lunedì 18 luglio 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 28

28. Scuola: un po' Inferno, un po' Prigione (2°parte)


Billy li osservò diffidente: con i due gemelli ammazzavampiri non si poteva mai dire quali fossero le vere intenzioni, potevano essere presenti come alleati o pronti a creare nuovi problemi.

Kerry si scostò una treccina di capelli neri dalla guancia e buttò fuori l’aria, mentre gocce di sudore imperlavano la pelle color cioccolato. «Dopo la fatica che ho fatto a liberarvi, un semplice “grazie” sarebbe gradito.»
«Sapete cosa sta succedendo?» domandò Billy.
Kenny avanzò di un paio di passi, scrutando l’interno dell’aula di matematica. «Sì e non grazie a voi. Sappiamo anche che in buona parte è colpa tua» rispose, puntando lo sguardo severo su di lui. «La Prima Cacciatrice ci ha fatto fare un tour all’ospedale e i miei sogni profetici hanno colmato le lacune.»
«Cavoli, prima o poi dovremmo capire chi tira fuori la Prima Cacciatrice dal cilindro» fece sarcastico Donovan, avanzando verso Billy.
Kenny lo guardò inarcando un sopracciglio. «Sei sordo? Sappiamo tutto: Billy è Elliott Summerson e viceversa e anche che è la Bocca dell’Inferno. Non importa chi l’abbia portata nel mondo reale, alla fine il responsabile è sempre il vostro amico.»
«La fai troppo semplice» ribatté Donovan in tono poco amichevole.
«Il suo alter ego in coma crea l’energia che rende possibile tutto il bizzarro, non c’è niente altro da capire» fece Kenny mettendosi di fronte all’altro.
Billy rimase immobile, i due sembravano sul punto di scatenare una rissa ed era l’ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento. Però era convinto di non essere nella posizione per poter intervenire. Con la coda dell’occhio vide Betty passargli a fianco.
«Possiamo rimandare la discussione? Ci sono questioni più urgenti» disse la ragazza, afferrando la spalla destra di Donovan con la mano con cui non stringeva la metà a punta della Falce. «Chi ci ha imprigionato?»
«Non ne abbiamo idea» replicò Kerry e lanciò uno sguardo a Zec. «Ma scommetto è la stessa persona che ha fatto il trucco di magia al suo fidanzato.»
Billy ricordò la sensazione provata prima che Kerry buttasse giù la porta. «Il mio senso del soprannaturale mi ha indicato che il responsabile è ancora a scuola. Avete incontrato qualcuno venendo qui?»
I gemelli scossero la testa.
Michelle si fece avanti. «A quest’ora sono presenti solo i membri dei vari gruppi per le attività extra-scolastiche, potrebbe essere chiunque di loro. Però tra gruppi sportivi e artistici, c’è più di un posto da controllare. Forse dovremmo dividerci.»
«No» rispose Billy. «Non è sciuro, non sapendo cosa dobbiamo affrontare e non voglio lasciare nessuno indietro.»
Kerry incrociò le braccia sul petto. «Ehi! Chi è morto e ti ha eletto capo? Non prendo ordini da te.»  
Billy uscì dall’aula di matematica e si fermò a una spanna da lei, guardandola negli occhi. «Voglio credere tu sia qui perché hai delle buone intenzioni e non per tentare di rubarci di nuovo la Falce. Non ti piaccio e ora so anche il perché. Perfetto, non dobbiamo essere amici per la pelle. Ma io so orientarmi per trovare il responsabile, il mio senso per le minacce soprannaturali mi guida, vuoi girare in tondo all’infinito, o preferisci seguirmi?»
Tutti rimasero in silenzio a fissarli. Poi Kenny si avvicinò alla gemella. «D’accordo veniamo con voi.»
«Cosa? Noi n…» replicò lei, guardando infastidita il fratello.
«Vi seguiremo, ma è un’alleanza provvisoria» ribadì lui, interrompendola. «E comunque, una volta risolta la situazione, dovremmo affrontare il pericolo che tu rappresenti.»
Billy annuì. Sapeva che lo scontro con loro due, quello decisivo, non sarebbe stato rimandato ancora per molto.
Kerry sbuffò. «Allora muoviamoci, forza piccolo despota, fai strada.»
Billy si guardò alle spalle. Donovan lo seguì all’esterno e lo stesso fece Michelle. Poi notò che Betty guardava Zec in forma di vetro. Neanche lui voleva abbandonarlo, ma portandolo dietro, oltre alla fatica, c’era il rischio di farlo letteralmente a pezzi. «Dobbiamo lasciarlo qui, anche se non fa piacere nemmeno a me. Lo nasconderemo nell’armadio.»
«E sarà al sicuro?» domandò la ragazza.
«Sì. È il meglio che possiamo fare per tenerlo al riparo.» Billy si rivolse di nuovo a Kerry, con tono cortese, ma deciso. «Potresti aiutarci a sistemare Zec?»
Kerry lo guardò allibita. «Mi hai preso per il tuo facchino?»
«Dai, aiutiamoli e non perdiamo altro tempo» intervenne Kenny.
Billy tornò sui suoi passi e con Donovan al suo seguito e l’altro ragazzo al loro fianco, entrò di nuovo nell’aula. Seppur di malavoglia, Kerry li raggiunse e insieme spostarono la statua di vetro con le fattezze di Zec all’interno dell’armadio. Chiusero le ante e Billy si augurò che il suo ragazzo fosse veramente nascosto da ogni pericolo.
«Ora posso sapere da quale parte andiamo?» chiese Kerry seccata, mentre uscivano in fila indiana nel corridoio.
Billy si voltò indietro e disse: «Verso il basso, al pianterreno.»
 

Il pianterreno era deserto. Sbarre di ferro erano comparse a ogni finestra e le porte dei laboratori e della mensa erano chiusi con lo stesso tipo di catena avvolta nella maniglia e bloccata da un lucchetto, che aveva imprigionato anche loro.

Billy era in testa al gruppo, subito dietro di lui i gemelli uno al fianco dell’altra e a chiudere il gruppo Donovan, Betty e Michelle vicini e guardinghi. Avanzando per il corridoio costeggiato dagli armadietti, udirono da un paio di aule delle urla di ragazzi, chiedevano aiuto.
Billy, Donovan, Betty e Michelle si fermarono, girando i visi verso quelle grida.
«No, proseguiamo» disse in tono perentorio Kenny.
«Amico, sei proprio uno stronzo» lo apostrofò Donovan.
Betty guardò i gemelli di spalle, impassibili, fermi solo perché loro quattro avevano smesso di camminare. «Possibile non vi facciano un po’ di pena?»
Kenny si girò di tre quarti, per guardarla in faccia. «Non si tratta di questo.»
Billy sentì la rabbia montare, partendo dal petto fino ad arrossargli le guance. Era disposto a prendersi le sue colpe, a essere odiato e trattato nel peggiore dei modi, ma non accettava gli fosse impedito di aiutare gli altri. «Come potete fare finta di niente? Mi accusate di essere il peggiore dei mali, ma non mi tirerò indietro nel salvare degli innocenti.» Si scostò dal gruppo diretto verso l’aula più vicina da cui provenivano le urla, ma dopo solo due passi, Kerry gli agguantò il braccio destro.
«Fare l’eroe non servirà a nulla. Puoi portare fuori quei ragazzi, ma resteranno comunque dei prigionieri.» Lo disse senza rancore, guardandolo seria. «Non piace neanche a noi, ma dobbiamo raggiungere il centro del problema. Troviamo il vero responsabile e rompiamo questo incubo a occhi aperti. È il solo modo per salvare davvero tutti.»
«E quello contro cui stanno combattendo adesso? Potrebbe ferirli o ucciderli» ribatté Billy.
Kerry lo lasciò per tornare di nuovo al fianco del fratello. «È una battaglia che non possono evitare. Sono sicura che non moriranno, ma devono affrontare il loro Inferno personale. Tutti siamo costretti a farlo, prima o poi.»
Billy colse nella sua voce una punta di dolore, di rassegnazione a una verità che per quanto avesse cercato di rifiutare, era stata infine costretta ad accettare. Guardò il volto impassibile e gi occhi fermi di Kenny e percepì lo stesso in lui. Ricordò quello che i suoi amici gli avevano riferito sui gemelli: orfani di madre e in seguito anche di padre, morto mentre svolgeva il suo lavoro di poliziotto. Avevano dimestichezza con il dolore, non poteva accusarli di crudeltà.
Indietreggiò e riprese a camminare nel corridoio, seguendo la sensazione fornita dal suo istinto sul soprannaturale.
«Billy!» lo chiamò Betty. «Rinunci così? Solo perché lo dicono loro?»
«Questa volta hanno ragione» rispose lui, senza volarsi. «Venite, dobbiamo proseguire.»
Gli altri tre si mossero poco dopo e raggiunsero in breve Kerry e Kenny dietro di lui. Seppure fossero in silenzio, Billy sapeva che in quel momento erano delusi dalla sua decisione. Ignorò l’impulso di convincerli, avrebbe solo sprecato tempo prezioso. Non avrebbero mai accettato che si era fatto carico della responsabilità di farli uscire indenni. Probabilmente era vero, i ragazzi intrappolati avrebbero riportato qualche cicatrice, ma sarebbero rimasti vivi. Apparire insensibile era un prezzo da pagare per salvare tutti.
Si concentrò solo sul sesto senso soprannaturale e uscì dall’ingresso, svoltando a sinistra, proseguendo spedito fino alle porte d’entrata della piscina. Le spalancò e procedette verso il bordo orizzontale delle vasche. L’acqua chiara e dall’odore di cloro, ora era torbida e con uno strano effluvio di stantio. Billy guardò dietro do sé, verso le gradinate e notò alcune borse con cuffie e occhialini abbandonati alla rinfusa.
«È qui?» domandò Kerry, entrando subito dietro a lui poco convinta.
Billy si avvicinò alle gradinate. «Non sono sicuro. È come se stesse cercando di nascondersi.»
«Be’, la piscina è vuota» replicò Kenny, a sua volta all’interno e allargando le braccia per mostrare l’ovvietà della sua constatazione.
Michelle li superò, si mise alla sinistra di Billy e raccolse una cuffia dalla gradinata più vicina. «Non dovrebbe. La squadra di nuoto ha gli allenamenti.»
«Oh no» fece Donovan allarmato, rimasto indietro.
Billy e gli altri si girarono a guardarlo, scorgendo anche Betty che rimaneva per metà fuori dalla piscina, avvinghiata a una delle due porte. «Che cosa c’è?»
«La piscina, la squadra di nuoto… non vi ricorda niente? L’episodio di Buffy in cui gli atleti diventano come il mostro della laguna» spiegò Donovan. «Dobbiamo uscire da qui e allontanarci dall’acqua.»
«Perché? Se una cosa è successa nella serie tv, non è detto che accada anche a noi» disse Kenny.
Michelle scosse la testa. «A dire il vero, il più delle volte succede proprio questo.»
Billy tornò ad accovacciarsi al bordo della vasca. Era d’accordo con la supposizione di Donovan, ma percepiva che dovevano procedere attraverso l’acqua. Immerse la mano un po’ schifato e un’alga viscida gli si avvolse intorno alle dita. La estrasse e aiutandosi con l’altra mano, tirò la pianta marina, accorgendosi che non si staccava dal fondo, ma anzi sembrava proseguire molto più del normale in profondità.
Abbandonò la presa, tornò a rivolgersi agli altri e disse: «Credo ci sia una sorta di distorsione dello spazio. La piscina non è profonda come al solito, c’è qualcosa sotto. Qualcosa che dobbiamo raggiungere.»
Kerry fece una smorfia di disgusto. «Intendi dire che dovremmo buttarci in quell’acqua fetida e puzzolente?»
«No! Assolutamente no!» gridò Betty, quasi in preda a un attacco isterico. «Scordatevelo, non lo farò mai.»
Donovan ritornò sui suoi passi per andarle accanto. «Calma. Cosa ti prende?»
Prima che la ragazza potesse rispondere, oltre le vasche dalla parte opposta della piscina, la porta d’ingresso agli spogliatoi crollò sul pavimento e un’ondata d’acqua scura ne uscì, e cominciò a diffondersi per il perimetro. Nonostante una parte cadesse nella corsie, il flusso non si fermava e il livello cominciò ad alzarsi oltre le loro caviglie.
Una mano squamata e provvista di artigli comparve sullo stipite e preannunciò l’entrata in scena di una creatura con il corpo muscoloso ricoperto di squame verde scuro, pinne sulla testa, sugli avambracci e sul calcagno. Il volto era aprivo di naso e gli occhi erano piccoli e stretti con una pupilla nera. La creatura spalancò la bocca mostrando denti aguzzi, emise un suono vagamente simile a un ruggito roco e poi si lanciò nell’acqua sporca della piscina. Dietro ne comparvero altre due e lo imitarono.
«Lo sapevo! La squadra di nuoto» sentenziò Donovan, spostando brevemente gli occhi da Betty.
«E stanno venendo a prenderci» disse Kerry.
Billy si allontanò dai bordi delle vasche, guardò tutti i compagni e con tono deciso ordinò: «Buttiamoci in piscina, se andiamo sul fondo raggiungeremo l’apice di questa alterazione e i Mostri della Laguna non ci seguiranno. Vogliono prede, non ritrovarsi fuori dall’acqua.»
«Non posso! Non posso!»  ripeté Betty scuotendo la testa angosciata.
Donovan le cinse le spalle con gentilezza. «Perché?»
Betty strinse ancora più forte la mano intorno alla metà della Falce e con la stessa intensità l’altra al bordo della porta. «Non so nuotare. Non ho mai imparato e quando ci ho provato ho rischiato di annegare.»
«Adesso non accadrà» rispose Billy. «Questa vasca non è quello che sembra. Sul fondale c’è un’altra stanza, priva di acqua. Ne sono sicuro.»
«Non c’è più tempo» urlò Michelle, indicando la piscina. Le creature erano a metà del tragitto che le divideva da loro. «Se non ci immergiamo adesso, saranno troppo vicini e non potremo sfuggirgli.»
Betty stava per scoppiare a piangere. «Vi prego, no. Non costringetemi a farlo.»
Kenny  guardò verso il basso. L’acqua sporca degli spogliatoi procedeva inarrestabile, era già arrivata al ginocchio. «Se non ci sbrighiamo, annegherai davvero. Presto tutta l’area sarà immersa nell’acqua.»
Billy guardò Donovan. «Odio doverlo fare, ma dobbiamo obbligarla.»
Donovan annuì e gli porse la metà della Falce. Poi staccò la mano con cui Betty si arpionava alla porta,  la sorresse dietro la schiena con un braccio e le mise l’altro sotto le gambe e con decisione e dolcezza la sollevò da terra. «Fidati di me. Andrà tutto bene.»
«Donovan… ti prego…» lo supplicò lei, rannicchiata tra le su braccia e schiacciando il viso contro il suo petto e facendo alzare gli occhiali sul naso.
Il ragazzo la strinse a sé. «Sarà rapido e indolore. Te lo prometto» le disse in tono rassicurante. «Chiudi gli occhi e prendi un respiro.»
«Sei sicuro che il nostro avversario si trova oltre il fondale?» domandò Kerry, osservandolo ancora una volta scettica.
Billy annuì, afferrando con entrambe le mani la metà ad ascia della Falce e portandosela davanti al petto. «Al cento per cento.»
Raggiunse il bordo della vasca e guardò ai lati: Michelle, Kerry e Kenny alla sua destra e Donovan con in braccio Betty alla sinistra. «Tuffatevi!» 
Saltarono tutti insieme, si scontrarono con l’acqua maleodorante e sudicia, chiudendo gli occhi, trattenendo il respiro e lasciandosi sprofondare. 
Il liquido lambì le loro teste pochi attimi prima che i Mostri della Laguna arrivassero a sfiorarli.
Si inabissarono, sparendo nel fondale oscuro.   

 

                                         

                                              Continua…?     

lunedì 11 luglio 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 27

27. Scuola: un po' Inferno, un po' Prigione (1° parte)


Betty e Michelle corsero nel corridoio, schivando gli altri ragazzi, per arrivare all’aula di matematica. Betty aveva convinto l’amica a darle sostegno per andare a parlare con Zec prima che si incontrassero con gli altri ragazzi per una ricerca approfondita su Elliott Summerson.

«Mi sembra di fare l’impicciona» disse Michelle, con l’affanno.
«No, siamo solo delle buone amiche che sono in pensiero per lui» rispose ed era convinta delle sue parole.
Per quanto Zec ripetesse che stava bene e non c’era nulla di cui preoccuparsi, lei non era affatto convinta che occuparsi delle ricerche su come Elliott Summerson fosse finito in coma e su come risvegliarlo, lo lasciassero tranquillo. Soprattutto perché c’èra l’alta probabilità che il risveglio di Elliott portasse alla scomparsa definitiva di Billy.
Sorpassarono un ragazzo dalle spalle larghe e si ritrovarono l’amico di fronte.
Zec le guardò sorpreso. «Che ci fate qui? Pensavo dovessimo vederci in aula multimediale per il nostro progetto del doposcuola.»
«Sì, ma volevamo fare la strada insieme» fece Michelle, cercando di sorridere con fare confortante.
«È solo una rampa di scale» rispose Zec. «Cosa mi nascondete?»
Betty gli afferrò in modo amichevole il braccio con cui reggeva libro e quaderno. «Niente. Abbiamo pensato… ecco, magari ti andava di fare due chiacchiere e preferissi non parlare davanti a Billy.»
«Non che ci sia qualcosa di male a parlare in presenza del tuo fidanzato» aggiunse Michelle e afferrò premurosamente l’altro braccio del ragazzo.
Betty annuì. «Giusto. Così come è normale se tu, come dire, preferissi non svolgere le ricerche su Elliott.»
«Perché non dovrei volerlo?» domandò stupito. «Mi rendo conto che tutta questa faccenda della Bocca dell’Inferno è pericolosa.»
Nel corridoio ormai deserto, Michelle la guardò annaspando, non sapeva più come introdurre l’argomento in modo delicato. Betty si fece coraggio e disse: «Ovviamente, ma noi intendevamo la questione in modo più personale. Per te e… Billy.»
Zec si irrigidì e si liberò bruscamente dalla loro presa. Si voltò in modo da essere di fronte a entrambe e disse: «Non fatelo, non trattatemi in questo modo.»
«In che modo?» chiese Michelle.
Betty si mordicchiò il labbro imbarazzata. «Noi stavamo solo…»  
«So cosa stavate facendo» ribadì Zec serio. «E non voglio che vi comportiate diversamente dal solito. Ho sentito anche io quello che ci ha detto Billy e posso sopportarlo. Per cui piantatela di trattarmi come se fossi fatto di vetro.»
Betty aprì la bocca per ribattere, ma la pelle, i vestiti e l’intero corpo di Zec si tramutarono in liscio, delicato e luminoso vetro, mentre il libro e il quaderno sgusciarono fuori dall’incavo del braccio e sbatterono sul pavimento.  
 

Billy raggiunse l’aula multimediale, il quartier generale “ufficialmente non ufficiale” dove si radunava con il resto della sua Scooby Gang, varcò la soglia aperta e trovò Donovan seduto in una postazione. L’altro lo salutò con un cenno della mano destra, spostando il volto dallo schermo del computer.

«Sei il primo?» domandò Billy, appoggiando lo zaino sul pavimento e sedendosi di fronte.
Donovan lo guardò offeso. «Perché sembri tanto sorpreso?»
«No, non lo sono, ma ero quasi certo di trovare qui Betty prima di tutti» si schermì. «Sai, è piuttosto precisa su orari e cose così.»
«Sì, hai ragione.» Donovan sorrise e spostò velocemente il mouse cliccando sul tasto sinistro. «A dirla tutta mi sono preso la sesta ora libera e nell’aula non erano in molti, così ho iniziato le ricerche.»
Billy rimase in silenzio a fissarlo. Poi, dato che non continuava, lo esortò: «E cosa hai scoperto?»
«Sostanzialmente, niente.» Donovan si passò una mano tra i capelli scuri e poi si buttò contro lo schienale della sedia, intrecciando le mani dietro la nuca. «Speravo di avere fortuna o provare a scoprire uno dei trucchetti da hacker di Betty, ma niente di fatto. Il nome Elliott Summerson non mi ha portato a nulla di utile.»
Billy abbassò lo sguardo. «Non che non lo apprezzi, ma tutto questo spirito d’iniziativa è per risolvere il problema Bocca dell’Inferno o per far colpo su Betty?»
Donovan si sporse in avanti. «Se ti dicessi un po’ per entrambi, mi crederesti?»
«Certo, perché non dovrei?» Billy alzò il capo e tornò a guardare in volto il compagno. «Ammetto che sono sorpreso che tu mi stia ancora intorno dopo tutto quello che abbiamo scoperto, ma ho fiducia in te.»
«Grazie, credo.» Donovan si fermò a rimuginare sulle ultime parole e poi lo fissò incuriosito. «Perché non dovrei rimanere nel gruppo dopo le rivelazioni?»
Billy si fece schioccare le dita imbarazzato. «Dal mio punto di vista, sei quello che ci ha rimesso di più da quando sono comparso, con tutte le assurdità a mio seguito. Hai perso la ragazza che ti piaceva e nessuno ricorda niente di lei e di voi come coppia. Capirei se tu fossi… ecco un po’ arrabbiato.»
Donovan si alzò dalla sedia e andò a mettersi in piedi davanti a lui. «Ti svelerò un segreto, ma se lo dirai agli altri, negherò di aver mai detto una cosa simile.» Lo fissò deciso, ma con sguardo gentile. «Da quella volta all’ospedale, di cui ci hai raccontato, speravo di far colpo su Anika e quando lei si è interessata a me, ero al settimo cielo. Ma mi sono reso conto anche che mi rendeva qualcuno diverso da quello che sono in realtà. Non è stata colpa sua, probabilmente ero io a comportarmi contro la mia natura, pensando di assecondare le sue aspettative. A ogni modo, quando ti ho incontrato e mi hai slavato e minacciato, è come se avessi ritrovato me stesso. Non so se sei reale o solo la parte della mente di un’altra persona, ma non rinuncerei mai ad averti come amico.»
Billy rimase di stucco. «Wow. Da che ricordo è la cosa più bella che mi sia mai stata detta.»
«Bene» fece Donovan sorridendo. «Possiamo anche abbracciarci. Sono sicuro della mia sessualità. Però non vorrei scatenare la gelosia di Zec. L’ho visto incavolato e non è piacevole.»
Billy sorrise di riflesso. Si rese conto di non aver mai capito quanto Donovan fosse importante a tenerli uniti. Non era uno sbruffone, le sue battute alleggerivano il dramma che spesso dovevano affrontare. Si alzò in piedi e allargò le braccia. «Non preoccuparti. Anche questo farà parte del nostro segreto.»
Donovan si avvicinò un po’ impacciato, ma gli squillò il telefono. «Scommetto che è il tuo ragazzo che ci ha sentiti.» Poi afferrò il cellulare, lesse il nome del chiamante sul display e disse compiaciuto «Ah no, a quanto pare è qualcun altro.» Schiacciò il tasto di risposta. «Betty, dimmi, hai…cosa? Aspetta, parla più piano.»
Billy lo osservò cambiare espressione.
«Sì, è qui con me» rispose facendogli segno di raccogliere lo zaino. «Ok. Arriviamo subito.» Donovan rimise il cellulare in tasca e andò a prendere lo zaino nella sedia accanto a quella in cui era seduto.
«Che succede? Dove andiamo?»
«Dalle ragazze. La Bocca dell’Inferno ha colpito ancora e per essere precisi ha colpito Zec.»
 

«Gli è bastato dirlo per diventare di vetro?» chiese nuovamente Billy.

Michelle annuì, chiudendo la porta della classe di matematica, dove lei e Betty avevano spinto con fatica la statua di Zec.
Billy girò intorno al fidanzato in vetro, posizionato tra la cattedra e un armadio. «Avrei dovuto avvertire che stava per accadere. Da qualche settimana il mio senso del soprannaturale fa i capricci.»
«Di questo ci occuperemo un’altra volta» disse Betty, agitata. «Come aiutiamo Zec?»
Billy notò che tutti e tre gli amici riuniti nella stanza avevano lo sguardo rivolto su di lui. «Sinceramente non lo so. È qualcosa di… nuovo, anche per me.»
«Vuoi dire che resterà così per sempre?» chiese allarmata Michelle.
Billy si mise le mani nei capelli, doveva essere l’eroe della situazione, ma era perso quanto loro. «Non lo so. Non riesco a capire più nulla. Sono parte della causa delle stranezze, ma non ho idea di come risolverle. Se fosse un vampiro, un licantropo o un demone potremmo usare i riferimenti che sappiamo, ma questo?»
Donovan si avvicinò alla statua. «Cerchiamo di non perdere la calma. C’è sempre una soluzione.» Si voltò a guardare Zec in forma di scultura e poi disse: «È stata una specie di auto-trasformazione. Michelle, a te è successo qualcosa di simile quando sei diventata invisibile, come ne sei uscita?»
«Ecco, mi ha aiutata Dana» rispose lei arrossendo.
«Perfetto. Chiamiamo Dana la demone. Zec ha il cellulare che le ha dato, giusto?» propose Donovan.
«Penso lo abbia sempre addosso» disse Betty. «Quindi dobbiamo supporre che è di vetro anche quello. E inutilizzabile.»
«La Falce» disse all’improvviso Billy.
Michelle inorridì. «Vuoi usarla contro di lui? Andrà in mille pezzi.»
«No, possiamo provare a usare il suo potere. È pur sempre un oggetto mistico» spiegò Billy. «A meno che non avesse addosso anche quella.»
«No, era il mio turno di tenerla.» Betty frugò nella borsa appoggiata sul primo banco a sinistra ed estrasse l’arma. «Come facciamo a sfruttarne il potere?»
La risposta di Billy venne interrotta da uno sferragliare improvviso. Alla base delle finestre comparvero delle sbarre che si innalzarono lungo il vetro, bloccando l’apertura. Tutti e quattro si voltarono verso la porta, ma una catena apparve e si avvolse intorno al pomello e terminò con un lucchetto, il cui scatto sigillò la stanza.
«Che diavolo succede adesso?» imprecò Donovan.
Michelle si avventò sulla porta e provò a rompere il lucchetto. «È indistruttibile.»
Billy si guardò attorno. La pelle gli pizzicò come se avesse strisciato gambe e braccia in un campo di ortiche, un brivido cavalcò la spina dorsale e percepì nel cuore un senso opprimente di pericolo, tutte sensazioni familiari. «Ragazzi, lo sento di nuovo. Il mio senso del soprannaturale ha ripreso a funzionare. È opera della Bocca dell’Inferno.»
«La Bocca dell’Inferno ci vuole imprigionare nell’aula di matematica?» domandò incredulo Donovan.
«Ovviamente no» si intromise Betty, stringendo la presa sulla Falce. «È chiaro che c’è dietro qualcuno e questa è la manifestazione di un suo sentimento.»
Dall’esterno la porta venne colpita ripetutamente. La catena tintinnò e il pomello girò a fatica, fino a venire scardinato e cadere pesantemente sul pavimento con gli arnesi che lo bloccavano.
Michelle indietreggiò di un paio di passi. «Quel qualcuno sta venendo a prenderci?»
«Non sono sicuro.» Billy si parò davanti a Zec in forma statua di vetro. «Ma tenetevi pronti ad affrontare qualunque cosa.»
Betty divise la Falce e porse a Donovan la parte dell’ascia. Lui le si avvicinò, afferrò l’arma e poi rimase davanti a lei di un passo.
La porta subì ulteriori colpi. Ormai non c’era più nulla a tenerla chiusa. Udirono un urlo violento provenire dall’esterno, un ultimo colpo più forte dei precedenti e poi la porta si staccò dai cardini e cadde in verticale con un tonfo sul pavimento, alzando un sottile alone di polvere.
Billy osservò gli amici illesi. La luce al neon del corridoio tremolò un paio di volte, impedendogli di scorgere con precisione chi fosse lì fuori. Si fece coraggio e avanzò, per scoprire se chi li avesse liberati fosse in realtà un pericolo peggiore. Superò Betty e Donovan e poi Michelle.
Arrivato con un piede sopra alla porta stesa a terra, Billy si trovò davanti i responsabili e spalancò la bocca per la sorpresa. «Che ci fate voi qui?»
 

                                                    

                                          Continua?