lunedì 2 luglio 2018

Darklight Children - Capitolo 75


CAPITOLO 75

La luce sul sentiero oscuro

 
Il Portale Mistico era diventato irriconoscibile. Sara riusciva a percepire con il potere della mente come apparisse all’esterno pur restando all’interno.
Dai muri spuntavano radici e rovi con spine simili ad aculei. Il tetto era crollato, distruggendo il piano superiore e ora l’unico spazio era costituito dal magazzino sotterraneo. L’edificio tozzo e basso, appariva come una goffa rappresentazione di  un gigantesco porcospino.
Circondata dai fusti delle radici, da rimasugli di calcinacci e macerie, frammenti di legno e pezzi di articoli un tempo in vendita, e seduta a gambe incrociate Sara scrutò il Sigillo in pietra davanti a sé.
I demoni che avevano fatto irruzione con lei si erano sparpagliati nel perimetro deformato del negozio, attirati dai veri oggetti mistici che ormai erano stati portati in superficie. Solo Carovus rimaneva calmo in piedi alle sue spalle, osservandola impettito con le braccia dietro la schiena.
«Libera la mente. Lascia che il medaglione di tuo padre ti guidi» le disse, con il tono dell’istruttore che sprona il suo allievo. «Scova in questa città i cuccioli di demone e aiutali a nascere.»
Sara riuscì a vedere con gli occhi della mente a chilometri di distanza e mentre scandagliava ogni zona, avvertì il medaglione circolare bruciare sotto la pelle. Potenziava le sue capacità e l’aiutava  focalizzarsi sui suoi obbiettivi, ma non le risultò comunque faticoso svolgere quell’azione. Era come se lo avesse fatto da sempre e ricordò che nel suo lontano passato era stato così.
Udì sibili e fremiti come di insetti, ma a un volume decisamente alto. Una piccola parte di lei provò un impeto di orrore e rifiuto, ma passò velocemente. La soddisfazione di aver compiuto correttamente il compito, la conquistò totalmente.
Svegliatevi! Prendete possesso del corpo che vi ospita ordinò con la voce della sua mente. Sayka, Principessa del Primo Inferno, vi richiama!
Ancora una volta, percepì il calore del Catalizzatore sotto la carne, emanò una luce cremisi che si espanse per tutto il locale, superò le pareti e si diffuse all’esterno, illuminando la notte scura.

«È stata una buona idea andare a comunicare noi le volontà dei ragazzi al posto loro» disse Angelo, mentre percorreva il corridoio del C.E.N.T.R.O. che portava all’ufficio di Kaspar De Santi.
Al suo fianco, Patrick lo fissò scettico. «Sono troppo coinvolti emotivamente e potrebbero diventare aggressivi senza motivo. Anzi, vorrei che rimanessi in silenzio anche tu.»
Angelo sorrise. «Cambierai idea.»
«Perché sei tanto diffidente nei confronti di Kaspar? Ammetto che ha tenuto dei segreti, ma mi ha aiutato e fino a ora ha fatto lo stesso con i ragazzi.»
Angelo capiva le buone intenzioni dell’altro, ma era un ingenuo se credeva alla buona fede di De Santi. E lui lo sapeva per esperienza. «Non è un benefattore. Ha sempre un secondo fine.»
«Come fai a esserne tanto sicuro?»
«Lo conosco da abbastanza tempo.»
Angelo bussò alla porta davanti a sé e dall’interno la voce di Kaspar li invitò a entrare. Si fermarono a pochi passi dalla scrivania e De Santi li guardò perplesso. «C’è qualche problema? Posso esservi utile?»
«Siamo venuti a salutarti» rispose Patrick. «Ti ringraziamo per tutto quello che hai fatto per Sabrina e anche per Leonardo, ma è il momento che ce ne andiamo.»
«I ragazzi vogliono venire con voi?»
Angelo lanciò una fugace occhiata a Patrick come a dire: “Te l’avevo detto”, poi disse: «Sì, sono già pronti all’ingresso.»
Kaspar abbandonò la sedia e si mise in piedi di fronte a loro. «Posso sapere la ragione di tanta urgenza?»
«Sara sta distruggendo il mio negozio» replicò Angelo. Voleva metterlo alla prova, mostrare a Patrick con chi avessero davvero a che fare. «Sta provando a spezzare il Sigillo e liberare suo padre DiKann.»
«Se avete bisogno di aiuto, dovete solo chiederlo» ribatté pacato Kaspar. «Alcuni degli ospiti del C.E.N.T.R.O. sono già preparati per affrontare situazioni di questo genere.»
«Ti ringrazio, ma non è necessario» lo precedette Patrick. «Per i ragazzi è una questione personale. Sara è la sorella di Leonardo e una loro amica, vogliono farcela con le loro forze e credo che sia necessario per aiutarli a chiudere definitivamente i conti con il passato. Sono certo che anche l’ispettore Fulvio Marchi vorrebbe che i suoi nipoti ce la facessero da soli.»
Kaspar sorrise. «Come preferite, allora posso solo augurarvi buona fortuna. E ricordatevi che le porte del C.E.N.T.R.O. sono sempre aperte per voi.»
Angelo rimase a fissarlo interdetto. Non si aspettava tanta gentilezza, né che fosse così ben disposto a farli andare via dopo quello che gli aveva rivelato. C’era sotto qualcosa, ma non aveva tempo di indagare. Girò sui tacchi e si avviò fuori dall’ufficio con Patrick al seguito.
A metà corridoio gli disse: «A quanto pare ti sbagliavi. Non ci ha ostacolato, si è perfino offerto di aiutarci. Forse dovresti rivedere la tua opinione su di lui e su questo posto.»
Non aveva voglia di affrontare quella discussione, così tagliò corto. «Credimi, sono sicuro di non potermi fidare di Kaspar. Temo che sarai tu a doverti ricredere.»

Arrivarono in prossimità dell’ex-negozio a bordo delle auto di Yuri e Angelo, dal finestrino del mezzo di quest’ultimo Leonardo osservò atterrito la trasformazione della costruzione. Aprì la portiera posteriore e uscì all’aperto. La luce fioca dei lampioni rendeva l’aspetto dell’edifico accartocciato e sformato ancora più raccapricciante e grottesco.
«È peggio di quando ce ne siamo andati» disse Naoko, scendendo dall’auto di Yuri.
Angelo chiuse la portiera del guidatore del suo mezzo e guardò accigliato la situazione. «Ha portato il Sigillo in superficie e tra poco questo posto sarà pieno di demoni. Ormai manca pochissimo al sacrificio.»
«E noi non abbiamo ancora un paino» fece notare Sabrina, posizionandosi accanto a Yuri, sceso a  sua volta dall’automobile.
Dopo aver fatto il giro del mezzo e superato Patrick, Davide si diresse verso la porta, che era stata risistemata nel nuovo ingresso creatosi dopo la “ristrutturazione” da Sara. «Non ci serve un piano. Entriamo e le facciamo vedere che suo fratello è ancora vivo.» Mise la mano destra sulla maniglia e una scarica elettrica lo sbalzò all’indietro, facendolo atterrare ai piedi dei compagni.
«Che diavolo è stato?» chiese Yuri, mentre con Patrick si piegava per aiutare l’amico a rialzarsi.
«Un campo mistico» rispose Angelo. «Sara l’ha usato per ricoprire tutta la struttura e tenere alla larga noi e qualsiasi altro essere umano.»
«Quindi nessuno può entrare» concluse Patrick.
«Io posso» replicò Leonardo. «Posso teletrasportarmi.»
Naoko scosse la testa. «No, è come quando sei rimasto bloccato nel campo di forza di Davide a scuola. La barriera inibisce il tuo potere.»
«Allora, userò la proiezione astrale.»
Yuri si voltò a guardarlo preoccupato. «Non sarebbe più sicuro se restassimo uniti?»
Sabrina annuì. «Ti ho già detto che dentro troverai esseri pericolosi e non possiamo rischiare di perd...»
«Andrà tutto bene» la interruppe lui. «Se dovesse ferire la mia proiezione, il mio corpo è qui fuori con voi, non sparirò chissà dove e non dovrete andare a cercarmi. Inoltre, potrete richiamarmi in caso di guai.»
Gli altri lo guardarono non del tutto convinti. Sembravano sicuri che fosse una missione suicida. Invece Leonardo era certo che fosse la soluzione migliore, l’unica per cercare di contenere i danni che erano già parecchi e risolvere tutto nel minor tempo.
«Siamo tutti d’accordo che sono l’unica possibilità di farla ragionare» ribadì. «So che mi darà ascolto e forse riuscirò anche a impedire che inizi a sacrificare i demoni.» 
«Ha ragione» disse Angelo. Era serio e con le braccia incrociate sul petto, sembrava stesse valutando mentalmente i pro e i contro. «Strategicamente, è il nostro asso nella manica. Sara non si aspetta di trovarselo davanti agli occhi.»
Patrick gli mise la mano destra sulla spalla. «Va bene, vai. Ma se la situazione diventa troppo pericolosa, torna da noi. Troveremo un altro modo.»
Leonardo annuì. Chiuse gli occhi e si concentrò sull’idea di rimanere lì fuori a proteggere i suoi amici e sull’idea di salvare sua sorella. Si sentì trascinare verso l’alto e prima che un bagliore azzurro offuscasse il suo sguardo, intravide il suo corpo che si accasciava al suolo con i compagni intorno.

Sara non sapeva se era per merito del medaglione o dei suoi poteri mentali, ma i simboli sulle pagine del Ritus – che le erano sembrati degli scarabocchi quando li aveva visti per la prima volta – ora erano chiari e comprensibili.
Prese a recitare le frasi che leggeva, intonando l’incantesimo perché avesse effetto il prima possibile. Il richiamo mentale era servito a far schiudere le uova e risvegliare i demoni, lo aveva percepito come se si fosse trovata accanto a ognuno di loro nel momento in cui accadeva, ma per guidarli fino al luogo del Sigillo, serviva l’aiuto di una magia più potente.
«Bravissima principessa» si congratulò Carovus. «Sta già cominciando a funzionare.»
Sara alzò gli occhi dal volume e notò che i demoni che avevano girovagato nella stanza, camminavano in fila barcollando verso il Sigillo.
Uno dopo l’altro, si posizionarono tutti e sei intono alla forma circolare e si tagliarono la gola con un colpo netto degli artigli. Caddero a terra e il sangue violaceo che usciva dalle ferite si riversò sulla pietra.
Il simbolo a forma di teschio con corna e serpenti prese a pulsare come un cuore e la lieve spaccatura, già presente per via del rituale a cui  era stata sottoposta con suo fratello, riprese lentamente a infrangere il disegno.
«Ci siamo!» esultò, chiudendo il Ritus. «L’apertura ha inizio.»
Sia lei che Carovus gongolarono all’idea che tra non molto tutti i demoni della città avrebbero fatto la stessa fine.
«A differenza di quanto mi hanno detto, non è cambiato niente.» disse una voce alle loro spalle.
Carovus si girò di scatto.
Sara restò di sasso. Conosceva quella voce, ma non era possibile che si trovasse lì con lei. Lasciò cadere per terra il libro, muovendosi quasi a rallentatore. Non riuscì a credere ai suoi occhi. 
Leonardo avanzò con le braccia incrociate. «A quanto pare, devo sempre venire a sistemare i tuoi casini, sorellina.»

 
Continua…

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