lunedì 30 novembre 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 13

13. Una Canzone Può Ferirti Più di Mille Parole


Betty si guardò intorno: i ragazzi e i professori stavano rientrando nelle aule, storditi e confusi, ma non particolarmente sconvolti dal balletto improvvisato.

«Dov’è Dana?» chiese Michelle.
Betty si girò verso l’ingresso dell’aula multimediale e sull’uscio non vide nessuno. Era scomparsa.
«Bisogna andare a cercare Zec» disse Billy. Corse in direzione delle porte antipanico da cui era uscito l’altro ragazzo. «Potrebbe essere in pericolo.»
«Billy, aspetta…» lo chiamò Betty, ma lui era già all’esterno. «Vado anche io.»
«No.» Donovan le si parò davanti. «Lasciali soli. Forse Billy può aiutare Zec in questo casino.»
Betty lo guardò seccata. «Si può sapere di cosa diavolo parli? E perché continui a metterti in mezzo?»
«Io mi metto in mezzo?» Donovan fece una risatina sarcastica. «Senti da che pulpito.»
Michelle s’inserì tra di loro. «Andiamo ragazzi, non è il momento di litigare. Cerchiamo insieme una soluzione per sistemare questo pasticcio.»
Betty non intendeva lasciar perdere. «Se Donovan ha qualcosa da dirmi, può parlare chiaramente.» 
«Cavoli! Davvero non ti sei accorta di nulla?» sbottò il ragazzo. «O non vuoi accettare che Zec ha una cotta per Billy e forse lui lo ricambia.»
Betty si morse il labbro inferiore. Aveva visto un certo feeling tra quei due, ma non era sicura che Billy ricambiasse l’interesse di Zec. Anche perché, pur non avendolo ammesso con nessuno, a lei piaceva Billy. Alzò lo sguardo sul volto di Michelle e le chiese: «La pensi come lui?»  
«Be’ ecco… insomma si vede che a Zec piace Billy… e forse lui…» Michelle intrecciò le dita imbarazzata. «Però non so, magari è solo un’impressione.»
Betty scosse la testa. Non le interessava se pensavano che era un’impicciona o peggio. Non era omofoba o cose del genere, ma non voleva rinunciare a Billy senza essere sicura che lui fosse off-limits.
Si girò di scatto verso le porte antipanico e corse. «Vi sbagliate. Ve lo dimostrerò.» Non si voltò a guardare se la seguivano e non rimase abbastanza nel corridoio per sentire cosa dicevano.
Arrivata all’esterno, non sentì nessun rumore, nessuna voce. Il cortile sembrava deserto, ma non potevano essere andati tanto lontani. Si incamminò verso il campo di atletica e li scorse. Erano seduti sugli spalti uno di fianco all’altro. Le davano le spalle e non poteva sentire cosa dicevano.
Betty rimase immobile, indecisa su cosa fare. Se fosse piombata lì, tra di loro, avrebbe dovuto mostrare interesse per la situazione di Zec e chiedergli cosa provava, o come si sentiva. In realtà erano altre le domande che voleva porre. Poi notò Billy mettere un braccio intorno alle spalle di Zec e attirarlo a sé. Era un gesto innocente, una dimostrazione di amicizia, però le diede fastidio. La fece ingelosire.
«Allora, cosa vuoi fare?» domandò Dana, comparendo al suo fianco annunciata dal suo solito fumo viola. «Vuoi solo guardare, o pensi di agire?»
«Cosa vuoi da me?» domandò Betty, indietreggiando.
«Aiutarti.»
«In che modo?»
Dana lanciò uno sguardo ai due ragazzi seduti uno accanto all’altro. «Conosco mio fratello. È difficile resistere a quella sua aria da cucciolo maltrattato.»
«Non è come sembra. Billy è solo un ragazzo gentile e premuroso» replicò Betty.
«Non ho detto il contrario» disse Dana. «Ma forse è confuso e indeciso e Zec può spingerlo in una direzione diversa da quella che vuole in realtà.»
«No.» Aveva preso ogni dubbio e tentennamento. «Ci penso io a chiarire le idee a tutti e due.»
Dana sorrise. «Ottimo.» Schioccò le dita e la musica partì.
Betty si mosse e dopo i primi passi, riconobbe le note. La canzone perfetta. The Boy is Mine di Brandy e Monica, un duetto che già sapeva avrebbe cantato da solista.
Si avvicinò agli spalti e Zec e Billy si alzarono in piedi, avevano sentito la musica e si guadavano in giro senza capire.
Betty arrivò di fronte a loro.
«Che succede?» domandò Zec.
«È tutto a posto?» le chiese Billy.
Lei allontanò con garbo, ma anche decisa Zec dall’altro e iniziò a cantare:

 

«Devi lasciar perdere
So che ne hai abbastanza di tutto
Ma non è difficile da capire
Questo ragazzo non è tuo
Mi dispiace che tu
Sia così confuso
Ma non ti appartiene
Billy non è tuo.»

Betty si voltò verso Billy e lo spinse gentilmente a sedersi di nuovo. Quindi riprese:

 

«Penso che sia ora di mettere tutto in chiaro
Puoi sederti e starmi ad ascoltare
Non c’è ragione per cui la tua premura sia fraintesa
È tutto un equivoco, vero?»

 

Guardò Zec e continuò:

 

«Capisco che tu possa
Esserne geloso
Però saresti cieco a confonderlo
Per amore verso te.»
Tornò a rivolgersi a Billy:

 

«Ti ho visto esitare
Forse per paura di ferire
Ma non posso più tirarmi indietro
Non è necessario che tu corra sempre al suo soccorso
Non c’è niente di male.»

 

Betty scese di un gradino, tornando sul prato e guardando Zec, disse:

 

«E forse anche tu hai frainteso
Non ti colpevolizzo più di tanto
Billy è un gran bel ragazzo
E può avere tutto il mio amore.»

 

I due ragazzi la guardarono ammutoliti e Betty udì qualcuno raggiungerla alle spalle, senza voltarsi continuò a cantare, mentre i nuovi arrivati le facevano da coro.

 

«Devi lasciar perdere
So che ne hai abbastanza di tutto
Ma non è difficile da capire
Questo ragazzo non è tuo
Mi dispiace che tu
Sia così confuso
Ma non ti appartiene
Billy non è tuo.»

 

Billy si alzò e scese dallo spalto per raggiungerla, ma Betty lo fermò alzando la mano destra.

 

«Devi continuare  fare ciò che fai
Cacciare i vampiri, combattere il male
Io sono con te, più di un’amica e compagna
Però devi sapere che quel che provo per te è vero.»

 

Betty puntò lo sguardo su Zec e disse:

 

«E tu devi capire
che è inutile fare la vittima
Puoi combattere con noi
Ma lui non combatte solo per te
Anche se ti fa male.»

 

Betty venne afferrata per una spalla e costretta a girarsi indietro.
Donovan era uno dei coristi e le cantò:

 

«Non puoi parlare così
Pretendere ciò che non hai
È inutile scappare dalla realtà
Devi distinguere il vero dall’illusione.»

 

Betty sentì una mano posarsi sul braccio fu costretta a sentire Michelle cantarle:

 

«Se vedi il quadro nel suo insieme
Capirai che era così dall’inizio
Non insistere e non fare pressioni
Billy non è tuo.»

 

Betty si allontanò infuriata. La situazione le stava sfuggendo di mano.
Donovan e Michelle si fecero avanti con calma e cantarono:

 

«Devi lasciar perdere
So che ne hai abbastanza di tutto
Ma non è difficile da capire
Questo ragazzo non è tuo
Mi dispiace che tu
Sia così confusa
Ma non ti appartiene
Billy non è tuo.»

 

Billy e Zec si accostarono ai due compagni. Betty scosse con violenza la testa. Non l’avrebbero convinta delle loro idee. Li fissò tutti con rancore e continuò:

 

«Non potete distruggere i miei sogni d’amore
Non è uno stupido gioco per me
Billy non è mio, ma non è suo
Non getto la spugna
Cosa vi fa credere che voglia lui?
Sono stata la prima che ha avvicinato
L’ho cercato e aspettato
So che fin dal principio l’ho amato

 

La musica continuava in sottofondo e Betty sentì le lacrime rigarle le guance. Aveva detto più di quanto avrebbe dovuto e anche voluto. La canzone l’aveva trascinata ad aprirsi fino in profondità e ora non poteva fermarsi finché non fosse finita.
In un singhiozzo cantò:

 

«Billy amerà me
Sarà mio, non suo.»

 

Donovan, Michelle e Zec le risposero in coro:

 

«Non lo sai.»

 

E Betty insistette:

 

«Sarà mio!»

 

Loro replicarono:

 

«Non lo sai.»

 

Betty urlò:

 

«Sarà mio!
Mi dispiace che tu
Sia così confuso
Ma non ti appartiene
Billy non è tuo.»

 

La musica sfumò fino a svanire.
Betty sollevò gli occhiali e si asciugò le lacrime con il dorso delle mani.
Billy la fissò senza parlare. Non aveva interagito nella canzone.
Tutti la fissavano.
Si era mortificata sotto il gioco di un demone e aveva spiattellato i suoi sentimenti.
Si girò di colpo e corse lontano. Ora era il suo turno di scappare a nascondersi.

 

                                                         

                                                          Continua…?

lunedì 16 novembre 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 12

12. Dillo con una Canzone


Zec entrò con i quattro compagni nell’aula multimediale. Lasciò fossero Billy e Michelle a guidarlo, mentre nella sua mente continuava a rivivere a ripetizione l’apparizione di sua sorella Dana, ora un demone, che ballava e cantava come in un videoclip.

Donovan guardò a sinistra e a destra nel corridoio e poi chiuse la porta. «Non dovrebbe averci seguito nessuno.»
Michelle lo aiutò a sedersi sulla sedia che Billy gli sistemava e poi chiese: «Perché siamo qui invece che alla lezione di matematica?»
«Perché questa è la nostra versione della biblioteca dove si ritrovano Buffy e i suoi amici per fare il punto della situazione» rispose Betty. «E abbiamo molto da discutere. Zec, vuoi spiegarci che succede?»
Zec si riscosse come da un sogno. «Io? Come faccio a saperlo?»
«Perché la ragazza demone è tua sorella.»
«Però Zec era sorpreso quanto noi di trovarsela davanti» intervenne Billy. «E poi c’era qualcosa di familiare in quella situazione… come se l’avessi già vista da qualche parte.»
«Perché lo difendi?» chiese irritata Betty. «Ci ha tenuto nascosto che sua sorella è la diavolessa del pop.»
«Non lo sapevo» disse Zec. Estrasse dalla tasca dei pantaloni la fotografia che Simon e Stefan gli avevano rovinato settimane prima e la mostrò a tutti gli altri. «Dana è scappata di casa da tre mesi e aveva questo aspetto, non quello di poco fa. Non so dire come è diventata un demone.»
«E il cellulare misterioso? È opera sua?» continuò Betty. «Dovevi dirci dei tuoi sospetti.»
«Adesso calmati.» Donovan la prese per un braccio e la portò sul fondo dell’aula. «Sappiamo tutti e due che sei arrabbiata per altre ragioni: la situazione tra te, Billy e Zec la sistemerete in privato adesso è inutile urlargli contro.»
Betty lo guardò con un’espressione indecifrabile tra il colpevole e l’arrabbiato.
Zec lo notò mentre riponeva la fotografia in tasca, ma non disse nulla. Gli tornò in mente il discorso di Donovan sulla sua cotta per Billy, ma non aveva voglia di occuparsi di quella faccenda proprio in quel momento.
«L’episodio musical» fece Michelle, rompendo il silenzio. «Ecco cosa mi ha ricordato lo spettacolo di stamattina. In quella puntata tutta Sunnydale canta e balla come in un musical senza darci troppo peso. E Dana assomigliava a quel demone rosso… come si chiamava?»
«Sweet.» Un vortice di fumo violetto introdusse Dana nell’aula. «Anche se nessuno lo sa con certezza.»
Zec balzò in piedi e i ragazzi la circondarono con fare minaccioso.
Dana li osservò e sospirò spazientita. «Non avete prestato ascolto alla mia canzone, vero? Non sono qui per farvi del male.»
«Sei un demone» sottolineò Billy.
«E tu avverti il soprannaturale. Come vedi nessuno è perfetto» replicò Dana.
Donovan si fece avanti. «Ok, sei qui in pace, ma nella puntata di Buffy il demone canterino faceva ballare gli altri finché non prendevano fuoco. Come possiamo fidarci?»
«Prima di tutto io non sono lui» precisò la ragazza demone. «In secondo luogo, come avete visto non posso creare canzoni originali, ma devo usare basi di canzoni già conosciute e in questo modo è impossibile portare qualcuno alla combustione spontanea.»
«D’accordo, possiamo provare a crederti. Per fidarci però devi darci delle risposte.» Betty sfiorò la montatura degli occhiali con la mano sinistra e la guardò con aria di sfida. «Cosa sta succedendo? E non intendo solo con te e i tuoi numeri musicali, ma anche con vampiri, demoni e altre stranezze del genere?»
«Siete fan di quella serie e ancora non l’avete capito?»  domandò Dana con un sorriso beffardo. «State vivendo su una Bocca dell’Inferno.»
«E dove si trova?» chiese Michelle.
Dana scrollò le spalle. «Non ne ho idea.»
«Ma come è potuto succedere?» domandò Billy. «Come si è creata una Bocca dell’Inferno?»
«Mi avete preso per un’enciclopedia ambulante? Non ho mica tutte le risposte ai problemi del mondo» rispose secca Dana.
«A me però ne devi parecchie di risposte.» Zec la fissò serio. Non riusciva a credere al suo comportamento tranquillo. «Perché sei scappata? Dove sei stata? E come sei diventata… così?»
Dana sorrise di nuovo, senza toni sarcastici. «È bello sapere che ti preoccupi ancora tanto per me, Ezechiel.»
Zec sentì gli occhi dei compagni puntati addosso. Non aveva mai detto loro il suo nome completo. «Che c’è? Mia mamma è molto religiosa.»
«È vero» confermò Dana. «E questo è uno dei motivi per cui sono scappata. Non accettava le mie aspirazioni, aveva deciso il mio futuro e quello che volevo io non contava. Senza papà a frenarla, l’unica alternativa era andarmene per la mia strada. E grazie a te, fratellino, ho ottenuto ciò che volevo.»
Zec sgranò gli occhi incredulo.«A me?» Era sicuro di non aver fatto nulla per ridurla in quello stato.
«Se non avessi condiviso con me la tua fissazione per Buffy the Vampire Slayer, non avrei riconosciuto Sweet quando l’ho incontrato. Abbiamo parlato, ho capito che poteva aiutarmi a realizzare i miei sogni e ci siamo sposati.»
«S-sei la moglie di un demone?» chiese Michelle a bocca aperta.  
«Una delle mogli, a dire il vero. La maggior parte dei demoni non riconosce la monogamia» rispose Dana facendole l’occhiolino. «Comunque, ho avuto i miei vantaggi nel sposarlo, questo aspetto è una conseguenza come il potere di usare la musica in maniera più ampia.»
«Non posso credere tu lo abbia fatto.» Zec strinse le mani a pugno, guardò sua sorella, i suoi occhi verdi e provò sentimenti contrastanti. Era sollevato nel saperla viva e da quanto poteva constatare non traumatizzata dalla sua trasformazione. Però covava anche una rabbia sconfinata. Aveva preso le sue decisioni senza pensare alle conseguenze. «È una questione di potere? Ti ha convinto in questo modo il tuo marito demone da musical? Hai idea del prezzo della tua scelta?»
«Non c’è nessun prezzo, solo vantaggi.» Dana gli si avvicinò. «Essere un demone mi ha permesso di aiutare te e i tuoi amici con Moloch, ricordi? E posso fare molto di più.»
«Non voglio niente da te» le urlò contro Zec.
«Hai bisogno di tirare fuori quello che provi. In completa sincerità. Ti farà bene.» Dana schioccò le dita. «E il modo migliore è farlo con una canzone.»
Zec e tutti gli altri udirono risuonare nell’aula una base musicale. La riconobbe dalle prime note: (You drive me) Crazy di Britney Spears. Era strano perché era la canzone che aveva in testa in quel momento. E così realizzò cosa stava per fare. Cosa lei lo aveva spinto a fare.
Un coro dall’esterno intonò:

 

«Pazzo.»

 

Zec camminò all’indietro fino alla porta, la spalancò e si fermò nel mezzo del corridoio.
Le porte della altre aule si aprirono e ragazzi e professori uscirono dimenandosi a tempo di musica. Anche Betty, Donovan, Billy e Michelle lo raggiunsero ballando. Solo Dana rimase a osservarlo interessata, appoggiata allo stipite della porta.

 

«Sorella, sono preoccupato per te
Ti voglio bene, che ci posso fare
Sorella, mi tiravi in ballo
Mettevi il mio mondo sottosopra e lo fai ancora
Ogni volta che pensavo a te
Il mio cuore perdeva un battito
Mi hai fatto impazzire
Non riuscivo a dormire
Preoccupato, pensando al peggio
Ohh… impazzire, ma ora è tutto a posto
Sorella, angosciarmi per te mi ha tolto il sonno.»

 

I ragazzi e i professori ballerini si aprirono a ventaglio davanti a lui e Zec camminò verso Dana, fermandosi a un paio di spanne. Fissandola con astio cantò:

 

«Dimmi, ti sei divertita?
Essere l’unico pensiero che mi tormentava
Dimmi, non sono stato nei tuoi pensieri?
Altrimenti non avresti calpestato il nostro legame
Ogni volta che pensavo a te
Il mio cuore perdeva un battito
Mi hai fatto impazzire
Non riuscivo a dormire
Preoccupato, pensando al peggio
Ohh… impazzire, ma ora è tutto a posto
Sorella, angosciarmi per te mi ha tolto il sonno.»

 

Zec si ritrovò a ballare controvoglia con gli altri partecipanti. Aveva espresso apertamente il terrore e l’ansia provati per tutti quei mesi e si sentiva uno stupido nell’averlo fatto ballando e cantando come la scimmietta ammaestrata di Dana.
Continuava a manipolarlo, usava l’affetto che provava per lei per monopolizzare la sua vita, non lo sopportava più.
Il coro disse:

 

«Mi hai fatto impazzire.
Ohh cantalo
Pazzo.»

 

Infuriato e umiliato, mentre rientrava nei ranghi dei ballerini, Zec urlò:

 

«Basta!»

 

La musica si fermò di colpo.
Ragazzi e professori si fissarono instupiditi, come se non capissero quella pausa mentre il loro numero non era ancora finito.
Zec guardò gli occhi verdi di Dana e con sorpresa vi lesse all’interno meraviglia. Per quanto gli sembrasse inverosimile, sua sorella era davvero impreparata a quello che lui le aveva cantato, come se non si aspettasse fossero quelli i suoi sentimenti nel periodo dalla sua scomparsa fino a oggi.
«È assurdo» disse Zec in un sussurro. Come poteva non aver mai pensato al dolore che aveva procurato? Senza guardare nessun altro volto, si girò verso sinistra e corse contro una delle porte anti panico che davano sul cortile.
Zec uscì prima che qualcuno potesse notare che stava per mettersi a piangere.

 

                                            Continua…?



lunedì 9 novembre 2015

Recearticolo - Scream (serie tv) Stagione 1

Prima di iniziare a leggere avviso tutti che potrebbero esserci degli spoiler, quindi chi non ha ancora visto la prima stagione della serie e non vuole rischiare di rovinarsi la sorpresa, è meglio che non prosegua.
Per tutti gli altri, iniziamo.
È giusto precisare che il progetto di una serie tv tratta dalla serie cinematografica Scream mi lasciò un po’ perplesso fin da quando ne sentii parlare un anno fa, pur con un pizzico di eccitamento da nerd e un po’ di curiosità, ero anche molto scettico su quel che sarebbe stato il prodotto finale. Il motivo non è difficile da indovinare: come ogni fan che si rispetti di un’opera originale, non credi che un adattamento/rivisitazione possa reggere il confronto. Per fortuna però, posso dire di essere rimasto soddisfatto.
Per chi era adolescente negli anni 90, Scream ha rappresentato l’icona della rinascita del genere teen-horror-slasher che sia in quegli anni, che anche più avanti, diede il via a un gran numero di  titoli che non sempre hanno saputo reggere il confronto con il capostipite.
Bisogna anche ammettere che l’idea di un serial killer coperto da una maschera non era proprio un’idea mai esplorata (film come Halloween e Venerdì 13 sono stati i più famosi apripista), ma Scream ha avuto il merito di non prendersi troppo sul serio e saper giocare con gli spettatori inserendo un sottotesto di meta fiction in cui i personaggi dei film sottolineavano e svisceravano i punti forti, deboli ed essenziali del genere, arrivando a volte anche a stravolgere le regole.
Ed ecco la vera sfida: riprodurre questa miscela di elementi in una produzione seriale che non si esaurisce in 90-100 minuti, ma deve continuare di settimana in settimana e possibilmente poi in stagione dopo stagione, senza annoiare o diventare troppo pesante e autoreferenziale, mantenendo vivo l’interesse e tenendo conto che non c’è solo un intero genere con cui confrontarsi, ma anche la stessa saga su cui la serie è basata.
Il banco di prova è sicuramente la sequenza iniziale, un marchio di fabbrica di Scream, che deve rapportarsi con un pubblico diverso rispetto a quello del 1996 (anno di uscita del primo film della serie), più smaliziato, social e tecnologicamente avanzato, a cui non basta un maniaco telefonico per essere spaventati o incuriositi. Così, pur porgendo giustamente omaggio a Drew Barrymore vittima iniziale di Scream (e a Heather Graham sua copia in Squartati il film nel film), la serie tv riesce a darci una prima vittima eccellente con Nina Patterson (interpretata da Bella Thorne) una ricca sociopatica e manipolatrice, che pur con tutta la sua sicurezza e acidità, cade nelle grinfie del nuovo Ghostface (questo il nome dato non ufficialmente al serial killer nei film, ma non ancora nella serie) tra urla e inseguimenti, in maniera se non particolarmente originale, almeno efficace e senza scopiazzare il film.
Il secondo punto fondamentale è che Scream tratta una storia di famiglia. I vari psicopatici che si alternano nei tre film sotto la maschera del killer (o almeno uno per pellicola) hanno un forte risentimento verso la protagonista Sidney Prescott (interpretata da Neve Campbell)  per colpa di sua madre, personaggio già morto prima degli eventi del primo film, ma che con le sue azioni si è lasciata alle spalle una scia di nemici, mentre il padre della protagonista ricopre un ruolo quasi marginale, per lo più assente e all’oscuro del vissuto della moglie.
La serie doveva mantenere intatta questa caratteristica, senza però renderla ovvia e scontata e penso che ci sia riuscita. Prima di tutto non ha reso orfana la nostra protagonista Emma Duvall (interpretata da Willa Fitzgerald), affiancandole la madre Maggie (interpretata da Tracy Middendorf ) con un passato segreto alle spalle pronto a portar guai, ma in buoni rapporti con la figlia e un padre, Kevin Duvall (interpretato da Tom Everett Scott) che seppur assente, è vivo e a sua volta legato al passato del killer.
Così facendo gli ideatori della serie tv hanno mantenuto il principio “paghi le colpe della tua famiglia”, non solo discostandosi abbastanza dai film in modo da non apparire ripetitivi, ma creando anche una vera mitologia dietro il serial killer, i suoi omicidi e motivazioni e tenendo aperta la porta a un possibile sviluppo su più livelli, essenziale per la lunga serialità.
Il terzo punto fondamentale sono i personaggi di contorno, gli amici della protagonista. Se nel primo film Sidney aveva Billy Loomis (Skeet Ulrich), Randy Meeks (Jamie Kennedy), Stu Macher (Matthew Lillard) e Tatum Riley (Rose McGowan),  personaggi che potevano essere potenziali vittime, ma anche possibili identità del killer, qui Emma ha un gruppo meno unito e più sfaccettato di compagni, ognuno con un suo interesse e motivazione per indossare la maschera del killer, anche grazie a una sottotrama legata all’omicidio di Nina, che a differenza del primo film non è una semplice vittima casuale, ma amica della protagonista e collegamento con i vari personaggi.
Sfruttando proprio l’impianto seriale a episodi, gli sceneggiatori sono riusciti anche e dare un background ai vari personaggi, delle proprie storyline e metterli al centro di tematiche attuali come il cyberbullismo, i rapporti lgbt, il pericolo di dipendere troppo dalla tecnologia e di come questa spesso privi della privacy per la fame di essere protagonisti dei social network. Inoltre sono proprio loro a lanciare e portare avanti il gioco delle varie meta-citazioni: Audrey Jensen (Bex Taylor-Klaus), Noah Foster (John Karna), Will Belmont (Connor Weil), Brooke Maddox (Carlson Young), Riley Marra (Brianne Tju), Jake Fitzgerald (Tom Maden) e Kieran Wilcox (Amadeus Serafini)  a turno comparano quello che sta succedendo nelle loro vite con film, libri e serie tv senza limitarsi al solo genere horror-slasher e accentuando anche alcuni aspetti inverosimili delle altre opere. Ecco quindi che oltre a snocciolare le varie possibilità e regole che un film horror-slasher ha in più rispetto a una serie tv dove sono difficili da mettere in pratica (e facendo così una sorta di autocritica), prendono in esame Pretty Little Liars, serie di romanzi poi diventata serie tv teen nel 2010, che di sicuro deve molto a un altro film teen-horror del 1997 come So cosa hai fatto per la sua struttura di segreti, bugie e misteriosi stalker; oppure si auto paragonano agli archetipi dei teenagers dei film teen-comedy anni 80 come The Breakfast Club, quasi a sottointendere che nella vita al liceo tutti recitino un ruolo che hanno scelto o è stato appiccicato loro addosso; fino a sottolineare come possa essere più o meno facile dover affrontare killer di origine non umana come in The Faculty altro film teen-horror del 1998 con contaminazioni e citazioni fantascientifiche.
Addirittura in alcuni casi, come nelle relazioni tra i personaggi, viene portato alla luce il costante bisogno nelle produzioni attuali di dover per forza mettere una componente rosa anche nel genere horror per catturare il pubblico femminile e come in certi casi questo risulti superfluo per il prodotto. Tuttavia la stessa serie tv Scream non rinuncia a creare i suoi intrecci amorosi, costruendo anche il triangolo tra i tre protagonisti Emma, Will e Kieran.
Un altro evidente segno di distinzione con la quadrilogia cinematografica è dato dai personaggi di Piper Shaw (Amelia Rose Blaire) e Clark Hudson (Jason Wiles), se vogliamo i corrispettivi di Gale Weathers (Courtney Cox) e Linus Riley (David Arquette), ma con un ruolo, uno sviluppo e infine un destino differente dai loro “doppi” cinematografici.
Infine merita una nota anche l’ambientazione della serie tv, che pur basandosi sulla regola della città inventata, si discosta lievemente da quella del franchise. Sarebbe stato più  facile ambientare tutto nella già nota Woodsboro dei film, per avvicinare i fan e poter creare legami futuri con i suoi personaggi, ma invece i creatori hanno preferito inscenare il drama nella fittizia Lakewood che possiede luoghi ben più lugubri e oscuri.
Alla fine i fan riconosceranno nella trama lunga dieci episodi diversi rimandi non solo al primo Scream, ma anche ai tre successivi, piccoli o grandi, ma comunque doverosi visto che il gioco è proprio quello di citare/omaggiare i precedenti del genere.

E in conclusione, a differenza dei film, la serie tv lascia alcune domande senza risposta proprio perché cambiando media, cambiano le regole e gli spettatori dovranno tornare per la seconda stagione e guardare cosa la nuova incarnazione di Scream riserva. 

lunedì 2 novembre 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 11

11. Disco (Bocca dell') Inferno


Zec arrivò trafelato nel cortile davanti all’ingresso della scuola.

Con una catena di SMS aveva chiamato a raccolta la Scooby Gang – avevano iniziato a definirsi come nella serie tv – e dato loro appuntamento prima dell’inizio delle lezioni. Dovevano presentarsi al più presto.
«Qual è l’emergenza? Io non ho avvertito nulla» lo accolse Billy.
«Già, perché hai tutta questa urgenza?» chiese Donovan, sbadigliando. «Non ho avuto neanche il tempo di far colazione.»
Michelle inghiottì con aria colpevole il bagel che stava masticando. Fissò la metà mezza smangiucchiata e la offrì al compagno. «Ne vuoi un po’?»
Donovan scosse la testa sorridendo.
«Insomma, vuoi dirci perché ci hai fatto correre qui con tutto questo mistero?» sbuffò Betty.
Zec notò sorpreso una punta di ostilità nella sua voce e non era da lei trattarlo così. Era cambiata dalla sera in cui avevano affrontato i bulli vampiri e se ne era accorto anche a casa di Michelle. Però non aveva tempo per chiederle spiegazioni, c’erano questioni più urgenti.
«Stamattina appena sveglio ho controllato il cellulare dell’auditorium, ed è comparsa questa.» Mostrò ai quattro compagni il display dello smartphone su cui era visibile una lunga playlist di canzoni. «Non c’era la prima volta che l’ho acceso.»
«Ne sei sicuro?» domandò Donovan, sfiorando lo schermo con il polpastrello e facendo scorrere la lista di brani.
Zec annuì. «Da quando ho deciso di attivarlo, non lo perdo d’occhio. Tranne quando dormo.»
«Quindi è comparsa stanotte» constatò Billy.
Michelle si leccò le dita unte dal bagel. «Perché dovremmo preoccuparci se hai della musica da ascoltare?»
«Dobbiamo sapere da chi arriva il cellulare» sentenziò Betty. Si sistemò gli occhiali e aggiunse: «Mi hai detto che avevi una teoria su chi potesse essere, diccelo.»
Zec la guardò di sbieco. Le aveva fatto quella rivelazione in confidenza, non aveva il diritto di tiralo fuori davanti agli altri, e lui non aveva voglia di condividere la sua storia e la sua speranza sul benefattore segreto. Osservò Billy, Donovan e Michelle fissarlo con aria interrogativa, così disse: «È solo un’idea balzana, non ho nessuna prova per esserne sicuro.»
«C’era quella frase, quando l’hai trovato…» disse Michelle, fermandosi per ricordarla.
Billy intervenne. «“Meglio il demone che conosci”, era così?»
«Sì, giusto» confermò Donovan.
La campanella dell’orario di entrata suonò, facendoli sobbalzare.
Alcuni ragazzi iniziarono a farsi avanti oltre il cancello, avanzando pigramente nel cortile.
«Coraggio, Zec. Dicci quello che pensi» lo esortò Betty. «Tra poco dobbiamo andare a lezione.»
Zec rimase a fissarli con il fiato sospeso. Provava un timore irrazionale nel dire apertamente di chi ipotizzava potesse trattarsi. Come se pronunciarlo ad alta voce potesse renderlo reale e annullarlo nello stesso tempo. E temeva entrambe le possibilità. Iniziò debolmente: «Ecco è una storia lunga e io…»
«Avverto qualcosa di soprannaturale» lo interruppe Billy.
Zec e gli altri lo guardarono allarmati. Poi si voltarono circospetti finché qualcuno attirò la loro attenzione.
«Basta, per carità!»
I cinque amici e gran parte degli studenti si girarono verso il cancello, dove proveniva quella voce. Una ragazza dalla pelle rosso rubino, una coda di capelli castani che le partivano dalla nuca e con indosso un top viola e jeans aderenti dello stesso colore, camminò tra la folla, incurante degli sguardi increduli che le rivolgevano.
«Questa attesa è snervante» disse la ragazza avanzando sicura verso il gruppo di Zec. «Non posso rimandare oltre la mia entrata in scena.»
Trovandosela a poca distanza , Zec si accorse di altri particolari che caratterizzavano il suo aspetto demoniaco. Orecchie a punta tempestate di piercing, un altro brillantino sulla narice sinistra e il colore degli occhi. Occhi verdi inconfondibili.
«Non è possibile.» Zec deglutì a fatica. «Dana.»
«Ciao fratellino, non sei contento di rivedermi?» chiese Dana.
Lui iniziò a tremare. «Tu… come? Cosa? Non riesco a credere che sei qui» Si girò verso gli amici. «La vedete anche voi, vero? Non è un’allucinazione?»
Billy gli strinse la mano destra. «Sì, la vediamo tutti, stai calmo.» Si rivolse poi alla ragazza demone. «Sei davvero sua sorella?»
«Al cento per cento» rispose Dana. «E in quanto al perché sono qui, è semplice:  sono venuta a portare un po’ di pepe nella tua vita, Zec.» Schioccò le dita e una base musicale partì, diffondendo il suono in tutto il cortile.
Tutti si guardarono intorno cercando altoparlanti che non c’erano, mentre un coro iniziò a intonare una canzone.

 

La La La La La La La La La

 

«La conosco» disse Michelle. «È una canzone delle Spice Girls
«Sì, è Spice Up Your Life» confermò Betty.
Dana indietreggiò nel centro del cortile. Iniziò ad ancheggiare al ritmo della musica e alcuni ragazzi e ragazze, le si fecero intorno, seguendo i suoi movimenti e inscenando una coreografia.
Betty, Michelle e Donovan lasciarono i due amici e si mossero per unirsi alle danze.
«Ragazzi, che fate? Che sta succedendo?» domandò Zec confuso.
«Non so… non riesco a resistere» rispose Donovan, agitando le braccia intorno al gruppo di altri ragazzi.
In mezzo a loro, Dana puntò lo sguardo su Zec e iniziò a cantare:

 

«Quando ti senti triste e giù
Ti porterò dove vuoi tu
Sorridi e balla, ti sentirai libero
Ciò che ti serve è pensare positivo.
Demoni del mondo
Un po’ di pepe nella tua vita
Ogni ragazzo e ogni ragazza
Un po’ di pepe nella tua vita
Umani del mondo
Un po’ di pepe nella tua vita
Aahh…»

 

«Sta cambiando le parole» notò Zec, mentre i suoi amici e gli altri ragazzi della scuola ballavano intorno a Dana e si univano al coro. «La base musicale è quella ma il testo è diverso.»
Lei continuò:

 

«Poga a sinistra
Se ti stai divertendo
Dimenati a destra
Se ti fa star bene
Cuccioli davanti a me
Huh Huh
Dai rilassati

 

Zec guardò incredulo il balletto andare avanti come una perfetta coreografia studiata e preparata nei minimi dettagli. «Non capisco cosa sta cercando di fare.»
«Credo ti stia parlando in musica» rispose Billy. «La canzone è per te.»
Zec sentì la mano dell’amico agitarsi nella sua. «Cos’hai?»
«Non lasciarmi, il suo richiamo a unirmi nel numero musicale è forte» spiegò Billy.

 

«La La La La La La La La La
Vampiro ombroso sulla Bocca dell’Inferno
Nemico sia per te che per me
La reginetta del ballo combatterà li kung fu
Cacciatrici tribali e tutto ciò che sta nel mezzo
Demoni del mondo
Un po’ di pepe nella tua vita
Ogni ragazzo e ogni ragazza
Un po’ di pepe nella tua vita
Umani del mondo
Un po’ di pepe nella tua vita
Aahh
Poga a sinistra
Se ti stai divertendo
Dimenati a destra
Se ti fa star bene
Cuccioli davanti a me
Huh Huh e un altro giro
Poga a sinistra
Se ti stai divertendo
Dimenati a destra
Se ti fa star bene
Cuccioli davanti a me
Huh Huh
Dai rilassati.»

 

Dana si discostò dai suoi ballerini improvvisati e si avvicinò con mosse sinuose al fratello. Gli mise un braccio intorno alle spalle e disse:

 

«Ti ho seguito tutto il tempo, ma era difficile
Tra un sogno e una premonizione, un po’ polka un po’ salsa
Sciogliti, sciogliti,
Sciogliti, sciogliti
Son tornataaa
Aahh aahhh.»

 

Dana tornò dal suo corpo di ballo amatoriale e guidandoli nella danza, intonò le strofe finali.

 

«Demoni del mondo
Un po’ di pepe nella tua vita
Ogni ragazzo e ogni ragazza
Un po’ di pepe nella tua vita
Umani del mondo
Un po’ di pepe nella tua vita
Aahh
Poga a sinistra
Se ti stai divertendo
Dimenati a destra
Se ti fa star bene
Cuccioli davanti a me
Huh Huh e un altro giro
Poga a sinistra
Se ti stai divertendo
Dimenati a destra
Se ti fa star bene
Cuccioli davanti a me
Huh Huh
Dai rilassati.»

 

La musica si fermò di colpo.
Tutti i ragazzi si guardarono intorno confusi e ansanti.
Dana fece l’occhiolino a Zec e sparì in uno sbuffo di fumo violetto.
La campanella suonò un’ultima volta per richiamare gli studenti nelle aule.

 

                                                               Continua…?