lunedì 18 dicembre 2017

Darklight Children - Capitolo 59


CAPITOLO 59

Registro Yurel

 

Registro dell’Ordine n. 00312

La Divisione Ricerca e Addestramento dei mezzo demoni riporta il ritrovo e le informazioni ricavate dopo l’identificazione del soggetto: Yurel.
 
Anno Primo

Figlio di una giovane contadina, il mezzo demone è il frutto di un rapimento e successiva fecondazione della madre. Non si concoscono il nome e il grado del demone che l’ha sottratta alla famiglia, e dato lo stato di reticenza della donna stessa e dei suoi parenti, non è nemmeno possibile capire se l’atto di concepimento è stato volontario o per mezzo di una violenza. In base ad avvenimenti successivi (e di seguito descritti) si può ricollegare il demone alla tribù di DiKann.  
Il bimbo è nato nella capanna del nonno materno. Come la maggioranza dei figli generati dall’incrocio tra umani e mezzo demoni, presenta alla nascita i caratteri tipici della specie umana e nessun elemento fisico riconducibile alla stirpe paterna.
Non ci è possibile avere ulteriori notizie. Quanto finora trascritto è il frutto di racconti di altri membri della comunità in cui vivono i parenti umani del bambino. Sarà compito della Divisione Ricerca e Addestramento dei mezzo demoni tornare tra un anno in questo villaggio per avere nuove informazioni.
 
Anno Secondo

Il bimbo ha un nome umano di cui non siamo stati messi al corrente. È in salute e cresciuto sotto le amorevoli cure della famiglia materna. Non sembra aver sviluppato, o ricevuto, doni e capacità di eredità demoniaca. Ma non è al sicuro. Diversi membri della comunità del villaggio hanno riferito di aver visto un demone dalle squame rosse e le corna nere aggirarsi nei boschi intorno al villaggio. Sono certi che sia il padre del bimbo e temono per la loro sicurezza finché il piccolo rimarrà nel villaggio.
Con l’intenzione di proteggere l’incolumità del piccolo e della sua famiglia, siamo tornati alla capanna della madre. Ci siamo presentati e ci siamo offerti di prendere il bimbo con noi. Di crescerlo come se fosse figlio nostro e insegnargli a combattere l’abominio che l’ha generato. La madre non ha sentito ragioni. Ci ha intimato di andarcene e non tornare mai più, ribadendo più volte che suo figlio resterà con lei. Abbiamo abbandonato la sua casa, ma non il villaggio. Abbiamo trovato ospitalità in una capanna affitta stanze. L’atmosfera nel villaggio è tesa e agitata. Nei prossimi giorni dobbiamo tenere d’occhio madre e figlio senza che se ne accorgano. Il pericolo che corrono non proviene da noi, ma non sembrano volersene rendere conto. 
Sono trascorsi nove giorni dal nostro arrivo e la situazione è precipitata come temevamo.
Il demone dalle squame rosse si è fatto più sicuro. I primi giorni è apparso solo di notte. Ruba qualche pecora o gallina, o le fa ritrovare morte all’alba. Successivamente le sue apparizioni avvengono anche alla luce del sole, aggredisce uomini e donne e a tutti lascia il messaggio “Restituitemi mio figlio e vi lascerò liberi”.
Il giorno scorso un comitato maschile di rappresentanza del villaggio, ha varcato con forza la soglia della capanna della madre del mezzo demone. Dopo la loro visita abbiamo cercato di ristabilire un contatto, e la madre della donna ci ha fatto entrare, affermando di aver bisogno di ogni tipo di aiuto. Contro il volere della figlia e del marito, ci ha messo al corrente che la gente del villaggio vuole obbligarli a consegnare il bimbo al demone e in caso contrario, distruggeranno la loro casa e i loro averi, privandoli dei mezzi per vivere e sostentarsi.
Non appena siamo rientrarti nella nostra stanza, abbiamo mandato un membro della Divisione Ricerca e Addestramento alla Casa Madre dell’Ordine, con una copia di questo stesso resoconto, con la richiesta di inviare al più presto una truppa di Guerrieri dell’Ordine per fronteggiare la minaccia del demone dalle squame rosse e a questo punto convincere la madre che portare il bambino con noi è l’unica soluzione.
Come purtroppo abbiamo appurato questa notte, il dispaccio non è arrivato abbastanza in tempo, la situazione è peggiorata in maniera precipitosa.
Lo stesso manipolo di rappresentanza che li aveva minacciati è ritornato al calare del sole e senza preavviso. Hanno obbligato la madre a prendere il figlio con sé e a seguirli. Per salvaguardare la sicurezza dei genitori, la donna ha ubbidito. L’hanno condotta fino all’ingresso della caverna in cui venne ritrovata dopo il suo rapimento (particolare non emerso durante la nostra precedente visita) e dove, con molta probabilità, si trova il passaggio d’ingresso al Primo Inferno.
La rappresentanza ha atteso con fiaccole infuocate l’innalzarsi della luna tra le nubi della notte e hanno incitato il demone a farsi avanti. Avevano rispettato la loro parte del patto, gli avevano portato suo figlio.
Il demone è comparso poco dopo. Alla sua descrizione bisogna aggiungere che la sua massa muscolare è pari a quella di due uomini ben nutriti e addestrati al combattimento corpo a corpo. Ha strappato il figlio in lacrime alla madre e incurante delle sue urla, è scomparso all’interno della caverna.
Abbiamo redatto quanto avete letto sulla base della testimonianza oculare di un nostro membro e del racconto fatto dalla madre. Purtroppo alla sua richiesta di intervenire per salvare suo figlio, abbiamo dovuto rispondere con un rifiuto. Come ben sapete, una volta ricongiunti con il genitore demone non ci è più possibile reclutare i mezzo demoni.

Anni dal Terzo al Settimo

Non abbiamo più avuto informazioni sul bimbo, figlio del demone dalle squame rosse, da quando il padre venne a riprenderselo, però grazie alla testimonianza oculare di un membro della Divisione Ricerca e Addestramento scoprimmo che il demone proveniva dal Primo Inferno, dimensione demoniaca che appartiene al dominio del Re demoniaco DiKann. Sappiamo già abbastanza sul demone in questione per ritenerlo una minaccia di cui preoccuparsi.
Le notizie del mezzo demone, a cui da questo momento sappiamo è stato attribuito il nome di Yurel, riemergono intorno al suo settimo anno di vita.
Yurel ricomparve nel suo villaggio. Venne ritrovato da uno degli uomini che furono responsabili del suo allontanamento (e sulla base di quanto successe dopo, possiamo affermare che non fu una coincidenza), mentre era circondato da tre demoni.
L’uomo corse in suo aiuto per soccorrerlo, ma cadde in realtà in una trappola. Yurel era stato inviato sulla Terra per il suo rito di iniziazione: doveva uccidere un essere umano e guadagnarsi così il diritto di rimanere in mezzo ai demoni. I tre demoni che lo accompagnavano dovevano fungere da diversivo per avvicinare la vittima e testimoniare che avesse adempiuto al suo compito. L’uomo si illudeva di poter calmare e poi sconfiggere il bambino, ma lui lo affrontò con la freddezza di un assassino esperto. Brandendo una spada troppo grande per un bimbo della sua età, uccise l’uomo senza rimorso. Yurel era a tutti gli effetti parte della stirpe demoniaca.

Yuri alzò di colpo la testa, allontanando disgustato il Registro dalla sua vista. Non riusciva a credere a quello che aveva letto. L’ultima parte, quella del suo ritorno sulla Terra, gli rivelava che la presenza che aveva visto in biblioteca era vera. E aveva ragione ad accusarlo.
«Certo che ho ragione»
Yuri guardò davanti a sé e lo rivide. L’uomo dalla pelle grigia e i capelli lunghi, lo fissava serio oltre il tavolo.
«Ti avevo detto che non ti saresti liberato tanto facilmente di me. Della tua colpa» continuò l’uomo.
Yuri girò il volto verso Sabrina. Voleva avvertirla, chiederle se anche lei vedeva quello spirito. Aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Provò a muovere un braccio per scrollarla e distoglierla dalla lettura, ma non riuscì nemmeno a spostarsi. 
«Puoi parlare solo con me. E dovrai ascoltarmi» gli rispose, come se avesse intuito che il ragazzo non capiva cosa succedeva. «Nessuno ti salverà. Come nessuno ha salvato me. Ora proverai cosa vuol dire avere la morte sulla coscienza.»
«Io… mi dispiace» riuscì a dire, ancora sconvolto.
«Credi che mi basti? Il tuo dispiacere non cambia quello che è successo» ribatté l’uomo.
«Come ti chiami?»
«Che ti importa. Quando mi hai ammazzato, non te ne sei preoccupato.»
«Ti prego, dimmelo.»
L’uomo rimase a guardarlo serio in silenzio. «Arwon»
Yuri capì di poter avere il controllo del suo corpo, solo quando si rivolgeva a lui. Non aveva altra scelta che continuare a parlargli. «Ora so cosa ti ho fatto, Arwon. L’ho letto e qualche ricordo sta riaffiorando. Non ho scuse e non posso fare niente per rimediare.»
«Cerchi la mia pietà?»
«No. Mi assumo la responsabilità delle azioni che ho compiuto. Ma devi capire che non sono più Yurel. Sono rinato. In un altro tempo, in un’altra vita. E anche se lo vorrei tanto, non posso rimediare a quello che ho fatto.
Arwon sorrise in modo poco rassicurante. «Questo lo so anche io. Però posso pareggiare i conti. Non c’è giustizia, se a un assassino è concesso di vivere nuovamente in tranquillità. Non posso ucciderti con le mie mani, ma tu puoi farlo con le tue.»
Yuri lo fissò senza capire. «Che significa?»
Arwon alzò la mano destra e gli indicò Sabrina. Yuri si girò e vide due figure prendere forma intorno a lei. Erano due uomini, anche loro erano grigi, sia nella pelle che negli abiti, ma non avevano alcuna ferita evidente in volto. L’uomo al lato sinistro dell’amica aveva però una macchia in pieno petto, mentre il secondo aveva un braccio e una gamba più scure rispettò al colore delle altre.
«State lontani da lei» urlò Yuri, mentre si accovacciavano alle spalle della ragazza, come a sussurrarle qualcosa nelle orecchie. Non li riconosceva, ma dall’aspetto con cui si erano presentati, era sicuro che fossero altre vittime di Yurel.
«È spiacevole non potersi difendere, vero?» commentò duro Arwon. «Essere obbligati a guardare mentre la tua famiglia e i tuoi amici muoiono a causa di mostri che non puoi fermare.»
«Hai detto che ce l’hai con me. Prenditela con me. Devi dire a quei tipi di fermarsi.»
«Se sei coraggioso, difendi la tua amica con le tue forze. Mostraci il potere che hai ereditato da quel mostro di tuo padre. Rivela la parte di demone che è in te!»
Yuri cominciò a sudare. Non voleva combatterli, tantomeno ucciderli di nuovo. Voleva dimostrare di essere diverso da chi era stato. Non era più il capitano spietato dell’esercito di DiKann.  
Vide i due uomini chinarsi ancora di più su Sabrina, arrivando quasi ad avvolgerla nelle loro braccia, formando un’unica grossa macchia grigia. Lei era immobile, china a leggere il fascicolo, non si rendeva conto di cosa le accadeva intorno.
«Avanti mezzo demone. Facci vedere quanto vali» lo sbeffeggiò Arwon.
Yuri cedette alla rabbia. Il fuoco che normalmente si originava dalle sue mani, prese forma intono ai suoi piedi e si diffuse rapidamente sul pavimento, circondando il tavolo.

                                               
                                                                Continua…

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