lunedì 2 ottobre 2017

Darklight Children - Capitolo 50


CAPITOLO 50

Le pericolose conseguenze di una notte

 
Un momento di debolezza.
Sabrina rimuginava su questa farse, quella con cui Yuri aveva definito la notte che avevano passato insieme. Per lei era stato il momento più felice della sua vita. La sua prima volta. La realizzazione di un sogno in cui aveva smesso di sperare: essere ricambiata dal ragazzo di cui era innamorata. Per lui, invece era stato solo sesso consolatorio.
«Sono stata una stupida» disse seduta sul divano del salotto di casa sua, avvolta in una coperta a frange. «Se non significava niente, perché è rimasto con me fino al mattino dopo?»
Purtroppo, l’unica persona che poteva darle quella spiegazione non sembrava interessata a parlarle. Per lui esisteva solo una ragazza. Sempre la stessa. Il modo in cui Yuri continuava a girare intorno a Sara come un cagnolino fedele, le dava sui nervi. 
Afferrò la tazza con il tè, ormai freddo, dal tavolino accanto a lei e se la portò alla bocca. Le bastò l’odore, perché una nuova ondata di nausea la cogliesse alla sprovvista. Posò velocemente la tazza, versando un po’ del liquido sul legno, e si coprì la bocca con entrambe le mani.
No. Ti prego, non di nuovo supplicò silenziosamente. Le nausee non le davano più tregua. Se non le venivano appena si sedeva tavola, vomitava quel poco che riusciva a ingerire. L’aspetto peggiore era incominciare a temere che Naoko avesse ragione.
La nausea passò alla stessa velocità con cui era comparsa, ma Sabrina non si sentì meglio. Ormai era arrivata alla convinzione che quell’unica notte con Yuri avesse portato enormi conseguenze nella sua vita.
«Sono incinta» disse a voce alta, quasi a voler destare la sua coscienza intorpidita.
Non poteva cambiare ciò che era successo. La verità, per quanto scomoda, in breve tempo sarebbe stata sotto gli occhi di tutti, eppure questo non bastava a darle il coraggio per accertarsi delle sue condizioni.
Si alzò e andò in cucina con la tazza in mano. Versò il contenuto nel lavandino, aprì il rubinetto e lasciò che l’acqua trasportasse con sé nello scarico anche il tè. Osservando il fondo tornare pulito, disse: «Vorrei che anche cancellare il mio passato recente fosse così semplice.
Il campanello trillò per tre volte. Sabrina si riscosse, abbandonò la tazza nel lavabo e andò alla porta d’ingresso dell’appartamento. Ciò che vide dallo spioncino destò le sua curiosità. Introdusse le chiavi nella serratura e aprì la porta. «Ciao Naoko, cosa ci fai qui?»
«Oggi non ti ho vista a scuola e volevo farti una visita di cortesia» le rispose.
Senza riuscire a nascondere la sua sorpresa, Sabrina chiese: «Come sai dove abito? Non ricordo di avertelo mai detto.»
«Non lo so, infatti. Mi hanno guidato loro.» Naoko, si girò all’indietro e indicò con l’indice destro i fedeli gatti, fermi accanto ai suoi piedi «Possono entrare con me?»
«Si, certo. Accomodati.» I suoi ospiti avanzarono e Sabrina chiuse la porta, rendendosi conto troppo tardi di essere ancora in pigiama. «Scusami se ti accolgo così, ma stamattina mi sono svegliata tardi» si giustificò, facendola sedere al tavolo in cucina.
«Non preoccuparti, sono io che sono venuta senza avvisarti» replicò lei, posando la borsa a tracolla sul tavolo. «Allora, come ti senti?»
Sabrina distolse lo sguardo e osservò Ombra. Il gatto nero rimase fermo davanti all’entrata della stanza, sedendosi sulle zampe posteriori e osservando la scena come una vedetta scruta l’ambiente dalla sua torre di controllo. Il compagno bianco, Scintilla, invece si strusciò sulle sue gambe. «Posso prenderlo in braccio?»  chiese.
«Quel gatto è senza pudore» disse Naoko. «Il vero problema, sarà farlo scendere dalle tue ginocchia.»
Sabrina sorrise. Il micio bianco si fece sollevare da terra e adagiare sulle gambe, quando gli massaggiò il pelo lucente, miagolò soddisfatto.
«Come vanno i tuoi disturbi?»
«Sei proprio un coccolone» mormorò Sabrina.
«Continuerai a evitare di rispondermi? Per me non c’è problema, ma non credo che potrai restare chiusa qui dentro per sempre.»
Sabrina rimase in silenzio, con lo sguardo basso, continuando a lisciare il pelo candido di Scintilla. Poi alzò il capo e disse: «Sto meglio. Più o meno. Ho un po’ di nausea, ma non credo sia legata al mio...insomma...»
«Al fatto che sei incinta» completò la frase Naoko.
«Forse. È solo una supposizione.»
«Da quanto tempo hai questo dubbio?» le domandò seria.
«Ho avuto un ritardo del ciclo di due settimane a inizio gennaio, ma non sono mai stata una precisa e con tutto lo stress che abbiamo sopportato, non ci ho dato peso. Qualche giorno fa sono incominciate le nausee. Ho continuato a rimandare questo pensiero, convincendomi che qualunque cosa fosse, ci avrei pensato più avanti.»
«Hai fatto il test per esserne sicura?»
Sabrina strabuzzò gli occhi. «No» rispose secca.
Naoko aprì la cerniera della borsa. Infilò la mano sinistra dentro e dopo aver rovistato tra i libri, estrasse un busta di carta bianca. La mise sul tavolo e la spinse verso di lei.
«Che cos’è?» domandò.
«Ho immaginato che se non te lo portavo io, non avresti avuto il coraggio di comprarlo.»
La ragazza abbandonò il pelo morbido di Scintilla e con entrambe le mani frugò all’interno del sacchetto. «Un test di gravidanza.» Non era sorpresa che Naoko avesse preso l’iniziativa, ma dubitava che fosse per amicizia nei sui confronti. Di certo stava pensando alla possibilità che la scoperta coinvolgesse anche la sua migliore amica Sara.
«Non vuoi sapere se stai effettivamente aspettando un figlio?»
«Questi affari non sono sicuri al cento per cento.»
«Il farmacista che me lo ha venduto, dice che lo sono nel novanta per cento dei casi.»
Sabrina si rigirò un paio di volte la confezione tra le mani e poi sentenziò: «Ti ringrazio, ma non credo di usarlo.»
«Perché? Se il test rivelasse che non aspetti un bambino, ti toglieresti un dubbio che ti tormenta. In caso contrario avresti una conferma e potresti parlarne con il padre.»
Sabrina si irrigidì.
Naoko si sporse in avanti. «Tu sai chi è, vero?»
«Certo che lo so» rispose offesa Sabrina. «Non sono convinta, però, che la notizia lo interesserebbe.»
«Dovrebbe comunque saperlo.» Naoko abbassò la voce e aggiunse: «E forse, non solo lui.»
Tra le due cadde il silenzio. Sabrina avrebbe voluto domandarle di chi sospettava e se pensava a Yuri, come mai pensasse proprio a lui in particolare, ma così avrebbe solo finito con complicare di più la situazione.
Ombra si spostò dalla sua postazione e andò verso la padrona. Miagolò insistentemente, segno che voleva essere preso in braccio a sua volta. Naoko lo accontentò e prese a grattargli la testa. «In che modo posso convincerti a fare quel test?»
Sabrina la scrutò incerta. Forse l’aveva giudicata male. Poteva davvero essere sinceramente preoccupata per lei. E magari le stava dimostrando la sua amicizia…
«Mantieni un segreto.»
Naoko corrugò la fronte. «Cosa?»
«Se ti dico il suo nome, del padre, mi giuri che non lo dirai a nessuno?»
«Hai la mia parola.»
Sabrina sospirò. «Si tratta di Yuri. Noi… siamo stati insieme la notte dopo aver scoperto la verità sul nostro passato.»
Naoko si appoggiò allo schienale. «Lo sospettavo. Quando siamo in gruppo, voi due vi comportate in modo strano.»
«Mi aspettavo una reazione violenta» ammise Sabrina.
«Perché?»
«Sara è la tua migliore amica…»
«Davvero?» domandò Naoko scettica. «Comunque, non approvo quello che hai fatto, ma sono fatti vostri. Se vorrai parlarne a Sara, dovrai farlo tu.
«Non ti capisco» rispose Sabrina. «Non mi hai mai sopportato, però sei qui a preoccuparti di scoprire se sono incinta. Perché lo fai?»
Naoko la guardò addolcendo la sua espressione. «Credo che l’Ordine ha fatto bene a punirci. Forse non eravamo tutti colpevoli nello stesso modo, ma sono convinta che se ci hanno fatto rinascere, è per imparare una lezione. Dobbiamo restare uniti. Non lo abbiamo fatto e guarda cosa è successo. Voglio evitare che ricapiti una tragedia e aiutarti è il primo passo per farlo.»
Sabrina rimase colpita e si sentì ancora più colpevole per i suoi giudizi affrettati. Si alzò facendo saltare per terra Scintilla, che miagolò infastidito, non gradendo affatto dover abbandonare la sua posizione. Afferrò il sacchetto sul tavolo e disse: «D’accordo. Togliamoci il pensiero. Farò il test.»
«Ti serve una mano?»
«Tranquilla» le rispose con un sorriso. «Credo di potercela fare da sola.»
Sabrina andò in bagno e si chiuse dentro.

Uscì qualche minuto dopo e trovò Naoko in salotto, a osservare le foto sparse sui mobili che la raffiguravano con una donna.
«È mia madre» spiegò, raggiungendola con lo stick per il test in mano. «Di solito a quest’ora si sta preparando per andare al lavoro. Fa il turno di sera come cameriera in un ristorante. Da quando le ho detto che ho… questo disturbo, si è fatta spostare il turno all’ora di pranzo per non lasciarmi sola di notte.»
Naoko si girò. «Non hai foto di tuo padre?»
«Non so chi sia mio padre. È scappato non appena ha saputo che mia madre era incinta.» Sabrina si sforzò di sorridere. «È buffo. Sembro destinata ha ripetere gli errori di un’altra vita e quelli di mia madre.»
«È presto per dirlo. Non ne siamo ancora sicure» rispose Naoko. «Quanto devi aspettare prima di vedere il risultato?»
«La confezione dice tra i dieci e i quindici minuti.»
Naoko girò ancora intorno alla stanza, poi Sabrina si sedette sul divano e lei fece altrettanto.
«Se fosse positivo, cosa farai?» le domandò. «Terrai il bambino?»
Sabrina allontanò lo sguardo dallo stick. «Io… penso di sì. Mia madre non si è sbarazzata di me, anche se ha dovuto crescermi da sola. È giusto che io faccia lo stesso.»
Naoko si accigliò. «Per te potrebbe essere più difficile. Tuo figlio, o figlia, potrebbe avere i nostri poteri.
«Ne sei sicura?»
«Diciamo che c’è il cinquanta per cento di probabilità. Noi siamo la reincarnazione di mezzo demoni e anche se non so come si applicano in questo caso le leggi della genetica, può darsi che possiamo tramandare le nostre capacità a una nuova generazione.» 
Sabrina rimase a rifletterci qualche secondo. Essere incinta era già spaventoso, ma partorire qualcuno che aveva i loro stessi poteri la fece rabbrividire. «Quindi c’è anche la possibilità che sia completamente umano, senza poteri.»
Naoko annuì. Poi fece una pausa prendendo in considerazione anche un’altra possibilità. «Oppure c’è il rischio che sia un demone completo.»
«Che cosa?»
«Te l’ho detto: non sono pratica di genetica. E il soprannaturale non è una scienza esatta. Ma se mi baso su quello che abbiamo studiato in scienze, da due genitori mezzo demone può nascere anche un essere che non possiede nessun tratto umano ed è un demone al cento per cento. Non sappiamo quale cromosoma dominante lo determini e non possiamo certo andare in ospedale per fare analisi approfondite.»
Sabrina riportò gli occhi sullo stick e le mani le gelarono.
Naoko non si avvicinò, ma chiese: «Qual è il responso?»
«È positivo» rispose con un fio di voce. «Sono incinta.»

 
Continua…

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