lunedì 11 luglio 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 27

27. Scuola: un po' Inferno, un po' Prigione (1° parte)


Betty e Michelle corsero nel corridoio, schivando gli altri ragazzi, per arrivare all’aula di matematica. Betty aveva convinto l’amica a darle sostegno per andare a parlare con Zec prima che si incontrassero con gli altri ragazzi per una ricerca approfondita su Elliott Summerson.

«Mi sembra di fare l’impicciona» disse Michelle, con l’affanno.
«No, siamo solo delle buone amiche che sono in pensiero per lui» rispose ed era convinta delle sue parole.
Per quanto Zec ripetesse che stava bene e non c’era nulla di cui preoccuparsi, lei non era affatto convinta che occuparsi delle ricerche su come Elliott Summerson fosse finito in coma e su come risvegliarlo, lo lasciassero tranquillo. Soprattutto perché c’èra l’alta probabilità che il risveglio di Elliott portasse alla scomparsa definitiva di Billy.
Sorpassarono un ragazzo dalle spalle larghe e si ritrovarono l’amico di fronte.
Zec le guardò sorpreso. «Che ci fate qui? Pensavo dovessimo vederci in aula multimediale per il nostro progetto del doposcuola.»
«Sì, ma volevamo fare la strada insieme» fece Michelle, cercando di sorridere con fare confortante.
«È solo una rampa di scale» rispose Zec. «Cosa mi nascondete?»
Betty gli afferrò in modo amichevole il braccio con cui reggeva libro e quaderno. «Niente. Abbiamo pensato… ecco, magari ti andava di fare due chiacchiere e preferissi non parlare davanti a Billy.»
«Non che ci sia qualcosa di male a parlare in presenza del tuo fidanzato» aggiunse Michelle e afferrò premurosamente l’altro braccio del ragazzo.
Betty annuì. «Giusto. Così come è normale se tu, come dire, preferissi non svolgere le ricerche su Elliott.»
«Perché non dovrei volerlo?» domandò stupito. «Mi rendo conto che tutta questa faccenda della Bocca dell’Inferno è pericolosa.»
Nel corridoio ormai deserto, Michelle la guardò annaspando, non sapeva più come introdurre l’argomento in modo delicato. Betty si fece coraggio e disse: «Ovviamente, ma noi intendevamo la questione in modo più personale. Per te e… Billy.»
Zec si irrigidì e si liberò bruscamente dalla loro presa. Si voltò in modo da essere di fronte a entrambe e disse: «Non fatelo, non trattatemi in questo modo.»
«In che modo?» chiese Michelle.
Betty si mordicchiò il labbro imbarazzata. «Noi stavamo solo…»  
«So cosa stavate facendo» ribadì Zec serio. «E non voglio che vi comportiate diversamente dal solito. Ho sentito anche io quello che ci ha detto Billy e posso sopportarlo. Per cui piantatela di trattarmi come se fossi fatto di vetro.»
Betty aprì la bocca per ribattere, ma la pelle, i vestiti e l’intero corpo di Zec si tramutarono in liscio, delicato e luminoso vetro, mentre il libro e il quaderno sgusciarono fuori dall’incavo del braccio e sbatterono sul pavimento.  
 

Billy raggiunse l’aula multimediale, il quartier generale “ufficialmente non ufficiale” dove si radunava con il resto della sua Scooby Gang, varcò la soglia aperta e trovò Donovan seduto in una postazione. L’altro lo salutò con un cenno della mano destra, spostando il volto dallo schermo del computer.

«Sei il primo?» domandò Billy, appoggiando lo zaino sul pavimento e sedendosi di fronte.
Donovan lo guardò offeso. «Perché sembri tanto sorpreso?»
«No, non lo sono, ma ero quasi certo di trovare qui Betty prima di tutti» si schermì. «Sai, è piuttosto precisa su orari e cose così.»
«Sì, hai ragione.» Donovan sorrise e spostò velocemente il mouse cliccando sul tasto sinistro. «A dirla tutta mi sono preso la sesta ora libera e nell’aula non erano in molti, così ho iniziato le ricerche.»
Billy rimase in silenzio a fissarlo. Poi, dato che non continuava, lo esortò: «E cosa hai scoperto?»
«Sostanzialmente, niente.» Donovan si passò una mano tra i capelli scuri e poi si buttò contro lo schienale della sedia, intrecciando le mani dietro la nuca. «Speravo di avere fortuna o provare a scoprire uno dei trucchetti da hacker di Betty, ma niente di fatto. Il nome Elliott Summerson non mi ha portato a nulla di utile.»
Billy abbassò lo sguardo. «Non che non lo apprezzi, ma tutto questo spirito d’iniziativa è per risolvere il problema Bocca dell’Inferno o per far colpo su Betty?»
Donovan si sporse in avanti. «Se ti dicessi un po’ per entrambi, mi crederesti?»
«Certo, perché non dovrei?» Billy alzò il capo e tornò a guardare in volto il compagno. «Ammetto che sono sorpreso che tu mi stia ancora intorno dopo tutto quello che abbiamo scoperto, ma ho fiducia in te.»
«Grazie, credo.» Donovan si fermò a rimuginare sulle ultime parole e poi lo fissò incuriosito. «Perché non dovrei rimanere nel gruppo dopo le rivelazioni?»
Billy si fece schioccare le dita imbarazzato. «Dal mio punto di vista, sei quello che ci ha rimesso di più da quando sono comparso, con tutte le assurdità a mio seguito. Hai perso la ragazza che ti piaceva e nessuno ricorda niente di lei e di voi come coppia. Capirei se tu fossi… ecco un po’ arrabbiato.»
Donovan si alzò dalla sedia e andò a mettersi in piedi davanti a lui. «Ti svelerò un segreto, ma se lo dirai agli altri, negherò di aver mai detto una cosa simile.» Lo fissò deciso, ma con sguardo gentile. «Da quella volta all’ospedale, di cui ci hai raccontato, speravo di far colpo su Anika e quando lei si è interessata a me, ero al settimo cielo. Ma mi sono reso conto anche che mi rendeva qualcuno diverso da quello che sono in realtà. Non è stata colpa sua, probabilmente ero io a comportarmi contro la mia natura, pensando di assecondare le sue aspettative. A ogni modo, quando ti ho incontrato e mi hai slavato e minacciato, è come se avessi ritrovato me stesso. Non so se sei reale o solo la parte della mente di un’altra persona, ma non rinuncerei mai ad averti come amico.»
Billy rimase di stucco. «Wow. Da che ricordo è la cosa più bella che mi sia mai stata detta.»
«Bene» fece Donovan sorridendo. «Possiamo anche abbracciarci. Sono sicuro della mia sessualità. Però non vorrei scatenare la gelosia di Zec. L’ho visto incavolato e non è piacevole.»
Billy sorrise di riflesso. Si rese conto di non aver mai capito quanto Donovan fosse importante a tenerli uniti. Non era uno sbruffone, le sue battute alleggerivano il dramma che spesso dovevano affrontare. Si alzò in piedi e allargò le braccia. «Non preoccuparti. Anche questo farà parte del nostro segreto.»
Donovan si avvicinò un po’ impacciato, ma gli squillò il telefono. «Scommetto che è il tuo ragazzo che ci ha sentiti.» Poi afferrò il cellulare, lesse il nome del chiamante sul display e disse compiaciuto «Ah no, a quanto pare è qualcun altro.» Schiacciò il tasto di risposta. «Betty, dimmi, hai…cosa? Aspetta, parla più piano.»
Billy lo osservò cambiare espressione.
«Sì, è qui con me» rispose facendogli segno di raccogliere lo zaino. «Ok. Arriviamo subito.» Donovan rimise il cellulare in tasca e andò a prendere lo zaino nella sedia accanto a quella in cui era seduto.
«Che succede? Dove andiamo?»
«Dalle ragazze. La Bocca dell’Inferno ha colpito ancora e per essere precisi ha colpito Zec.»
 

«Gli è bastato dirlo per diventare di vetro?» chiese nuovamente Billy.

Michelle annuì, chiudendo la porta della classe di matematica, dove lei e Betty avevano spinto con fatica la statua di Zec.
Billy girò intorno al fidanzato in vetro, posizionato tra la cattedra e un armadio. «Avrei dovuto avvertire che stava per accadere. Da qualche settimana il mio senso del soprannaturale fa i capricci.»
«Di questo ci occuperemo un’altra volta» disse Betty, agitata. «Come aiutiamo Zec?»
Billy notò che tutti e tre gli amici riuniti nella stanza avevano lo sguardo rivolto su di lui. «Sinceramente non lo so. È qualcosa di… nuovo, anche per me.»
«Vuoi dire che resterà così per sempre?» chiese allarmata Michelle.
Billy si mise le mani nei capelli, doveva essere l’eroe della situazione, ma era perso quanto loro. «Non lo so. Non riesco a capire più nulla. Sono parte della causa delle stranezze, ma non ho idea di come risolverle. Se fosse un vampiro, un licantropo o un demone potremmo usare i riferimenti che sappiamo, ma questo?»
Donovan si avvicinò alla statua. «Cerchiamo di non perdere la calma. C’è sempre una soluzione.» Si voltò a guardare Zec in forma di scultura e poi disse: «È stata una specie di auto-trasformazione. Michelle, a te è successo qualcosa di simile quando sei diventata invisibile, come ne sei uscita?»
«Ecco, mi ha aiutata Dana» rispose lei arrossendo.
«Perfetto. Chiamiamo Dana la demone. Zec ha il cellulare che le ha dato, giusto?» propose Donovan.
«Penso lo abbia sempre addosso» disse Betty. «Quindi dobbiamo supporre che è di vetro anche quello. E inutilizzabile.»
«La Falce» disse all’improvviso Billy.
Michelle inorridì. «Vuoi usarla contro di lui? Andrà in mille pezzi.»
«No, possiamo provare a usare il suo potere. È pur sempre un oggetto mistico» spiegò Billy. «A meno che non avesse addosso anche quella.»
«No, era il mio turno di tenerla.» Betty frugò nella borsa appoggiata sul primo banco a sinistra ed estrasse l’arma. «Come facciamo a sfruttarne il potere?»
La risposta di Billy venne interrotta da uno sferragliare improvviso. Alla base delle finestre comparvero delle sbarre che si innalzarono lungo il vetro, bloccando l’apertura. Tutti e quattro si voltarono verso la porta, ma una catena apparve e si avvolse intorno al pomello e terminò con un lucchetto, il cui scatto sigillò la stanza.
«Che diavolo succede adesso?» imprecò Donovan.
Michelle si avventò sulla porta e provò a rompere il lucchetto. «È indistruttibile.»
Billy si guardò attorno. La pelle gli pizzicò come se avesse strisciato gambe e braccia in un campo di ortiche, un brivido cavalcò la spina dorsale e percepì nel cuore un senso opprimente di pericolo, tutte sensazioni familiari. «Ragazzi, lo sento di nuovo. Il mio senso del soprannaturale ha ripreso a funzionare. È opera della Bocca dell’Inferno.»
«La Bocca dell’Inferno ci vuole imprigionare nell’aula di matematica?» domandò incredulo Donovan.
«Ovviamente no» si intromise Betty, stringendo la presa sulla Falce. «È chiaro che c’è dietro qualcuno e questa è la manifestazione di un suo sentimento.»
Dall’esterno la porta venne colpita ripetutamente. La catena tintinnò e il pomello girò a fatica, fino a venire scardinato e cadere pesantemente sul pavimento con gli arnesi che lo bloccavano.
Michelle indietreggiò di un paio di passi. «Quel qualcuno sta venendo a prenderci?»
«Non sono sicuro.» Billy si parò davanti a Zec in forma statua di vetro. «Ma tenetevi pronti ad affrontare qualunque cosa.»
Betty divise la Falce e porse a Donovan la parte dell’ascia. Lui le si avvicinò, afferrò l’arma e poi rimase davanti a lei di un passo.
La porta subì ulteriori colpi. Ormai non c’era più nulla a tenerla chiusa. Udirono un urlo violento provenire dall’esterno, un ultimo colpo più forte dei precedenti e poi la porta si staccò dai cardini e cadde in verticale con un tonfo sul pavimento, alzando un sottile alone di polvere.
Billy osservò gli amici illesi. La luce al neon del corridoio tremolò un paio di volte, impedendogli di scorgere con precisione chi fosse lì fuori. Si fece coraggio e avanzò, per scoprire se chi li avesse liberati fosse in realtà un pericolo peggiore. Superò Betty e Donovan e poi Michelle.
Arrivato con un piede sopra alla porta stesa a terra, Billy si trovò davanti i responsabili e spalancò la bocca per la sorpresa. «Che ci fate voi qui?»
 

                                                    

                                          Continua?


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