lunedì 13 agosto 2018

Darklight Children - Capitolo 78


CAPITOLO 78

Risveglio dall’incubo

 

Sara si svegliò all’improvviso. Si tirò su e si sedette nel centro del letto. Massaggiandosi la fronte, udì un rumore indistinguibile in lontananza.
Si sentiva confusa dopo gli eventi della notte appena trascorsa. Ricordava la chiusura del Sigillo, la vittoria sui demoni e l’incantesimo lanciato per ripristinare i ricordi su suo fratello… eppure era inquieta. Erano ritornati tutti a casa sani e salvi, ma non riusciva a scacciare la spiacevole sensazione di aver mischiato realtà e desideri, come se tutto fosse stato solo un lungo sogno.
Abbandonò il letto, aprì la porta e uscì dalla stanza. Il misterioso rumore la raggiunse e questa volta riuscì a riconoscerlo: uno crosciare insistente d’acqua.
Attraversò il corridoio scalza. «Papà. Mamma.»
Non ottenne risposta, ma il rumore dell’acqua che cadeva, continuò senza sosta.
«Leonardo? Dove sei?» domandò, ma nuovamente nessuno rispose.
Avanzò diretta al bagno. Forse è stato davvero tutto un sogno pensò. Quella prospettiva la angosciò. Significava che suo fratello era morto davvero, che gli ultimi eventi erano stati solo frutto della sua immaginazione e la vita reale era un incubo da cui non sarebbe potuta uscire.
Appena posò la mano sulla maniglia della porta, l’acqua smise di scorrere. Si era immaginata anche quello? Scosse la testa, arruffando i capelli scuri ancora scompigliati dal sonno. Devo calmarmi e affrontare la verità. Qualunque sia si disse. Prese coraggio e spalancò la porta come una furia. 
Avvolto in un accappatoio verde, suo fratello la guardò interdetto. «Sara, che cosa hai? Sembri Pamela che ha visto Bobby risorto nella doccia.»
«Come? Cosa?»
Leonardo si tolse il cappuccio dalla testa e si sfregò i capelli bagnati. «I personaggi di Dallas, ti ricordi? Il vecchio serial che guardavano mamma e papà.»
Sara sorrise. Ecco la normalità che temeva di non riavere. Ritrovarsi in bagno a fare discorsi strambi con il gemello fissato con le serie tv.  «No, ma non importa. È bello vedere che stai bene.»
Lui si voltò a fissarla e inarcò un sopracciglio. «Perché non dovrei? Dopo che il signor Moser vi ha fatto recitare l’incantesimo per restituire a tutti i ricordi che mi riguardano, è come se non me ne fossi mai andato. Tu, piuttosto, non mi sembri in gran forma.»
«È tutto a posto» rispose. «Quell’incantesimo deve avermi scombussolata un po’, ma sarà un piccolo effetto collaterale della magia.»
La guardò diffidente. «Sei sicura?»
«Sì, sì, stai tranquillo. Mamma e papà sono già usciti?»
Lui annuì e prese a srotolare il filo dell’asciugacapelli.
Sara gli lanciò un’ultima occhiata e poi si voltò per uscire dal bagno.
«Non devi preoccuparti, non ti lascerò più sola» disse Leonardo facendola fermare.
In realtà lo ripeteva dal girono prima, in continuazione quasi ogni dieci minuti, ma a lei faceva piacere.   
«Non devi rassicurarmi, ti ho creduto le prime sei volte che me lo hai detto.»
«Ok. Allora, parlando di me, cosa credi ricorderanno tutti dei mesi in cui mi avevate cancellato dalle loro vite?»
Sara ricordò solo allora che c’erano stati cambiamenti magici per giustificare la sua scomparsa. La stessa stanza di Leonardo era cambiata, per certi versi sostituita, solo per ritornare normale come niente fosse la sera prima. Poteva esserci qualche problema? Forse, ma non voleva dare pensieri al fratello.
Tornò a guardarlo e fece spallucce. «Non ci pensare. Sono sicura che non ci sarà nulla di strano. Tutto sarà come prima.»
«Me lo auguro.» Leonardo sorrise a sua volta. «Per la cronaca, non te l’ho detto, ma mi sei mancata anche tu.»
Le andò incontro e l’abbracciò stretta. Lei rimase a godersi quel momento, che aveva pensato per molto tempo di non poter mai più vivere e perse ogni angoscia e dubbio.
«Basta, mi stai bagnando tutta» disse poi, fingendosi infastidita. Si staccò da lui e andò in cucina. «Sbrigati, preparo la colazione.»
«Tenti di uccidermi epr davvero questa volta?»
«Scemo!» gridò Sara.
Lui scoppiò a ridere, accese l’asciugacapelli e il rumore dell’aria ovattò la risata.
Sistemando le tazze sul tavolo, Sara non resistette all’impulso di ridere a sua volta. Erano mesi che non era così allegra e si sarebbe goduta quella sensazione senza remore. Dopo tutto quello che avevano passato, se lo meritava. Tra lei e suo fratello non era cambiato niente e finalmente aveva ritrovato anche la serenità.

Angelo osservò l’esterno del Portale Mistico, ma anche alla luce del giorno, il suo aspetto era disastroso.
Le radici erano scomparse, così come ogni altro segno di attività soprannaturale, ma rimaneva una costruzione semidistrutta, che sembrava aver appena subito i danni di un terremoto combinato con un uragano, abbattutisi solo su quel luogo.
«Il locale è proprio messo male.» La voce di Patrick Molina, comparso alle sue spalle, lo riportò alla realtà.
Angelo si girò. «In effetti... Sara non si è risparmiata.»
«Cosa ha raccontato a chi le ha chiesto come è successo?»
«Ho detto che lo gestivo per conto dei proprietari e hanno deciso di demolirlo, dato che il negozio di magia non ha fruttato gli introiti sperati» rispose Angelo. «Non è neanche del tutto una bugia.»
Patrick aggrottò la fronte. «Quindi non riaprirà nessun altro negozio? Niente che funga da copertura?»
«No, con il Sigillo in superficie e impossibile da nascondere, sarebbe troppo pericoloso. Il terreno appartiene ancora all’Ordine, ma credo che erigeranno dei ponteggi, o qualcosa del genere, per tenere lontano i curiosi. Una volta svuotato l’interno dai resti dei mobili e di quel che rimane del materiale in vendita, lasceranno tutto così com’è.»
«La polizia non farà domande sul cambiamento così veloce, soprattutto visto che è avvenuto in una sola notte?»
Angelo sorrise compiaciuto. «Mi creda, gli Anziani sanno come far tenere le bocche chiuse.»
Patrick rimase a bocca aperta, poi la chiuse intuendo a cosa alludesse. I due rimasero qualche minuto in silenzio a fissare ancora l’edifico.
«E lei cosa farà signor Moser? Lascerà la città?»
«No. Il mio compito rimane comunque di vigilare sul Sigillo. Purtroppo attira i guai con estrema facilità.»
«Forse, dopo quello che hanno dovuto affrontare, i ragazzi saranno disposti ad aiutarla» disse Patrick. «Pensa di coinvolgerli?»
Angelo si massaggiò il mento pensieroso. «È una buona idea. In effetti potrei provare a chiederlo. Dopotutto sono ciò che più si avvicina a dei veri “Guardiani del Sigillo”.» Poi divenne serio. «Nel caso, avrebbe qualcosa in contrario?»
Patrick scosse la testa. «Ammetto di averli sottovalutati e di essere stato un po’ troppo apprensivo, ma la scorsa notte ci hanno dimostrato di essere in grado di affrontare brillantemente questo genere di minacce.»
«A proposito di minacce, posso permettermi di darle un consiglio?» Angelo cercò di riassumere un tono gioviale. «Valuti attentamente quanto e in che modo permette a Kaspar De Santi di coinvolgerla insieme ai ragazzi nelle faccende del C.E.N.T.R.O.»
«Credevo che…»
Angelo alzò le mani per interromperlo. «So qual è la sua opinione, ma per favore, accetti questo suggerimento da amico.»
Patrick annuì. «D’accordo. Prometto che starò in guardia.»

Kaspar De Santi si stiracchiò sulla comoda poltrona, seduto dietro la scrivania del suo ufficio al C.E.N.T.R.O. .
Era stata una lunga notte, aveva temuto e aspettato la telefonata da parte di Patrick Molina che chiedeva il suo aiuto per impedire la riapertura del Sigillo, ma non era arrivata. A quell’ora del mattino, non avere notizie, significava che tutto si era risolto per il meglio. 
Una donna con i capelli castani legati in una coda di cavallo e con indosso un tailleur marrone, fece capolino davanti all’uscio aperto della stanza.
«Ti è sembrata una buona idea lasciarli andare via?» gli domandò irritata.
«Buongiorno Clara, sei arrivata presto» la salutò Kaspar, pulendosi gli occhiali con il bordo inferiore della giacca.
«In realtà questa notte sono rimasta qui anche io. E non mi hai risposto: perché hai permesso agli Alpha di uscire dall’istituto?»
«Era la mossa migliore. Mi sono guadagnato la loro fiducia.»
Clara entrò nell’ufficio, camminando elegantemente sui tacchi. «E pensi che ci sarà la benché minima possibilità che rimettano piede qui dentro di loro spontanea volontà?»
«Certamente.» Kaspar inforcò gli occhiali e li sistemò sul naso. «Nonostante quello che Angelo Moser potrà raccontare, i ragazzi hanno avuto la prova che questo luogo è sicuro. Non rappresenta un pericolo per loro.»
Clara incrociò le braccia sul petto. «Secondo me sei troppo fiducioso. E anche un po’ ingenuo.»
Kaspar scoppiò a ridere. «Ti preoccupi troppo, mia cara. Non dimenticare che prendo sempre le mie precauzioni, per evitare spiacevoli sorprese.»
I lineamenti della donna si rilassarono. «E non potevi dirmelo subito?»
«Non ti arrabbiare. Non dimenticarti che prima di andarsene, quei ragazzi ci hanno lasciato più di quanto potessimo sperare.»
«Vuoi dire il progetto…»
«Meglio non fare nomi ad alta voce, ma sì, proprio quello
Kaspar e Clara si scambiarono uno sguardo soddisfatto.

 

 
                                                FINE STAGIONE/VOLUME 2

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