CAPITOLO 72
Ritrovato
Ombra e
Scintilla trotterellarono sulla terra, illuminati dal debole bagliore del sole
prossimo al tramonto. A poca distanza della porta del magazzino del Full Moon, si mossero quatti, come
predatori durante una battuta di caccia. Si guardarono intorno e non notando
nessuno, si rilassarono. Scintilla emise un miagolio, muovendo flessuosamente
la coda da destra a sinistra.
«È il segnale»
disse Naoko sottovoce, spostandosi dall’auto di Yuri parcheggiata non molto
lontano.
Le aveva
consentito di guidare le prime mosse della loro operazione, ma Davide non
intendeva sottostare a ordini. Aveva sviluppato la teoria della possibile
non-morte di Leonardo da mesi e ora avrebbe seguito le sue idee, andando fino in
fondo, anche senza il parere positivo della compagna.
Prima di
seguirla, lanciò una fugace occhiata al mezzo. «Speriamo che i genitori di Yuri
non la notino.»
«Un motivo in
più per muoverci in fretta» rispose Naoko.
Si fermarono
entrambi davanti alla porta del magazzino, lei estrasse il mazzo e iniziò a
provare le chiavi per trovare quella che apriva la serratura. Al quarto
tentativo, questa scattò e sgattaiolarono dentro, lasciando i felini all’esterno
a fare da palo.
Davide spinse
l’interruttore alla sua sinistra e illuminò lo stanzone. «Avanti, prendi il
rituale e recitiamo questo incantesimo.»
Lei prese il
libretto blu dalla tasca sul retro dei jeans e lo aprì. «Non è così facile.
Dobbiamo concentrarci su Leonardo, fare in modo che la sua proiezione persa ci
veda come un’ancora.»
Davide inarcò un
sopracciglio. Odiava non capire al primo colpo questi meccanismi dei sortilegi.
«Puoi essere più chiara?»
Naoko sbuffò. «Le
istruzioni sul libro del signor Moser dicono solo questo. Dobbiamo evocare
Leonardo, attirare la sua traccia mentale, dandogli punti di riferimento come
ricordi piacevoli o abbastanza forti da convincerlo a manifestarsi e infine
recitare la formula per bloccare la sua forma astrale.»
Davide alzò gli
occhi al cielo. La spiegazione più complicata che potesse aspettarsi. Scrollò
le spalle e disse: «Ok. Iniziamo.»
Chiuse gli occhi
e rimase in silenzio, cercando di riportare alla mente qualcosa di utile. Non
era affatto facile. Da quando si erano conosciuti aveva reso la vita dell’altro
un inferno. Battute pesanti, minacce, intimidazioni, violenza fisica… il suo
repertorio di ricordi non incitava certo ad andargli incontro a braccia aperte.
Aprì l’occhio
destro e spiò Naoko: aveva le palpebre serrate e pareva parecchio concentrata.
Si chiese che ricordi positivi potesse avere di Leonardo, dato che lo aveva conosciuto da meno tempo e durante
le loro lotte con i tre superstiti della setta.
Poi ricordò.
Entrambi potevano attingere al passato più lontano, all’altra vita.
Davide richiuse
l’occhio e si concentrò su quei momenti
insieme, quando erano stati compagni nella lotta e nella vita.
Pochi istanti e
nella sua mente riapparvero quelle immagini un po’ sfuocate: combattimenti,
baci e abbracci tutti mischiati, fino al presente, negli ultimi istanti della
sua possibile morte in quel luogo; la pelle gli si accapponò, i peli delle
braccia si rizzarono e avvertì uno sfrigolio nell’aria. Spalancò le palpebre e
notò che la luce elettrica tremolava, come se ci fosse un’interferenza nella
corrente.
«Davide, credo
stia funzionando. A cosa pensi?» domandò Noako fissandolo.
«A quando è
morto» rispose, omettendo il resto.
«Ti sembra il
caso?»
Un flash azzurro
li illuminò.
«Allora è vero»
disse una voce all’improvviso. «Sono morto!»
Davide e Naoko aprirono
la bocca increduli.
Leonardo
galleggiava nell’aria di fronte a loro, avvolto da un’aura azzurra.
«Leonardo…»
mormorò.
«Il rituale» si
ricordò Naoko. Abbassò lo sguardo sul libro tra le mani e recitò: «Animae returnae, corpe legazio.»
La figura
evanescente di Leonardo fu attraversata da una luce bianca e lui si guardò
disorientato. «Cosa mi hai fatto?»
«Ho stabilizzato
la tua forma astrale. Dobbiamo poter parlare con te.»
«Parlare di
cosa?» domandò lui, simile a uno spettro a tratti evanescente, guardandosi
intorno. «Dove sono? Cosa mi è successo?»
Davide fece un
passo avanti. «Questo è il magazzino del Full
Moon, ti ricordi l’ultima volta che sei stato qui?»
Leonardo
rifletté, ma il suo sguardo era perso e impaurito.
Naoko provò ad
aiutarlo. «Stai calmo. Ora è tutto a posto. Hai sviluppato il tuo potere
originario troppo in fretta. Possiedi la proiezione astrale, quindi puoi separare la tua essenza dal
corpo.»
Leonardo al
fissò confuso. «Quindi non sono morto?»
«No, è come
essere in due posti nello stesso momento» continuò Davide.
«In due posti
nello stesso momento» ripeté. «In effetti è così che mi sentivo prima di
ritrovarmi qui. Io volevo correre da
Sara e contemporaneamente restare dov’ero.»
«Perché volevi
andare da tua sorella?» chiese Naoko.
«Lei era in
pericolo. Mi aveva chiamato, aveva inviato una richiesta d’aiuto ed era come se
parlasse… direttamente nel mio cervello!»
«Sì, ora tutto
ha senso» rispose lei con un sorriso. «Sara ha risvegliato in quell’occasione
la telepatia, il suo potere originale, perché eravamo finiti in una trappola.
Probabilmente avevte creato un legame psichico.»
Erano tutti
discorsi utili, ma a Davide interessava capire dov’era la sua parte fisica. Accorciò
ancora la distanza tra lui e l’altro. «Ascolta bene: per aiutarti a tornare nel
tuo corpo, dobbiamo sapere dove ti trovavi quando hai voluto, diciamo,
sdoppiarti.»
«È tutto così confuso» rispose strizzando gli
occhi e massaggiandosi la fronte. «Ero… ero andato da Patrick Molina. Mi
serviva il suo aiuto per tornare al negozio di magia e trovare qualcosa per
cancellare i ricordi del passato, che avevamo appena riavuto. Lui all’inizio
era contrario, ma poi ero riuscito a convincerlo ed è arrivata la chiamata di
Sara.»
Davide si
scambiò un’occhiata con Naoko. «Cavoli! Patrick poteva essere la nostra
salvezza, aveva la risposta per tutto questo tempo, ma gli abbiamo cancellato i
ricordi di Leonardo.»
«Perché lo avete
fatto?» domandò Leonardo.
«È una storia
lunga, poi te la raccontiamo» spiegò Naoko. «Patrick lo ha dimenticato, ma quando
lo aveva di fronte e lo ha visto in quello stato dopo la fuga della proiezione,
deve pur aver fatto qualcosa. Può averlo portato in qualche ospedale.»
Davide riportò
lo sguardo sull’amico trasparente. «Da quando sei in questo stato, hai mai
avuto sensazioni di odori, rumori di luoghi, o persone?»
Leonardo si
tastò le tempie. «Un paio di volte ho cercato di parlare con Sara, proprio qui.
E poi ho avuto come dei flash di una stanza.» Strizzò gli occhi come per
riportare a galla quelle immagini fugaci. «Sembrava la camera di un ospedale,
ma era diversa da quelle normali.»
«Cosa c’era di
particolare?» domandò Naoko.
«Era molto
grande e io ero attaccato a un respiratore. Sì, ero in un letto e dei macchinari
risuonavano vicino a me.» La sua espressione aveva perso lo smarrimento di poco
prima. «Era come se riuscissi a vedermi dall’esterno.»
«E c’era qualcos’altro
in questa stanza?» insistette Davide. «Qualcosa che possa essere un indizio sul
posto in cui sei?»
«Ricordo dei
simboli» rispose Leonardo. «Anzi era una cifra. Sulla porta della stanza
c’erano dei numeri: 3,1,4.»
«Ok, ma ci serve
un po’ di più» fece Davide. «Per esempio il nome dell’ospedale, o quello che
è.»
Leonardo
indietreggiò. Aprì la bocca per replicare, ma svanì in un lampo azzurrino.
Continua…