CAPITOLO 73
Nuove scoperte e conseguenze
L’ambulanza si
fermò davanti alle porte a vetri dell’alto grattacielo che ospitava il
C.E.N.T.R.O. . Due uomini con la divisa bianca aiutarono Sabrina a scendere,
mentre una donna con una divisa celeste, le andava incontro spingendo una sedia
a rotelle.
Yuri seguì la
scena senza staccarsi un secondo da Sabrina: dopo averla fatta sedere, la donna
si diresse all’interno, le camminò accanto e Patrick e Angelo lo seguirono. Una
volta dentro, si sorprese di trovasi davanti
Kaspar De Santi.
«Lei è il
consulente scolastico… cosa ci fa qui?» domandò.
«È l’amico di
cui vi ho parlato» gli rispose Patrick, in apparenza imbarazzato. «È una
situazione un po’ complessa, ma la priorità è occuparci di Sabrina.»
Kaspar avanzò
verso di loro. «Non preoccupatevi: è in buone mani» li rassicurò. Fece un cenno
alla donna dietro alla carrozzella e questa avanzò verso l’ascensore in fondo
al salone d’ingresso. «La sala operatoria è già pronta. La stanno aspettando.»
Yuti le seguì
fino alle porte automatiche e Sabrina gli strinse la mano destra.
«Ho paura.
Vorrei avere qui mia mamma, ma non saprei come spiegarle questo casino» disse
tremando.
Si sforzò di
sorriderle. «Andrà tutto bene. Ci vediamo tra poco e starai bene E poi
racconteremo tutto a i nostri genitori con calma.» La osservò finché le porte
scorrevoli dell’ascensore non la fecero scomparire.
In realtà il
solo pensiero di doversi confrontare con suo padre gli metteva, ansia, rabbia e
frustrazione insieme. Ma non poteva lasciarsi andare a quei pensieri, doveva
rimanere concentrato ed essere forte per Sabrina.
Tornò indietro e
chiese a Kaspar: «Che posto è questo? Come mai avete una sala operatoria? Siete
un ospedale privato?»
L’altro cercò di
sorridere in modo affabile. «Calma, Yuri. Non siamo proprio un ospedale, ma ti
assicurò che è tutto in regola e la tua amica non corre alcun rischio. Seguitemi
nel mio ufficio, potremo parlare con più tranquillità.»
Kaspar si mosse
sicuro, imboccando il primo corridoio sulla sinistra. Yuri procedette insieme a
Patrick e Angelo e lui li fece entrare in una spaziosa stanza con arredamento
sobrio e moquette bordeaux che ricopriva il pavimento.
Dopo aver chiuso
la porta bianca dietro di sé, si accomodò alla scrivania, facendo segno a loro
di prendere posto nelle sedie davanti a lui.
«Vorrei capire
chi è lei veramente e cos’è questo posto» disse Yuri, sedendosi. Gli ultimi
eventi erano stati destabilizzanti, ma questa nuova svolta gli ricordava di non
abbassare la guardia.
Patrick si
sedette alla sua destra. «Non mi avevi mai detto di possedere anche strumenti
per il supporto medico, c’è qualcos’altro che devo sapere?»
Yuri gli lanciò
un’occhiata fugace. Sembrava infastidito di essere stato all’oscuro di quelle
coperte.
«Capisco la
vostra diffidenza, ma come vi ho già detto non c’è nulla di cui preoccuparsi»
rispose Kaspar. Spostò il suo sguardo su Angelo.
Facendo lo
stesso, Yuri noto che era rimasto in
piedi qualche passo indietro.
«Questa
struttura si occupa di ragazzi con capacità fuori dall’ordinario e a volte
siamo dovuti ricorrere a cure mediche speciali» riprese Kaspar. «Per questa
ragione siamo attrezzati per la situazione della tua amica. Inoltre sono anche
un consulente specializzato con ragazzi con problematiche particolari.»
Yuri rimase
interdetto per pochi istanti. Lesse tra le righe nelle parole dell’uomo e
disse: «Quindi sa già di noi? Di cosa possiamo fare…»
«Le voci sugli
strani incidenti che sono capitati a te e ai tuoi amici si sono diffuse presto
a scuola, ammetto di non averci messo molto a capire che avevate dei doni
speciali.»
«Racconta tutta
la verità, Kaspar» s’intromise Angelo. «Hai accettato il lavoro che ti è stato
offerto nella scuola perché sapevi
che c’era qualcuno con dei poteri soprannaturali, prima ancora di conoscere un
solo studente.»
Yuri si voltò a
guardarlo. «E lei come fa a saperlo?»
Anche Patrick spostò lo sguardo da Kaspar ad
Angelo. «Voi due vi conoscete già?
Credevo fossi nuovo in città.»
«Sì, ma la mia
conoscenza con il signor De Santi è precedente la mia venuta qui e l’apertura
del negozio» ammise. «In passato Kaspar è stato un membro dell’Ordine.»
Yuri si picchiò
il palmo sinistro sulla fronte. «Non ci credo! C’è qualcuno intorno a noi che
non faccia parte di quel gruppo? E questo vuol dire che a scuola ci spiava per
conto dell’Ordine!»
Kaspar rimase
calmo.« Lasciate che vi spieghi, Angelo tende a essere melodrammatico.»
Angelo scattò in
avanti per afferrare la camicia dell’altro. Patrick si alzò e si frappose tra
loro. Posò una mano sul petto dell’altro uomo, per allontanarlo, e gli disse: «Lascialo
parlare.» Si girò verso Kaspar e aggiunse: «Tu non provare a mentirci, sai che
mi basta toccarti per sapere la verità.»
«Non ho
intenzione, né motivi, di raccontare bugie» replicò lui offeso. «In passato
sono stato un membro dell’Ordine e ho creduto nella sua causa. Con il tempo
però, io e altri membri ci siamo trovati in disaccordo con le idee degli
Anziani su come portarla avanti e così abbiamo deciso di separarci da loro e
continuare da soli, seguendo la strada che reputavamo più giusta.»
Yuri scorse
Angelo arretrare di un paio di passi e Patrick tornò a sedersi. Guardò in volto
il terzo uomo. «Può essere più preciso?»
Kaspar annuì. «Nonostante
la via a questo mondo sia stata chiusa ai demoni, esseri con capacità
soprannaturali hanno continuato a nascere. I discendenti dei mezzo demoni, che
nel passato hanno lottato per l’Ordine, esistono anche oggi. Contrariamente
agli Anziani, il mio gruppo ha creduto fosse necessario rintracciarli e
istruirli ed è per questa ragione che esiste il C.E.N.T.R.O. »
«Istruirli per
che cosa?» domandò Yuri.
«Per la lotta»
rispose Kaspar. «Imporre un Sigillo per impedire a chiunque di entrare o uscire
dalle Dimensioni Infernali, non elimina i demoni. Presto o tardi troveranno un
modo per aggirarlo e scoppierà una guerra. Dobbiamo essere preparati.»
«È assurdo» lo
interruppe Angelo. «Gli Anziani non permetteranno mai che succeda. Il Sigillo
fu creato proprio per questo: per evitare che altri giovani fossero cresciuti
come soldati e potessero compiere scelte sbagliate, che costerebbero la vita a
degli innocenti.»
«Però non ha
tutti i torti» disse Yuri I suoi pensieri erano tornati a ciò che stava
succedendo al Portale Mistico. «In
fin dei conti Sara sta…»
Qualcuno bussò
alla porta, obbligandolo a lasciare la frase in sospeso. Un uomo con un camice
verde e una mascherina abbassata sul mento, entrò senza aspettare il permesso.
«Scusate per
l’interruzione» disse, facendosi avanti nella stanza. «Abbiamo terminato con
l’operazione. La ragazza sta bene. Purtroppo il feto non c’è l’ha fatta.»
Yuri balzò in
piedi. «Cosa significa?»
L’uomo in verde
lanciò uno sguardo a Kaspar prima di proseguire. Lui gli fece un cenno
affermativo e cosi rispose: «Ha avuto un aborto spontaneo. Sono desolato.»
Yuri sentì le
gambe flosce come fossero di gelatina. Aveva perso il bambino, questo gli
stavano dicendo. Dovette metabolizzare al notizia il più in fretta di quanto
volesse: era terribile e per Sabrina anche peggio che per lui.
«Posso vederla?»
domandò. «Sabrina, posso vedere Sabrina?»
«Tra qualche
minuto. Stanno per riportarla su dalla sala operatoria» rispose cordiale
l’uomo.
«Grazie. Vienici
a chiamare appena la ragazza sarà sistemata nella stanza» lo congedò Kaspar. L’altro
annuì e uscì dall’ufficio.
Patrick gli si
avvicinò e mise la mano destra coperta dal guanto sulla sua spalla
stringendola. «Mi dispiace. Davvero. Speravo che non accadesse, ma Angelo ci
aveva messo in guardia sulla pericolosità di questa gravidanza.»
Yuri non
rispose. Rimase a fissare il punto in cui poco prima si trovava il tizio in
camice. Non aveva preso seriamente in considerazione quella eventualità. Aveva
dato per scontato che tutto sarebbe andato per il meglio. E ora voleva solo
vedere Sabrina. Stringerla a sé e trovare un modo per convincerla che sarebbe davvero andato tutto bene di nuovo.
«Quello che hai
visto è uno dei nostri chirurghi migliori, so che ha fatto il possibile per salvare
il bambino» disse Kaspar.
Yuri lo guardò,
ma fu come se non fosse lì. Ripercorse con la mente quanto successo ogni volta
che si erano scontrati con dei demoni: Sabrina aveva sempre cercato di proteggere loro figlio. E
non era servito a nulla. Si riscosse dal suo stordimento e disse: «La.. ringrazio.»
Angelo emise un
verso simile a una risata sarcastica.
Kaspar si alzò
in piedi e lo fissò risentito. «Qualcosa non ti convince, signor Moser?»
«Ti sei mosso
nell’ombra, seguendo i tuoi misteriosi propositi. Scusami se non credo nella
tua buona fede.»
«Con che
coraggio parli a me di segreti e propositi oscuri? Sbaglio, o hai interferito
con i ricordi delle persone, cancellando la loro memoria?»
Yuri capì di
dover mettere da parte ogni sua emozione e intervenire. «Il signor Moser non
c’entra niente. Io e gli altri abbiamo deciso dia fare così.» Portò lo sguardo
sul volto di Patrick, che lo fissava confuso. «Abbiamo fatto l’incantesimo per
togliere i ricordi di Leonardo a chiunque lo avesse conosciuto. Tranne Angelo,
Sara ha voluto che lui li conservasse.»
«È stata opera
vostra?» si sorprese Kaspar. «Credevo fosse un ordine degli Anziani, un modo
per…»
«Pensavi male»
replicò secco Angelo. «E comunque, come fai a essere a conoscenza della
mancanza della tua memoria?»
Kaspar tornò
serio, si avviò verso la porta e aprendola, disse: «Venite, devo mostrarvi una
camera.»
Tutti e tre lo
seguirono nuovamente, mentre li guidava all’interno di un corridoio del piano
terra del C.E.N.T.R.O. , simile a quello percorso in precedenza. Salirono una
rampa di scale e continuarono ad attraversare un altro corridoio.
«Dove stiamo
andando?» domandò diffidente Angelo.
Kaspar si fermò
davanti alla porta grigia in fondo al piano. Sopra era stato fissato con della
vernice nera il numero 314. Piegò la maniglia e li invitò a entrare. «È stato
un mistero anche per me, ma ora che mi avete spiegato, è giusto che ve lo
mostri.»
Yuri
s’introdusse subito dopo di lui e non riuscì a trattenere l’esclamazione: «Ma
che diavolo?»
Leonardo era
steso su un letto, attaccato a un respiratore, con indosso un camice da
ospedale e coperto da un lenzuolo. A pochi centimetri dal letto, c’erano un
paio di macchinari medici.
Prima di poter
chiedere altro, Yuri vide Patrick passargli accanto come un fulmine e bloccarsi
al fianco del letto a osservare sconvolto Leonardo. «L’ho visto in una mia
visione, toccando Sara. Ma non era in questo stato. Cosa gli è successo?»
«Speravo fossi
tu a dirmelo» rispose Kaspar. «Di recente, ho scoperto da un mio collega che
fosti tu a portarlo al C.E.N.T.R.O. pochi mesi fa.»
Angelo si
avvicinò a sua volta e scrutò Leonardo con attenzione, come un medico con un paziente. «Il suo è una sorta
di coma catatonico. La separazione della forma astrale dal corpo è stata
improvvisa e troppo prolungata. Se non si fosse trovato qui, con macchinari in
grado di tenerlo in vita, sarebbe morto da tempo.»
Ancora una volta
Yuri fece uno sforzo con la memoria. I ricordi lo riportarono al momento della
morte dell’amico e a cosa potesse essere successo. «È sempre colpa nostra»
concluse.
Kaspar, Patrick
e Angelo si girarono a guardarlo.
«Probabilmente
Leonardo era con Patrick, quando ha attivato il suo potere originario… ma lui
l’ha scordato dopo che gli abbiamo tolto i ricordi, dimenticando anche di
averlo portato qui» spiegò Yuri. «Abiamo agito di furia, pensavamo di sistemare
tutto e invece abbiamo fatto solo un gran casino.»
«Per fortuna le
sue condizioni sono stabili» disse Kaspar. «Voi non avete colpa, questa è una
ulteriore dimostrazione delle scelte sbagliate dell’Ordine. Affidare a dei
ragazzi inesperti un incantesimo tanto delicato, come quello della memoria, è
da pazzi!»
«Raggrupparli in
un istituto e addestrarli per una fantomatica guerra cruenta, invece è una
scelta saggia, vero?» lo aggredì Angelo.
Gli squilli
insistenti del cellulare di Yuri, sovrastarono i loro litigi. E lui ne fu
grato. Afferrò il telefono e lesse il nome del chiamante. «Pronto Davide, cosa
succede?»
«Abbiamo trovato
Leonardo» esordì la voce all’altro capo. «Cioè la sua proiezione astrale. Ci ha
spiegato cosa è successo… ma poi è sparito!»
Il macchinario
accanto a quello a cui Leonardo era attaccato tramite il respiratore, iniziò a
emettere un suono leggero, che si tramutò ben presto in un BIP continuo e
fastidioso.
Leoanrdo mosse
lentamente la mano destra e strizzò due volte le palpebre, prima di sollevarle.
Roteò lo sguardo e passò in rassegna i presenti.
«Davide, tu e
Naoko dovete salire subito in auto» disse Yuri. «Vi mando l’indirizzo, venite
subito al C.E.N.T.R.O. Leonardo è qui ed è vivo.»
Continua…
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