose:
«Non ho potuto. Il teletrasporto non funziona.»
Davide abbandonò la sua postura
tranquilla e si avvicinò. «Che significa?»
«Ve l’ho detto» replicò Sara, tirando
grandi respiri. «Non sono riuscita a spostarmi dalle rovine.»
«È ridicolo» esclamò Leonardo. «Provo
io.» Chiuse gli occhi, concentrandosi sull’andare dall’altra parte del
marciapiede. Attese il vento e il
calore, ma non avvertì né l’uno, né l’altro. Aprì gli occhi allarmato.
«È successo anche a te» disse Sara.
«Provate con i vostri poteri originali»
suggerì Davide.
Sara annuì. «Cercherò di fare piano.»
Appoggiò l’indice e il medio destro sulla tempia e strizzò lievemente gli
occhi.
Leonardo avvertì una rapida fitta alla
testa e Davide si portò all’istante le mani alla fronte. Constatando il
successo della sorella, si immaginò all’esterno del corpo e in baluginare di
luce azzurra, si materializzò a pochi passi dai due, li osservò per un istante
e ritornò subito nel proprio corpo, in tempo per non cadere sul marciapiede.
«A quanto pare gli altri poteri sono
ancor attivi» disse, rimettendosi in equilibrio.
Davide si massaggiò ancora la fronte. «Quindi
abbiamo un altro mistero. Tua madre che non si ricorda di te e ora la
sparizione del teletrasporto.»
Sara si appoggiò con la schiena al
cancello. «Mi spiegate bene cosa è successo quando sono uscita?»
«Io e Davide stavamo chiacchierando»
raccontò Leonardo. «E quando stava per andarsene è spuntata mamma. Non era
arrabbiata o confusa, ma ha detto che non dovevi lasciarci soli perché eravamo gli
ospiti in casa. Tutti e due!»
«Magari stava scherzando.»
«No, era seria» confermò Davide. «Ha
detto che eri figlia unica e a quel punto ho capito che era meglio portare via
Leonardo e lei non ha fatto una piega.»
Leonardo li guardò scambiarsi occhiate
incomprensibili. «Si può sapere che diavolo avete combinato? Avete fatto
qualche pasticcio con quell’incantesimo della memoria?»
«Non fare l’isterico» lo rimbeccò la
sorella. «C’eri anche tu quando lo abbiamo praticato ed è andato tutto liscio.
Per due mesi nessuno si è chiesto chi fossi. O dove eri finito per tutto il
tempo in cui ti avevamo creduto morto.»
«E allora cosa sta succedendo? Perché
mamma non si ricorda di me?»
«Forse è colpa di qualcun altro»
ipotizzò Davide. «Qualcuno che è intervenuto adesso, magari annullando il
nostro incantesimo.»
Leonardo si mise le mani nei capelli. «Ci
mancava solo questa! E a chi servirebbe cancellare di nuovo i ricordi che mi
riguardano?»
Sara lanciò uno sguardo in direzione dei
resti del Portale Mistico e poi tornò
poi a fissarli in volto. «Forse ho un’idea. Prima che mi chiamassi, siamo state
attaccate da tre ragazzi, due maschi e una femmina. Avevano drogato i gatti di
Naoko, ci hanno seguito fin dentro il cancello del negozio e due di loro hanno
dimostrato di avere poteri simili ai nostri.»
«Quanto simili?» domandò Davide.
«La ragazza ha creato una lancia di luce
rossa e il ragazzo ci ha mandato addosso dei pipistrelli. Suppongo un potere
sul genere di quello di Naoko» rispose. «Non so come sapessero di noi, o come
entrare, ma volevano metterci alla prova.»
Davide incrociò le braccia sul petto. «Potrebbero
essere degli altri mezzo demoni, come quelli che il consulente scolastico ha
detto che rintracciano per portarli in quel posto… come si chiama?»
«Il C.E.N.T.R.O.» disse Leonardo. «Ammettiamo
anche che facciano parte di quell’istituto, cosa vogliono da me? Perché giocare
con i ricordi che mi riguardano?»
Sara scosse la testa abbattuta. «Non saprei,
ma è chiaro che la pace è finita.»
«Possiamo contattare il signor Moser e
chiedergli delle spiegazioni» propose. «Tra poco sarà qui per il suo turno di
pattuglia».
«No, prima di venire da voi ho
concordato con Naoko che era meglio non farlo venire e lo abbiamo avvertito. Dopo l’attacco non
sarebbe sicuro.»
Leonardo aggrottò la fronte irritato. «E
io cosa dovrei fare nel frattempo? A casa non posso tornare, dove vado a
dormire?»
«Vieni da me» propose Davide. «Per
stanotte ci arrangiamo e poi domani pensiamo a cosa fare.
Leonardo lo guardò incredulo. «Stai
scherzando?»
«Con questi nuovi ragazzi con poteri da
mezzo demoni in giro, e con la perdita del tuo teletrasporto, sei più al sicuro
con me» gli fece notare.
«Ha ragione. Siamo quelli più vicini al
Sigillo e di sicuro non riproveranno a colpire me» disse Sara. «Ma se ci sono
loro dietro la perdita di memoria della mamma, forse il loro prossimo
obbiettivo sei tu. Sono più tranquilla sapendoti con Davide.»
«Ma… ma...» Leonardo avrebbe voluto
replicare che era lui a non sentirsi
tranquillo con Davide, ma non sapeva come dirlo senza offenderlo.
Sara lo baciò sulla guancia. «Andate.»
Leonardo guardò la sorella rassegnato.
Lei gli voltò le spalle ed entrò nel cancello. La seguì con occhi supplichevoli
fin quando scomparve dietro il portone della casa. Poi si girò verso Davide e
lo vide fargli cenno con la testa di incamminarsi verso la sua auto.
«Fai piano» sussurrò Davide, entrando in
casa. «Mia madre starà già dormendo. Se la svegliamo, parte il terzo grado.»
Lo lasciò passare e poi chiuse delicatamente
la porta. Si morse il labbro inferiore sentendola cigolare, tolse le chiavi
dalla serratura e gli fece strada fino alla sua camera da letto.
Una volta dentro, Davide accese la luce
e accostò l’uscio. Rimase in ascolto qualche secondo. Non sentendo rumori, si
girò e disse:. «Ok, pericolo scampato.».
Leonardo squadrò la stanza e notò che ovviamente
c’era un letto solo. «Come ci sistemiamo?»
«Dormiamo insieme nel mio letto. Staremo
un po’ stretti, ma lo abbiamo già fatto.»
Leonardo rimase a bocca aperta. Non
sapeva cosa rispondere.
«Sei proprio scemo, stavo scherzando»
aggiunse con un sorriso malizioso.
«Come? Cosa?»
«Ho un sacco a pelo in cui starai
comodissimo, ma se preferisci che dormiamo nello st…»
«Il sacco a pelo andrà benissimo» si
affretto a rispondere Leonardo. Si girò di spalle per non mostrargli il rossore
che avvampava sulle guance e si espandeva nel resto della sua faccia.
Udì Davide emettere dei risolini, aprire
l’armadio e frugare all’interno per estrarre il sacco a pelo. Gli passò a
fianco e lo distese sul pavimento, accanto al suo letto; prese un maglione
grigio da una pila di indumenti di lana e glielo lanciò.
«Mettiti questo, fa ancora freddo a
dormire per terra.»
Afferrandolo al volo, Leonardo rispose:
«Perché sei così gentile?»
«Che domanda è? Se fossi un tipo sensibile, mi offenderei.»
«Sai cosa voglio dire. In passato non mi
hai mai trattato con molto riguardo.»
«A parte quando sono venuto a farti da
guardia del corpo contro un gigantesco demone uccello? O quando ho consultato
vecchi registri, scoprendo che potevi essere ancora vivo e alla fine ti ho
rintracciato?»
Leonardo sbuffò. «Quello non conta.
Primo era una questione di sopravvivenza collettiva e secondo… be’ potresti non
essere stato veramente tu a volermi trovare.»
Davide inarcò un sopracciglio. «Questa
me la devi spiegare.»
Leonardo si lasciò cadere sul letto alle
sue spalle. «Mi riferisco a Daren. Come sai che non è stata la parte di lui che
è te a spingerti ad agire così?»
«Non si tratta di lui o me. Io sono
sempre io. Ogni azione che compio, lo faccio di mia volontà, anche quelle di
cui non vado molto fiero.» Davide si sedé accanto a lui. «Era quello che
cercavo di dirti a casa tua. Ho sempre saputo cosa provavo per te. Scoprire che
eravamo una coppia già in un’altra vita, mi ha solo convinto a non averne paura.»
«Non puoi esserne certo al cento per
cento. Guarda mia sorella e Yuri. Erano sicuri di amarsi, ma poi si è rivelato
un errore.»
«Io non ho dubbi. L’ho capito nel
momento in cui ti ho baciato. Fallo anche tu.»
«Cosa?»
«Baciami» disse Davide. «Se dopo averlo
fatto resterai convinto che non provi nulla per me e che tra noi non potrà mai
esserci niente, me ne farò una ragione.»
«Ci siamo già baciati, non ti ricordi?»
Davide si grattò il capo imbarazzato «Ti
riferisci a quella sera fuori dal Portale
Mistico, dopo aver rivissuto i nostri ricordi?»
Leonardo annuì.
«Tecnicamente ti ho baciato io, di
sorpresa e tu sei scappato. Quindi non conta.»
Leonardo rimase a fissarlo. Guardò il
volto pacato del ragazzo dai capelli color rame, il diavolo dalla faccia d’angelo
che lo aveva tormentato e gli parve diverso. Forse meritava una seconda chance.
Anche se non avrebbe mai provato amore per lui, gli doveva una risposta.
«Ok, un bacio solo. E non farti venire
strane idee.»
Si avvicinò lentamente a lui, gli mise
la mano destra sulla guancia e abbassò le palpebre. Lui si sporse gentilmente e
lasciò che loro labbra si sfiorassero. Leonardo sentì un fremito. Avvertì il
calore di Davide trasmesso da quel contatto. Era piacevole e non se lo
aspettava. Si ritrasse, scostando anche la mano.
«Allora?» gli chiese.
Leonardo andò nel panico. Non aveva idea
di cosa rispondere. Quel bacio lo aveva confuso, anziché dargli un chiarimento.
In quegli istanti di silenzio, udirono
un rumore nel corridoio. Sembravano dei passi che si avvicinavano.
Leonardo si alzò e sgusciò all’interno
del sacco a pelo, infilandosi in fretta e furia il maglione del compagno. «Spegni
la luce prima che tua madre ci veda e fraintenda la situazione.» Si girò sul
fianco, dando la schiena all’altro.
Davide spinse l’interruttore elettrico e
si coricò nel buio della stanza.
Nessuno bussò alla porta, o piegò la
maniglia per entrare, ma Leonardo fu sollevato che Davide non riprese la conversazione.
Al di fuori dei vetri della finestra,
nella notte scura, qualcuno aveva spiato l’intera scena non visto. Un
pipistrello rimase sospeso a mezz’aria, agitando le ali. Poi, notando la quiete
nella stanza, compì una giravolta e abbandonò la postazione. Aveva eseguito il
compito affidatogli dal suo padrone e ora si apprestava a fare rapporto.
Continua…
Nessun commento:
Posta un commento