lunedì 4 agosto 2014

Racconto - "22:22 (seconda parte)"

«Tom deMassi?» domandò Chloe. «È lui che ucciderà entrambi?»
«Non lo so» rispose Dustin. «Per questo sono venuto da te.»
Chloe si strinse le tempie con le mani. Le scoppiava la testa .«Non capisco! Hai sognato che morivo e che il mio assassino subito dopo farà lo stesso a te, ma non conosci la sua identità… non riesco a crederti.»
«Devi farlo. Sono venuto qui per impedire che tu venga uccisa. E provare a salvare anche me.»
Chloe rimase immobile a fissarlo. Le sue sedute prendevano spesso pieghe inverosimili, ma quella le batteva tutte. Un sogno la metteva in guardia sulla sua morte e quello stesso sogno portava uno sconosciuto ad avvisarla che correva l’identico pericolo. «Come faccio a fidarmi di te?»
Dustin le lasciò il braccio. «Leggi i tarocchi. Nel mio sogno ti convincevi della mia sincerità dopo aver letto le carte.»
Chloe tornò al suo posto. Guardò la sveglia. Segnava le ventuno e cinquanta. C’era ancora abbastanza tempo. Mischiò una volta i tarocchi e li divise in tre mazzi, disponendoli poi in forma di triangolo. Girò la prima carta del mazzetto sinistro. Il Mago.
«Guarda quella accanto.»
Chloe alzò la seconda: Il Matto.
«La terza sarà capovolta» le annunciò Dustin.
Lei svoltò l’ultima e con sua sorpresa trovò L’Eremita capovolto.
«Non è possibile. Ho già avuto lo stesso responso questa mattina.» Alzò il volto e lo guardò negli occhi. «E non ha un significato preciso.»
«Vuoi dire che siamo fregati?»
Chloe rifletté. Forse non era lei la persona giusta per fare le carte.« Prova tu. Credo che sei un sensitivo come me.»
Dustin scosse violentemente la testa. «No. È solo da un mese che ho questi sogni. Non mi è mai successo prima. Ti stai sbagliando.»
Chloe posò le sue mani su quelle del ragazzo. «Non devi aver paura. Posso capire come ti senti. Anche io ero sconvolta quando ho scoperto di poter vedere il futuro attraverso i tarocchi, ma questo è un dono. Devi solo imparare a usarlo.»
«Non so interpretarli, non conosco i significati.»
«A quello penso io. Tu segui le mie indicazioni.» Raccolse le carte dal tavolo e gliele porse.
Dustin le prese e di riflesso iniziò a mischiarle.
«Sei più portato di quanto non credi.»
«Cosa devo fare?»
«Fermati quando ti senti pronto.»
Dustin rimescolò altre tre volte e poi si bloccò.
«Ora fai tre mazzetti e disponili come ho fatto prima io» disse Chloe.
Dustin eseguì il comando. «E ora?»
«Partendo da quello in basso a sinistra, gira la prima carta tenendo il mazzetto in cima per ultimo.»
Dustin scoperchiò il primo mazzetto. «Il Mago.»
«È in genere una carta positiva. Indica un’abilità, una trasformazione e l’avvicinarsi al proprio obbiettivo.» Omise la sua valenza negativa legata all’inganno, percepiva che non era rivolta a Dustin. «Nel tuo caso può voler dire che hai appena scoperto il tuo dono di veggente e che questo ti aiuterà nel tuo fine.»
Dustin sembrò rilassarsi. Sfiorò la carta sul mazzetto a destra e la rivoltò. «Il Matto.»
Chloè cercò di mascherare la sua confusione. Dustin stava avendo il suo stesso responso. «Questa carta ha un doppia valenza, parte dall’innocenza e arriva alla follia.»
«Vuoi dire che sto diventando pazzo?»
«No. Ma è difficile cogliere i significati tra la sua proprietà positiva e quella negativa. Il Matto è simbolo di cambiamento, di un nuovo inizio, una novità inaspettata; ma anche smarrimento per ciò che questo porta, sfociando fino alla depressione.»
Dustin alzò le sopracciglia poco convinto. «Andiamo avanti.» Fece scivolare verso di sé la carta all’apice del mazzetto che formava la punta del triangolo e la girò. «L’Imperatrice.»
Chloe rimase un attimo disorientata.
«Altri guai?»
«Al contrario. Questa carta, quando è diritta come nel tuo caso, influenza in modo positivo quelle vicine. È legata ai rapporti familiari e segna che una persona che ci è cara agirà per il nostro bene.»
«Wow.» Dustin sorrise. «Ma come ci aiuta tutto questo a impedire che ci ammazzino?»
«Non saprei. Sei venuto qui con un parente?» Chloe prese la carta dell’Imperatrice tra le mani. «I tuoi genitori? O un fratello o una sorella?»
Dustin s’incupì. «Sono figlio unico e non è un buon periodo per avere intorno i miei genitori. Tra poco sarà il mio compleanno e… bè… so che sono stato adottato, quindi non è una ricorrenza che ho voglia di festeggiare con loro. Diciamo che mi prendo una pausa di riflessione.»
Chloe continuò a fissare la carta. Le parole di Dustin contrastavano con la divinazione e con ciò che significava quel tarocco in particolare. “Una persona cara, di famiglia” si ripeté, poi guardò le altre due carte emerse dal consulto, le stesse in comune con lei. «Non può essere.»
«Cosa?»
«Quand’è il tuo compleanno?»
«Che ti importa?»
«Rispondimi e basta.»
«Il ventiquattro luglio. Perché?»
Chloe posò la carta sul tavolo. «Anche io sono stata adottata e il mio compleanno è il ventiquattro luglio. Capisci cosa significa?»
Dustin la guardò diffidente. «Non ne sono sicuro.»
«Siamo fratello e sorella. Anzi gemelli. È questo che ci stavano suggerendo le carte.»
«Stai vaneggiando.»
Chloe gli afferrò le mani. «Lo hai detto anche tu che i nostri destini sono collegati. Le tue visioni, il responso de Il Matto e dell’Imperatrice… tutto indica che dovevi trovarmi per salvarmi e che sono io la persona di famiglia che ti è vicina.»
«Mi sembra un po’ azzardato basarsi solo sui tarocchi per stabilire una parentela.»
Chloe sorrise. «In vite normali lo sarebbe, ma cosa ha di normale il nostro incontro? Tu per primo sei venuto da me seguendo il suggerimento di un sogno.»
«Mi stai chiedendo molto.»
«Hai detto di fidarmi di te. Ora è il tuo turno.»
Dustin le si avvicinò e si morse il labbro inferiore. «Se tutto questo è vero, come ci salveremo?»
Incurante del fatto che erano praticamente degli estranei, Chloe scostò con forza la sedia all’indietro, facendola cadere e gli buttò le braccia la collo, abbracciandolo. «Troveremo il modo. Il primo passo era ritrovarci e ci siamo riusciti.»
Alle sue spalle qualcuno scosse la tenda con foga. Chloe si voltò lentamente, restando in parte attaccata a Dustin e riconobbe Omar.
«Ero qui fuori come mi hai chiesto e ho sentito strani rumori…che cosa succede?» La sua voce era cambiata, era passata dal solito tono gioviale a uno più duro, il suo sguardo era carico di rabbia e appariva agitato. La luce blu dell’insegna Divina Chloe, che lo illuminava sul lato sinistro, contribuì a dargli un aspetto inquietante.
«Stai tranquillo, Omar. Va tutto bene.»
«No, non va bene!» sbraitò. Infilò la mano destra sotto la maglietta ed estrasse una pistola. «Perché lo stai abbracciando? Non devi abbracciarlo!»
Chloe rimase pietrificata. Come aveva fatto Oamr a procurarsi un’arma? E da quando era così violento con lei? La sua stessa voce le risuonò nella mente. “Qualcuno che mi è accanto non è sincero, si sta prendendo gioco di me.” Era il responso della carta del Mago per lei. Così come nel suo caso, l’evento inaspettato annunciato dal Matto non era solo l’arrivo di Dustin, ma anche il comportamento di Omar.
Chloe lasciò andare Dustin e si voltò verso Omar. «Stai calmo. Questo ragazzo è mio fratello.»
«Bugiarda! Mi stai mentendo. Ti prendi gioco di me come tutti gli altri.»
Dustin si girò a sua volta. «Ehi, amico. Non c’è bisogno di agitarsi.»
Omar gli schioccò un’occhiata intrisa di odio. «Non sono tuo amico. Nessuno è mio amico. Pensano tutti che sia uno stupido. E anche tu, Chloe, hai finto di volermi bene.»  
«Non è vero.»
«Sì, invece!» ribadì Omar. «So che è il tuo ragazzo, ma tu sei mia! Solo mia e di nessun altro.» Caricò l’arma, premette il grilletto e sparò.
La mano di Dustin la spinse all’indietro con forza, allontanandola dalla traiettoria del proiettile e facendola voltare, Chloe lesse l’ora sul display della sveglia. Le ventidue e ventidue.

Come nel suo sogno, l’azione si era svolta a gran velocità. Chloe si ritrovò seduta sul pavimento. Dustin era steso davanti a lei e perdeva sangue dalla spalla sinistra. Alzò lo sguardo e vide Omar fissarlo immobile. Sembrava scosso, si stava rendendo conto lentamente di quello che aveva fatto.
Chloe strisciò a carponi al fianco di Dustin. Lui girò il volto e in un sussurro disse: «Sto bene… mi ha preso… di striscio.»
Chloe mise una mano sul cuore in segno di ringraziamento e sotto il tessuto del gilet sentì la sagoma del coltello che le premeva sul seno. Si alzò senza fare movimenti bruschi.
«No» gridò Omar, senza sapere bene cosa stesse negando. «Io…»
Gli tremava la mano destra in cui stringeva la pistola. Chloe capì che quella era la sua unica occasione. Sfoderò il pugnale e guizzò su Omar, infilandogli la lama nel polso destro. In reazione al dolore, lui urlò e lasciò cadere la pistola. Chloe la raccolse fulminea e la puntò contro quello che aveva considerato a lungo un amico.
«Non muoverti o ti uccido» gli intimò. Non era certa di avere il coraggio e il sangue freddo per farlo, ma di certo avrebbe difeso con ogni mezzo se stessa e suo fratello. «Aiuto! Aiutatemi! Omar è impazzito.»
Le urla misero in allarme Omar, che si girò di scatto e corse fuori dal tendone della Divina Chloe. Lei avanzò all’esterno, cercò di prendere la mira, ma c’era troppa gente che si stava voltando per capire cosa avesse provocato quel trambusto e correva il rischio di ferire degli innocenti.
Chloe abbassò il braccio con cui impugnava la pistola e per fortuna vide Don e uno dei ragazzi addetti alla ruota panoramica correre contro Omar e placcarlo sul terreno erboso. Era tutto finito. Si sentì sollevata e stanca. Il frastuono della musica si mischiò al mormorio della gente. Volti e attrazioni si sovrapposero davanti ai suoi occhi. Tutto si fece sfuocato e perse i sensi.

Chloe rinvenne stesa su una barella. Sbatté due volte le palpebre e riconobbe l’interno estraneo di un’ambulanza. Le porte erano aperte e le permettevano di vedere l’esterno. Erano sul retro del parcheggio delle roulotte e la notte era illuminata dal riflesso rosso e blu delle luci del mezzo. Una coppia di poliziotti stava parlando con Don e il ragazzo che lo aveva aiutato a bloccare la fuga di Omar.
«Ben svegliata.»
Girò la testa e alla sua sinistra scorse Dustin, steso come lei, il petto seminudo nascosto da una coperta  e con una fasciatura professionale che gli avvolgeva la spalla ferita.
«Hanno detto che il proiettile ha solo reciso un po’ di pelle. Nulla di grave.» Dustin le sorrise e per la prima volta nella sera scorse in lui dei tratti familiari. «Stai bene?»
Chloe annuì, cercando la sua mano.  «Sì, sto bene» rispose stringendola.
«Hanno preso quello squilibrato, gli ho raccontato quello che ha fatto. Ovviamente senza dire della nostra intuizione da veggenti.»
Chloe sorrise. «Sei stato coraggioso.»
«Dovevo proteggere mia sorella.» Dustin le strinse a sua volta la mano nel pronunciare quella parola.
Era stata una giornata assurda. Quando si era alzata quella mattina, Chloe non avrebbe mai immaginato di scoprire che Omar fosse un pazzo maniaco, che era riuscito a imbrogliarla per tutto quel tempo, e di avere un fratello sconosciuto con cui  sentiva un’intesa speciale, pur avendolo incontrato solo da poche ore.
«Faremo delle analisi e verificheremo la nostra teoria» gli disse.
«D’accordo» rispose Dustin. «Ma non ho più tanti dubbi.»
Chloe riportò lo sguardo all’esterno e sul lato destro del parcheggio, notò un uomo. Si rizzò a sedere.
«Cosa c’è?» domandò Dustin, imitandola.
«Quell’uomo sulla destra. Ci sta fissando.»
Lui seguì il suo sguardo. «Hai ragione. Chi è?»
Chloe si sporse in avanti per vedere meglio. Indossava un maglione nero con le maniche arrotolate e dei jeans stracciati. Sul braccio sinistro incrociato sul petto, risaltava il tatuaggio raffigurante una spada. «È Tom deMassi. L’evaso.»
«Sta dicendo qualcosa» disse Dustin, sporgendosi a sua volta per leggergli le labbra. «”Siete stati bravi. Buona fortuna”.»
«”Ne avrete bisogno”» concluse Chloe.

                                               

                                                         FINE