lunedì 10 settembre 2018

Darklight Children - Capitolo 80


CAPITOLO 80

Ospiti inattesi

 
Il tragitto da casa dell’amica alle rovine del Portale Mistico non era lungo e Naoko aveva rimandato quella conversazione da giorni, dall’inizio del loro turno di perlustrazione per l’esattezza. Sapeva che non erano fatti suoi, ma c’erano stati degli avvenimenti che avevano attirato al sua attenzione e in quanto miglior amica di Sara, si sentiva di doverle porre quelle domande.
«Pensi ci sarà di nuovo Patrick a farci compagnia?»
Sara non scostò lo sguardo dalla strada.  «Può darsi.»
«Non è la prima volta.»
La fissò. «Ti dà fastidio?»
Naoko scosse la testa. «È solo un po’ strano, non trovi? Si presenta solo quando c’è il nostro turno di pattuglia.»
L’altra si legò i capelli neri in una coda di cavallo. «Siamo anche l’unico gruppo di sole ragazze. E lui è molto protettivo.»
Naoko sospirò. Doveva essere ancora più diretta per arrivare al dunque. «Non devi trovare delle scuse con me. Se Patrick ti piace, non è un crimine.»
Sara la guardò sorpresa. «Te ne sei accorta? È tanto evidente?»
«Abbastanza.» rispose sorridendo. «Lo si vede lontano un miglio che ti interessa. E inoltre ho notato le occhiate che lanciavi a Yuri e Sabrina questa sera.»
«Stare in loro compagnia è un po’ strano. Non mi inafastidisce… ma io e Yuri siamo arrivati a  capire che tra noi non c’era più un motivo per stare insieme in momenti diversi e in modi diversi. Non c’è stato il tempo di abituarci.»
«Se non sei gelosa e non provi più niente per lui, dov’è il problema? Buttati con Patrick.»
«Non so…» Sara si mordicchiò il labbro inferiore. «Anche con Patrick le cose sono iniziate in un modo piuttosto strano.»
Naoko alzò gli occhi al cielo. «Ed è un problema? Sul serio? Voglio dire, tra vite passate, poteri soprannaturali e demoni vari, non dovrebbe spaventarti tanto un potenziale rifiuto.»
Sara tirò un lungo sospiro. «È complicato. Lui mi ha sempre visto come qualcuno che gli è stato affidato da mio zio. E io gli ho… diciamo fatto delle avances un po’ troppo dirette quando ho saputo del bambino di Yuri e Sabrina.»
«Sono sicura che con tutto quello che successo dopo, le ha già dimenticate.»
Naoko osservò l’amica rimanere in silenzio più a lungo di quanto immaginasse. Forse era stata troppo diretta. Decise di fare un passo indietro. «Ok, rivediamo la situazione.  Lui come ha reagito dopo il fatto?»
«Mi ha fatto capire che non era interessato a me in quel senso. E poi c’è anche la questione dell’età» continuò Sara. «Patrick è più grande di me.»
«Non è così tanto più grande.»
«Lo è abbastanza» replicò.
Naoko si fermò pochi metri prima della cancellata che delimitava le rovine. «Ascolta, normalmente ti direi di aspettare e vedere come si evolve, ma sappiamo tutte e due che la nostra normalità ha la data di scadenza breve.» Le mise i palmi sulle spalle. «Se tieni a lui non devi rinunciare subito. Fai un altro tentativo, se va male, non avrai rimpianti.»
Sara aggrottò la fronte . «Sei sicura? Hai visto anche tu che non sono brava con i rifiuti.»
«Sei maturata da allora e stavolta ci sono io a tenerti a bada» rispose facendole l’occhiolino.
Sara avanzò verso le sbarre, dietro erano stati fissati dei paletti di alluminio per impedire che qualcuno si introducesse. Angelo Moser ne aveva però mostrato uno rimuovibile, che consentiva loro l’accesso. 
«Non lo so, ci devo pensare» disse Sara, tirando l’asse di alluminio per spostarla.
Naoko le si avvicinò per aiutarla. «Be’ non metterci troppo a decidere. Altrimenti, quando meno te lo aspetti, ti obbligherò io a parlargli.»
Scostarono il pezzo di alluminio, attraversarono la fessura una alla volta e lo rimisero a posto. Si avviarono nell’ammasso di detriti che testimoniava la passata esistenza del negozio e dopo pochi passi trovarono Patrick appoggiato a un calcinaccio che le aspettava.
«Ciao ragazze» le salutò.
«Buonasera signor Molina» rispose Naoko.
«Ti prego, ormai vorrei che mi chiamaste tutti Patrick, come fa Sara.»
Naoko schioccò un’occhiata all’amica. Lei finse di non notarla.
«Come mai sei qui?» domandò Sara.
Patrick si mosse per raggiungerle. «Sai che non sono tranquillo quando vieni qui. Cioè, quando venite voi due sole.»
Naoko trattenne un sorriso quando si corresse all’istante.
«Non devi preoccuparti» rispose Sara. «Ormai sono due mesi che controlliamo questo posto e a parte qualche gatto randagio, non si è fatto vivo nessuno.»
«Sì, e per quelli basto io. A proposito…» Naoko si guardò intorno, mancava qualcuno all’appello. Ombra! Scintilla! chiamò con la mente. Attese qualche secondo, ma non avvertì risposta tra i suoi pensieri. Si guardò attorno e non vide spuntare né il pelo scuro, o quello candido dei due mici. 
Patrick le si avvicinò. «Qualcosa non va?»
«È strano» rispose incerta. «Se non sono nei paraggi, Ombra e Scintilla comunicano sempre con me quando li chiamo.»
«Pensi sia successo qualcosa?» domandò Sara.
Naoko continuò a guardarsi intorno. «Sanno badare a loro stessi, però…» Non ebbe il coraggio di terminare la farse. Era affezionata ai suoi gatti e non le avevano mai dato ragione di preoccuparsi. Se non arrivavano sicuramente non era un buon segno.
«Vai a cercarli» le propose Patrick. «Resterò io con Sara.»
«Grazie» rispose, girandosi per guardarlo in volto. «Non ci metterò molto.» Corse verso l’entrata nascosta, ma fu costretta a fermarsi di colpo.
Una ragazza dai capelli rossi e lunghi era in piedi a braccia conserte di fronte a lei, sbarrandole la strada. «Hai perso qualcosa?»
Prima che potesse risponderle, al suo fianco arrivarono altri due ragazzi. Uno dalla pelle scura e dall’aspetto più grande e uno più giovane con i capelli castano chiaro, tenuti dritti sulla testa dal gel e con in braccio i felini bianco e nero.
«Cosa gli avete fatto?» domandò Naoko sentendo montare la rabbia.
«Sono solo addormentati» le rispose il ragazzo dalla pelle nera. «Gli abbiamo somministrato un leggero sedativo. Si sveglieranno tra poche ore.»
Sara e Patrick le si avvicinarono protettivi.
«Chi siete?» domandò Sara aggressiva.
«Non potete stare qui» disse Patrick. «È proprietà privata.»
La ragazza dai capelli rossi scoppiò a ridere. «Anche voi siete qui abusivamente. Perché vi scaldate tanto? Avete forse qualcosa da nascondere?»
«Erica!» la richiamò il ragazzo più grande. «Siamo qui per mettere alla prova le due Alpha.»
Naoko fissò il suo dito spostarsi da lei a Sara. Poi guardò l’amica e vide che condivideva la sua confusione. «Come ci hai chiamate?»
«E cosa vuoi dire con “metterci alla prova”?» domandò Sara.
Erica sbuffò e si voltò verso il compagno. «Te l’avevo detto Marcus, venire quando ci sono queste due è tempo perso. Sono due stupide oche.»
«Ehi! Vattene o ti spedisco fuori a calci» ribatté Sara.
«Possiamo fare di meglio» rispose Erica. Aprì i palmi e lentamente prese forma una lancia risplendente di energia cremisi. La impugnò e la brandì contro di loro. «Forza! Fateci vedere di cosa siete capaci.» 
Naoko spalancò la bocca. «Quello è un potere soprannaturale. Quindi sono anche loro…»
«Sono dei mezzo demoni!» la precedette Sara. Poi si voltò verso Patrick, a sua volta impreparato a quella rivelazione.
Marcus alzò le braccia al cielo. «Il vostro amico non ci interessa.» Chiuse gli occhi e pochi secondi dopo, lo sbattere frenetico di ali colmò il silenzio della notte. Un gruppo di pipistrelli comparve in cielo, si fermò proprio sopra di lui e alcuni planarono intono alle sue spalle. «Avanti, vogliamo solo un piccolo confronto.»
Patrick scattò in avanti, verso il terzo ragazzo. «Se volete combattere, dovete farlo ad armi pari.» Afferrò con la mano coperta dal guanto il braccio del ragazzino, con l’intenzione di togliere Ombra e Scintilla dal suo abbraccio. Lui alzò la testa e lo scambio dei loro guardi lo bloccò.
Naoko lo osservò. Patrick sembrava disorientato, come quando aveva delle visioni, ma non aveva la pelle nuda. All’improvviso lo udirono mormorare: «Samuele.»  
Il ragazzino trasalì e cercò di divincolarsi, ma Patrick lo strinse più forte. Lui allora lasciò la presa sui due gatti, che caddero pesantemente sull’erba.
«Maledizione!» imprecò Erica. Abbandonò l’intenzione di attaccare Sara e colpì con la punta della lancia la schiena di Patrick, che gridò di dolore e poi si accasciò sul terreno.
Marcus si girò di scatto. «Che diavolo combini? Avevamo detto di non danneggiare i civili.»
«Ha iniziato lui» replicò Erica con fare infantile.
«La prova è saltata» disse Marcus. Indicò con le mani le due ragazze e i pipistrelli si avventarono su di loro, emettendo il loro verso stridulo e fastidioso. «Andiamocene.» Afferrò sia Erica che l’altro compagno per il braccio e li obbligò a correre verso l’entrata camuffata.
Naoko gesticolò con una mano per scacciare le bestie, mentre con l’altra si riparò il volto. Quando il rumore del loro grido e lo sbattere delle ali si attenuò, li scorse volare verso l’oscurità sopra di loro, e dei tre misteriosi assalitori non c’era più traccia.
Sara si lanciò verso Patrick. Accovacciata, lo girò con cautela, portando il volto di fronte al suo per vedere se era ferito gravemente. «Patrick! Patrick! Rispondimi!» urlò.
Lui emise dei versi sconnessi e poi lentamente riaprì gli occhi. «Cosa… è stato?»
«Quella ragazza ti ha colpito con la lancia alle spalle» spiegò Sara.
Naoko li raggiunse. «Sta bene?»
Patrick si massaggiò le tempie. «Credo di sì. Mi scoppia la testa, come se l’avessi sbattuta contro un muro di acciaio.»
Naoko lo sorresse per un braccio, mentre l’amica faceva lo stesso con l’altro e insieme lo aiutarono a rimettersi in piedi. «Deve essere una specie di arma psichica. Il fatto che si sia già ripreso però dovrebbe essere un buon segno.»
«È meglio che lo accompagniamo a casa» disse Sara. «Lo facciamo stendere e vediamo se…» 
Il suo cellulare squillò all’improvviso facendoli sobbalzare.
Lo afferrò a fatica dalla tasca con la mano sinistra, mentre con l’altro braccio reggeva la schiena di Patrick. «Pronto, Leo?»
Naoko vide l’altra ragazza sbiancare di colpo. Altre cattive notizie in arrivo.
«Resta lì. Arrivo subito.» Sara chiuse la telefonata e poi guardò lei e Patrick mortificata Patrick  «C’è un’emergenza, mi dispiace.»
«Non preoccuparti, sto già meglio» la tranquillizzò lui, stando in piedi senza il sostegno delle due ragazze.
Naoko si spostò verso Ombra e Scintilla e li raccolse con delicatezza da terra. «Sì, ci penso io a scortare Patrick.» Stringendoli al petto sollevata che fossero incolumi, domando: «Piuttosto, questa emergenza è tanto grave?»
«Abbastanza: mia madre non riconosce più mio fratello e lo ha buttato fuori di casa.»
«Che serata! È meglio se ti  teletrasporti da lui.»
Sara annuì. Chiuse gli occhi e attese. Non accadde nulla e li spalancò allarmata.
«Che succede?» domandò Naoko.
«Non so»  rispose Sara. Provò di nuovo, ma non cambiò nulla. I suoi piedi erano ancorati al terreno.
«Sara sei ancora qui» le fece notare Patrick.
«Lo so» disse lei nel panico. «Non riesco più a teletrasportarmi!»

 

                                                             Continua…