CAPITOLO 75
La luce sul sentiero oscuro
Il Portale Mistico era diventato
irriconoscibile. Sara riusciva a percepire con il potere della mente come
apparisse all’esterno pur restando all’interno.
Dai muri
spuntavano radici e rovi con spine simili ad aculei. Il tetto era crollato,
distruggendo il piano superiore e ora l’unico spazio era costituito dal
magazzino sotterraneo. L’edificio tozzo e basso, appariva come una goffa
rappresentazione di un gigantesco
porcospino.
Circondata dai
fusti delle radici, da rimasugli di calcinacci e macerie, frammenti di legno e
pezzi di articoli un tempo in vendita, e seduta a gambe incrociate Sara scrutò
il Sigillo in pietra davanti a sé.
I demoni che
avevano fatto irruzione con lei si erano sparpagliati nel perimetro deformato
del negozio, attirati dai veri oggetti mistici che ormai erano stati portati in
superficie. Solo Carovus rimaneva calmo in piedi alle sue spalle, osservandola
impettito con le braccia dietro la schiena.
«Libera la
mente. Lascia che il medaglione di tuo padre ti guidi» le disse, con il tono
dell’istruttore che sprona il suo allievo. «Scova in questa città i cuccioli di
demone e aiutali a nascere.»
Sara riuscì a
vedere con gli occhi della mente a chilometri di distanza e mentre scandagliava
ogni zona, avvertì il medaglione circolare bruciare sotto la pelle. Potenziava
le sue capacità e l’aiutava focalizzarsi
sui suoi obbiettivi, ma non le risultò comunque faticoso svolgere quell’azione.
Era come se lo avesse fatto da sempre e ricordò che nel suo lontano passato era
stato così.
Udì sibili e
fremiti come di insetti, ma a un volume decisamente alto. Una piccola parte di
lei provò un impeto di orrore e rifiuto, ma passò velocemente. La soddisfazione
di aver compiuto correttamente il compito, la conquistò totalmente.
Svegliatevi! Prendete possesso del corpo che
vi ospita ordinò con la voce della sua mente. Sayka, Principessa del Primo Inferno, vi richiama!
Ancora una
volta, percepì il calore del Catalizzatore sotto la carne, emanò una luce
cremisi che si espanse per tutto il locale, superò le pareti e si diffuse
all’esterno, illuminando la notte scura.
«È stata una
buona idea andare a comunicare noi le volontà dei ragazzi al posto loro» disse
Angelo, mentre percorreva il corridoio del C.E.N.T.R.O. che portava all’ufficio
di Kaspar De Santi.
Al suo fianco,
Patrick lo fissò scettico. «Sono troppo coinvolti emotivamente e potrebbero
diventare aggressivi senza motivo. Anzi, vorrei che rimanessi in silenzio anche
tu.»
Angelo sorrise.
«Cambierai idea.»
«Perché sei
tanto diffidente nei confronti di Kaspar? Ammetto che ha tenuto dei segreti, ma
mi ha aiutato e fino a ora ha fatto lo stesso con i ragazzi.»
Angelo capiva le
buone intenzioni dell’altro, ma era un ingenuo se credeva alla buona fede di De
Santi. E lui lo sapeva per esperienza. «Non è un benefattore. Ha sempre un
secondo fine.»
«Come fai a
esserne tanto sicuro?»
«Lo conosco da
abbastanza tempo.»
Angelo bussò
alla porta davanti a sé e dall’interno la voce di Kaspar li invitò a entrare. Si
fermarono a pochi passi dalla scrivania e De Santi li guardò perplesso. «C’è
qualche problema? Posso esservi utile?»
«Siamo venuti a
salutarti» rispose Patrick. «Ti ringraziamo per tutto quello che hai fatto per
Sabrina e anche per Leonardo, ma è il momento che ce ne andiamo.»
«I ragazzi
vogliono venire con voi?»
Angelo lanciò
una fugace occhiata a Patrick come a dire: “Te l’avevo detto”, poi disse: «Sì,
sono già pronti all’ingresso.»
Kaspar abbandonò
la sedia e si mise in piedi di fronte a loro. «Posso sapere la ragione di tanta
urgenza?»
«Sara sta
distruggendo il mio negozio» replicò Angelo. Voleva metterlo alla prova,
mostrare a Patrick con chi avessero davvero a che fare. «Sta provando a
spezzare il Sigillo e liberare suo padre DiKann.»
«Se avete
bisogno di aiuto, dovete solo chiederlo» ribatté pacato Kaspar. «Alcuni degli
ospiti del C.E.N.T.R.O. sono già preparati per affrontare situazioni di questo
genere.»
«Ti ringrazio,
ma non è necessario» lo precedette Patrick. «Per i ragazzi è una questione
personale. Sara è la sorella di Leonardo e una loro amica, vogliono farcela con
le loro forze e credo che sia necessario per aiutarli a chiudere
definitivamente i conti con il passato. Sono certo che anche l’ispettore Fulvio
Marchi vorrebbe che i suoi nipoti ce la facessero da soli.»
Kaspar sorrise.
«Come preferite, allora posso solo augurarvi buona fortuna. E ricordatevi che
le porte del C.E.N.T.R.O. sono sempre aperte per voi.»
Angelo rimase a
fissarlo interdetto. Non si aspettava tanta gentilezza, né che fosse così ben
disposto a farli andare via dopo quello che gli aveva rivelato. C’era sotto
qualcosa, ma non aveva tempo di indagare. Girò sui tacchi e si avviò fuori dall’ufficio
con Patrick al seguito.
A metà corridoio
gli disse: «A quanto pare ti sbagliavi. Non ci ha ostacolato, si è perfino
offerto di aiutarci. Forse dovresti rivedere la tua opinione su di lui e su
questo posto.»
Non aveva voglia
di affrontare quella discussione, così tagliò corto. «Credimi, sono sicuro di
non potermi fidare di Kaspar. Temo che sarai tu a doverti ricredere.»
Arrivarono in
prossimità dell’ex-negozio a bordo delle auto di Yuri e Angelo, dal finestrino
del mezzo di quest’ultimo Leonardo osservò atterrito la trasformazione della
costruzione. Aprì la portiera posteriore e uscì all’aperto. La luce fioca dei
lampioni rendeva l’aspetto dell’edifico accartocciato e sformato ancora più
raccapricciante e grottesco.
«È peggio di
quando ce ne siamo andati» disse Naoko, scendendo dall’auto di Yuri.
Angelo chiuse la
portiera del guidatore del suo mezzo e guardò accigliato la situazione. «Ha
portato il Sigillo in superficie e tra poco questo posto sarà pieno di demoni.
Ormai manca pochissimo al sacrificio.»
«E noi non
abbiamo ancora un paino» fece notare Sabrina, posizionandosi accanto a Yuri,
sceso a sua volta dall’automobile.
Dopo aver fatto
il giro del mezzo e superato Patrick, Davide si diresse verso la porta, che era
stata risistemata nel nuovo ingresso creatosi dopo la “ristrutturazione” da
Sara. «Non ci serve un piano. Entriamo e le facciamo vedere che suo fratello è
ancora vivo.» Mise la mano destra sulla maniglia e una scarica elettrica lo
sbalzò all’indietro, facendolo atterrare ai piedi dei compagni.
«Che diavolo è
stato?» chiese Yuri, mentre con Patrick si piegava per aiutare l’amico a
rialzarsi.
«Un campo
mistico» rispose Angelo. «Sara l’ha usato per ricoprire tutta la struttura e
tenere alla larga noi e qualsiasi altro essere umano.»
«Quindi nessuno
può entrare» concluse Patrick.
«Io posso»
replicò Leonardo. «Posso teletrasportarmi.»
Naoko scosse la
testa. «No, è come quando sei rimasto bloccato nel campo di forza di Davide a
scuola. La barriera inibisce il tuo potere.»
«Allora, userò
la proiezione astrale.»
Yuri si voltò a
guardarlo preoccupato. «Non sarebbe più sicuro se restassimo uniti?»
Sabrina annuì. «Ti
ho già detto che dentro troverai esseri pericolosi e non possiamo rischiare di
perd...»
«Andrà tutto
bene» la interruppe lui. «Se dovesse ferire la mia proiezione, il mio corpo è
qui fuori con voi, non sparirò chissà dove e non dovrete andare a cercarmi.
Inoltre, potrete richiamarmi in caso di guai.»
Gli altri lo
guardarono non del tutto convinti. Sembravano sicuri che fosse una missione
suicida. Invece Leonardo era certo che fosse la soluzione migliore, l’unica per
cercare di contenere i danni che erano già parecchi e risolvere tutto nel minor
tempo.
«Siamo tutti
d’accordo che sono l’unica possibilità di farla ragionare» ribadì. «So che mi
darà ascolto e forse riuscirò anche a impedire che inizi a sacrificare i
demoni.»
«Ha ragione»
disse Angelo. Era serio e con le braccia incrociate sul petto, sembrava stesse
valutando mentalmente i pro e i contro. «Strategicamente, è il nostro asso
nella manica. Sara non si aspetta di trovarselo davanti agli occhi.»
Patrick gli mise
la mano destra sulla spalla. «Va bene, vai. Ma se la situazione diventa troppo
pericolosa, torna da noi. Troveremo un altro modo.»
Leonardo annuì.
Chiuse gli occhi e si concentrò sull’idea di rimanere lì fuori a proteggere i
suoi amici e sull’idea di salvare sua sorella. Si sentì trascinare verso l’alto
e prima che un bagliore azzurro offuscasse il suo sguardo, intravide il suo
corpo che si accasciava al suolo con i compagni intorno.
Sara non sapeva
se era per merito del medaglione o dei suoi poteri mentali, ma i simboli sulle
pagine del Ritus – che le erano
sembrati degli scarabocchi quando li aveva visti per la prima volta – ora erano
chiari e comprensibili.
Prese a recitare
le frasi che leggeva, intonando l’incantesimo perché avesse effetto il prima
possibile. Il richiamo mentale era servito a far schiudere le uova e
risvegliare i demoni, lo aveva percepito come se si fosse trovata accanto a
ognuno di loro nel momento in cui accadeva, ma per guidarli fino al luogo del
Sigillo, serviva l’aiuto di una magia più potente.
«Bravissima
principessa» si congratulò Carovus. «Sta già cominciando a funzionare.»
Sara alzò gli
occhi dal volume e notò che i demoni che avevano girovagato nella stanza,
camminavano in fila barcollando verso il Sigillo.
Uno dopo
l’altro, si posizionarono tutti e sei intono alla forma circolare e si
tagliarono la gola con un colpo netto degli artigli. Caddero a terra e il
sangue violaceo che usciva dalle ferite si riversò sulla pietra.
Il simbolo a
forma di teschio con corna e serpenti prese a pulsare come un cuore e la lieve
spaccatura, già presente per via del rituale a cui era stata sottoposta con suo fratello,
riprese lentamente a infrangere il disegno.
«Ci siamo!»
esultò, chiudendo il Ritus. «L’apertura
ha inizio.»
Sia lei che
Carovus gongolarono all’idea che tra non molto tutti i demoni della città
avrebbero fatto la stessa fine.
«A differenza di
quanto mi hanno detto, non è cambiato niente.» disse una voce alle loro spalle.
Carovus si girò
di scatto.
Sara restò di
sasso. Conosceva quella voce, ma non era possibile che si trovasse lì con lei.
Lasciò cadere per terra il libro, muovendosi quasi a rallentatore. Non riuscì a
credere ai suoi occhi.
Leonardo avanzò
con le braccia incrociate. «A quanto pare, devo sempre venire a sistemare i
tuoi casini, sorellina.»
Continua…
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