CAPITOLO 80
Ospiti inattesi
Il tragitto da casa dell’amica alle
rovine del Portale Mistico non era
lungo e Naoko aveva rimandato quella conversazione da giorni, dall’inizio del
loro turno di perlustrazione per l’esattezza. Sapeva che non erano fatti suoi,
ma c’erano stati degli avvenimenti che avevano attirato al sua attenzione e in
quanto miglior amica di Sara, si sentiva di doverle porre quelle domande.
«Pensi ci sarà di nuovo Patrick a farci
compagnia?»
Sara non scostò lo sguardo dalla
strada. «Può darsi.»
«Non è la prima volta.»
La fissò. «Ti dà fastidio?»
Naoko scosse la testa. «È solo un po’
strano, non trovi? Si presenta solo quando c’è il nostro turno di pattuglia.»
L’altra si legò i capelli neri in una
coda di cavallo. «Siamo anche l’unico gruppo di sole ragazze. E lui è molto protettivo.»
Naoko sospirò. Doveva essere ancora più
diretta per arrivare al dunque. «Non devi trovare delle scuse con me. Se
Patrick ti piace, non è un crimine.»
Sara la guardò sorpresa. «Te ne sei
accorta? È tanto evidente?»
«Abbastanza.» rispose sorridendo. «Lo si
vede lontano un miglio che ti interessa. E inoltre ho notato le occhiate che
lanciavi a Yuri e Sabrina questa sera.»
«Stare in loro compagnia è un po’
strano. Non mi inafastidisce… ma io e Yuri siamo arrivati a capire che tra noi non c’era più un motivo
per stare insieme in momenti diversi e in modi diversi. Non c’è stato il tempo
di abituarci.»
«Se non sei gelosa e non provi più
niente per lui, dov’è il problema? Buttati con Patrick.»
«Non so…» Sara si mordicchiò il labbro
inferiore. «Anche con Patrick le cose sono iniziate in un modo piuttosto
strano.»
Naoko alzò gli occhi al cielo. «Ed è un
problema? Sul serio? Voglio dire, tra vite passate, poteri soprannaturali e
demoni vari, non dovrebbe spaventarti tanto un potenziale rifiuto.»
Sara tirò un lungo sospiro. «È
complicato. Lui mi ha sempre visto come qualcuno che gli è stato affidato da
mio zio. E io gli ho… diciamo fatto delle avances un po’ troppo dirette quando
ho saputo del bambino di Yuri e Sabrina.»
«Sono sicura che con tutto quello che
successo dopo, le ha già dimenticate.»
Naoko osservò l’amica rimanere in
silenzio più a lungo di quanto immaginasse. Forse era stata troppo diretta. Decise di fare un passo
indietro. «Ok, rivediamo la situazione.
Lui come ha reagito dopo il fatto?»
«Mi ha fatto capire che non era
interessato a me in quel senso. E poi c’è anche la questione dell’età» continuò
Sara. «Patrick è più grande di me.»
«Non è così tanto più grande.»
«Lo è abbastanza» replicò.
Naoko si fermò pochi metri prima della
cancellata che delimitava le rovine. «Ascolta, normalmente ti direi di aspettare
e vedere come si evolve, ma sappiamo tutte e due che la nostra normalità ha la
data di scadenza breve.» Le mise i palmi sulle spalle. «Se tieni a lui non devi
rinunciare subito. Fai un altro tentativo, se va male, non avrai rimpianti.»
Sara aggrottò la fronte . «Sei sicura? Hai
visto anche tu che non sono brava con i rifiuti.»
«Sei maturata da allora e stavolta ci
sono io a tenerti a bada» rispose facendole l’occhiolino.
Sara avanzò verso le sbarre, dietro
erano stati fissati dei paletti di alluminio per impedire che qualcuno si
introducesse. Angelo Moser ne aveva però mostrato uno rimuovibile, che
consentiva loro l’accesso.
«Non lo so, ci devo pensare» disse Sara,
tirando l’asse di alluminio per spostarla.
Naoko le si avvicinò per aiutarla. «Be’
non metterci troppo a decidere. Altrimenti, quando meno te lo aspetti, ti
obbligherò io a parlargli.»
Scostarono il pezzo di alluminio,
attraversarono la fessura una alla volta e lo rimisero a posto. Si avviarono
nell’ammasso di detriti che testimoniava la passata esistenza del negozio e
dopo pochi passi trovarono Patrick appoggiato a un calcinaccio che le
aspettava.
«Ciao ragazze» le salutò.
«Buonasera signor Molina» rispose Naoko.
«Ti prego, ormai vorrei che mi chiamaste
tutti Patrick, come fa Sara.»
Naoko schioccò un’occhiata all’amica.
Lei finse di non notarla.
«Come mai sei qui?» domandò Sara.
Patrick si mosse per raggiungerle. «Sai
che non sono tranquillo quando vieni qui. Cioè, quando venite voi due sole.»
Naoko trattenne un sorriso quando si
corresse all’istante.
«Non devi preoccuparti» rispose Sara. «Ormai
sono due mesi che controlliamo questo posto e a parte qualche gatto randagio,
non si è fatto vivo nessuno.»
«Sì, e per quelli basto io. A
proposito…» Naoko si guardò intorno, mancava qualcuno all’appello. Ombra! Scintilla! chiamò con la mente.
Attese qualche secondo, ma non avvertì risposta tra i suoi pensieri. Si guardò
attorno e non vide spuntare né il pelo scuro, o quello candido dei due
mici.
Patrick le si avvicinò. «Qualcosa non
va?»
«È strano» rispose incerta. «Se non sono
nei paraggi, Ombra e Scintilla comunicano sempre con me quando li chiamo.»
«Pensi sia successo qualcosa?» domandò
Sara.
Naoko continuò a guardarsi intorno. «Sanno
badare a loro stessi, però…» Non ebbe il coraggio di terminare la farse. Era
affezionata ai suoi gatti e non le avevano mai dato ragione di preoccuparsi. Se
non arrivavano sicuramente non era un buon segno.
«Vai a cercarli» le propose Patrick. «Resterò
io con Sara.»
«Grazie» rispose, girandosi per
guardarlo in volto. «Non ci metterò molto.» Corse verso l’entrata nascosta, ma
fu costretta a fermarsi di colpo.
Una ragazza dai capelli rossi e lunghi
era in piedi a braccia conserte di fronte a lei, sbarrandole la strada. «Hai
perso qualcosa?»
Prima che potesse risponderle, al suo
fianco arrivarono altri due ragazzi. Uno dalla pelle scura e dall’aspetto più
grande e uno più giovane con i capelli castano chiaro, tenuti dritti sulla
testa dal gel e con in braccio i felini bianco e nero.
«Cosa gli avete fatto?» domandò Naoko
sentendo montare la rabbia.
«Sono solo addormentati» le rispose il
ragazzo dalla pelle nera. «Gli abbiamo somministrato un leggero sedativo. Si
sveglieranno tra poche ore.»
Sara e Patrick le si avvicinarono
protettivi.
«Chi siete?» domandò Sara aggressiva.
«Non potete stare qui» disse Patrick. «È
proprietà privata.»
La ragazza dai capelli rossi scoppiò a
ridere. «Anche voi siete qui abusivamente. Perché vi scaldate tanto? Avete
forse qualcosa da nascondere?»
«Erica!» la richiamò il ragazzo più
grande. «Siamo qui per mettere alla prova le due Alpha.»
Naoko fissò il suo dito spostarsi da lei
a Sara. Poi guardò l’amica e vide che condivideva la sua confusione. «Come ci
hai chiamate?»
«E cosa vuoi dire con “metterci alla
prova”?» domandò Sara.
Erica sbuffò e si voltò verso il
compagno. «Te l’avevo detto Marcus, venire quando ci sono queste due è tempo
perso. Sono due stupide oche.»
«Ehi! Vattene o ti spedisco fuori a
calci» ribatté Sara.
«Possiamo fare di meglio» rispose Erica.
Aprì i palmi e lentamente prese forma una lancia risplendente di energia
cremisi. La impugnò e la brandì contro di loro. «Forza! Fateci vedere di cosa
siete capaci.»
Naoko spalancò la bocca. «Quello è un
potere soprannaturale. Quindi sono anche loro…»
«Sono dei mezzo demoni!» la precedette
Sara. Poi si voltò verso Patrick, a sua volta impreparato a quella rivelazione.
Marcus alzò le braccia al cielo. «Il vostro
amico non ci interessa.» Chiuse gli occhi e pochi secondi dopo, lo sbattere
frenetico di ali colmò il silenzio della notte. Un gruppo di pipistrelli
comparve in cielo, si fermò proprio sopra di lui e alcuni planarono intono alle
sue spalle. «Avanti, vogliamo solo un piccolo confronto.»
Patrick scattò in avanti, verso il terzo
ragazzo. «Se volete combattere, dovete farlo ad armi pari.» Afferrò con la mano
coperta dal guanto il braccio del ragazzino, con l’intenzione di togliere Ombra
e Scintilla dal suo abbraccio. Lui alzò la testa e lo scambio dei loro guardi
lo bloccò.
Naoko lo osservò. Patrick sembrava
disorientato, come quando aveva delle visioni, ma non aveva la pelle nuda. All’improvviso
lo udirono mormorare: «Samuele.»
Il ragazzino trasalì e cercò di
divincolarsi, ma Patrick lo strinse più forte. Lui allora lasciò la presa sui
due gatti, che caddero pesantemente sull’erba.
«Maledizione!» imprecò Erica. Abbandonò
l’intenzione di attaccare Sara e colpì con la punta della lancia la schiena di
Patrick, che gridò di dolore e poi si accasciò sul terreno.
Marcus si girò di scatto. «Che diavolo
combini? Avevamo detto di non danneggiare i civili.»
«Ha iniziato lui» replicò Erica con fare
infantile.
«La prova è saltata» disse Marcus.
Indicò con le mani le due ragazze e i pipistrelli si avventarono su di loro,
emettendo il loro verso stridulo e fastidioso. «Andiamocene.» Afferrò sia Erica
che l’altro compagno per il braccio e li obbligò a correre verso l’entrata
camuffata.
Naoko gesticolò con una mano per
scacciare le bestie, mentre con l’altra si riparò il volto. Quando il rumore
del loro grido e lo sbattere delle ali si attenuò, li scorse volare verso
l’oscurità sopra di loro, e dei tre misteriosi assalitori non c’era più
traccia.
Sara si lanciò verso Patrick.
Accovacciata, lo girò con cautela, portando il volto di fronte al suo per vedere
se era ferito gravemente. «Patrick! Patrick! Rispondimi!» urlò.
Lui emise dei versi sconnessi e poi
lentamente riaprì gli occhi. «Cosa… è stato?»
«Quella ragazza ti ha colpito con la lancia
alle spalle» spiegò Sara.
Naoko li raggiunse. «Sta bene?»
Patrick si massaggiò le tempie. «Credo
di sì. Mi scoppia la testa, come se l’avessi sbattuta contro un muro di
acciaio.»
Naoko lo sorresse per un braccio, mentre
l’amica faceva lo stesso con l’altro e insieme lo aiutarono a rimettersi in
piedi. «Deve essere una specie di arma psichica. Il fatto che si sia già
ripreso però dovrebbe essere un buon segno.»
«È meglio che lo accompagniamo a casa»
disse Sara. «Lo facciamo stendere e vediamo se…»
Il suo cellulare squillò all’improvviso
facendoli sobbalzare.
Lo afferrò a fatica dalla tasca con la
mano sinistra, mentre con l’altro braccio reggeva la schiena di Patrick. «Pronto,
Leo?»
Naoko vide l’altra ragazza sbiancare di
colpo. Altre cattive notizie in arrivo.
«Resta lì. Arrivo subito.» Sara chiuse la
telefonata e poi guardò lei e Patrick mortificata Patrick «C’è un’emergenza, mi dispiace.»
«Non preoccuparti, sto già meglio» la
tranquillizzò lui, stando in piedi senza il sostegno delle due ragazze.
Naoko si spostò verso Ombra e Scintilla
e li raccolse con delicatezza da terra. «Sì, ci penso io a scortare Patrick.»
Stringendoli al petto sollevata che fossero incolumi, domando: «Piuttosto,
questa emergenza è tanto grave?»
«Abbastanza: mia madre non riconosce più
mio fratello e lo ha buttato fuori di casa.»
«Che serata! È meglio se ti teletrasporti da lui.»
Sara annuì. Chiuse gli occhi e attese. Non
accadde nulla e li spalancò allarmata.
«Che succede?» domandò Naoko.
«Non so» rispose Sara. Provò di nuovo,
ma non cambiò nulla. I suoi piedi erano ancorati al terreno.
«Sara sei ancora qui» le fece notare
Patrick.
«Lo so» disse lei nel panico. «Non
riesco più a teletrasportarmi!»
Continua…