lunedì 4 giugno 2018

Darklight Children - Capitolo 73


CAPITOLO 73

Nuove scoperte e conseguenze

 
L’ambulanza si fermò davanti alle porte a vetri dell’alto grattacielo che ospitava il C.E.N.T.R.O. . Due uomini con la divisa bianca aiutarono Sabrina a scendere, mentre una donna con una divisa celeste, le andava incontro spingendo una sedia a rotelle.
Yuri seguì la scena senza staccarsi un secondo da Sabrina: dopo averla fatta sedere, la donna si diresse all’interno, le camminò accanto e Patrick e Angelo lo seguirono. Una volta dentro, si sorprese  di trovasi davanti Kaspar De Santi.
«Lei è il consulente scolastico… cosa ci fa qui?» domandò.
«È l’amico di cui vi ho parlato» gli rispose Patrick, in apparenza imbarazzato. «È una situazione un po’ complessa, ma la priorità è occuparci di Sabrina.»
Kaspar avanzò verso di loro. «Non preoccupatevi: è in buone mani» li rassicurò. Fece un cenno alla donna dietro alla carrozzella e questa avanzò verso l’ascensore in fondo al salone d’ingresso. «La sala operatoria è già pronta. La stanno aspettando.»
Yuti le seguì fino alle porte automatiche e Sabrina gli strinse la mano destra.
«Ho paura. Vorrei avere qui mia mamma, ma non saprei come spiegarle questo casino» disse tremando.
Si sforzò di sorriderle. «Andrà tutto bene. Ci vediamo tra poco e starai bene E poi racconteremo tutto a i nostri genitori con calma.» La osservò finché le porte scorrevoli dell’ascensore non la fecero scomparire.
In realtà il solo pensiero di doversi confrontare con suo padre gli metteva, ansia, rabbia e frustrazione insieme. Ma non poteva lasciarsi andare a quei pensieri, doveva rimanere concentrato ed essere forte per Sabrina.
Tornò indietro e chiese a Kaspar: «Che posto è questo? Come mai avete una sala operatoria? Siete un ospedale privato?»
L’altro cercò di sorridere in modo affabile. «Calma, Yuri. Non siamo proprio un ospedale, ma ti assicurò che è tutto in regola e la tua amica non corre alcun rischio. Seguitemi nel mio ufficio, potremo parlare con più tranquillità.»
Kaspar si mosse sicuro, imboccando il primo corridoio sulla sinistra. Yuri procedette insieme a Patrick e Angelo e lui li fece entrare in una spaziosa stanza con arredamento sobrio e moquette bordeaux che ricopriva il pavimento.
Dopo aver chiuso la porta bianca dietro di sé, si accomodò alla scrivania, facendo segno a loro di prendere posto nelle sedie davanti a lui.
«Vorrei capire chi è lei veramente e cos’è questo posto» disse Yuri, sedendosi. Gli ultimi eventi erano stati destabilizzanti, ma questa nuova svolta gli ricordava di non abbassare la guardia.
Patrick si sedette alla sua destra. «Non mi avevi mai detto di possedere anche strumenti per il supporto medico, c’è qualcos’altro che devo sapere?»
Yuri gli lanciò un’occhiata fugace. Sembrava infastidito di essere stato all’oscuro di quelle coperte.
«Capisco la vostra diffidenza, ma come vi ho già detto non c’è nulla di cui preoccuparsi» rispose Kaspar. Spostò il suo sguardo su Angelo.
Facendo lo stesso, Yuri noto che era  rimasto in piedi qualche passo indietro.  
«Questa struttura si occupa di ragazzi con capacità fuori dall’ordinario e a volte siamo dovuti ricorrere a cure mediche speciali» riprese Kaspar. «Per questa ragione siamo attrezzati per la situazione della tua amica. Inoltre sono anche un consulente specializzato con ragazzi con problematiche particolari.»
Yuri rimase interdetto per pochi istanti. Lesse tra le righe nelle parole dell’uomo e disse: «Quindi sa già di noi? Di cosa possiamo fare…»
«Le voci sugli strani incidenti che sono capitati a te e ai tuoi amici si sono diffuse presto a scuola, ammetto di non averci messo molto a capire che avevate dei doni speciali.»
«Racconta tutta la verità, Kaspar» s’intromise Angelo. «Hai accettato il lavoro che ti è stato offerto nella scuola perché sapevi che c’era qualcuno con dei poteri soprannaturali, prima ancora di conoscere un solo studente.»
Yuri si voltò a guardarlo. «E lei come fa a saperlo?»
 Anche Patrick spostò lo sguardo da Kaspar ad Angelo.  «Voi due vi conoscete già? Credevo fossi nuovo in città.»
«Sì, ma la mia conoscenza con il signor De Santi è precedente la mia venuta qui e l’apertura del negozio» ammise. «In passato Kaspar è stato un membro dell’Ordine.»
Yuri si picchiò il palmo sinistro sulla fronte. «Non ci credo! C’è qualcuno intorno a noi che non faccia parte di quel gruppo? E questo vuol dire che a scuola ci spiava per conto dell’Ordine!»
Kaspar rimase calmo.« Lasciate che vi spieghi, Angelo tende a essere melodrammatico.»
Angelo scattò in avanti per afferrare la camicia dell’altro. Patrick si alzò e si frappose tra loro. Posò una mano sul petto dell’altro uomo, per allontanarlo, e gli disse: «Lascialo parlare.» Si girò verso Kaspar e aggiunse: «Tu non provare a mentirci, sai che mi basta toccarti per sapere la verità.»
«Non ho intenzione, né motivi, di raccontare bugie» replicò lui offeso. «In passato sono stato un membro dell’Ordine e ho creduto nella sua causa. Con il tempo però, io e altri membri ci siamo trovati in disaccordo con le idee degli Anziani su come portarla avanti e così abbiamo deciso di separarci da loro e continuare da soli, seguendo la strada che reputavamo più giusta.»
Yuri scorse Angelo arretrare di un paio di passi e Patrick tornò a sedersi. Guardò in volto il terzo uomo. «Può essere più preciso?»
Kaspar annuì. «Nonostante la via a questo mondo sia stata chiusa ai demoni, esseri con capacità soprannaturali hanno continuato a nascere. I discendenti dei mezzo demoni, che nel passato hanno lottato per l’Ordine, esistono anche oggi. Contrariamente agli Anziani, il mio gruppo ha creduto fosse necessario rintracciarli e istruirli ed è per questa ragione che esiste il C.E.N.T.R.O. »
«Istruirli per che cosa?» domandò Yuri.
«Per la lotta» rispose Kaspar. «Imporre un Sigillo per impedire a chiunque di entrare o uscire dalle Dimensioni Infernali, non elimina i demoni. Presto o tardi troveranno un modo per aggirarlo e scoppierà una guerra. Dobbiamo essere preparati.»
«È assurdo» lo interruppe Angelo. «Gli Anziani non permetteranno mai che succeda. Il Sigillo fu creato proprio per questo: per evitare che altri giovani fossero cresciuti come soldati e potessero compiere scelte sbagliate, che costerebbero la vita a degli innocenti.»
«Però non ha tutti i torti» disse Yuri I suoi pensieri erano tornati a ciò che stava succedendo al Portale Mistico. «In fin dei conti Sara sta…»
Qualcuno bussò alla porta, obbligandolo a lasciare la frase in sospeso. Un uomo con un camice verde e una mascherina abbassata sul mento, entrò senza aspettare il permesso.
«Scusate per l’interruzione» disse, facendosi avanti nella stanza. «Abbiamo terminato con l’operazione. La ragazza sta bene. Purtroppo il feto non c’è l’ha fatta.»
Yuri balzò in piedi. «Cosa significa?»
L’uomo in verde lanciò uno sguardo a Kaspar prima di proseguire. Lui gli fece un cenno affermativo e cosi rispose: «Ha avuto un aborto spontaneo. Sono desolato.»
Yuri sentì le gambe flosce come fossero di gelatina. Aveva perso il bambino, questo gli stavano dicendo. Dovette metabolizzare al notizia il più in fretta di quanto volesse: era terribile e per Sabrina anche peggio che per lui.
«Posso vederla?» domandò. «Sabrina, posso vedere Sabrina?»
«Tra qualche minuto. Stanno per riportarla su dalla sala operatoria» rispose cordiale l’uomo.
«Grazie. Vienici a chiamare appena la ragazza sarà sistemata nella stanza» lo congedò Kaspar. L’altro annuì e uscì dall’ufficio.
Patrick gli si avvicinò e mise la mano destra coperta dal guanto sulla sua spalla stringendola. «Mi dispiace. Davvero. Speravo che non accadesse, ma Angelo ci aveva messo in guardia sulla pericolosità di questa gravidanza.»
Yuri non rispose. Rimase a fissare il punto in cui poco prima si trovava il tizio in camice. Non aveva preso seriamente in considerazione quella eventualità. Aveva dato per scontato che tutto sarebbe andato per il meglio. E ora voleva solo vedere Sabrina. Stringerla a sé e trovare un modo per convincerla che sarebbe davvero andato tutto bene di nuovo.
«Quello che hai visto è uno dei nostri chirurghi migliori, so che ha fatto il possibile per salvare il bambino» disse Kaspar.
Yuri lo guardò, ma fu come se non fosse lì. Ripercorse con la mente quanto successo ogni volta che si erano scontrati con dei demoni: Sabrina aveva  sempre cercato di proteggere loro figlio. E non era servito a nulla. Si riscosse dal suo stordimento e  disse: «La.. ringrazio.»
Angelo emise un verso simile a una risata sarcastica.
Kaspar si alzò in piedi e lo fissò risentito. «Qualcosa non ti convince, signor Moser?»
«Ti sei mosso nell’ombra, seguendo i tuoi misteriosi propositi. Scusami se non credo nella tua buona fede.»
«Con che coraggio parli a me di segreti e propositi oscuri? Sbaglio, o hai interferito con i ricordi delle persone, cancellando la loro memoria?»
Yuri capì di dover mettere da parte ogni sua emozione e intervenire. «Il signor Moser non c’entra niente. Io e gli altri abbiamo deciso dia fare così.» Portò lo sguardo sul volto di Patrick, che lo fissava confuso. «Abbiamo fatto l’incantesimo per togliere i ricordi di Leonardo a chiunque lo avesse conosciuto. Tranne Angelo, Sara ha voluto che lui li conservasse.»
«È stata opera vostra?» si sorprese Kaspar. «Credevo fosse un ordine degli Anziani, un modo per…»
«Pensavi male» replicò secco Angelo. «E comunque, come fai a essere a conoscenza della mancanza della tua memoria?»
Kaspar tornò serio, si avviò verso la porta e aprendola, disse: «Venite, devo mostrarvi una camera.»
Tutti e tre lo seguirono nuovamente, mentre li guidava all’interno di un corridoio del piano terra del C.E.N.T.R.O. , simile a quello percorso in precedenza. Salirono una rampa di scale e continuarono ad attraversare un altro corridoio.
«Dove stiamo andando?» domandò diffidente Angelo. 
Kaspar si fermò davanti alla porta grigia in fondo al piano. Sopra era stato fissato con della vernice nera il numero 314. Piegò la maniglia e li invitò a entrare. «È stato un mistero anche per me, ma ora che mi avete spiegato, è giusto che ve lo mostri.»
Yuri s’introdusse subito dopo di lui e non riuscì a trattenere l’esclamazione: «Ma che diavolo?»
Leonardo era steso su un letto, attaccato a un respiratore, con indosso un camice da ospedale e coperto da un lenzuolo. A pochi centimetri dal letto, c’erano un paio di macchinari medici.
Prima di poter chiedere altro, Yuri vide Patrick passargli accanto come un fulmine e bloccarsi al fianco del letto a osservare sconvolto Leonardo. «L’ho visto in una mia visione, toccando Sara. Ma non era in questo stato. Cosa gli è successo?»
«Speravo fossi tu a dirmelo» rispose Kaspar. «Di recente, ho scoperto da un mio collega che fosti tu a portarlo al C.E.N.T.R.O. pochi mesi fa.»
Angelo si avvicinò a sua volta e scrutò Leonardo con attenzione, come un  medico con un paziente. «Il suo è una sorta di coma catatonico. La separazione della forma astrale dal corpo è stata improvvisa e troppo prolungata. Se non si fosse trovato qui, con macchinari in grado di tenerlo in vita, sarebbe morto da tempo.»
Ancora una volta Yuri fece uno sforzo con la memoria. I ricordi lo riportarono al momento della morte dell’amico e a cosa potesse essere successo. «È sempre colpa nostra» concluse. 
Kaspar, Patrick e Angelo si girarono a guardarlo.
«Probabilmente Leonardo era con Patrick, quando ha attivato il suo potere originario… ma lui l’ha scordato dopo che gli abbiamo tolto i ricordi, dimenticando anche di averlo portato qui» spiegò Yuri. «Abiamo agito di furia, pensavamo di sistemare tutto e invece abbiamo fatto solo un gran casino.»
«Per fortuna le sue condizioni sono stabili» disse Kaspar. «Voi non avete colpa, questa è una ulteriore dimostrazione delle scelte sbagliate dell’Ordine. Affidare a dei ragazzi inesperti un incantesimo tanto delicato, come quello della memoria, è da pazzi!»
«Raggrupparli in un istituto e addestrarli per una fantomatica guerra cruenta, invece è una scelta saggia, vero?» lo aggredì Angelo.
Gli squilli insistenti del cellulare di Yuri, sovrastarono i loro litigi. E lui ne fu grato. Afferrò il telefono e lesse il nome del chiamante. «Pronto Davide, cosa succede?»
«Abbiamo trovato Leonardo» esordì la voce all’altro capo. «Cioè la sua proiezione astrale. Ci ha spiegato cosa è successo… ma poi è sparito!»
Il macchinario accanto a quello a cui Leonardo era attaccato tramite il respiratore, iniziò a emettere un suono leggero, che si tramutò ben presto in un BIP continuo e fastidioso.
Leoanrdo mosse lentamente la mano destra e strizzò due volte le palpebre, prima di sollevarle. Roteò lo sguardo e passò in rassegna i presenti.
«Davide, tu e Naoko dovete salire subito in auto» disse Yuri. «Vi mando l’indirizzo, venite subito al C.E.N.T.R.O. Leonardo è qui ed è vivo.»

 
Continua…

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